Perché è importante vigilare?

Perché è importante vigilare?

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Anthony Morris

La risposta diretta alla domanda: “Perché è importante vigilare?” è piuttosto semplice, la conosciamo bene. Ma ce n’è anche un’altra, e la vedremo insieme durante questo discorso. Aprite la vostra Bibbia in Marco. Allora leggiamo Marco capitolo 13 e vedremo la ragione principale per cui dovremmo vigilare inserita nel suo contesto. Iniziamo a leggere dal versetto 32. Qui dice: “Quanto a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre. Continuate a stare in guardia rimanete svegli, perché non sapete quando è il tempo stabilito. È come un uomo che, dovendo fare un viaggio all’estero, lasciò la sua casa e diede autorità ai suoi schiavi, a ciascuno il suo lavoro, e comandò al portinaio di vigilare. Vigilate, dunque, perché non sapete quando verrà il padrone di casa, se sul tardi o a mezzanotte o al canto del gallo o la mattina di buon’ora, così che, venendo all’improvviso, non vi trovi addormentati”. Qui è il nostro Signore e Maestro che parla, molto diretto. È vero, è premuroso, ma è anche diretto. Quindi ecco qui il motivo principale, versetto 37: “Ma quello che dico a voi lo dico a tutti: [perciò queste parole valgono per tutti noi che stiamo ascoltando, dice] vigilate”. Molto semplice, molto diretto, è quello che Gesù si aspetta da noi. Quando mi stavo preparando, anche se non avevo ancora sentito il discorso del fratello Cook, sapevo quello di cui avrebbe parlato. Infatti ci ha aiutato a capire come Geova spesso è molto diretto, ma è anche un Dio di conforto. Quindi è vero che quando spieghiamo quello che Gesù ci ha insegnato a volte dobbiamo farlo in modo chiaro, in modo diretto, ma questo comunque non significa che Geova smetta di essere un Dio di conforto. Lui vuole rassicurarci e questo ci porta al secondo motivo per cui vigilare. Prendete la vostra Bibbia, leggeremo dal libro di Isaia al capitolo 48. Ci dà davvero un ottimo motivo per cui ognuno di noi dovrebbe vigilare. Leggiamo il versetto 17, che conosciamo bene. Notate il punto: “Questo è ciò che dice Geova, il tuo Redentore, il Santo d’Israele: ‘Io, Geova, sono il tuo Dio, colui che ti insegna per il tuo bene, colui che ti guida lungo la via in cui devi camminare’”. Beh, le parole che troviamo qui verso la fine del versetto sono davvero molto belle. Geova qui sta dicendo a ognuno di noi: “Io ti insegno per il tuo bene, ascoltami”. Perché allora dovremmo vigilare? Perché è per il nostro bene, lo è davvero. È questo quello che Geova e Gesù vogliono che ricordiamo ed è anche quello di cui vogliamo parlare in questo discorso. Perché molti di voi servono Geova da tanto tempo, da tanto tempo. E non mi riferisco a nessuno in particolare, però conosco molti di voi e so quanto Geova vi è stato vicino nel corso di tutti questi anni. Geova vi ha sempre sostenuto, però siamo esseri umani. Alcuni si fanno delle domande e parleremo proprio di queste. Per farvi capire, vorrei prima raccontarvi una cosa che è successa a me. Parliamo di molti anni fa. I miei figli, Jesse e Paul, erano piccoli, avevano appena iniziato ad andare a scuola, alle elementari. In quegli anni c’era una cosa che si diceva spesso. Oggi è più raro, però ogni tanto saltava fuori quando si stava in compagnia. Vi dicevo, i miei figli erano piccoli, facevano la prima e la seconda elementare, comunque ascoltavano tutto e capivano bene. Gli piaceva ascoltare quello che dicevano i fratelli più grandi e nello Stato del Rhode Island ce n’erano tantissimi. C’erano tanti fratelli che servivano Geova da una vita e una sera, come succedeva ogni tanto, uno di loro guarda i miei figli e gli dice: “Non arriverete mai a finire le scuole e a diplomarvi in questo sistema. Figuriamoci!” Però, capitemi, ero ospite a casa loro, avevamo appena cenato. Ho pensato: “Geova aiutami tu, perché altrimenti…” Comunque, ogni tanto si sentivano frasi come queste in quegli anni. Non lo so, forse perché era appena passato il ’75, chi lo sa? Ma cosa rispondi a una frase come questa? E adesso sto per farvi una confessione, perché me lo ricordo come se fosse ieri. Dopo cena stavamo tornando a casa in macchina e Jesse e Paul erano un po’ pensierosi, sembravano preoccupati. Mettetevi nei loro panni. Avevano le loro mete, i loro obiettivi. “Che cosa faremo, papà?” Pensavano a cosa avrebbero fatto una volta diventati grandi e a quello che avrebbero potuto fare per Geova. Mi hanno chiesto: “Ma è vero quello che hanno detto?” E, lasciatemelo dire, quelli erano fratelli maturi, servivano Geova da tanto tempo. E se in mezzo c’eravate anche voi non preoccupatevi, Geova vi vuole bene lo stesso. Se avete detto frasi del genere non siete stati di grande aiuto, comunque. Adesso però vi dico cosa ho risposto io. Quindi quella sera stavamo tornando a casa in macchina, c’era un po’ di strada da fare, e Jesse e Paul hanno tirato fuori l’argomento. Erano seduti dietro, stavamo parlando. E io gli ho detto: “Ragazzi, ricordate, dovete stare svegli. Continuate a vigilare perché qui le cose potrebbero durare anche fino al 2020”. È vero, cioè, parliamo di quasi 40 anni fa, 40 anni. E pensavo anche di essermi tenuto largo. Ma lo sapete anche voi in che anno siamo! Adesso come la mettiamo? Però sono contento di poter dire che i miei figli e anche le loro mogli, io e mia moglie, stiamo tutti continuando a vigilare. Abbiamo vigilato, siamo rimasti svegli e abbiamo tutta l’intenzione di continuare a farlo. Comunque, c’è una cosa di cui vorrei parlarvi. Ci sono alcuni fratelli e sorelle che sono un po’ preoccupati, e sto parlando di bravi fratelli che servono Geova da tanti anni. Ma siamo esseri umani, purtroppo questa è la verità, siamo imperfetti. Sapete, un fratello ci ha scritto una lettera e ho apprezzato davvero molto la sua onestà. Ve la leggo: “All’adunanza annuale del 2019 è stato annunciato il progetto di costruzione di Ramapo e se mi ricordo bene è stato detto che il progetto per essere completato avrebbe richiesto alcuni anni. Recenti articoli della Torre di Guardia però dicevano che stiamo vivendo ‘nella parte finale degli ultimi giorni’ [bellissima espressione, le parole sono potenti]. E ci sono rimasto un po’ male perché è come se Armaghedon dovesse arrivare più in là di quello che pensavo io”. Era preoccupato per questo e sappiamo che non è il solo a pensarla così. Sono sentimenti comprensibili. E allora come potevamo rispondere al fratello che ci ha scritto questa lettera? Perché, come abbiamo detto prima, Geova è un Dio di conforto. Vogliamo dire le cose in modo chiaro, come abbiamo spiegato prima riguardo agli insegnamenti di Gesù. Ma cosa possiamo dire a questo fratello anche per confortarlo? Diciamo le cose come stanno, andiamo dritti al punto, ma cerchiamo di confortarlo. Quindi il Corpo Direttivo vuole che tutti voi sappiate, compresi quelli che guarderanno il programma in seguito, che siamo decisi a rimanere attivi e a continuare a provvedere il cibo spirituale di cui c’è bisogno al tempo giusto. Siamo anche proiettati su quello che accadrà dopo gli ultimi giorni. Questo è emerso dai discorsi di oggi. Approfondiamo un po’ questo concetto, guardare oltre gli ultimi giorni. Vi leggo una cosa dal libro Proclamatori, un libro straordinario. Mi è piaciuto tanto quando è uscito. C’è molto lavoro dietro una pubblicazione come questa. Comunque, facendo riferimento al popolo di Dio, diceva questo, se eravate nella verità, ricorderete che erano in corso vari progetti di costruzione a livello internazionale, il libro diceva: “Con l’aiuto dello spirito di Geova, [i servitori di Dio] desiderano dare la più estesa testimonianza possibile nel tempo che rimane prima di Armaghedon. Sono convinti che il nuovo mondo di Dio è molto vicino e hanno fede che come popolo organizzato sopravvivranno e rimarranno in vita in quel nuovo mondo, sotto il messianico Regno di Dio”. Fate attenzione a quello che diceva dopo: “Hanno pure la speranza che forse [qui dice forse] molti dei begli edifici che hanno costruito e dedicato a Geova continueranno a essere usati dopo Armaghedon come centri da cui la conoscenza dell’unico vero Dio si potrà diffondere fino a riempire veramente la terra”. Bellissimo, vero? È scritto lì, ed è valido ancora oggi. Quindi, in armonia con quello che lo schiavo fedele ha detto allora, lo schiavo fedele oggi ritiene che molti dei progetti in corso, come la realizzazione del progetto di Ramapo e dei video della serie “La buona notizia secondo Gesù”, forse potrebbero continuare. Potrebbero essere portati avanti nel nuovo mondo per aiutare la grande folla nel lavoro che dovrà fare e forse anche per insegnare ai risuscitati. Questo è confortante, è un pensiero su cui riflettere, su cui meditare. Ora, prima di concludere, vorrei leggervi le parole di 2 miei cari amici, 2 fedeli servitori di Geova che sostengono lo schiavo fedele e saggio da moltissimi anni. Voglio molto bene a questi 2 fratelli, ma non vi dirò chi sono. Comunque gli ho chiesto di buttar giù 2 righe per esprimere i loro sentimenti, perché sostengono lo schiavo fedele da tutti questi anni. Gli ho chiesto di dirmi di che beneficio gli è stato continuare a vigilare e stare svegli. Vi leggo quello che ha detto il primo fratello: “Vengo da una famiglia che è nella verità da generazioni e che ha sempre creduto fosse importante vigilare in attesa della fine. Purtroppo mia madre è morta l’anno scorso. Ha sempre pensato che la fine fosse molto vicina. Era convinta che l’avrebbe vista con i suoi occhi, ma non è stato così. Mia madre aveva conosciuto la verità da sua suocera, mia nonna, una cristiana unta che spesso mi diceva che sperava di vedere la fine di questo sistema nel corso della sua vita. Ma non è stato così. Lei aveva conosciuto la verità da sua madre, che morì quando io ero un ragazzo, e che era fermamente convinta di vedere la fine nel corso della sua vita. Ma non è stato così. E anche lei, la mia bisnonna, aveva conosciuto la verità da sua suocera che morì molto tempo prima che io nascessi e che sicuramente credeva di riuscire a vedere la fine. Ma non è stato così. Ed eccomi qua, a quasi 70 anni, e anche io sono sicuro che vedrò la fine di questo sistema molto presto. Ma questo vuol dire forse che anche io sono solo uno di una lunga serie di illusi? Non penso proprio. Per 2 ragioni. La prima è che è sempre più evidente che la fine è vicina. Ho visto adempiersi il segno in modi che nemmeno mia madre aveva mai visto, come nel caso della recente pandemia. A volte mi metto nei panni di un israelita che viveva in Giudea verso il 608 a.E.V. Quell’uomo magari veniva da una famiglia di persone fedeli nel tempo che avevano ascoltato i profeti e che pensavano che la fine fosse vicina. Ma perché erano così sicuri? Beh, perché era stato predetto oltre un secolo prima e magari i suoi bisnonni avevano ascoltato il profeta Isaia pronunciare quella profezia. Quell’uomo avrebbe dovuto pensare che la sua era una famiglia di illusi, dato che non avevano visto la distruzione di Gerusalemme? No. Perché Gerusalemme fu distrutta, nel 607. Quindi quest’uomo che viveva nel 608 magari si faceva qualche domanda. Ma qualche mese dopo la fine arriva. E, cosa ancora più importante, quell’uomo si sarà reso conto che la sua famiglia era rimasta fedele e aveva agito bene. Amavano tutti Geova e videro adempiersi le parole del profeta Isaia. Dio ci insegna per il nostro bene. E questa è la seconda ragione per cui non mi ritengo un illuso e non penso che lo siano stati i miei familiari che hanno servito Geova. Tutti loro hanno vissuto una bella vita, piena e soddisfacente. Non sono rimasti seduti ad aspettare che arrivasse la fine. Si sono sempre dati da fare nel servire Geova. Avevano obiettivi, studiavano a fondo la Bibbia, predicavano e aiutavano altri. La loro vita aveva uno scopo ed erano felici. È questa la vita che voglio anch’io. E non vedo l’ora di poter dire a mia madre, [e questo è toccante], non vedo l’ora di poterle dire quanto poco mancava alla fine quando se n’è andata. Sono sicuro che dovrò raccontarle tutto quanto nei particolari”. Che belle parole! Sentite ora quello che ha scritto il secondo fratello su come gli è stato utile continuare a vigilare. “Mia mamma ha cresciuto me e mio fratello nella verità. E spesso ci diceva quanto era sicura che la fine fosse proprio lì dietro l’angolo. E non si limitava a dirlo, era la sua vita. Dedicava tanto tempo al ministero per aiutare altri a scegliere di servire Geova finché c’era ancora tempo per farlo. Infatti continuò ad aspettare che venisse la fine. Continuò a farlo anno dopo anno, fino alla sua morte. Adesso mi sto avvicinando all’età che aveva mia madre quando è morta. Sto continuando a vigilare da più di 50 anni ormai. Sono forse amareggiato perché la fine non è ancora venuta? No, assolutamente no. E perché dovrei esserlo? Ho vissuto una vita piena e soddisfacente seguendo le norme e i princìpi di Geova. Perché avrei dovuto desiderare un altro tipo di vita? Cosa mi ha aiutato a rimanere positivo mentre aspetto che arrivi la fine? Di tanto in tanto rifletto su queste cose [sentite cosa dice]: la mia dedicazione è incondizionata e non ha una data di scadenza. Non mi sono dedicato a Geova a condizione che portasse la fine mentre io ero ancora in vita, oppure a condizione che mi desse una ricompensa. Mi sono dedicato a Geova per sempre. Oltre a questo, rifletto anche su quello che è davvero importante. Non voglio fare l’errore di concentrarmi solo su quello che la fine significherà per me, cioè la prospettiva di vivere per sempre nel nuovo mondo. Invece voglio concentrarmi su qualcosa di molto più importante, su quello che la fine significherà per Geova e sulla santificazione del suo nome. So quanto questo è importante per lui, quindi sono sicuro che la fine arriverà proprio nel momento che lui ha stabilito”. E poi conclude: “Per ora io devo perseverare fino alla fine, cioè la fine di questo sistema o la fine della mia vita, quella che arriva prima. Comunque sia, più il tempo passa e più la fine si avvicina. E se nemmeno io sarò in vita quando arriverà? Nessun problema. E se anche dovessi andarmene in questo sistema, quando riaprirò gli occhi, sembrerà che sia passato solo un attimo. Sarò nel nuovo mondo. A quel punto non importerà più che io abbia visto la fine oppure no”. E le belle parole che abbiamo letto riflettono la profonda spiritualità di questi 2 fratelli speciali. Per concludere, potremmo farci questa domanda: “Pensate che questa sarà l’ultima adunanza annuale prima della grande tribolazione?” Vedo che nessuno dice niente. Beh, non lo sappiamo. Ma quello che sappiamo è che Geova e suo figlio Gesù vogliono che continuiamo a vigilare. E sarà per il nostro bene se tutti noi continuiamo a farlo.

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