Per una Metafisica della 4TP (2): “Pensieri laterali” su Dasein, Sacro e Anima 

Per una Metafisica della 4TP (2): “Pensieri laterali” su Dasein, Sacro e Anima 

di René-Henri Manusardi


Incipit

    «La libertà del Dasein sta nell’abbracciare l’opportunità di essere autentico: cioè, nella realizzazione del Sein (“Essere”) più che in quella del Da (“ci”). L’“Esser-ci” consiste nel “ci”, e nell’”Essere”. Per capire dove sia “ci”, dovremmo fare un gesto fondamentale costitutivo. Eppure, perché l’”Essere” fluisca nel “ci” come uno zampillo, dobbiamo combinare tutto questo – porre l’intero circolo ermeneutico nel dominio della libertà più completa. Quindi, la Quarta Teoria Politica è, allo stesso tempo, una teoria ontologica fondamentale che contiene in sé la coscienza della verità dell’Essere». [1]

    Il fondamento della Quarta Teoria Politica è il Dasein, l’essenza della Quarta Teoria Politica è la Visione del Sacro, la sostanza profonda della Quarta Teoria Politica è la realtà dell’Anima.

    Asserzione questa che, quando da sentenza viene poi articolata e descritta in tutta la sua estensione, può essere infine proposta nel seguente modo:

    Il fondamento della Quarta Teoria Politica è il Dasein (l’Esser-ci),

    perché l’essenza della Quarta Teoria Politica è la Visione del Sacro (Weltanschauung – Gottschauung – Lebenschauung),

    e perché la sostanza profonda della Quarta Teoria Politica è la ri-affermazione della realtà dell’Anima (ri-affermazione ontologica, antropologica, esistenziale e metapolitica).

    Se poi, per motivazioni archetipiche e simboliche, usiamo un linguaggio capace di coniugare la dimensione spazio/tempo e quella eterna alla fitologia dell’Albero, quest’ultimo inteso come simbolo visivo della Civiltà-Stato la quale si manifesta nell’Imperium, possiamo rendere visuali i tre precedenti concetti attraverso immagini di parti importanti dello stesso Albero e di elementi vitali e contigui ad esso, affermando che:

    il Dasein – come realizzazione “nel tempo” della libertà e della liberazione personale ed etno-comunitaria – è la radice profonda (fondamento) della Quarta Teoria Politica;

    la Visione del Sacro – come realizzazione “nello spazio” etno-sacrale geopolitico della libertà condivisa – è il terreno profondo (essenza) della Quarta Teoria Politica;

    la realtà dell’Anima – come realizzazione “nell’eternità” di una trascendenza immanente ossia della libertà assoluta dell’Esser-ci personale ed etno-comunitario che nuovamente ri-accoglie l’Essere dentro di sé – è la linfa vitale (sostanza profonda) della Quarta Teoria Politica.


Il fondamento della Quarta Teoria Politica

    «La libertà è il valore più grande della Quarta Teoria Politica, dacché coincide con il suo centro e il suo nucleo dinamico, energetico. La differenza sta nel fatto che questa libertà è concepita come libertà dell’uomo, non come libertà dell’individuo – come libertà data dall’etnocentrismo, la libertà del Dasein, la libertà della cultura e la libertà della società, e la libertà per ogni forma di soggettività eccetto quella dell’individuo.

    Muovendo in opposta direzione, il pensiero europeo è giunto a una differente conclusione, molto tempo fa: “L’uomo (come individuo) è una prigione senza mura” (Jean-Paul Sartre) [2], vale a dire che la libertà dell’individuo è una prigione. Per ottenere la vera libertà, dobbiamo superare i limiti dell’individuo. In questo senso, la Quarta Teoria Politica è una teoria di liberazione, che postula l’andare oltre le mura della prigione, nel mondo esterno, che comincia laddove finisce la giurisdizione dell’identità individuale». [3]

    Il Dasein è quindi la radice profonda, il vero e libero fondamento della Quarta Teoria Politica, scevro da qualsiasi dogmatismo, da qualsiasi artificiosa costruzione ideologica tipica della prime Tre Teorie Politiche (liberalismo/individuo e mercato, comunismo/classe e materia, fascismo/Stato e razza), non è propriamente un’ideologia, ma è un’Idea fondata sul principio di realtà e sul desiderio di una conseguente libertà come alle origini della creazione.

    Il Dasein è quindi, a nostro modesto avviso, un’idea metafisica che pone le sue radici nell’esperienza dell’esistenza e nella fenomenologia dell’esistenza, come riduzione attraverso l’esercizio dell’epoché e la successiva reinterpretazione filosofica attraverso le categorie di Essere ed Esser-ci di una cosmogonia delle origini, espressa in modo differenziato ma anche con un sottofondo unitario dalla Tradizione primordiale di tutte religioni, in cui il Divino e l’umano con-vivevano in intimità, perché l’umano era immagine e somiglianza del Divino:

    «Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò». [4]

    Inteso come ri-fondazione di una nuova filosofia, il Dasein heideggeriano con il suo successivo sviluppo duginiano come Dasein dell’ethnos contrassegnato da intensità geopolitica ed etnosociologica, si sostanzia in una nuova metafisica. In essa non appare più l’aridità concettuale dell’Essere e degli Enti che segnerà il progressivo declino del pensiero filosofico occidentale verso la tecnica, quella Machenschaft (macchinazione) ossia quel potere della tecnologia che, nel pensiero di Heidegger sta distruggendo l’Occidente sostituendosi all’uomo con l’attuale tragicità che ora noi viviamo della robotica, del transumanesimo, dell’Intelligenza Artificiale.

    Questa nuova metafisica del Dasein con Heidegger, riporta nella filosofia una corrente autentica di amore e di inaspettata energia vitale, che pur non rifuggendo dai principi della logica e dalla rigorosità del pensiero critico, ne fa perdere la sua aridità speculativa. Umanizzando così tale pensiero con le problematiche prima dell’Esser-ci-nel-mondo attraverso la contemplazione della morte, e poi con quelle dell’Esserci-nell’-Essere attraverso la contemplazione dell’Evento (Ereignis), in un’ancora timida sinestesia forse dettata dal dubbio che è una delle caratteristiche più umane che filosofiche dello stesso Heidegger.

    Con la riflessione duginiana, il Dasein oltre a diventare un fatto che riguarda l’ethnos geostorico e geopolitico di ogni singolo popolo nel suo spazio vitale, s’accresce ulteriormente della corrente d’amore e di energia vitale già presenti in Heidegger. Il Dasein diventa così protagonista di quella nuova Metafisica del Caos in cui il principio femminile del thymòs (caos per Dugin) si unisce a quello maschile del logos, in una sorta di unione androgina che segnerà i destini della nuova filosofia, privandola dell’esclusivismo del logos stesso come è accaduto nel percorso filosofico occidentale.

    Quindi una filosofia “aperta” e “inclusiva” nei confronti delle manifestazioni filosofiche proprie dell’Asia e di tutti i continenti, siano esse speculative siano esse intuitive, nel rispetto delle espressioni culturali tipiche di ogni Civiltà articolata o tribale. Inoltre, il caos viene descritto da Dugin non come la situazione corrispondente al disfacimento del logos, bensì come il grembo vitale che ha generato il logos e l’ordine del kosmos. [5]



L’essenza della Quarta Teoria Politica

    «Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L’esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per costruire un mondo che abbia un significato». [6]

    Il terreno profondo e libero, l’essenza della Quarta Teoria Politica è la Visione del Sacro, che comprende e riassume in sé la Visione del Divino (Gottschauung), la Visione del mondo (Weltanschauung), la Visione della Vita (Lebenschauung).

    Quello che ci preme però sottolineare in questo articolo è il fatto che la Visione del Sacro è:

    - l’accesso spirituale di “conoscenza” che il Divino mostra all’anima della sua realtà infinita per la fruizione, oppure per la comprensione della realtà cosmica tramite archetipi e simboli;

    - è l’Evento metafisico per mezzo del quale l’Essere si manifesta all’Esser-ci facendosi poi intimamente “conoscere” nell’Esser-ci.

    Quindi l’Essere che è sopra di noi (Aseità - Trascendenza), ed è sotto di noi (Sub-sistere, dandoci in continuazione la vita e quindi l’Esser-ci), è anche in mezzo a noi (Esser-ci dell’ethnos) e dentro di noi (Trascendenza immanente), si manifesta attraverso l’intima Conoscenza di sé stesso a noi.

    Riguardo il contenuto proprio della Conoscenza, Aristotele ne identificò due percorsi: il più alto è l’intellectus ossia l’intuizione (denominata percezione intuitiva dall’esperienza meditativa socioclinica), mentre in seconda posizione sta la logica formale. Lo psicologo clinico Marcello Orazio Florita ci ricorda che:

    «Aristotele, per esempio, credeva nell’esistenza di una forma di conoscenza vera, l’epistéme, attraverso il quale è possibile cogliere l’essenza della realtà. Quindi per Aristotele l’epistéme rappresenta la forma di conoscenza più certa e più vera, contrapposta all’opinione. Aristotele distinse due percorsi conoscitivi: al livello più alto c’è l’intuizione intellettuale, capace di “astrarre” l’universale dalle realtà empiriche. L’intuizione intellettuale si ha quando l’intelletto umano, non limitandosi a recepire passivamente le impressioni sensoriali dagli oggetti, svolge un ruolo attivo che gli consente di andare oltre le loro particolarità transitorie e di coglierne l’essenza in atto. Il secondo procedimento è quello della logica formale, di cui Aristotele è stato il primo teorizzatore in Occidente, e da lui enunciata nella forma deduttiva del sillogismo». [7]

    Come già svelato in un nostro precedente articolo [8], l’Antropologia mistica declina il processo della Conoscenza in una modalità di ordine discendente, che ora ci accingiamo a descrivere nuovamente.

    Il processo della Conoscenza, origina dall’intuizione – che il Professor Dugin definisce, al seguito di Aristotele come intelletto attivo [9] – al di sopra delle ordinarie facoltà mentali. L’intelletto attivo ci aiuta a scoprire in modo più amplio sia la realtà interiore soprarazionale dell’essere umano sia quella esterna della natura. Nella ricerca sperimentale socioclinica neuromeditativa e nella conseguente riflessione critica propria dell’Antropologia mistica, il processo della Conoscenza si dipana secondo un itinerario di declinazione neuroantropologica discensionale ben definito e consequenziale. Possiamo riassumere con criterio fenomenologico, l’integralità discendente del processo della Conoscenza, così come segue:

1. Percezione intuitiva da parte dell’anima cosciente di una parte ancora non svelata della realtà, di una idea, intesa come verità archetipica simbolica e improvviso sprazzo di luce interiore: viene conosciuta come “genialità” dal lat. gìgnere -nascere, e si manifesta come una folgorazione, dal lat. fulgeo -risplendo e dalla radice indoeuropea luc-luk -splendere.

2. Visione iconica susseguente di questa idea-verità-simbolo, contemplata dall’anima cosciente come figura dinamica e vivente: viene conosciuta col termine greco idèa, da idèin -vedere, lat. vidère, indoeuropeo -vid, sanscrito -ved. (Da qui il termine Visiologia (o Antropologia mistica) dato alla parte di riflessione critica fenomenologica della Sociologia neuromeditativa, propria dell’anima cosciente durante la meditazione, dal lat. visio = visione).

3. Sensazione ecostrutturale di risonanza vibratoria neuroreticolare discendente dell’idea-verità-simbolo a tutta la matrice somatosensoriale: dal gr. ècheo -risuono, per cui il corpo e la mente ne sono invasi e saturati.

4. Penetrazione e comprensione intellettuale della idea-verità-simbolo: mutazione della risonanza vibratoria in parola dal gr. Parabàllό, -metto (bàllό), -in confronto (parà), che corrisponde nella sua sostanza alla esclamazione greca Eùreka = Ho trovato, di Archimede pitagorico.

5. Elaborazione razionale dell’idea (riguardo a realtà non materiali), o creazione artigianale dell’idea (riguardo a realtà materiali): messa in opera della realtà percepita e vista in modo discorsivo attraverso il ragionamento e lo scritto, o immaginativo attraverso il disegno progettuale.

    Si passa così ad una declinazione dal territorio non ordinario dell’intuizione (punti 1 e 2), a quello ordinario della sensazione psicosomatica e della riflessione mentale (punti 3, 4 e 5), ossia si arriva infine alla nostra modalità usuale di “apprendere”, permeata contemporaneamente sia di razionalità oggettiva basata sull’astrazione (esercizio della ragione ossia pensiero discorsivo, memoria, volontà), sia di vissuto soggettivo fondato su un continuo feedback tra mente e corpo (sensibilità, emotività, affettività, sentimentalità). Ossia si arriva a quel “sentire” integrato di normalità psicosomatica, che ci permette di recepire, razionalizzare e rapportarci con la realtà che ci circonda.

    Questo schema di indagine fenomenologica, pur descrivendo un percorso discendente oggettivamente reale, rispecchia un modello investigativo tipico della Sociologia neuromeditativa, la quale integra e amplia il concetto di intuizione proprio della fenomenologia husserliana e steiniana. Quest’ultima, considera l’intuizione come il metodo di indagine riflessiva per “ritornare alla realtà delle cose, tornare alle cose stesse”, sospendendo ogni giudizio (epochè), quindi senza filtri ideologici o schemi mentali precostituiti e per arrivare così alla “essenza delle cose stesse” che sono oggetti “altri” rispetto al soggetto osservante, alla luce di una relazione soggetto-oggetto sperimentata nella sinestesia e nell’empatia [10]. L’Antropologia mistica, riceve senza eccezioni nel suo metodo di analisi del reale questo procedimento di ricerca riflessiva tipico della fenomenologia, riaffermato attualmente dalle neuroscienze non riduzioniste e, in particolare, dalla neurofenomenologia. Tuttavia l’Antropologia mistica rimette in campo la scientificità del concetto di intuizione come evento improvviso di illuminazione interiore, che si incarna poi nel reticolo psicosomatico con lo schema discensionale precedentemente proposto. I concetti di luce interiore o illuminazione e quello di visione o contemplazione, legati alla percezione visiva del fulmineo avvenimento verificatosi nel regno ultramentale dell’anima cosciente, attraverso il “senso” della vista rivolto verso l’interno del proprio essere (enstasi), fanno sì che la l’Antropologia mistica sia una reale indagine critica riflessa, susseguente l’evento dell’Insight scaturito nel clima di vacuum state proprio della meditazione silenziosa. La Sociologia neuromeditativa, nella sua parte fenomenologica detta appunto Antropologia mistica o Visiologia, si qualifica dunque quale riflessione critica ex post riguardo l’attività dell’anima cosciente come essenza e del modo in cui l’anima cosciente opera manifestando così sé stessa.

    La Visione del Sacro come essenza, nelle sue tre declinazioni visuali Divino-Mondo-Vita, è dunque sostanzialmente una comunicazione della Conoscenza che viene dall’Alto, dal Totalmente Altro, dal Divino, dall’Essere che vuol comunicare all’Esser-ci ogni pienezza di Sé e del cosmo nel dominio di un’assoluta libertà. Questa comunicazione di Conoscenza, avviene nella specifica misura che ogni anima cosciente ed ogni ethnos, che ogni Dasein ossia ogni Esser-ci può contenere. Anima umana, Anima etno-collettiva o Anima mundi di uno spazio geostorico e geopolitico definito, ricevono la Conoscenza in base alla capienza, all’estensione e alla missione che lo stesso Divino ha loro assegnato. Questa logica epistemologica, basata sul principio di realtà soprannaturale e naturale proprio della Quarta Teoria Politica, da un punto di vista metapolitico, è l’unica in grado di generare la figura dell’Imperator e l’Angelopolis dell’Imperium quale vertice dell’Evento (Ereignis) dell’Essere nell’Esser-ci.  


La sostanza profonda della Quarta Teoria Politica

    «Precisamente, questa idea che dentro, nell’interiorità dell’anima, esiste qualcosa, una cosa che è più interiore e intima, più interiore dell’interiore stesso ed è trascendenza immanente in noi, dentro di noi, non fuori di noi. Questo esattamente è il centro dell’interiorità, e l’elemento o la caratteristica centrale, essenziale, di questa internalità è la libertà assoluta. Quando noi poniamo questo centro nell’interiorità assoluta, non ci sono limiti, non c’è la necessità. E, uscendo da questa centralità intima, più interiore che l’interiore stesso, possiamo creare o sviluppare la visione spirituale e questa è l’internalità, cioè quando il punto centrale è l’intelletto attivo o Soggetto Radicale, totalmente libero, libero da tutte le limitazioni». [11]

    La linfa vitale, la sostanza profonda della Quarta Teoria Politica che produce libertà assoluta è la realtà dell’Anima [12]. E la ri-scoperta dell’anima cosciente come sacro e come sacralità interiore in assenza della Tradizione, è ciò che caratterizza la natura interiore del Soggetto Radicale che Aleksandr Dugin fa coincidere con l’intelletto attivo, punto centrale del suo concetto di internalità.

    L’Antropologia mistica, seguendo la tradizione platonica-aristotelica permeata nel cristianesimo riguardo la realtà dell’anima, la distingue ulteriormente in potenze dell’anima (memoria, intelletto attivo e passivo, volontà) ed essenza dell’anima, dando a quest’ultima una caratteristica di essenzialità dinamica che genera e informa le potenze e le strutture della stessa anima cosciente. 

    La natura dell’anima cosciente viene vista simultaneamente come “essenza umana cosciente” ed “energia vitale” ossia come autentico Motore immobile umano. L’anima cosciente, come “essenza umana cosciente-energetica”, dopo la sua generazione ex nihilo da parte del Divino, genera essa stessa una serie di strutture che raggiungono la perfezione nel corso della piena maturità umana. Tali strutture si dividono in:  

    - Strutture sostanziali, che sono emanate direttamente dall’essenza dell’anima e innescano le successive attività emotive e razionali del tessuto mente-corpo; esse sono la memoria, l’intelletto attivo e passivo, la volontà;

    - Strutture portanti, che sono innescate dall’attività dell’intelletto attivo e ci aprono al rapporto con il Divino, con il sacro e con il mondo; esse sono l’intuizione, l’empatia, la penetrazione, la consapevolezza;

    - Strutture esistenziali, che sono innescate dalle impressioni dell’intelletto passivo, della memoria, dalla forza della volontà e ci mettono in grado di dominare i conflitti mente-corpo; esse sono: quiete interiore, coraggio, determinazione, imperturbabilità;

    - Strutture operative, che sono innescate dalla modulazione dell’energia vitale (flow, flusso) e rappresentano il clima interiore e l’esplicitazione spirituale della vita umana come “presenza” al cospetto del Divino, e presenza nel mondo e nella relazione; esse sono: silenzio interiore, discesa nel fondo, vuoto della mente, attenzione non giudicante, abbandono esistenziale, che racchiudono la natura di ogni autentico cammino meditativo e ne rivelano la dinamica interiore.

    La ri-affermazione filosofica ed esistenziale della realtà dell’anima cosciente come linfa vitale e sostanza profonda della Quarta Teoria Politica, conduce alla ri-scoperta dell’Anima collettiva dei singoli popoli, dell’Anima mundi di ogni ethnos quale radice della Civiltà-Stato e dell’Imperium. E il risveglio di ogni singola anima cosciente, il risveglio della coscienza, risveglia l’Anima collettiva di questi popoli, l’Anima mundi di questi ethnos nel desiderio della libertà assoluta del Divino. Risveglia la loro vocazione imperiale, opera in loro il Grande Risveglio multipolare, principio di realtà di ordine geopolitico, etnico e sovranazionale. Un definitivo Grande Risveglio capace di schiacciare e di distruggere il liberalismo totalitario e il suo progetto di Grande Reset, attuato instancabilmente dai signori del male e dell’oro di Davos.

René-Henri Manusardi

6 dicembre 2023. Nel giorno della commemorazione di San Nicola vescovo, il cui corpo presente nella Cattedrale di Bari, unisce la Patria Italia e la Madre Russia nei vincoli di un’amicizia immortale.

Ora e per sempre! Amen!




[1] Aleksandr Dugin, La Quarta Teoria Politica, Ed. NovaEuropa, Milano 2017, p. 65.

[2] Jean-Paul Sartre, L’età della ragione, Bompiani, Milano 2002. [NdA]

[3] Ibidem, pp. 63-64.

[4] Libro della Genesi, Cap. 1,26-27.

[5] Per una esposizione rilevante sulla Metafisica del Caos, cfr. Aleksandr Dugin, La Quarta Teoria Politica, Ed. NovaEuropa, Milano 2017, pp 329-340.

[6] Mircea Eliade, Dal Discorso pronunciato al Congresso di Storia delle religioni di Boston, 24 giugno 1968.

[7] M.O. Florita, Neuroscienze, clinica e teoria dei sistemi dinamici complessi, Franco Angeli 2011, pp. 29-30.

[8] René-Henri, Manusardi, Le armi spirituali del Soggetto Radicale. 4. Intuizione, origine della Conoscenza e stato della Coscienza, 25.05.2023 sul website di ideeazione.com ora inaccessibile per un attacco hacker.

[9] Cfr. Intervento di Aleksandr Dugin alla Conferenza Online POLIS E IMPERO sul Canale Telegram di Idee&Azione: https://telegra.ph/Intervento-di-Aleksandr-Dugin-alla-Conferenza-online-Polis-e-Impero-11-26. Vedi anche contenuto della Nota 7 del presente Articolo.

[10] Cfr. E. Husserl, Filosofia come scienza rigorosa (1911).

[11] Intervento di Aleksandr Dugin alla Conferenza online POLIS E IMPERO. Con la partecipazione di Lorenzo Maria Pacini, Direttore editoriale di Idee&Azione, Referente italiano del MIE – Movimento Internazionale Eurasiatista, e con Giacomo Maria Prati, valente scrittore e collaboratore di Idee&Azione. Evento registrato in data 16 luglio 2021, sul Canale YouTube di Idee&Azione: https://www.youtube.com/@ideeazione5559.

[12] La realtà dell’anima, nell’Antropologia mistica viene chiamata indifferentemente anima, coscienza, anima cosciente. Usiamo qui la terza definizione. Seguici su Telegram https://t.me/ideeazione


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