Nota del sergente Tichon Burlak

Nota del sergente Tichon Burlak

T. Burlak

Non più tardi del 1° giugno 1943


Muoio per il mio Paese. Consideratemi un comunista. Vi prego di dire a Lena che ho mantenuto la mia promessa e che il suo amore lo porto con me.




Sul fronte orientale erano in corso pesanti combattimenti. I tedeschi tenevano salde le loro linee, ma le forze sovietiche avanzavano con tenacia. Durante la liberazione del villaggio di Medveditsa, un soldato eliminò otto nazisti. Debole, ferito e perdendo molto sangue, il sergente Burlak si impadronì di una mitragliatrice nemica e di una scorta di bombe a mano e si precipitò nuovamente nel combattimento.

Dopo la battaglia, Tichon Burlak fu portato in ospedale, ma tornò presto in trincea con la sua unità. Era solito raccontare ai suoi commilitoni, vecchi e nuovi, della sua ragazza e una volta menzionò che nessuno dei suoi familiari era rimasto vivo nella sua città natale ucraina, Nikolaev.

Un bel giorno di primavera, il sergente Burlak stava mitragliando i tedeschi da una postazione.

Più volte quel giorno i tedeschi si lanciarono allʼattacco con tutte le loro forze, ma ogni volta il coraggioso sergente e la sua mitragliatrice sbarravano loro la strada. Verso sera, i combattimenti si placarono. Ma allʼinizio del giorno successivo i tedeschi tentarono di nuovo di superare la postazione del sergente. Sapendo che nel bunker cʼera un folto gruppo di mitraglieri sovietici, i tedeschi chiamarono un bombardiere per sopprimere il fuoco. Le bombe e i proiettili ridussero gradualmente il bunker a un pantano. In qualche modo il sergente sopravvisse, anche se verso sera fu ferito al braccio e alla testa. Ma rimase al suo posto e continuò a combattere finché le sue munizioni resistettero. Alla fine, dopo tre giorni di combattimenti, gli rimasero solo due bombe a mano e un razzo. Tichon Burlak sparò un bengala che illuminò i tedeschi e lanciò una granata in mezzo a essi. Lʼaltra la fece cadere sotto di sé, facendo saltare in aria lui e la sua mitragliatrice.

Allʼalba i nazisti erano stati respinti e la battaglia era vinta. Intorno al bunker giacevano 48 cadaveri nazisti.

I soldati sovietici si precipitarono in quello che era il bunker e trovarono i resti del loro compagno.

Vicino alla massa aggrovigliata della mitragliatrice giaceva la foto di famiglia di Lena, cosparsa di macchie di sangue fresco e perforata da una scheggia di granata.

A terra giaceva anche un biglietto scritto a grandi lettere macchiate di sangue su un foglio di carta dallʼeroe morto, il sergente Tichon Burlak.




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