“Lo spirito stesso attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rom. 8:16)

“Lo spirito stesso attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rom. 8:16)

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Stephen Lett, Commemorazione 2021

Benvenuti a tutti! Con noi c’è il fratello Robert Luccioni, un assistente del Comitato Editoriale, che ci leggerà la scrittura del giorno. 

Oggi è sabato 27 marzo. Il commento è preso da Romani 8:16: “Lo spirito stesso attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio”. 

Ti ringraziamo, Robert. Per me è un grande piacere dare il benvenuto a ognuno di voi, fratelli e sorelle in tutto il mondo, a questa adorazione mattutina. Questo è un giorno davvero speciale per tutti noi! Secondo l’antico calendario ebraico, questa sera dopo il tramonto inizierà quello che allora era il 14 nisan. Questo sarà il 1.988° anniversario del giorno in cui Gesù offrì la sua vita per noi. Il 14 nisan del 33 E.V., in armonia con la volontà di Geova, Gesù fu disposto a cedere la sua vita perfetta in sacrificio. Fece questo per riscattare l’umanità dal peccato di Adamo, l’uomo da cui tutti discendiamo. Probabilmente tutti conosciamo quello che accadde ad Adamo ed Eva, la prima coppia vissuta sulla terra. Il proposito di Geova, quando creò Adamo, era che vivesse per sempre. Era questa la volontà di Geova. Geova fu molto chiaro con Adamo. Gli spiegò chiaramente che avrebbe potuto vivere per sempre solo se fosse rimasto ubbidiente. C’era solo una regola per niente complicata, facile da seguire, con cui dimostrare la sua ubbidienza: “Non mangiare da quell’albero del giardino”. Purtroppo sappiamo tutti com’è andata. Eva, istigata da una creatura spirituale ribelle, Satana il Diavolo, mangiò il frutto di quell’albero, e quando l’offrì ad Adamo lui stupidamente non riuscì a dire di no e fece lo stesso. Avendo disubbidito a Dio, Adamo perse la possibilità di vivere per sempre. E questo come ha influito su di noi? Per rispondere prendete insieme a me Romani capitolo 5. Leggeremo il versetto 12: “Ecco perché, come per mezzo di un solo uomo [Adamo] il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si è estesa a tutti gli uomini perché tutti hanno peccato...” È stato Adamo con il suo peccato a far entrare la morte, non è stato Geova. E proprio come un grave difetto genetico può essere trasmesso ai discendenti, quando Adamo ed Eva ebbero dei figli trasmisero loro la condanna a morte. Ma avete notato i punti di sospensione alla fine del versetto 12 che abbiamo appena letto? Perché ci sono? Perché Paolo, scrivendo, non completò la frase, la lasciò sospesa. In greco quando si introduce una similitudine con un “come” ci si aspetta una seconda parte introdotta da “così anche”, che completi il pensiero. E Paolo stava scrivendo in greco. Al versetto 12 spiega chiaramente di chi è la colpa se moriamo: “Come per mezzo di un solo uomo [...] la morte si è estesa a tutti”. Ma non spiega quale sarà la soluzione, lascia la frase in sospeso. Però al versetto 19, usando la stessa struttura grammaticale, Paolo conclude il pensiero con un “così anche”, completando la frase lasciata in sospeso al versetto 12. Leggiamo il versetto 19: “Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo molti saranno costituiti giusti”. In questo versetto si sta parlando di Gesù, è lui la soluzione al problema. Grazie al fatto che ha ceduto la sua vita per noi, ora possiamo avere la speranza di vivere per sempre. Alcuni hanno la speranza di vivere per sempre in cielo, ma la maggioranza ha la speranza di vivere per sempre come persone perfette su una terra trasformata in un paradiso. Dopotutto, era questo quello che Geova aveva in mente per la terra, non è vero? E qualunque cosa Geova inizi la porta a termine. Comunque, il nostro versetto di oggi, Romani 8:16, si riferisce a coloro che hanno la speranza di vivere per sempre in cielo e che serviranno insieme a Cristo nel suo Regno messianico. Rileggiamo insieme Romani 8:16: “Lo spirito stesso attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio”. Ma come fa lo spirito di Dio ad attestare o a rendere chiaro a una persona che è stata unta per regnare in cielo? Per la risposta facciamoci aiutare dal libro degli Atti. Innanzitutto date un’occhiata al capitolo 1 ai versetti 4 e 5. Lì si legge della circostanza in cui Gesù apparve ai suoi discepoli alcuni giorni dopo essere stato risuscitato e disse loro di restare a Gerusalemme e attendere un regalo speciale, lo spirito santo. Beh, proprio come aveva detto Gesù, alcuni giorni dopo, alla Pentecoste, fu versato lo spirito santo. In quell’occasione 120 discepoli si erano riuniti in una stanza superiore e tutti loro furono unti con lo spirito santo. Quello fu un evento spettacolare! Leggiamo cosa accadde in Atti capitolo 2, iniziamo dal versetto 2. Qui si dice: “All’improvviso si sentì dal cielo un rumore come quello di una forte raffica di vento, e riempì tutta la casa in cui erano seduti. Apparvero loro lingue come di fuoco che si distribuirono, posandosi una su ciascuno di loro. Furono tutti pieni di spirito santo e cominciarono a parlare lingue diverse, come lo spirito permetteva loro di esprimersi”. Questi 120 discepoli furono i primi ad essere unti con lo spirito santo e ricevere la speranza di regnare con Gesù in cielo. Quei cristiani non si sarebbero mai dimenticati quel momento. Erano stati unti e questo lo avevano chiaro in mente. Lo spirito di Dio lo aveva reso evidente. Ma dopo quell’occasione speciale cosa sarebbe successo? Tutti quelli scelti per regnare con Cristo in cielo avrebbero avuto una manifestazione miracolosa come quei 120 discepoli? La risposta è no. Per capire questo punto leggiamo i versetti 37 e 38 del capitolo 2 di Atti, che descrivono quello che accadde a migliaia di discepoli unti con lo spirito santo poco più tardi, quello stesso giorno di Pentecoste. Atti 2:37, 38: “A quelle parole si sentirono trafiggere il cuore, e dissero a Pietro e al resto degli apostoli: ‘Uomini, fratelli, che dobbiamo fare?’ Pietro disse loro: ‘Pentitevi, e ognuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei propri peccati; allora riceverete il gratuito dono dello spirito santo’”. Come capiamo dal versetto 41, furono circa 3.000 i discepoli che si battezzarono. Ma avete notato che, anche se furono unti dallo spirito santo dopo il loro battesimo, non ci fu una manifestazione spettacolare come quella che avevano vissuto i 120 discepoli che erano stati unti poco prima quello stesso giorno? Questo fa sorgere un’altra domanda. Il racconto che abbiamo appena letto indica forse che una persona viene unta con lo spirito di Dio il giorno in cui si battezza? Di nuovo la risposta è no. Per capire perché, prendiamo insieme Atti capitolo 8 e soffermiamoci su un racconto interessante che inizia al versetto 14: “Quando a Gerusalemme gli apostoli seppero che Samaria aveva accettato la parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni; questi andarono e pregarono per loro, perché ricevessero lo spirito santo. Infatti non era ancora sceso su nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora Pietro e Giovanni posero su di loro le mani, e quelli ricevettero lo spirito santo”. Da quello che abbiamo letto, capiamo che i discepoli di Samaria furono unti con lo spirito solo qualche tempo dopo il loro battesimo. E questo è quello che accade anche oggi. Quando è il momento, lo spirito di Geova attesta a una persona che è stata unta, ma questo accade qualche tempo dopo il suo battesimo e solo dopo che ha avuto modo di dimostrare di essere fedele a Geova. Ma forse vi chiedete: “Come fa una persona a essere sicura di avere ricevuto la chiamata celeste?” Prendete per favore 1 Giovanni capitolo 2, ci aiuterà a trovare la risposta. 1 Giovanni 2:20 dice: “Voi, comunque, avete un’unzione da colui che è santo, e avete tutti conoscenza”. Chi è unto ha conoscenza, sa con certezza di essere stato unto. Guardate ora il versetto 27: “Per quanto riguarda voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi, perciò non avete bisogno che qualcuno vi insegni: è l’unzione che viene da lui a insegnarvi ogni cosa, ed è vera e non mente”. Quindi agli unti non serve una conferma per sapere che sono stati unti. La loro unzione è certa, ne sono sicuri, non hanno alcun dubbio. Dopo tutto, lo spirito santo è la forza più potente di tutto l’universo. Con questo spirito Geova ha creato il sole, la luna, le stelle, ha creato ogni essere vivente in cielo e sulla terra. E si è servito dello spirito anche per trasmettere il suo messaggio agli scrittori della Bibbia. In effetti, Geova è l’eccellenza in quanto a comunicazione, comunica in modo perfetto. Quindi se il suo potente spirito attesta qualcosa a una persona, il messaggio che trasmetterà non sarà “forse sei stato chiamato alla vita in cielo”. Di sicuro non lascerà la persona nel dubbio, nell’incertezza. Assolutamente no. Trasmetterà il messaggio in modo chiaro, inequivocabile, senza lasciare alcun dubbio nel cuore e nella mente della persona. Quindi, se qualcuno ha qualche dubbio e si chiede: “Sono stato unto oppure no?” La risposta è ovvia, vero? Non è stato unto. E per quei milioni di persone la cui speranza non è cambiata, a cui lo spirito non ha trasmesso la speranza celeste? Hanno la gloriosa speranza di vivere come Geova aveva stabilito per l’umanità, prima che ci fosse il bisogno che degli esseri umani regnassero in cielo. Hanno la speranza di vivere per sempre in un paradiso sulla terra. Infatti, qualche versetto dopo il nostro versetto di oggi, in Romani 8:21, si dice riguardo alla creazione umana: “La creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”. Quindi, sia che speriamo di vivere in cielo o di vivere sulla terra, tutti noi che serviamo Geova in ogni parte del mondo non vediamo l’ora che si realizzi la nostra meravigliosa speranza di vivere per sempre. E quando più tardi, questa sera dopo il tramonto, saremo tutti riuniti per celebrare la Cena del Signore, commemoreremo, o ricorderemo, i 2 più grandi atti di amore che siano mai stati compiuti e che rendono possibile la nostra meravigliosa speranza. 

Ora chiediamo al fratello Robert Luccioni di leggere il commento della Torre di Guardia alla scrittura del giorno di oggi. 

“Come fa una persona a sapere se ha ricevuto la chiamata celeste? La risposta è evidente da ciò che l’apostolo Paolo scrisse ai fratelli di Roma, che erano stati ‘chiamati a essere santi’. Oltre alle parole della scrittura di oggi, disse: ‘Voi non avete ricevuto uno spirito di schiavitù che vi faccia ricadere nella paura, ma uno spirito di adozione come figli, che ci spinge a gridare: “Abba, Padre!”’ Quindi, per mezzo del suo spirito santo, Dio rende chiaro a chi è unto che ha la chiamata celeste. Geova non lascia spazio a dubbi nel cuore e nella mente di chi riceve l’invito ad andare in cielo. I cristiani unti non hanno bisogno che qualcuno confermi loro che sono stati davvero unti”. 

Grazie per la lettura, Robert. E ora proseguiamo con il programma e seguiamo la lettura della Bibbia per la Commemorazione. Leggeremo in Luca 22 e Marco 14 quello che accadde il 13 nisan, e poi dalla seconda parte del capitolo 22 di Luca, vedremo cosa accadde dopo il tramonto quando iniziò il 14 nisan. Per agevolarci di volta in volta saranno mostrati sullo schermo quali versetti verranno letti. 

Arrivò dunque il giorno dei Pani Azzimi, in cui si doveva offrire il sacrificio pasquale. Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo: “Andate a prepararci la Pasqua, così che possiamo mangiarla”. Loro gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo?” Lui rispose: “Quando entrerete in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa in cui entrerà e dite al padrone di casa: ‘Il Maestro ti chiede: “Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”’ Lui vi mostrerà una grande stanza ammobiliata al piano di sopra. Lì preparate”. Così andarono e trovarono tutto proprio come aveva detto, e prepararono la Pasqua. Ora il primo giorno dei Pani Azzimi, quando si offriva il sacrificio pasquale, i suoi discepoli gli chiesero: “Dove vuoi che andiamo a preparare la Pasqua, così che tu possa mangiarla?” Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: “Andate in città; vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo e, dovunque entri, dite al padrone di casa: ‘Il Maestro chiede: “Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”’ Lui vi mostrerà una grande stanza al piano di sopra, ammobiliata e pronta. Lì preparate per noi”. I discepoli andarono; entrati in città, trovarono tutto proprio come Gesù aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 

Quando venne l’ora, Gesù si mise a tavola insieme agli apostoli e disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare con voi questa Pasqua prima di soffrire, perché vi dico che non la mangerò più finché non si adempirà nel Regno di Dio”. Poi, dopo che gli fu passato un calice, rese grazie a Dio e disse: “Prendetelo e fatelo passare fra voi, perché, vi dico, d’ora in poi non berrò più il prodotto della vite finché non verrà il Regno di Dio”. Quindi prese un pane e, dopo aver reso grazie a Dio, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Questo rappresenta il mio corpo, che dev’essere dato in vostro favore. Continuate a far questo in mio ricordo”. Fece lo stesso con il calice alla conclusione della cena, dicendo: “Questo calice rappresenta il nuovo patto basato sul mio sangue, che dev’essere versato in vostro favore. “Ma ecco, il mio traditore tiene la mano su questa stessa tavola, con me. Certo, il Figlio dell’uomo se ne va come è stabilito, ma guai a quell’uomo per mezzo del quale viene tradito!” Così cominciarono a chiedersi l’un l’altro chi di loro stesse davvero per far questo. Nacque poi fra gli apostoli un’accesa discussione su chi fra loro dovesse essere considerato il più grande. Ma Gesù disse loro: “I re delle nazioni le dominano, e quelli che hanno autorità su di esse vengono chiamati benefattori. Voi, però, non dovete essere così. Al contrario, chi fra voi è il più grande diventi come il più giovane, e chi è a capo sia come chi serve. Chi è infatti più grande tra colui che sta a tavola e colui che serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. “Comunque, voi siete quelli che sono rimasti con me nelle mie prove; e come il Padre mio ha fatto un patto con me, io faccio un patto con voi per un regno, perché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio Regno e sediate su troni per giudicare le 12 tribù d’Israele. “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di avervi per vagliarvi come il grano. Ma io ho supplicato Dio in tuo favore perché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai tornato, rafforza i tuoi fratelli”. Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare sia in prigione che incontro alla morte”. Ma Gesù replicò: “Io ti dico, Pietro, che oggi il gallo non canterà finché non avrai negato tre volte di conoscermi”. Poi disse loro: “Quando vi ho mandato senza borsa per il denaro né bisaccia per il cibo né sandali, vi è mancato qualcosa?” Risposero: “Niente!” Allora continuò: “Ma ora chi ha una borsa per il denaro la prenda, e così pure chi ha una bisaccia per il cibo; e chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una. Vi dico infatti che in me deve adempiersi ciò che è scritto: ‘È stato annoverato tra i malfattori’. E in effetti queste parole che mi riguardano stanno per adempiersi”. E loro dissero: “Signore, ecco due spade”. Lui rispose: “È sufficiente”. Poi uscì e, com’era sua abitudine, andò sul Monte degli Ulivi, e i discepoli lo seguirono. Quando arrivò sul posto, disse loro: “Pregate per non cadere in tentazione”. Dopodiché si allontanò circa di un tiro di sasso, si inginocchiò e cominciò a pregare, dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia sia fatta non la mia volontà, ma la tua”. Allora dal cielo gli apparve un angelo che lo rafforzò. Ma la sofferenza era tale che Gesù continuò a pregare ancor più intensamente; e il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano a terra. Dopo aver pregato, Gesù si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati, sfiniti dallo sconforto. Disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate per non cadere in tentazione”. Stava ancora parlando, quand’ecco che arrivò una folla; la guidava colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, il quale si avvicinò a Gesù per baciarlo. Ma Gesù gli disse: “Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?” Quando videro cosa stava per succedere, quelli intorno a lui chiesero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?” Uno di loro addirittura colpì lo schiavo del sommo sacerdote, staccandogli l’orecchio destro. Ma Gesù a sua volta disse: “Basta così!” Poi toccò l’orecchio dello schiavo e lo guarì. Dopodiché, rivolgendosi ai capi sacerdoti, ai capitani del tempio e agli anziani che erano andati lì per lui, Gesù disse: “Siete venuti con spade e bastoni come se fossi un ladro? Finché sono stato con voi nel tempio, giorno dopo giorno, non avete messo le mani su di me. Ma questa è la vostra ora, è l’ora in cui regnano le tenebre”. Quindi lo arrestarono e lo condussero via. Lo portarono a casa del sommo sacerdote, mentre Pietro li seguiva a una certa distanza. Quando alcuni accesero un fuoco in mezzo al cortile e si misero a sedere tutti insieme, Pietro si sedette fra loro. Una serva lo vide lì seduto alla luce del fuoco, lo guardò attentamente e disse: “Anche quest’uomo era con lui!” Ma Pietro negò, dicendo: “Io non lo conosco, donna”. Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei uno di loro”. Ma Pietro rispose: “Uomo, non è vero!” Trascorsa circa un’ora, un altro ancora cominciò a ripetere con insistenza: “Di sicuro anche quest’uomo era con lui: infatti è galileo!” Ma Pietro disse: “Uomo, non so di cosa stai parlando”. In quello stesso istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. E il Signore si voltò e guardò Pietro; e Pietro si ricordò di quello che il Signore gli aveva detto: “Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. Allora uscì e pianse amaramente. Intanto gli uomini che avevano Gesù in custodia lo deridevano e lo picchiavano. Dopo avergli coperto il volto, gli chiedevano: “Profetizza! Chi ti ha colpito?” E dicevano contro di lui molte altre cose blasfeme. 

Per me è stato un piacere immenso poter parlare a tutti voi, milioni di cari fratelli e sorelle nel mondo. Siete le pecore di Geova, siete molto preziosi e sappiate che vi vogliamo davvero molto, molto bene. Geova sarà con tutti noi questa sera quando ci riuniremo di persona, dove possibile, o dalle nostre case. Saremo comunque tutti uniti nel celebrare l’evento più importante dell’anno, la Commemorazione della morte di Cristo, un regalo dal valore inestimabile da parte del nostro Padre celeste, Geova. 

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