Botros 10 - Naufragio in mare a Steccato di Cutro

Botros 10 - Naufragio in mare a Steccato di Cutro

Bruno Apicella (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 8 marzo 2023]

Una tragedia che merita risposte

La tutina di colore bianco e rosa è abbandonata sulla spiaggia. Resta lì, indifesa, sul litorale di Steccato di Cutro. A pochi passi c'è una scarpa. Poco più avanti i resti di una piccola bambola. Un giocattolo, con tutta probabilità appartenuto ad una bambina, che avrebbe aiutato a rendere il viaggio in mare meno "pesante". In mezzo, invece, ci sono solo i rottami e quel silenzio assordante che urla disperazione.

La spiaggia di Steccato di Cutro dove, settimana scorsa, si è consumata una delle più grande tragedie del nostro mare, si presenta così. Mentre continuano, senza sosta, le ricerche dei corpi dispersi e inghiottiti dal mare, il rumore delle onde accompagna i visitatori che arrivano sulla spiaggia. Gli elicotteri sorvolano la zona alla ricerca di qualche indizio che possa permettere ai sommozzatori di scendere in profondità e recuperare i resti di quelle persone che, a bordo della "Summer Love", cercavano speranza.

Guardare oggi quel mare così limpido, così azzurro, così cristallino, quel mare che ci dà tanto è un pugno fortissimo allo stomaco.

Perché, dopo le 70 vittime del terribile naufragio, adesso, non vedremo più il nostro mare con gli stessi occhi e con la stessa spensieratezza. Nel nostro mare 70 persone, l'ultima rinvenuta alle 2 di ieri era un bambino di 7 anni, hanno perso la vita.

Numeri che sono destinati a salire e, forse, non conosceremo mai con esattezza quante persone erano a bordo di quell'imbarcazione. Volevano costruire un futuro migliore per i loro figli, trovare speranza, fuggendo dai luoghi in cui sono nati, luoghi in cui, spesso, a dominare è il conflitto, la guerra, il terrore e l'incapacità di potersi esprimere. Fuggivano dall'Iran, dall'Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria: tutte località in cui è difficile vivere, è difficile anche solo sognare e sperare di avere una vita migliore.

Sono stati cinque giorni in mare. Avevano investito tanti soldi (si parla dai 7000 ai 9000 dollari) per partire su quell'imbarcazione che avrebbe dovuto condurli, dalla città di Smirte in Turchia, verso un luogo più sicuro. Un luogo in cui ripartire e iniziare un nuovo cammino. Così non è stato. E, adesso, guardando il mare, quel silenzio che urla disperazione è accompagnato da tanti interrogativi che meritano solo risposte.

C'è bisogno di chiarezza, di giustizia e soprattutto, tutti noi abbiamo il dovere di sapere la verità: si poteva fare di più per impedire che la "Summer Love" affondasse a 100 metri dalla nostra battigia? Questa tragedia poteva essere evitata? Potevamo salvarli e impedire che, sulla nostra spiaggia, sul nostro mare andassero ad abbattersi i sogni, le speranze di una vita migliore di quelle 70 persone, tra bambini, uomini, donne e ragazze che hanno perso la vita mentre cercavano una vita migliore?

E, ora, più che mai abbiamo bisogno di chiarezza e verità. Lo dobbiamo alle vittime del nostro mare e lo dobbiamo a noi stessi. Portiamo avanti quell'umanità e quel senso dell'accoglienza che, da calabresi, ci ha sempre contraddistinti.

Ripartendo dall'accoglienza, dal cuore grande che abbiamo dimostrato in queste ore: dai pescatori di Steccato che, senza sosta, hanno recuperato corpi in mare, al gesto bellissimo della signora Nicoletta Parisi che ha deciso di ospitare nei loculi della cappella di famiglia le esequie di due bambini vittime del naufragio, alla gara per solidarietà che anche a Botricello non è mancata.

E la politica, adesso, riparta da qui: dalle lacrime di quei pescatori che, alle 4 di domenica scorsa, hanno raccolto i primi corpi in mare.

Provando a salvare anche una sola vita umana. Gesti che fanno la differenza e valgono più di qualsiasi parola.


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