Maniaci protagonisti

Maniaci protagonisti

Dalla paura di un influenza, adesso tutti in elmetto a combattere

Toni decisamente dannunziani e marinettiani. Arditismo e vittimismo. Lo chiamano europeismo, ma gli ingredienti sono gli stessi del vieto nazionalismo d’antan. La guerra (contro la Russia) come levatrice della vagheggiata e tradita patria europea. Qualcosa che già echeggiava nei risvolti del celebrato sogno spinelliano, nascosto sotto il velo della pace perpetua.

Il Serra si leva dall’amaca, per urlare: “Qui si fa l’Europa o si muore! Europa o muerte!”. (Un grido così forte che lui stesso s’è spaventato).

Il Gramellini che invita a non barattare la “libertà con la sicurezza”. 

Il Mieli, che già s’è imposto il sommo sacrificio: non mangerà mai più i pasticcini all’ambasciata americana. Si comincia con la dieta democratica, con questa sedizione da dessert.
Ma è lo Scurati,
l’antifascista, che dalle pagine di Repubblica imbraccia la lanterna e tira fuori il coniglio dal cilindro: idiozia fuori contesto, uguale a quella che si è sforzata di vedere nei nazi dell’Azov una nuova brigata partigiana. Scurati evoca la Resistenza, ma le sue brigate partigiane ricordano piuttosto gli Arditi della prima guerra o i Legionari di D’Annunzio, se non le camicie nere. Reparti autonomi o soldataglie parallele affiancate agli eserciti legali e armate di un’ideologia a priori. Formazioni paramilitari. E qui si vede un approdo naturale una volta imboccata la via dell’interventismo.

Il neoliberismo ha messo al centro l’individuo e i suoi desideri: di identità, autovalorizzazione e godimento personalizzati. Il pacifismo tradotto come consumismo. Il cittadino come consumatore sovrano. Impossibile radunare un esercito di coscritti

Manca drammaticamente la carne da macello. Non la mancanza di guerrieri, per quanto la questione demografica in paesi con figli unici abbia il suo peso, ma la carne disposta a farsi macellare.

Il partigiano è un irregolare che combatte per sé. In origine le bande partigiane si formano per scissione: sono sbandati e renitenti alla leva. Ogni lotta partigiana, come ogni rivoluzione di popolo autentica, parte sempre da una diserzione.

(*) La guerra nei paesi “civili” è concepibile solo come un’attività di polizia esercitata tramite specialisti professionali e garantita nel successo da una abissale disparità tecnologica. La soglia di tolleranza in termini di perdite umane (quelle di pertinenza, non quelle degli altri, i nemici, che possono morire a milioni…) è vieppiù bassa.

L’arruolamento obbligatorio, è finito con la guerra del Vietnam. I vietnamiti ebbero milioni di morti, ma tennero duro, mentre agli USA bastarono 58.000 caduti per togliere le tende. 

Gli americani, che pure sono un popolo guerriero nel quale il servizio militare gode sommo prestigio, non hanno mai più vinto una guerra una volta messo piede a terra e ingaggiato un confronto territoriale convenzionale. In Afghanistan hanno lasciato il campo a una torma di fanatici male armati e con gli infradito dopo una lunga occupazione costata solo 2.300 caduti…



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