Maombi Vianney. Geova mi ha salvato

Maombi Vianney. Geova mi ha salvato

Interviste e storie di vita > Di fronte alle prove

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Sono nato in Congo. Io e la mia famiglia siamo dovuti fuggire perché c’era la guerra. Una cosa che non riesco a dimenticare è il rumore delle bombe e degli spari dietro di noi mentre scappavamo. E poi le persone che gridavano. Ogni giorno vivevamo con la paura che ci accadesse qualcosa. Potevamo morire da un momento all’altro. Io e mia mamma eravamo gli unici sopravvissuti della nostra famiglia. Ed è anche per questo che siamo andati via. Siamo dovuti andare in Ruanda. Sono cresciuto in un campo profughi e la vita lì non era per niente facile. La cosa più brutta era vedere le persone soffrire la fame. E poi, dato che non avevo un fratello maggiore che potesse difendermi, gli altri ragazzini mi picchiavano. Mi sentivo completamente indifeso. Nonostante tutta quella situazione così triste, sapevo che da qualche parte c’è un Dio che si interessa delle persone. E allora iniziai a pregare. Per avvicinarmi a lui cominciai a frequentare una chiesa cattolica. Un giorno, quando avevo 7 anni, vidi 2 donne, che poi venni a sapere erano testimoni di Geova. Rimasi colpito dal loro bellissimo sorriso. Notai che avevano la Bibbia in mano e mi diedero un volantino che parlava del Paradiso. Scoprire che c’è una speranza, una speranza per il futuro, che ci attende qualcosa di bello e che la vita ha uno scopo, beh, mi ha riempito il cuore di gioia. In seguito incontrai un bambino che aveva un libro dei Testimoni. Quando lo aprii notai un versetto, Esodo 20:4, e lì viene detto che non dobbiamo adorare altri dèi. Quando lessi quelle parole ero scioccato. Rimasi colpito ed ero anche molto deluso di me stesso, perché avevo capito che stavo facendo qualcosa di sbagliato. Non stavo adorando il vero Dio. Da quel momento in poi lasciai la Chiesa Cattolica e chiesi a Dio di aiutarmi a trovare i Testimoni di Geova, di aiutarmi a trovare una Sala del Regno. Quando finalmente andai all’adunanza, alla mia prima adunanza, l’unità che c’era nel popolo di Geova mi toccò il cuore. Alla fine tutti vennero ad abbracciarmi. Mi dimostrarono un affetto che non avevo mai visto prima. E poi la cosa più importante è che avevo imparato che Dio ha un nome, Geova. Il suo nome è speciale, e conoscerlo mi diede la forza e la gioia di cui avevo bisogno. Nell’esatto momento in cui ho cominciato a pregare Geova usando il suo nome, beh, proprio in quel momento, lui è diventato reale per me, come un fratello maggiore, anzi anche di più. Perché quando pregai Geova per la prima volta usando il suo nome, quel giorno tutti i ragazzini che mi picchiavano improvvisamente volevano essere miei amici, ed era il giorno dopo la mia prima adunanza. Era come se Geova avesse messo un muro tra me e i miei nemici. Geova era al mio fianco, mi proteggeva. E capii subito in quell’istante che era lui il mio Dio, e che non l’avrei lasciato per niente al mondo. L’avrei servito con tutto me stesso. Nel 2011 lasciammo il Ruanda e ci trasferimmo negli Stati Uniti. Chiesi a una signora se conosceva i Testimoni di Geova e lei mi disse che li conosceva. Così li contattò per me. E finalmente ero di nuovo con i miei fratelli e sorelle. Mi battezzati nel 2012. Adesso ero ufficialmente un testimone di Geova. Facevo parte del popolo di Geova. Nel periodo in cui mi battezzai arrivavano sempre più profughi negli Stati Uniti. Sapevo cosa avevano passato, sapevo quello che avevano vissuto perché lo avevo vissuto anch’io. Geova mi ha dato l’opportunità di confortare queste persone. Ero nelle tenebre e la vita era davvero difficile. Ma Geova ha fatto così tanto per me. È come se mi avesse tirato fuori da quelle tenebre dicendomi: “Figlio mio, vieni fuori”. Mi ha chiamato dalle tenebre alla luce. Quando servi Geova e confidi in lui, quando Geova diventa il tuo rifugio, allora vedi chi è veramente. 

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