"Liz e l'uccellino azzurro" di Naoko Yamada

"Liz e l'uccellino azzurro" di Naoko Yamada

SSSS. Danielinon

Kumiko Oumae è una ragazza fortemente legata, nel bene quanto nel male, alla musica. In particolare, Kumiko, è legata all'eufonio; strumento che ha suonato dalle elementari fino alla fine delle medie, perdendo progressivamente l'amore per quest'ultimo fino a una dolorosa sconfitta subita durante una competizione scolastica, fonte di enorme delusione anche per la sua compagna e amica Kousaki Reina.

Durante la primavera, però, visitando la banda delle superiori, la convinzione di Kumiko di abbandonare lo strumento viene messa in forte discussione tanto da nuove amicizie quanto dal ritrovo con proprio quella Reina rimasta tanto scottata dalla sconfitta delle medie.

Queste sono, a grandi linee, le premesse di "Hibike! Euphonium", anime del 2015 realizzato da Kyoto Animation e diretto da Tatsuya Ishihara, che è riuscito, col passare degli anni, a crearsi una grande schiera di appassionati.

Oggi, però, non sono qui per parlare della serie, ma di "Liz e l'uccellino azzurro", film spin-off del 2018 scritto da Reiko Yoshida, diretto da Naoko Yamada, figura non nuova al franchise, essendo stata tra i series director della serie animata (accoppiata conosciuta e apprezzata per opere del calibro di "Tamako -love story-", "La forma della voce", "K-ON!" o "The Heike Story"), col character design di Futoshi Nishiya e la colonna sonora di Kensuke Ushio e Akito Matsuda (responsabile del pezzo dedicato alla fiaba di Liz e l'uccellino azzurro);

un film semplice quanto potente, che non teme di distaccarsi sotto tantissimi aspetti dal suo franchise di riferimento per mettere in scena un'intima danza tra le due protagoniste.


"Liz e l'uccellino azzurro" è una storia semplice, una storia di incomunicabilità tra due ragazze agli antipodi: Nozomi, sempre apparentemente allegra, socievole con tutti, ma ancora indecisa se vedere la musica come il suo futuro o come semplice passatempo, e Mizore, una ragazza timida, impacciata, introversa, a tratti incomprensibile e che prova un profondo – a tratti quasi eccessivo – affetto per Nozomi, che, dopo aver temuto di perdere in passato, rincorre nel terrore di rischiare di perderla di nuovo.

Due ragazze che, attraverso il brano che dovranno suonare, chiamato (come la fiaba alla quale da vita) "Liz e l'uccellino azzurro", rivedranno loro stesse e il loro rapporto, seppur, con l'avanzare della pellicola, dubiteranno sempre di più delle parti che pensavano le rappresentassero.

Volendo sintetizzare si può dire, senza troppi problemi, che la storia di "Liz" è, dunque, estremamente semplice, ma a renderla unica è l'enorme consapevolezza del linguaggio che utilizza.

Il film, infatti, è un esperienza sensoriale unica, in grado di far risaltare ognuna delle possibilità che un'opera animata è in grado di offrire, partendo dall'incredibile delicatezza registica di Naoko Yamada, che, ancora una volta, riconferma il suo enorme tatto e la sua capacità nel trattare l'incomunicabilità umana e l'esprimere se stessi e le proprie emozioni e sensazioni, passando per la colossale colonna sonora di Kensuke Ushio, che se qui più che mai riconferma la sua capacità di creare colonne sonore indimenticabili con appena una manciata di note, andando a rendere gli elementi di sound design del film, come passi, oggetti che vengono spostati e via dicendo parte integrante della stessa (senza nemmeno parlare delle imponenti tracce orchestrali composte da Akito Matsuda per il brano di "Liz"), passando per l'enorme cura nella fotografia, nell'art direction e nelle ambientazioni del film, alternate tra le malinconiche e onnipresenti, nei segmenti slice of life, aule scolastiche, a sottolineare il punto di vista di Mizore secondo cui non esiste un mondo al di fuori di quello che lei e Nozomi condividono, e le fiabesche ambientazioni e atmosfere proposte durante la messa in scena della storia di Liz, concludendo, ovviamente, con la grande cura nell'animazione riposta in ogni scena ( per cui è necessario citare almeno il volo dell'uccellino azzurro rappresentato dipingendone metà in acquerello su un foglio, per poi piegarlo e ottenere la seconda metà, in modo da dare l'impressione del volo ), ognuno di questi elementi è legato a doppio filo agli altri, creando un'esperienza sensoriale dalla potenza rara.

Risultandomi impossibile parlare nello specifico di una singola sequenza senza fare spoiler evidenzierò la parte di post contenente questi ultimi, in modo da permettere di riprendere la lettura giungendo direttamente alle conclusioni




SPOILER

Una delle sequenze che, a mio modo di vedere, meglio rappresentano tutto ciò che penso del film, è la decisiva dichiarazione delle due ragazze successiva all'assolo di Mizore, che, nel tentativo di esprimere, finalmente, tutto ciò che prova, decide di fare con Nozomi l'abbraccio del "mi piaci tanto" (gioco consistente nell'abbracciarsi dicendo tutto ciò che si apprezza dell'altro), questa scena, già avvalorata dal modo teso e impacciato con cui Mizore abbraccia Nozomi, messo in contrapposizione all'abbraccio più tranquillo e delicato della seconda, esplode definitivamente con l'inizio della "dichiarazione", dove Mizore inizia a elencare tutto ciò che ama di Nozomi, che, però, spalancando gli occhi, lascia intendere come stia aspettando una determinata frase, apparentemente destinata a non arrivare, a quel punto, dopo l'enorme dichiarazione di Mizore, Nozomi risponde con un secco "Mi piace il tuo oboe", affermazione che, però, non viene seguita da niente.

Durante tutta quella sequenza Nozomi è desolata all'idea di non essere mai, in realtà, stata in grado di tenere testa all'immensa capacità musicale di Mizore, e che, nonostante le dicesse sempre di dare il meglio di se, era in realtà il principale motivo per cui fosse costretta a contenersi come un uccellino in gabbia.

A quel punto l'unica cosa in grado di ribaltare un minimo la sua situazione emotiva pensa sia un apprezzamento di Mizore stessa verso le sue abilità musicali.

È per questo che, durante tutto l'abbraccio, Nozomi aspetta unicamente un "Mi piace il tuo flauto", affermazione che, però, non arriverà neppure dopo la contro-risposta di Nozomi, portandola, dopo aver accettato la sua realtà, a lasciarsi andare a lunga quanto triste risata, che chiude una delle sequenze più emotivamente potenti che mi sia mai capitato di vedere

Clicca qui per vedere la sequenza.

FINE SPOILER




Volendo concludere questo post, dunque, "Liz e l'uccellino azzurro" è una delle opere che più mi è capitato di amare, ogni singolo dettaglio, dal tremolio degli occhi, alle imperfezioni degli stessi dovute dalle lacrime, passando per il modo con cui ogni personaggio cammina, influenzando sound design e colonna sonora, non fa altro che enfatizzare le emozioni che gli stessi stanno provando, evidenziando l'immensa cura e delicatezza di chiunque abbia lavorato a quella che, a mio modo di vedere, è forse l'opera più "viva" che mi sia mai capitato di approcciare, un capolavoro che ha fatto breccia dentro di me e, ancora oggi dopo anni, dubito fortemente se ne andrà mai.

Songbirds degli Homecomings, tema principale del film

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