“Non ci arrendiamo”

“Non ci arrendiamo”

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Gerrit Lösch

Alcuni di noi sono nella verità da 40 anni, 50 anni, 60 anni o anche di più. Durante la nostra vita forse abbiamo dovuto affrontare varie prove o difficoltà. Eppure in tutto questo noi non ci siamo arresi, e ancora oggi ci teniamo stretti al nostro Padre celeste e alla verità. Inoltre non ci arrendiamo nel predicare la Parola di Dio. Ho scelto di basare questo discorso su 2 Corinti 4:16. Leggete questo versetto insieme a me. 2 Corinti 4:16. Dice: “Perciò non ci arrendiamo, ma anche se l’uomo che siamo esteriormente si consuma, l’uomo che siamo interiormente si rinnova di giorno in giorno”. Come è scritto, noi “non ci arrendiamo”. Inoltre non cediamo davanti alle tentazioni. In 1 Pietro 3:6 siamo anche incoraggiati a ‘non cedere al timore’. Secondo Deuteronomio 13:6-8, agli israeliti fu detto che se un falso profeta li avesse tentati, non dovevano lasciarsi convincere né ascoltarlo. Nel Discorso della Montagna, secondo un’altra traduzione della Bibbia, Gesù disse ai suoi ascoltatori di pregare Geova: “Padre nostro, fa’ che non cediamo alla tentazione”. In un’occasione Pietro incoraggiò altri, in 1 Pietro 3:6, a ‘non cedere al timore’. Quando ascoltiamo dei consigli, non cediamo a distrazioni. E lo stesso quando qualcuno cerca di farci ragionare per aiutarci. E non ci tratteniamo dal confortare altri. Nel I secolo Paolo non si trattenne dal confortare la congregazione di Corinto. Leggiamo insieme 2 Corinti 4:1, e vediamo cosa disse loro. Paolo scrive: “Perciò, dato che abbiamo questo ministero grazie alla misericordia che ci è stata mostrata, non ci arrendiamo”. A chi si stava riferendo Paolo? Agli unti. In 2 Corinti 3:3 leggiamo le parole rivolte ai corinti, e queste sono le parole dell’apostolo Paolo, in cui li definisce “una lettera di Cristo scritta da [lui e i suoi compagni] quali ministri, scritta con lo spirito dell’Iddio vivente”. L’apostolo poi al versetto 5 riconosce umilmente che, se lui e i corinti sono qualificati, ‘lo devono a Dio’. E al versetto 6 aggiunge che Dio ‘li ha qualificati per essere ministri di un nuovo patto’. Cosa intendeva Paolo quando al versetto 1 disse: “Dato che abbiamo questo ministero”? Si riferiva al ministero di quel “nuovo patto” di cui aveva parlato poco prima. Ma leggiamo insieme questi versetti, 2 Corinti 3:5, 6: “Non che siamo qualificati da noi stessi tanto da pensare che qualcosa provenga da noi; se siamo qualificati lo dobbiamo a Dio, il quale ci ha qualificato per essere ministri di un nuovo patto, non ministri di un codice scritto ma dello spirito”. In 2 Corinti 3:18 disse: “Noi tutti riflettiamo come specchi la gloria di Geova”. Ma a chi si riferiva quando scrisse “noi tutti”? Si riferiva a tutti gli unti. Al capitolo 4 versetto 1 abbiamo letto: “Perciò, dato che abbiamo questo ministero grazie alla misericordia che ci è stata mostrata” eccetera. L’espressione “perciò” si riferisce a quello che Paolo aveva detto prima per incoraggiare gli unti a non arrendersi. Al capitolo 3 versetto 18, riferendosi agli unti, dice: “Siamo trasformati con una gloria sempre maggiore”, che ha il suo culmine quando ricevono la gloria della vita celeste. Dal momento che gli unti progrediscono “di gloria in gloria” finché non vanno in cielo, hanno una ragione più che valida per non arrendersi. E perseverano sapendo che li attende questo premio, questa meravigliosa ricompensa. Ecco perché al capitolo 4 versetto 1 Paolo dice: “Perciò non ci arrendiamo”. E anche al versetto 16 dello stesso capitolo Paolo dice: “Perciò non ci arrendiamo”. Al capitolo 3 Paolo fa un contrasto tra il vecchio patto, che è stato “privato della sua gloria”, e il nuovo patto che, come dicono i versetti 10 e 11, sarebbe stato di una gloria superiore, una gloria che sarebbe rimasta. E 2 Corinti 3:12 dice: “Visto che abbiamo questa speranza”. Quale speranza? La speranza celeste. Avete notato che assomiglia al capitolo 4 versetto 1? Lì diceva: “Dato che abbiamo questo ministero”. A quale ministero si stava riferendo Paolo? Si stava forse riferendo al ministero in senso generale? No. Si stava riferendo al ministero del nuovo patto. Al capitolo 4 versetto 7 definisce il ministero del nuovo patto un “tesoro”. Leggiamo: “Comunque abbiamo questo tesoro”, non un tesoro qualsiasi. Questo diede ai cristiani unti del I secolo un grande incentivo per non arrendersi, dato che avrebbero ricevuto il tesoro del nuovo patto, questa gloria sempre maggiore. Paolo scrisse: “Perciò non ci arrendiamo”. Anche leggendo i versetti successivi si capisce che Paolo si stava riferendo alla chiamata celeste, resa possibile dal nuovo patto. Quello che Paolo scrisse ai corinti dà un forte incentivo anche agli unti di oggi per non arrendersi. E la “grande folla” composta dalle “altre pecore”? Paolo non aveva in mente la grande folla quando scrisse le parole riportate in 2 Corinti capitoli 3 e 4. Nell’introdurre questa lettera, disse che era rivolta a “tutti i santi”. E in 2 Corinti 1:21, 22 disse: “Colui che ci ha unto è Dio. Egli ha anche impresso su di noi il suo sigillo”. Ma anche chi fa parte della grande folla ha una speranza meravigliosa grazie al ministero del nuovo patto. Un po’ di tempo fa una Torre di Guardia spiegava che, in linea generale, il principio si applica anche a loro. Così come gli unti hanno questo tesoro, il ministero del nuovo patto, anche la grande folla considera il proprio ministero un tesoro. E, come gli unti, è determinata a non arrendersi perché ha la meravigliosa speranza di vivere per sempre in un Paradiso sulla terra. Tutti quanti noi, a prescindere dalla speranza che abbiamo, dobbiamo perseverare. Paolo, in 2 Corinti 4:8, scrisse che “siamo oppressi in ogni modo”, alcuni più degli altri. Leggiamo per favore insieme Salmo 90:10. Tutti noi affrontiamo problemi che possono abbatterci, farci sentire scoraggiati. Qui si legge: “Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per chi è più forte, ma sono pieni di affanni e dolore; passano in fretta, e ce ne voliamo via”. A causa di problemi o di delusioni, capita un po’ a tutti di sentirci giù a volte. Ma dobbiamo ricordare che Dio non ha mai promesso che avremmo avuto una vita senza problemi in questo sistema. Anche nel I secolo i servitori di Dio affrontarono difficoltà, come la persecuzione o la povertà. Geova permette che i suoi servitori siano tentati e messi alla prova. Aveva anche predetto che nel tempo della fine ci sarebbero stati “terremoti”, guerre, l’aumento della malvagità ed “epidemie”, secondo Luca 21:11. Inoltre, in Rivelazione, si parla di un cavaliere che cavalca “un cavallo pallido” che avrebbe ucciso moltissime persone. Questo si è adempiuto negli ultimi decenni a cominciare dall’influenza spagnola alla fine della Prima guerra mondiale, quando furono contagiati all’incirca 500 milioni di persone, un terzo della popolazione di allora, e circa 50 milioni di persone morirono. Satana approfitta dei momenti in cui siamo più scoraggiati, proprio come un leone ne approfitta quando l’animale è più vulnerabile. Ma noi non ci arrendiamo! E non ci arrendiamo neanche quando gli altri ci deludono. Anche i fedeli servitori di Geova di cui si parla nella Bibbia si sentirono scoraggiati a volte. “Sono stremato dai sospiri”, scrisse Davide. E aggiunse anche: “Tutta la notte inondo di lacrime il mio letto; allago di pianto il mio divano”. Perché Davide si sentiva così? “A causa di tutti quelli che mi incalzano”, spiega lui stesso. Il comportamento degli altri, quello che facevano, lo feriva così tanto che non riusciva a smettere di piangere. Eppure Davide non si allontanò da Geova a causa di quello che altri esseri umani gli avevano fatto. E non dobbiamo farlo neanche noi! Può capitare che altri possano ferirci con quello che dicono o fanno. “Le parole sconsiderate sono come i colpi di una spada”, dice Proverbi 12:18. Quando è un fratello o una sorella a parlare in modo sconsiderato, le ferite di spada sono ancora più profonde. La nostra tendenza potrebbe essere quella di offenderci o di provare risentimento, soprattutto se pensiamo di essere stati trattati in modo sgarbato o ingiusto. Potremmo trovare difficile parlare con chi ci ha offeso, o addirittura potremmo volerlo evitare completamente. Alcuni si sono lasciati schiacciare così tanto da questi sentimenti da arrendersi e smettere di andare alle adunanze. Come possiamo evitare di cadere nelle trappole del Diavolo quando altri ci deludono o ci feriscono? Cerchiamo di non continuare a essere arrabbiati. Il rancore può farci soffrire così tanto che potremmo deprimerci. Invece di arrenderci a questi sentimenti negativi, prendiamo l’iniziativa, facciamo pace con chi ci ha offeso e mettiamo le cose a posto il prima possibile. Colossesi 3:13 ci esorta: “Continuate a perdonarvi senza riserve se qualcuno ha motivo di lamentarsi di un altro”. Non è detto che Satana debba avere la meglio su di noi. Abbiamo Geova e Gesù dalla nostra parte. E come possiamo avere la forza per perseverare? A Geova sta molto a cuore chi si sente scoraggiato. In Atti 17:27 leggiamo che Dio ‘non è lontano da ognuno di noi’. Geova ci conforta e ci dà forza attraverso i nostri cari fratelli, il suo spirito e la sua Parola. Quindi leggere ogni giorno la Bibbia e meditarci su ci è di aiuto. Nelle pubblicazioni siamo stati incoraggiati a leggere l’intera Bibbia in un anno. Se non lo avete ancora fatto, perché non vi ponete l’obiettivo di provarci? Nasho Dori, un fratello unto dell’Albania che perseverò quando l’opera era vietata, disse: “Mi prefissi di leggere la Bibbia per almeno un’ora al giorno, cosa che ho fatto per circa 60 anni finché la vista me lo ha consentito”. Il fratello si stava forse vantando? No, era quello che lo aveva aiutato a non arrendersi durante la rigida dittatura comunista. Con questo non vogliamo dirvi che dovete iniziare a leggere la Bibbia per un’ora al giorno, ma vi incoraggiamo a leggerla per intero in un anno e anche a leggerla con calma, in modo che possiate meditarci su. 20 minuti al giorno sono più che sufficienti per leggere e meditare su quello che abbiamo letto. Provate a leggere in modo da sentire la vostra voce. Questo vi aiuterà a procedere a un passo più lento e a meditare. Anche l’organizzazione di Geova ci dà forza, e lo fa attraverso le pubblicazioni che ci provvede. Inoltre veniamo incoraggiati molto dalle nostre adunanze, per non parlare della bellissima compagnia dei nostri fratelli, sia di persona che tramite videochiamata. Quindi, fratelli, non arrendiamoci! Anche gli anziani che si prendono cura della congregazione ci aiutano a perseverare. E anche i proclamatori della congregazione fanno molto per rafforzarci. Secondo Ebrei 10:25 Geova si aspetta che ci incoraggiamo a vicenda, e fare questo non è mai stato così importante come adesso. Non dimentichiamo mai le parole che Geova ha fatto scrivere in 2 Tessalonicesi 3:13, dove dice: “Quanto a voi, fratelli, non smettete di fare il bene”. Anche Galati 6:9 dice: “Perciò non smettiamo di fare ciò che è eccellente, perché a tempo debito raccoglieremo”. Quindi cosa vogliamo fare? Quello che dice il versetto chiave di questo discorso, 2 Corinti 4:16: noi “non ci arrendiamo”. 

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