Maldive: elezioni legislative dominate dal partito del presidente “filocinese” Muizzu
di Giulio ChinappiLo scorso 21 aprile si sono tenute le elezioni legislative delle isole Maldive, in un contesto di crescente rivalità tra India e Cina per l’influenza nell’arcipelago. Questo voto è stato attentamente monitorato da entrambe le potenze asiatiche, ma anche dalla comunità internazionale nel suo complesso, visto l’importante peso geopolitico ormai assunto da Pechino e Nuova Delhi. Le elezioni legislative sono infatti arrivate solamente pochi mesi dopo la storica elezione del candidato “filocinese” Mohamed Muizzu alla presidenza, che ha subito dato una svolta importante alla politica estera del suo governo, allentando i legami con lo storico alleato indiano.
“Chiunque ami la nostra nazione deve assicurarsi che la decisione che prenderà domani sia per garantire il futuro della nostra nazione“, ha detto il presidente Muizzu, leader del People’s National Congress (PNC), che prima di queste elezioni deteneva solamente tre seggi nel parlamento nazionale. “Il voto che esprimerete domani deve essere per la sovranità nazionale e per la protezione della nostra nazione“. Il capo dello Stato ha spiegato che il suo partito avrebbe avuto bisogno della maggioranza parlamentare per mettere in pratica alcune delle misure promesse, come l’espulsione dal Paese di 75 militari indiani di stanza nell’arcipelago.
Secondo i risultati pubblicati con oltre il 91% delle schede scrutinate, la formazione di Muizzu ha ottenuto una schiacciante vittoria, confermando la posizione del popolo maldiviano di dare fiducia al nuovo di capo di Stato ed alla sua politica di rottura con la tradizionale dipendenza dall’India, per rivolgersi alla Cina e ad altri nuovi partner internazionali. Il PNC ha infatti eletto ben 66 deputati, infliggendo una netta sconfitta al partito rivale, il Maldivian Democratic Party (MDP) dell’ex presidente Ibrahim Mohamed Solih (2018-2023), che invece passa da 65 a soli 12 rappresentanti. Il PNC potrà dunque contare su una schiacciante maggioranza assoluta, essendo l’emiciclo di Malé composto da 93 scranni.
Tra le formazioni minori, la Maldives Development Alliance ha confermato i suoi due seggi, mentre i due paritit islamisti moderati, lo Jumhooree Party ed il Maldives National Party, hanno eletto un deputato ciascuno. Il quadro del parlamento maldiviano viene completato da undici candidati eletti come indipendenti.
“Sebbene la Cina non abbia mai visto le elezioni parlamentari alle Maldive come una competizione geopolitica tra la Cina e altri Paesi, alcuni in India sono preoccupati per la cosiddetta posizione pro-Cina e anti-India dell’amministrazione Muizzu, vedendo le elezioni delle Maldive come un gioco a somma zero tra Cina e India“, si legge in un editoriale pubblicato dalla testata cinese Global Times. Secondo gli analisti cinesi, questo non si deve alla politica di Pechino, bensì alla concezione indiana di considerare le Maldive ed altri Paesi limitrofi come il proprio “cortile di casa”. “Adottando una mentalità di esclusione piuttosto che di cooperazione, l’India è sempre stata scettica nei confronti dei Paesi dell’Asia meridionale che sviluppano una cooperazione globale con altre potenze. Alcuni indiani vedono la normale cooperazione della Cina con le Maldive con una mentalità da guerra fredda, il che è malsano“, si legge nello stesso articolo.
“La scelta delle Maldive di liberarsi dal controllo dell’India e di diventare un Paese veramente indipendente ha inferto un duro colpo alla mentalità egemonica dell’India nell’Asia meridionale“, prosegue il testo. “In effetti, Muizzu ha vinto le elezioni presidenziali delle Maldive lo scorso anno in parte perché la pressione a lungo termine di Nuova Delhi e l’interferenza negli affari interni delle Maldive avevano suscitato un forte sentimento anti-indiano tra il popolo maldiviano“. La volontà del nuovo governo di cercare una partnership più stretta con la Cina e di espellere il contingente militare indiano dall’arcipelago va dunque letta nell’ambito di una politica estera indipendente, con la quale le Maldive non intendono passare dall’influenza indiana a quella cinese, ma affermarsi come protagoniste sullo scenario internazionale.
Negli ultimi anni, la cooperazione economica della Cina con le Maldive ha portato uno sviluppo significativo alle Maldive sotto vari aspetti. Ad esempio, il Ponte dell’Amicizia Cina-Maldive, progetto faro del boom infrastrutturale della Cina alle Maldive, è un simbolo della profonda amicizia tra i due Paesi e ha aiutato il popolo maldiviano a realizzare il suo sogno secolare. Al contrario, l’India ha adottato una politica aggressiva nei confronti dell’arcipelago, trattando il governo maldiviano come un proprio sottoposto e non come un partner con il quale sedersi al tavolo per trattare da pari a pari. “Quanto più il governo indiano cerca di consolidare la propria egemonia nell’Asia meridionale, tanto più crescerà il malcontento nei confronti dell’India nei confronti dei paesi vicini dell’Asia meridionale“, si legge sul Global Times.
Certamente, il risultato delle elezioni legislative maldiviane conferma il sentimento popolare ed il sostegno nei confronti del presidente Muizzu, che ora dispone di un parlamento saldamente controllato dal suo partito, mentre nei mesi precedenti aveva dovuto fronteggiare l’ostruzionismo dell’opposizione, che deteneva la maggioranza nell’organo legislativo. Questo permetterà a Muizzu di portare avanti le sue politiche in modo più celere ed efficace, e di rafforzare ulteriormente i legami con Pechino nell’interesse delle Maldive, senza per questo tagliare completamente le relazioni con l’India, ma affermandosi come governo effettivamente indipendente nei confronti di Nuova Delhi.
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