L’isola di Giovanni

L’isola di Giovanni

Drogadiere


Trama: 

I fratelli Junpei e Kanta vivono a Shikotan, una piccola isola di pescatori al largo della costa dell'Hokkaido occupata dall’Unione Sovietica al termine della Seconda Guerra Mondiale. I due bambini prendono il nome da Giovanni e Campanella, i protagonisti del libro preferito della loro defunta madre ossia “Una notte sul treno della Via Lattea”. Successivamente alla sconfitta del Giappone le forze sovietiche arrivarono con le loro famiglie per stabilirsi sull'isola. Junpei incontra Tanya, la figlia del comandante russo, e nonostante la barriera linguistica e la crescente tensione, i ragazzi stringono presto un improbabile legame.


Perché dovreste vedere “L’isola di Giovanni”

Lo sceneggiatore Shigemichi Sugita prende come soggetto un avvenimento storico poco noto soprattutto agli occidentali: l’occupazione dell’URSS delle isole Curili e la drammatica deportazione dei loro abitanti. Questa vicenda ci mostra attraverso gli occhi dei bambini protagonisti gli effetti devastanti che la resa annunciata dall'imperatore Hirohito ebbe sugli abitanti di Shikotan.

Oltre al particolare contesto storico è fondamentale sottolineare che il film trae ispirazione fin dal titolo l’opera di Kenji Miyazawa “Una notte sul treno della Via Lattea”, non solo come richiamo ai nomi dei due fratelli protagonisti, ma ne fa bandiera per tutto il film riprendendo dalla storia del ’34 tutta la profonda fede buddhista “Nichiren” di Miyazawa, a differenza della propaganda bellica giapponese che aveva strumentalizzato quest’opera con il fine di esaltare il sacrificio per la patria e la glorificazione della guerra. 



Tematiche e messaggi

Il film attingendo da capolavori precedenti riesce benissimo nel rappresentare gli orrori della guerra anche senza mostrarla mai perché, come ai tempi fecero “Una tomba per le lucciole” del maestro Isao Takahata e “Gen di Hiroshima”, ci fa capire come sofferenza e dolore non si trovano solo sui campi di battaglia. Ne L’isola di Giovanni vediamo in particolare la reazione e lo scontro successivi alla fine della guerra: situazioni come il cibo razionato, le barche dei pescatori distrutte, le abitazioni che vengono occupate e i severi controlli che diventano il pane quotidiano degli isolani.

A fare da contraltare al forte contrasto tra civiltà e culture diverse troviamo un incontro tra i bambini delle classi elementari, russa e giapponese. I bambini stringono legami, interessandosi e comprendendosi l’uno con l’altro. In particolare, Junpei avrà anche la possibilità di rivivere una sorta di focolare famigliare insieme alla famiglia di Tanya. Proprio la famiglia è un altro dei temi principe della pellicola, durante lo svolgimento della storia vedremo i protagonisti affrontare mille peripezie alla ricerca della sua ricongiunzione.

Il legame di ogni persona alla propria terra è sviluppato nell’opera e rappresentato in particolare dalla figura dell’anziano nonno, che si sente appartenere all’Isola e come tale non la abbandonerà mai a costo della vita, neppure quando tutti gli altri sono costretti a farlo.

L’Isola di Giovanni è un film che vuole mostrare la forza dell’appartenenza di ogni essere umano alla Terra, senza confini e nazionalismi. L'opera è dalla parte delle vittime di ogni guerra, perché, per citare la filosofia di Miyazawa, tutti gli uomini abitano sotto lo stesso cielo e non ci sono uomini con cieli diversi.


Tanya e Junpei


Lato tecnico

Senza mezzi termini questo film è un gioiello artistico sotto tutti i punti di vista a partire da una direzione artistica meravigliosa e un character design dell’ormai noto Nobutake Ito perfetto per il tipo di storia narrata. Anche lo staff di animatori è d’eccezione tra le sue fila spiccano i celebri Shinya Ohira a Mitsuo Iso solo per citarne alcuni. Il regista Nishikubo è coadiuvato da talentuosi storyboarder, tra cui Ito stesso, e riesce a mettere in scena questa storia con immagini sempre interessanti sia per color design, fotografia, coreografia o scelte registiche. 

Nobutake Ito
Shinya Ohira

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