Louise Blanton. Con Geova, possiamo farcela

Louise Blanton. Con Geova, possiamo farcela

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La mia famiglia cominciò a studiare con i Testimoni di Geova nel New Jersey. I miei genitori hanno sempre cercato di farci apprezzare non solo i princìpi della Bibbia ma anche i personaggi biblici che potevano essere per noi un esempio da imitare. Questo ci aiutò a capire che Geova ama non solo gli adulti che fanno parte del suo popolo ma anche tutti i bambini che lo servono. Quando andavamo in servizio era ormai diventata una cosa normale che la polizia venisse e ci portasse via. Se non riuscivano a trovare i genitori, mettevano i bambini in carcere, sapendo che prima o poi i genitori sarebbero venuti a cercare i loro figli. La polizia usava delle tattiche per spaventarci. Spesso ci dicevano: “Ci sono dei ratti nella cella. Siete proprio sicuri che volete finire lì?” Facevano di tutto per terrorizzarci, per fare in modo che dicessimo loro dove erano i nostri genitori. Ci rinchiudevano in una cella, e per mantenere forte la nostra fede ci mettevamo a cantare. A quel tempo non avevamo ancora i cantici e così ce li inventavamo noi, e questo ci aiutava a rimanere concentrati sul motivo per cui eravamo lì. A 18 anni ricevetti un incarico di servizio e i miei genitori erano d’accordo che lo accettassi. In quegli anni, a causa della questione razziale nel sud degli Stati Uniti, beh, in molte zone da quelle parti non c’erano Sale del Regno dove per legge i neri potessero riunirsi. Quindi, se eri disponibile e accettavi l’incarico, l’organizzazione di solito ti mandava a servire lì, nel sud. Entrambi i miei genitori erano del sud, così mi raccontarono com’era la vita là in modo da prepararmi a quello che avrei visto e vissuto una volta arrivata nel sud. Fui assegnata a servire come pioniera ad Andalusia, nello stato dell’Alabama. Da quelle parti le questioni razziali che riguardavano l’integrazione e la segregazione erano molto sentite. La situazione era difficile e io sarei andata a vivere proprio lì. Devo dire che ero molto preoccupata, perché mi chiedevo se avrei avuto la forza per predicare in quelle circostanze. C’era molto da fare nella predicazione. In quelle zone c’erano molte persone che non conoscevano i Testimoni di Geova e che erano interessate ad ascoltare il messaggio che portavamo. Quindi avevamo tanti bei risultati nel ministero. C’erano fratelli maturi e anche molto disponibili che Geova stava usando per... ...per aiutare il suo popolo a ricordare che, a prescindere dal colore, tutti potevano servirlo, amarlo e fare la sua volontà. Dovevamo concentrarci su quello che ci dicevano quei fratelli, sui consigli che ci davano, per affrontare al meglio la situazione. Per esempio ci dicevano: “Lo scopo del Ku Klux Klan è quello di creare terrore. Pensano che se riescono a spaventarti te ne andrai via”. Satana ha sempre cercato dei modi per far leva sulla paura. E se veniva qualcuno a intimorirci, noi non cedevamo. Se stavamo predicando per strada, noi rimanevamo lì. Ovviamente queste persone non se ne andavano senza prima averci insultato, ma noi rimanevamo lì. Se ripenso a quando ero ragazza, se ripenso a tutte le scelte che ho fatto per servire Geova, non ho proprio alcun rimpianto. Ho sempre visto le ricompense di Geova. Lui è felice di usarti se ti rendi disponibile. Geova è sempre lì, pronto ad aiutarti e a sostenerti. Non c’è dubbio che Geova guida la sua organizzazione, e quando la spinge a fare qualcosa il suo aiuto è più che evidente. Se riceviamo un incarico che pensiamo sia troppo difficile per noi o se pensiamo di non esserne all’altezza, dobbiamo confidare in Geova, perché con Geova possiamo farcela.

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