«Ogni persona è il centro dell’universo»

«Ogni persona è il centro dell’universo»


Quando una persona decide con coraggio di manifestare l’immenso potere contenuto in ogni essere umano, è in grado di donare felicità a tutti coloro che la circondano

Boezio (470-524) fu un grande filosofo e studioso che visse nell’antica Roma. Essendo anche un abile uomo di stato subì le calunnie dei suoi avversari politici, che lo fecero imprigionare su false accuse e lo mandarono a morte. Nonostante tutto Boezio continuò a esercitare una grande influenza sugli uomini di pensiero delle epoche successive, incluso Dante Alighieri (1265-1321). Durante la sua prigionia, Boezio scrisse: «A eccezione dei più folli, chi potrebbe mai odiare i buoni?» [Boethius, Consolation of Philosophy, translated by Joel C. Relihan (Indianapolis and Cambridge: Hackett Publishing Company, Inc., 2001), pag. 109] e ancora: «Né potranno gli empi attingere dall’anima dei virtuosi quei tratti che la contraddistinguono e che le appartengono» (Ibidem, pag. 100). Queste parole sono assolutamente vere. La vita di tutti voi membri risplende dello stesso spirito coraggioso.

Nel maggio del 1931, un anno dopo la fondazione della Soka Gakkai, una donna proveniente dalla Russia visitò il villaggio di Ueda nella prefettura di Nagano. Questa donna, dotata di grazia e dignità particolari, era Alexandra Tolstoj (1884-1971), quarta figlia del grande scrittore Leo Tolstoj (1828-1910). Esiste ancora una fotografia che la ritrae insieme ad alcuni abitanti di Ueda. Incidentalmente, ho avuto la fortuna di incontrare il nipote di Tolstoj, il dottor Serge Tolstoj (1911-1996).

«Qualsiasi cosa accada, fai ciò che va fatto». Questo era il motto di Leo Tolstoj, secondo la testimonianza di uno dei suoi figli. Alexandra ha concretizzato queste parole, agendo con lo stesso coraggio e la stessa passione di suo padre. Ella gli fu al fianco durante gli ultimi anni di vita, fu colei che lo capì più profondamente di tutti e ne divenne l’erede spirituale. Quando Alexandra dovette soggiornare per un certo periodo in una regione lontana da casa per sottoporsi a cure mediche, suo padre le scrisse una lettera di incoraggiamento: «Raccogli ogni oncia delle tue energie e vivi. Leggi, pensa, incontra la gente e guarda dentro al tuo cuore. Determina che ora è il momento per vivere la tua vita pienamente». Ella seguì questo consiglio per tutta la vita.

Più tardi Alexandra fondò la Scuola Tolstoj e il Museo Tolstoj, oltre a un ospedale e una fondazione a scopi benefici. Inoltre collaborò alla pubblicazione dell’opera completa del padre e ne protesse fermamente l’eredità spirituale di umanesimo e di pace.

Durante la prima guerra mondiale, andò volontaria al fronte come infermiera. «Non posso resistere all’idea di stare semplicemente a guardare senza fare nulla», questo era il suo credo. Visse per la giustizia e non ebbe mai paura di nulla. Dopo la morte del padre, ci fu un individuo, apparentemente rispettabile ma in realtà privo di scrupoli che cercò di trarre profitto sfruttando il nome dei Tolstoj, ma Alexandra lo smentì con determinazione. In un’altra occasione lo stesso impostore usò il nome dei Tolstoj per ingannare diverse persone e la famiglia dovette pubblicare annunci sui giornali per informare tutti che costui non aveva alcuna relazione con loro. Altri ancora divulgarono una serie di menzogne sul conto dei Tolstoj, allo scopo di rilevarne la scuola. Alexandra scrisse alla sorella maggiore Tatjana esortandola a porre fine a questo complotto. Scrisse questa lettera dal carcere in cui si trovava a seguito di un suo scontro con le autorità. Ella rifiutò sempre qualsiasi compromesso con l’ingiustizia.

La vita di Alexandra Tolstoj è stata un susseguirsi di persecuzioni e dure prove. I nobili ideali della scuola Tolstoj furono calpestati; ella stessa fu arrestata cinque volte. Nonostante questo, proprio come il padre, anche la figlia ebbe il coraggio di guardare alle autorità con disprezzo e di parlare apertamente: «Lo spirito umano è libero! Niente, neanche le mura e le sbarre di ferro, possono rinchiuderlo!». Ella scrisse queste parole sul muro della sua cella.

In un Gosho indirizzato a Sennichi-ama, il Daishonin scrive: «Questo sutra è superiore a tutti gli altri. È come il leone, il re di tutte le creature che si muovono sulla terra, come l’aquila, il re di tutte le creature che si muovono nel cielo» (SND, 8, 107). Niente può ostacolare il progresso di tutti voi che mettete in pratica questa grande filosofia. «Ogni persona è il centro dell’universo», dichiarò Alexandra Tolstoj, e osservò inoltre: «È possibile uscire di scena e vivere nella totale oscurità. Ma sono coloro che realizzano grandi obiettivi in questa esistenza che creano qualcosa e, lasciando un segno permanente nel mondo, vivranno per sempre nella memoria degli uomini». Dobbiamo lottare finché siamo vivi; dobbiamo lavorare; dobbiamo dichiarare apertamente la verità. In un’altra lettera sempre indirizzata a Sennichi-ama, il Daishonin scrive: «Chi fa offerte al Sutra del Loto acquista lo stesso merito che se facesse offerte ai Budda e bodhisattva delle dieci direzioni» (SND, 7, 217). Come il Daishonin afferma con chiarezza, i Budda e bodhisattva dell’intero universo guardano e proteggono i membri della Soka Gakkai, guidandoli verso la felicità e la vittoria vita dopo vita. Alcuni possono avere familiari che non praticano, altri possono soffrire per una persona cara scomparsa di recente; il Daishonin ci rassicura con queste parole: «Poiché il venerabile Maugdalayana ripose fede nel Sutra del Loto che è il massimo bene che esista, non solo lui, ma anche suo padre e sua madre ottennero la Buddità. E come se non bastasse, anche tutti i padri e le madri delle sette generazioni precedenti e delle sette generazioni successive, e in verità di innumerevoli vite precedenti e successive, furono in grado di ottenere la Buddità, per quanto incredibile possa sembrare. E inoltre i loro figli, le mogli, i mariti, i servi, i sostenitori e innumerevoli altre persone poterono non solo sfuggire ai tre cattivi sentieri, ma anche ottenere il primo stadio della sicurezza e in seguito la Buddità, lo stadio della perfetta Illuminazione» (SND, 9, 233-234). Quando una persona raggiunge la Buddità, può rendere felice chiunque. Persino nella notte più buia e burrascosa, finché c’è un faro che brilla, molte navi possono essere guidate verso un porto sicuro. Allo stesso modo, tutto inizia e dipende da voi.

La Soka Gakkai è un’organizzazione che porta avanti la volontà del Budda, per questo è la principale “zona franca della felicità”. Vivendo la nostra vita insieme alla Soka Gakkai, possiamo condurre le nostre famiglie, i nostri amici e tutti coloro che amiamo verso la felicità. Dobbiamo avere sempre la massima fiducia in questo.

Il 30 luglio 2003, la mostra Gandhi, King e Ikeda: un’eredità per la costruzione della pace inaugurata in Nuova Zelanda nella sede del Parlamento, è stata spostata in un museo nei pressi di Wellington, la capitale, dove ha incontrato larghi consensi. La stessa mostra è stata aperta contemporaneamente nella città denuclearizzata di Waitakere con grande successo. Molti rappresentanti della comunità maori hanno assistito all’inaugurazione in Parlamento e più tardi una delegazione della SGI ha visitato il loro villaggio di Parihaka [una sezione della mostra allestita in Nuova Zelanda sottolineava la lotta per i diritti umani della popolazione maori di Parihaka n.d.r.]. Come segno di rispetto per la filosofia della SGI, il villaggio ha donato ai suoi rappresentanti una collana con una pietra incisa, detta pounamu tanga (la giada tipica della Nuova Zelanda) e una piuma di albatros, simbolo del movimento di Parihaka per la pace e la non violenza. Nel diciannovesimo secolo, la gente di Parihaka condusse una lotta nonviolenta contro la persecuzione e la repressione coloniale. Tohu Kaakahi, leader di questa lotta, dichiarò: «Ascoltate, gente riunita in questo marae (luogo d’incontro): la guerra che ho combattuto per tutti questi anni, ha come unico scopo la pace. Per trovare la pace su questa terra e in mezzo alla gente, io vi affido le mie forze e la mia voce, una guida per voi di questa generazione, affinché ispiriate i nostri due popoli. I potenti del nostro tempo non riusciranno mai a sopprimere la vostra voce, i potenti di questo paese non riusciranno mai a far tacere la vostra bocca. Né mai riusciranno a estinguere la vostra voce tutte le maggiori autorità e gli eserciti del mondo. Voi troverete i mezzi per far prevalere il bene sul male». È il ruggito di un leone, colmo di profonda convinzione. Noi della Soka Gakkai abbiamo ottenuto le nostre vittorie attraverso la nonviolenza, usando come arma la parola; questo è il motivo per cui la gente di Parihaka ha la massima fiducia in noi. La nostra voce è un’arma potente; solo difendendo senza paura la verità e la giustizia si possono sconfiggere i tre potenti nemici.

In una lettera a Shijo Kingo, il Daishonin dichiara: «Io, Nichiren, non ho mai avuto paura, neanche quando i miei genitori mi pregarono a mani giunte di desistere, quando il maestro mi ripudiò, quando il reggente mi esiliò due volte, quando stavo per essere decapitato; perciò adesso ci sono persone in Giappone che dicono che forse ho ragione» (SND, 5, 109-110). Il Daishonin non temette mai le persecuzioni, neanche quelle che misero a repentaglio la sua stessa vita. Il suo comportamento provocava nella gente l’effetto di scardinare gli attaccamenti, di far sorgere dubbi e di aprire gli occhi alla correttezza delle sue asserzioni. La Soka Gakkai ha sempre avanzato con coraggio, mantenendo un legame diretto con il Daishonin e per questo ha vinto.

Una volta, un responsabile della Divisione giovani chiese al presidente Toda: «Cosa significa fare onore alla propria città natale?». Evidentemente, questa persona mirava al prestigio sociale. Toda percepì la sua superficialità e lo rimproverò duramente. Non importa quanto benessere o fama una persona possa guadagnare, se ciò va a scapito della gente, allora questa persona è malvagia. Il presidente Toda diceva spesso: «Essere un leader nella Gakkai è il più alto degli onori ed è il più prezioso tesoro del mondo. La Soka Gakkai è un’organizzazione per la pace che lotta per kosen-rufu. Possiamo tornare alle nostre città d’origine portando questo come il più grande motivo d’orgoglio». Egli diceva inoltre: `«C’è qualcosa che sia più degno di rispetto dell’essere un leader della Soka Gakkai, lavorare per il benessere della gente, per la Legge e per la pace? Il Buddismo si manifesta nella società, perciò non esiste una posizione più nobile; chiunque smentisca questo non è mio discepolo». La voce del nostro maestro risuonava come un tuono, i suoi occhi scintillavano fieramente e possedevano un’abilità eccezionale nel riconoscere la malvagità.

Non dimenticherò mai il mio incontro con il presidente Yan Zexian dell’università Normale della Cina del Sud [nell’agosto del 2000, il presidente Yan visitò il Giappone e conferì una cattedra onoraria al presidente Ikeda, n.d.r.]. Noto studioso di filosofia della scienza e della tecnologia, il presidente Yan è un supposto discendente di Yan Hui (514-483 a.C.), uno dei principali discepoli di Confucio (551-479 a.C.). Una volta Yan puntualizzò ai suoi studenti l’importanza dell’azione: «Lo spirito della nostra università è l’azione, non la retorica», citando le seguenti qualità come requisiti fondamentali che i giovani dovrebbero coltivare:

  • Avere un senso di responsabilità tale da considerare ogni cosa come proprio dovere personale.
  • Avere un chiaro punto di vista delle cose, guardare al futuro senza preoccuparsi troppo delle difficoltà immediate.
  • Avere uno spirito indomito per andare avanti senza paura delle difficoltà.
  • Avere la capacità di esprimersi in modo da affermare le proprie idee con sicurezza.
  • Avere la capacità di raccogliere informazioni guardando e ascoltando attentamente ciò che succede intorno.
  • Avere la capacità di scegliere buoni compagni e sviluppare un’ampia rete di amicizie.

Queste sono tutte qualità che noi sviluppiamo partecipando alle attività della Soka Gakkai; la nostra organizzazione sta crescendo, espandendosi in una rete di persone piene di capacità.

«Solo la fede è realmente importante» (SND, 4, 194) [letteralmente: «È il cuore che è importante» (WND, 1000), n.d.t.]. In queste parole del Daishonin è racchiuso un concetto fondamentale; il nostro cuore, la nostra mente racchiudono in sé la società, il mondo e l’intero universo. Tutto viene deciso dalla determinazione del nostro cuore in questo preciso momento.

Il Buddismo spiega il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita (ichinen sanzen); la nostra determinazione a mantenere saldamente la fede nella Legge mistica ha il potere di creare una positiva trasformazione dentro di noi, nel nostro ambiente e persino nel mondo. Tale è l’immenso potere della determinazione. La vita è una lotta e anche i nostri sforzi nella società lo sono, perciò è essenziale che noi ne usciamo vittoriosi. Dobbiamo guardarci dalla vanità e dalla presunzione, dal desiderio di metterci in mostra o di imporci sugli altri. Se soccombiamo a queste insidie, non potremo vincere nella nostra vita e non riceveremo i benefici della fede. Persino una sottile deviazione nel nostro atteggiamento può portarci a un punto morto nonostante tutti i nostri sforzi di avanzare. In realtà, mentre si lotta, non ci si dovrebbe preoccupare di tali dettagli. Ciò che conta è essere assolutamente determinati a vincere e mantenere uno spirito coraggioso. Se imprimiamo questo punto nel nostro cuore e preghiamo con tutte le nostre forze, allora i nostri sforzi porteranno dei frutti e potremo avanzare sul cammino della vittoria.

In una lettera a Shijo Kingo, il Daishonin scrive: «Nell’ottavo volume del Maka shikan e nell’ottavo volume del Guketsu di Miao-lo si afferma: “Più forte è la fede di una persona, maggiore è la protezione degli dèi”. Questo vuol dire che la protezione degli dèi dipende dalla fede di una persona. Il Sutra del Loto è una spada affilata ma la sua forza dipende da chi la impugna» (SND, 4. 183). Egli inoltre afferma in un famoso Gosho sempre indirizzato a Shijo Kingo: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra. Allora, come afferma il sutra, “tutti i nemici saranno annientati”. Queste auree parole non saranno mai contraddette. Abbi fede in esse con tutto il cuore. L’essenza della strategia e dell’arte della spada derivano dalla Legge mistica. Un codardo non potrà ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» (SND, 4, 195). Dobbiamo sconfiggere il male con una forte fede, brandendo la “spada ingioiellata” della parola per il bene della verità e della giustizia. Dobbiamo avanzare coraggiosamente e trionfare su ogni ostacolo. Questa è la solenne esortazione del Daishonin ai suoi discepoli.

Vorrei, infine, citare le parole dello scrittore austriaco Stefan Zweig (1881-1942): «Se non fosse per queste coraggiose imprese, l’uomo sarebbe prigioniero di una trappola da lui stesso costruita e il suo sviluppo rimarrebbe confinato entro una cerchia ristretta. In mancanza di questi messaggeri che, nella fretta di annunciare nuove albe, lasciano indietro i loro stessi interessi, ogni generazione procederebbe lungo un cammino già tracciato». La storia viene fatta da coloro che si avventurano verso nuove frontiere. Decidiamo con coraggio di fare un passo avanti, un passo pieno di speranza, un vittorioso passo in avanti come messaggeri di kosen-rufu, dedicati a realizzare pace e giustizia per l’intero genere umano.

NR n 304 - 2004 - 1 maggio


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