Noè. Un esempio di fede e ubbidienza

Noè. Un esempio di fede e ubbidienza

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INDICE

Tre giorni prima che Gesù venisse messo a morte, i discepoli gli fecero una domanda che riguarda da vicino tutti quanti noi oggi. Gli chiesero: “Quale sarà il segno della tua presenza e della conclusione del sistema di cose?” Rispondendo loro, Gesù predisse che, prima dell’arrivo del nuovo mondo, ci sarebbe stato un periodo di tempo contrassegnato da guerre, terremoti, carestie ed epidemie. Gesù disse anche: “Come nei giorni prima del diluvio mangiavano e bevevano, gli uomini si sposavano e le donne erano date in moglie, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e li spazzò via tutti, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo" - (Matteo 24:38, 39). Con queste parole Gesù confermò che Noè è esistito veramente e che il diluvio è un avvenimento storico realmente accaduto. Sottolineò inoltre che ci sarebbero state molte somiglianze tra il periodo prima del diluvio e quello in cui viviamo oggi. Quindi è importante che ci soffermiamo su quello che accadde ai giorni di Noè per capire cosa possiamo imparare noi. 

I primi capitoli del libro di Genesi ci danno un’idea di come potesse essere la vita nei secoli che precedettero la nascita di Noè, dopo che Adamo ed Eva erano stati cacciati dall’Eden. Tutti parlavano la stessa lingua ed è possibile che fosse già stata ideata la scrittura. Gli uomini avevano costruito una città, forse più di una. Avevano imparato a forgiare il rame e il ferro. Si erano fatti strumenti musicali, come la cetra e il flauto. E siccome erano molto più vicini alla perfezione fisica di Adamo ed Eva, vivevano molto a lungo, centinaia di anni. Però, non tutto andava bene. Le persone si erano allontanate da Geova e di conseguenza erano diventate violente e immorali. La situazione peggiorò, al punto che Geova spinse un uomo giusto di nome Enoc, il 7° uomo nella discendenza di Adamo, a profetizzare che Dio non avrebbe tollerato per sempre quel mondo malvagio e ribelle, e avrebbe eseguito il giudizio contro tutti gli uomini empi. 

A quegli uomini ovviamente le parole di Enoc non piacevano affatto e, spinti dall’odio, forse cercarono anche di ucciderlo. Enoc non vide mai l’adempimento di quelle profezie. Passarono 600 anni e la situazione sulla terra era addirittura peggiore. Leggiamo Genesi 6:1-7: “Quando gli uomini cominciarono ad aumentare di numero sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli del vero Dio notarono che quelle donne erano molto belle. Perciò presero in moglie tutte quelle che vollero. Geova allora disse: ‘Il mio spirito non tollererà l’uomo all’infinito, perché è solo carne. Pertanto, vivrà 120 anni’. In quei giorni, e anche successivamente, sulla terra c’erano i nefilim. Durante quel periodo i figli del vero Dio avevano rapporti sessuali con le figlie degli uomini, le quali partorirono loro dei figli. Questi furono i potenti dell’antichità, gli uomini famosi. Geova vide quindi che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che nel loro cuore erano inclini a nutrire sempre e solo pensieri cattivi. Geova si rammaricò di aver fatto gli uomini sulla terra, e se ne rattristò nel suo cuore. Geova, dunque, disse: ‘Cancellerò dalla faccia della terra gli uomini che ho creato, l’uomo insieme agli animali domestici, agli animali striscianti e alle creature alate dei cieli, perché mi rammarico di averli fatti’” - (Genesi 6:1-7)

A quel tempo alcuni angeli notarono che sulla terra c’erano donne molto belle e iniziarono a desiderarle. Quegli angeli si ribellarono a Dio venendo sulla terra e assumendo corpi umani per avere rapporti sessuali con le donne. Diventarono demòni egoisti e malvagi. È probabile che fossero belli, intelligenti, affascinanti, e avevano poteri soprannaturali. Dovevano essere irresistibili, specialmente agli occhi di quelle donne che non avevano amore per Dio. Forse quegli angeli presero alcune donne con la forza. Quello che è certo è che presero “tutte quelle che vollero”. D’altronde, quale essere umano sulla terra era in grado di fermare dei demòni? Molti si videro portare via da quegli esseri le loro figlie, le loro sorelle e forse perfino le loro mogli. Quelle donne rimasero incinte e diedero alla luce dei figli. Ma i loro figli non erano come gli altri bambini. Erano più forti, erano dei prepotenti, aggressivi, violenti, spietati. E col tempo di certo non migliorarono. Crebbero e diventarono adulti, adulti di una violenza inaudita. Furono chiamati nefilim, che forse significa “quelli che fanno cadere altri”. La gente aveva paura di loro. Come i loro padri, i nefilim non amavano affatto Dio. L’unica cosa che volevano era affermare la loro fama di uomini potenti e spietati. Quegli angeli materializzati e la loro progenie crudele dominavano il mondo di quel tempo, e la gente si comportava come loro. Geova vide che la malvagità degli uomini era tanta e che “nel loro cuore erano inclini a nutrire sempre e solo pensieri cattivi”. Quanto dev’essere stato contento Satana di vedere l’umanità diventare sempre più corrotta e soprattutto rigettare Geova! 

Eppure, in quel mondo depravato, c’era un uomo che era ancora fedele a Geova. Leggiamo di lui nel libro di Genesi, capitolo 6, dal versetto 8: “Noè invece ebbe l’approvazione di Geova. Questa è la storia di Noè. Noè fu un uomo giusto. Si dimostrò integro tra i suoi contemporanei. Noè camminò con il vero Dio. Generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. La terra, comunque, si era rovinata agli occhi del vero Dio ed era piena di violenza. Guardando la terra, infatti, Dio vide che era rovinata e che tutti si comportavano in modo corrotto” – (Genesi 6:8-12). Alcuni oggi dicono che non sia mai esistito questo Noè e che il racconto dell’arca e del diluvio sia solo una leggenda, una favoletta. Ma chi scrisse quel racconto sapeva che Noè era un personaggio storico e che il diluvio era accaduto davvero. I profeti Isaia ed Ezechiele parlarono entrambi di Noè. Esdra, lo scrittore di 1 Cronache, e l’evangelista Luca inclusero entrambi Noè nelle cronologie da loro compilate. Gli apostoli Pietro e Paolo menzionano il racconto di Noè e del diluvio come un dato di fatto. E come abbiamo detto all’inizio, persino il Figlio di Dio parlò di Noè come di un personaggio storico e del diluvio come di un fatto accaduto davvero. 

Noè aveva una fede straordinaria. Viveva in un mondo malvagio, un mondo dominato da angeli materializzati e dalla loro progenie violenta e popolato da persone empie. E non aveva molte delle cose che noi oggi abbiamo per mantenere viva la nostra fede. Non aveva la Bibbia che lo aiutasse ad amare Geova e a conoscere la sua volontà. Non aveva l’esempio di uomini e donne di fede che sarebbero vissuti dopo di lui. E non poteva contare su una congregazione di fratelli pronti ad incoraggiarlo e a rafforzare la sua fede. Eppure, Noè sapeva molte cose. Sapeva cosa era successo nell’Eden e ne vedeva le tragiche conseguenze. Infatti, vedeva le persone invecchiare e morire. Sapeva che l’accesso al giardino di Eden era sbarrato e che al di fuori il suolo era stato maledetto. E conosceva quello che era stato profetizzato da Enoc, il suo bisnonno. Inoltre, sapeva che quando suo padre Lamec l’aveva chiamato Noè, che forse significa “riposo”, “consolazione”, aveva pronunciato questa profezia, aveva detto: “Lui ci consolerà dal duro lavoro e dalle fatiche delle nostre mani a motivo del suolo che Geova ha maledetto”. 

Senz’altro Noè si interrogava su quelle profezie. Quando e in che modo Dio sarebbe intervenuto? E come poteva lui, Noè, portare consolazione? Continuò a chiederselo e a pregare al riguardo per centinaia di anni. Vediamo cosa accadde quando Noè aveva oltre 500 anni. Era sposato e aveva 3 figli, 3 maschi. Anche se viveva in un mondo malvagio, Noè si manteneva fedele a Dio, e aiutava la sua famiglia a fare altrettanto. A un certo punto Geova gli comunicò un messaggio davvero sconvolgente. Continuiamo a leggere da Genesi 6:13: “Dio allora disse a Noè: ‘Ho deciso di mettere fine a tutti gli esseri viventi, perché per colpa loro la terra è piena di violenza; quindi, li distruggerò insieme alla terra. Costruisci un’arca di legno resinoso. Nell’arca dovrai fare degli scompartimenti, e dovrai coprirla di catrame dentro e fuori. La farai così: lunga 300 cubiti, larga 50 cubiti e alta 30 cubiti. A un cubito da dove comincia il tetto, farai una finestra per la luce. Metterai la porta d’ingresso da un lato, e farai un piano inferiore, un secondo piano e un terzo piano. Quanto a me, sto per portare un diluvio sulla terra per distruggere sotto il cielo ogni essere vivente che ha l’alito della vita. Tutto ciò che è sulla terra morirà. Ma con te stringo un patto, e tu devi entrare nell’arca, e insieme a te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di ogni tipo di creatura vivente devi portare nell’arca due esemplari, un maschio e una femmina, perché siano conservati in vita con te. Due esemplari di tutte le creature alate secondo le loro specie, di tutti gli animali domestici secondo le loro specie e di tutti gli animali che strisciano sul suolo secondo le loro specie verranno nell’arca da te perché siano conservati in vita. E tu devi raccogliere e portare con te cibo di ogni tipo: servirà per nutrire te e gli animali’. E Noè fece tutto ciò che Dio gli aveva comandato. Fece proprio così” – (Genesi 6:13-22). Noè per tanto tempo si era chiesto come Geova sarebbe intervenuto contro quel mondo empio. Ora lo sapeva. Un catastrofico diluvio avrebbe ripulito la terra. Noè sapeva anche cosa lui e la sua famiglia dovevano fare. Che responsabilità aveva su di sé! Il solo pensiero lo sconvolgeva: costruire un’arca gigantesca! 

Ora nuove domande gli affollavano la mente. Serviva una grandissima quantità di alberi. Come avrebbe fatto ad abbatterne così tanti? E poi il legname andava trasportato, tagliato e assemblato. E gli animali? Come avrebbe fatto a radunarne così tante specie? O che dire delle provviste necessarie per loro e per la sua famiglia? Per non parlare degli uomini empi intorno a lui. Cosa avrebbero pensato? Noè sapeva cosa era successo agli uomini giusti vissuti prima di lui. Abele era stato ucciso da suo fratello Caino. E anche Enoc probabilmente rischiò di essere assassinato da persone malvagie, tant’è che Dio, nella sua grande misericordia, lo fece morire prima del tempo perché non cadesse nelle loro mani. Noè sapeva che la gente l’avrebbe visto all’opera, e presto avrebbero capito tutti perché. Forse quegli irriverenti influenzati dai nefilim avrebbero reagito con violenza. Noè però confidò in Geova e si mise al lavoro. Fece esattamente quello che Dio gli aveva comandato. La costruzione dell’arca richiese molto tempo, forse 40 o 50 anni. Le difficoltà saranno state tante, ma non si legge mai che Noè si sia lamentato. Lui e la sua famiglia non potevano contare sull’appoggio di nessuno. Ricorderete infatti che Gesù disse che i suoi contemporanei “non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e li spazzò via tutti”. 

Ovviamente si accorsero che Noè stava costruendo un’arca. Gli avranno anche chiesto a che cosa servisse quell’enorme struttura. E Noè avrà spiegato loro perché la stava costruendo. Quello di cui non si accorsero è che Geova stava benedicendo Noè e il suo lavoro, e non si resero conto di cosa avrebbe significato tutto quello per loro. Erano così presi dalle faccende quotidiane, come mangiare, bere e sposarsi, che non si preoccupavano di altro. Ai loro occhi Noè e la sua famiglia erano dei pazzi, erano fuori di testa. Li prendevano in giro, li schernivano e probabilmente li minacciavano. Arrivò il giorno in cui l’arca fu completata. Noè e la sua famiglia l’avranno guardata orgogliosi e pieni di riconoscenza, riconoscenza per Dio, per il suo aiuto. Geova guida sempre i suoi servitori quando ne hanno bisogno. 

A quel punto Geova parlò di nuovo a Noè. Andiamo ora al capitolo 7 e leggiamo dal versetto 1 in poi: “Geova disse quindi a Noè: ‘Entra nell’arca, tu insieme a tutta la tua famiglia, perché ho visto che, in mezzo a questa generazione, tu sei giusto. Di ogni animale puro devi prendere sette esemplari, il maschio e la sua compagna, mentre di ogni animale che non è puro solo due, il maschio e la sua compagna. Anche di ogni creatura alata dei cieli devi prendere sette esemplari, maschio e femmina, perché la loro progenie sia conservata in vita su tutta la terra. Fra soli 7 giorni, infatti, farò piovere sulla terra per 40 giorni e 40 notti, e cancellerò dalla faccia della terra ogni essere vivente che ho fatto’. E Noè fece tutto ciò che Geova gli aveva comandato” – (Genesi 7:1-5). Non c’era tempo da perdere. Dovevano agire in fretta, perché rimanevano solo 7 giorni. Bisognava fare entrare nell’arca tutti quegli animali e bisognava sistemare le provviste. 

E cosa fece Noè? Ubbidì. Per la seconda volta nel racconto ispirato leggiamo che Noè fece tutto quello che gli era stato comandato. Continuiamo ora da Genesi 7:6: “Noè aveva 600 anni quando il diluvio si abbatté sulla terra. Prima del diluvio Noè entrò nell’arca insieme ai suoi figli, a sua moglie e alle mogli dei suoi figli. Gli esemplari di tutti gli animali puri, di tutti gli animali impuri, di tutte le creature alate e di tutte le creature che si muovono sul suolo andarono nell’arca da Noè a due a due, maschio e femmina, proprio come Dio aveva comandato a Noè. E sette giorni dopo, il diluvio si abbatté sulla terra. Nel 600° anno della vita di Noè, nel 2° mese, il 17° giorno del mese, proprio in quel giorno, tutte le sorgenti delle acque degli abissi si aprirono e le cateratte dei cieli si spalancarono. E sulla terra piovve a dirotto per 40 giorni e 40 notti. In quello stesso giorno Noè entrò nell’arca insieme ai suoi figli — Sem, Cam e Iafet — a sua moglie e alle tre mogli dei suoi figli. Entrarono insieme a tutti gli animali selvatici secondo le loro specie, a tutti gli animali domestici secondo le loro specie, a tutti gli animali che strisciano sul suolo secondo le loro specie e a tutti i volatili secondo le loro specie, uccelli e creature alate. Tutti gli esseri viventi che avevano l’alito della vita continuarono ad andare nell’arca da Noè a due a due. Entrarono, il maschio e la femmina di tutti gli esseri viventi, proprio come Dio aveva comandato a Noè. Poi Geova chiuse la porta dietro di lui. Il diluvio continuò per 40 giorni sulla terra, e le acque aumentarono e sollevarono l’arca, che iniziò a galleggiare molto al di sopra della terra. Le acque diventarono travolgenti e continuarono ad aumentare sempre di più sopra la terra, ma l’arca galleggiava sulle acque. Le acque aumentarono al punto che tutti i monti più alti sotto l’intero cielo furono coperti. Le acque si alzarono di 15 cubiti al di sopra dei monti. E così morirono tutti gli esseri viventi che si muovevano sulla terra: le creature alate, gli animali domestici, gli animali selvatici, gli animali che brulicano e tutto il genere umano. Tutto ciò che si trovava sull’asciutto e che aveva nelle narici l’alito della vita morì. Così Dio cancellò dalla faccia della terra ogni essere vivente: uomini e animali, dagli animali striscianti alle creature alate dei cieli. Furono tutti cancellati dalla terra; sopravvissero solo Noè e quelli che erano con lui nell’arca. E le acque continuarono a sommergere la terra per 150 giorni” – (Genesi 7:6-24). Se Noè si era chiesto come avrebbe fatto a radunare tutti quegli animali, ora lo sapeva. Sarebbero venuti loro da lui; glieli avrebbe portati Geova. E infatti Noè non dovette andare a cercarli; gli animali arrivarono da soli, animali di ogni specie, di alcune 7 esemplari e di altre 2. 

Immaginiamo la scena. Decine e decine di animali che si avvicinano all’arca, alcuni trotterellando, altri strisciando, altri ancora zampettando. E in mezzo a questo scenario così singolare, scorgiamo Noè e la sua famiglia che, mentre cercano di trovare un posto a tutti quanti, accarezzano la soffice pelliccia di uno, evitano gli aculei dell’altro e stanno attenti a non trovarsi sul cammino di quelli più grossi. E volteggiando, arrivano anche gli uccelli. Quanti colori, che odori, quanti rumori! Probabilmente Noè e la sua famiglia devono urlare per parlarsi in mezzo a quel frastuono. Quando furono tutti dentro, Geova chiuse la porta. Ve la immaginate la famiglia riunita all’interno dell’arca? Tutti e 8 vicini con l’orecchio teso? Ed eccola, la pioggia. Forse cominciò con un ticchettio quasi impercettibile, ma poi iniziò a scrosciare. Il rumore era assordante. Quello che avevano aspettato per tanto tempo era arrivato. Erano stanchi, esausti, ma probabilmente quella notte non chiusero occhio tra gli animali da accudire e il rumore battente della pioggia. Quanto avranno pregato! Avranno anche pensato a quelli che erano fuori? Sì, senz’altro. Conoscevano quelle persone, avevano predicato loro, molti erano loro parenti. Quanto dolore al pensiero! Proprio come Geova, Noè non provava piacere nella morte dei malvagi. Era triste all’idea che molti dovessero morire, ma sapeva che quelle persone erano state avvertite di quello a cui andavano incontro. Anche se qualcuno non aveva visto l’arca durante la costruzione, sicuro ne avrà sentito parlare. E sarà venuto a sapere a cosa serviva. Ma ormai era troppo tardi. Geova aveva chiuso la porta. 

Da dentro, Noè e la sua famiglia sentivano il fragore ininterrotto della pioggia. E poi arrivò un momento che non avrebbero mai dimenticato. L’arca si mosse. Sentirono quell’enorme arca di legno sollevarsi da terra. Stava galleggiando. Avevano il cuore che batteva fortissimo. Forse si chiedevano se l’arca avrebbe retto. Riprendiamo la nostra lettura da Genesi 8:1 e vediamo cosa successe dopo: “Dio comunque non si era dimenticato di Noè, né di tutti gli animali selvatici e domestici che erano con lui nell’arca. E Dio fece soffiare un vento sopra la terra, così le acque cominciarono ad abbassarsi. Le sorgenti delle acque degli abissi e le cateratte dei cieli furono chiuse, perciò la pioggia smise di cadere. Allora le acque cominciarono pian piano a ritirarsi dalla terra, e dopo 150 giorni si erano considerevolmente abbassate. Nel 7° mese, il 17° giorno del mese, l’arca si fermò sopra i monti di Ararat. Le acque continuarono a calare fino al 10° mese. Il primo giorno di quel mese apparvero le cime dei monti. Dopo 40 giorni Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece volare fuori un corvo. Il corvo continuò ad andare e tornare, finché le acque sulla terra non si asciugarono. Successivamente, per vedere se le acque si erano ritirate dalla superficie del suolo, Noè fece volare fuori una colomba. Non trovando nessun luogo su cui posarsi, la colomba tornò da lui nell’arca, perché le acque coprivano ancora la superficie di tutta la terra. Allora Noè stese la mano per prenderla e la riportò dentro l’arca. Aspettò altri sette giorni, e poi fece di nuovo volare la colomba fuori dall’arca. Verso sera la colomba tornò da lui, ed ecco che nel becco aveva una foglia fresca d’olivo! Così Noè capì che le acque erano diminuite sulla terra. Dopo aver aspettato altri sette giorni, fece di nuovo volare fuori la colomba, che però non tornò più da lui” – (Genesi 8:1-12). Il rumore della pioggia torrenziale riecheggiò nell’arca per 40 giorni e 40 notti finché si arrestò. A quel punto Noè e la sua famiglia avranno guardato fuori, ma davanti ai loro occhi acqua e solo acqua, a perdita d’occhio. Poi si alzò il vento e le acque cominciarono ad abbassarsi. E dopo 150 giorni dall’inizio della pioggia l’arca si posò sulla terraferma. Che bel giorno dev’essere stato quello! Si poteva già uscire? No. Il livello dell’acqua doveva abbassarsi ancora. C’erano comunque tante cose da fare nell’arca. Gli animali andavano sfamati e accuditi. Certo, Noè e la sua famiglia non vedevano l’ora di uscire, di non stare più rinchiusi, di sentire finalmente il terreno sotto i piedi. Ma ci voleva pazienza. Avranno passato del tempo insieme, avranno fatto progetti su cosa fare una volta fuori dall’arca. Passarono altri 73 giorni. Ora riuscivano a vedere le cime dei monti. E adesso si poteva uscire? Noè guardò fuori da una finestra. Fece volare fuori un corvo, ma il corvo continuò ad andare e tornare. Poi, al posto del corvo, fece volare fuori una colomba. Anche la colomba tornò indietro perché non aveva trovato un posto su cui posarsi. Sette giorni dopo la fece uscire di nuovo, e questa volta la colomba tornò con una foglia d’olivo nel becco. Noè aspettò altri 7 giorni e poi la fece volare di nuovo fuori, ma questa volta la colomba non tornò. Cosa successe poi? 

Continuiamo la nostra lettura dal versetto 13 del capitolo 8: “Nel 601° anno, nel 1° mese, il 1° giorno del mese, le acque erano defluite dalla terra. Noè tolse una parte del tetto dell’arca e vide che la superficie del suolo si stava asciugando. Nel 2° mese, il 27° giorno del mese, la terra si era asciugata. Allora Dio disse a Noè: ‘Esci dall’arca, tu insieme a tua moglie, ai tuoi figli e alle mogli dei tuoi figli. Fa’ uscire anche tutte le creature viventi — le creature alate, gli animali e tutte le creature che strisciano sul suolo — perché siano feconde, si moltiplichino e abbondino sulla terra’. Noè quindi uscì, e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli. Tutte le creature viventi, dagli animali striscianti alle creature alate e a tutto ciò che si muove sulla terra, uscirono dall’arca in base alle loro famiglie. E Noè eresse un altare a Geova; poi prese alcuni di tutti gli animali puri e di tutte le creature alate pure e offrì olocausti sull’altare. E Geova sentì un odore gradevole. Allora Geova disse in cuor suo: ‘Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché l’uomo è incline a nutrire nel suo cuore pensieri cattivi fin dalla giovinezza. E non colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. D’ora in poi la terra non smetterà mai di avere semina e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte’” – (Genesi 8:13-22). Quando vide che la colomba non tornava, Noè tolse una parte del tetto dell’arca. A quel punto notò che buona parte del terreno si era asciugato. Forse vide una vegetazione così rigogliosa e florida che non poteva aver visto prima del diluvio, dato che la terra era stata maledetta. Noè comunque aspettò le indicazioni di Geova. Ed ecco che arrivarono. Geova comandò: “Esci dall’arca”. Finalmente! Che giorno memorabile dev’essere stato! Erano rimasti chiusi là dentro 370 giorni. Ve li immaginate mentre escono dall’arca ridendo, respirando a pieni polmoni, entusiasti della nuova vita che li attende? Anche gli animali uscirono dall’arca e presero ognuno la sua strada. Noè e la sua famiglia si erano affezionati ad alcuni di loro, ma quello era il momento di salutarli, il momento di lasciarli andare. 

Quanto agli angeli materializzati, ai nefilim e ai malvagi, non c’erano più. Quanta gratitudine nei confronti di Geova! Noè non perse tempo. Costruì un altare e offrì dei sacrifici a Geova, il quale li apprezzò molto. Geova garantì a Noè e ai suoi che non avrebbe più distrutto ogni creatura vivente, mai più. 

Ma fece dell’altro: strinse un patto con Noè e i suoi figli, e diede loro un segno visibile ancora oggi. Di questo leggiamo in Genesi al capitolo 9, a partire dal versetto 8: “Dopodiché Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: ‘Stringo ora il mio patto con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, e con tutte le creature viventi che sono uscite dall’arca con voi (gli uccelli, gli animali e tutte le creature viventi della terra), ogni creatura vivente della terra. Stringo con voi questo patto: nessun essere vivente sarà più distrutto dalle acque di un diluvio, e la terra non sarà mai più ridotta in rovina da un diluvio’. E Dio aggiunse: ‘Il segno del patto tra me e voi e ogni creatura vivente che è con voi, per tutte le generazioni future, è questo: metto nelle nuvole il mio arcobaleno, che servirà da segno del patto tra me e la terra. Ogni volta che porterò nuvole sopra la terra, l’arcobaleno apparirà nelle nuvole. E certamente ricorderò il mio patto tra me e voi e ogni creatura vivente; e le acque non diventeranno mai più un diluvio che distrugga ogni essere vivente. Quando nelle nuvole apparirà l’arcobaleno, io certamente lo vedrò e mi ricorderò del patto eterno tra me e ogni creatura vivente sulla terra’” – (Genesi 9:8-16). Che segno davvero spettacolare diede Geova! Ogni arcobaleno avrebbe ricordato sia a Dio che all’uomo quella promessa. Noè e la sua famiglia saranno rimasti a bocca aperta di fronte a quell’arco multicolore che solcava il cielo: rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Non ci sarebbe stato mai più un diluvio. 

Ricordiamo però che Geova non tollera la malvagità per sempre. Leggiamo al riguardo le parole dell’apostolo Pietro. Apriamo la Bibbia in 2 Pietro 2:5. L’apostolo scrisse: “[Dio] non si trattenne nemmeno dal punire il mondo antico, ma quando portò il diluvio su un mondo di empi salvò Noè, predicatore di giustizia, e altre sette persone”. Oggi viviamo proprio in un mondo che assomiglia a quello che precedette il diluvio. È un mondo violento, pieno di persone che fanno ogni genere di cose che Geova odia. La gente è così presa dalla vita di ogni giorno che non dà affatto peso al messaggio che noi proclamiamo, il messaggio di salvezza. C’è addirittura chi schernisce i servitori di Dio dicendo: “Dov’è questa sua presenza che è stata promessa?” “Tutto continua esattamente come dal principio della creazione”, ci ripetono, e con disprezzo. Si sbagliano di grosso. Geova intervenne contro la malvagità ai tempi di Noè e interverrà ancora, ma chi ha fede verrà salvato come Noè. La Parola di Dio ce lo assicura; ci garantisce infatti che “Geova sa liberare dalla prova le persone a lui devote, ma riservare gli ingiusti alla distruzione nel giorno del giudizio”

Geova trasformerà la terra in un paradiso, proprio come si era proposto in origine, un paradiso abitato solo da persone buone. Non ci sarà più nessuno che si ribellerà contro Dio. E che ne sarà delle creature spirituali ribelli? Quando le acque del diluvio cominciarono a inondare la terra, quegli angeli ribelli lasciarono i loro corpi umani e tornarono nel mondo spirituale in una condizione degradata. Comunque, quei demòni hanno continuato a esercitare la loro malefica influenza sugli uomini fino ai nostri giorni. Ma i demòni e il loro capo Satana non potranno più esercitare alcuna influenza quando di nuovo Geova interverrà. 

La Parola di Dio dice: “Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, mostro timore di Dio e costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia” (Ebrei 11:7). La fede spinse Noè a ubbidire a Geova. Per questo lui e la sua famiglia sopravvissero. Noè visse molti anni, in totale circa 950, ma quando in futuro verrà risuscitato, quell’uomo di fede avrà la prospettiva di vivere per sempre. Se abbiamo la stessa fede di Noè e ubbidiamo a Geova, anche noi possiamo camminare con Geova ed essere suoi amici. E questa nostra amicizia durerà per sempre! 


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