L'intervista del viceministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergey Vershinin, al quotidiano "La Repubblica"

L'intervista del viceministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergey Vershinin, al quotidiano "La Repubblica"

Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

❓ La Russia si sta riscaldando 2,5 volte più velocemente del pianeta. I cambiamenti climatici nell'immediato sembrano avere avuto effetti positivi: lo scioglimento del permafrost e dei ghiacci ha reso coltivabili terreni prima inutilizzabili e aperto rotte nell’Artico. Alla lunga però l'impatto potrebbe essere devastante. La Federazione Russa come sta scongiurando il rischio di cedere alla tentazione di concentrarsi sui profitti a breve termine invece che sulla sostenibilità a lungo termine?

💬 Riconosciamo l’importanza di garantire la sostenibilità ambientale nel lungo termine. Tuttavia, non siamo d’accordo con l’affermazione secondo la quale il nostro Paese beneficerebbe dello scioglimento del permafrost. Se si osserva il problema da un punto di vista più ampio, la questione non è così semplice.

A causa degli effetti del cambiamento climatico, diverse aree del nostro Paese (il 50% della loro popolazione e il 70% della loro produzione agricola) rischiano di avere dei problemi. Quasi 100 milioni di ettari di terreno sono quindi soggetti al rischio di degradazione del suolo e di progressiva desertificazione.

La messa a punto di infrastrutture logistiche nell’Artico permetterebbe di ottenere una significativa riduzione delle emissioni in virtù di una minore estensione delle rotte commerciali. Noi abbiamo sottolineato più volte l’importanza della Rotta marittima artica come via per il trasporto di merci tra Asia ed Europa in grado di garantire emissioni inferiori rispetto alle rotte tradizionali. Ma purtroppo, i Paesi occidentali questi vantaggi non li vogliono vedere.

❓ In vista della Cop28 di Dubai, non si è trovato un sostegno unanime all'accordo su una “eliminazione graduale” dei combustibili fossili. L'intesa è caldeggiata dalla Ue, ma osteggiata da Russia, Cina e Arabia Saudita. Perché vi opponete?

💬 La linea dell’UE improntata al voler imporre l’abbandono dei combustibili fossili comporta il rischio di far sprofondare nella povertà quasi 100 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo. In molti, anche in una prospettiva di medio termine, non hanno un’alternativa ai combustibili fossili quando si tratta di assicurare la crescita economica e il benessere della popolazione.

Un maggiore impegno, soprattutto da parte dell’Occidente, nella mobilitazione di aiuti finanziari finalizzati al raggiungimento degli obiettivi climatici e nel trasferimento di tecnologie costituisce la chiave per catalizzare azioni concrete nell’ottica della riduzione delle emissioni e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. I Paesi sviluppati non adempiono del tutto ai loro obblighi di donatori.

In questo noi vediamo, tra le altre cose, un loro tentativo di consolidare la propria superiorità tecnologica ed economica.

❓ Alla Cop26 di Glasgow, la Russia si è impegnata a raggiungere la neutralità carbonica solo nel 2060 e non entro il 2050, ma diverse normative ambientali sono state ritirate o allentate per facilitare la produzione in risposta alle sanzioni. Pensate comunque di riuscire a centrare l'obiettivo?

💬 Le disposizioni contenute nell’Accordo di Parigi prevedono il raggiungimento dell’obiettivo delle zero emissioni nella seconda metà del secolo, e non entro il 2050 o prima. Durante le sessioni della Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, i partecipanti hanno ribadito che la priorità rimane il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Oltre al raggiungimento della neutralità carbonica, si tratta anche di mantenere l’innalzamento delle temperature entro il limite di 1,5°- 2°С. Non riteniamo realistico parlare di obiettivi più ambiziosi senza le relative decisioni consensuali delle Parti della UNFCCC.

Nel settembre 2021, le autorità del nostro Paese hanno fissato l’obiettivo di realizzare, non più tardi del 2060, un’economia a zero emissioni. È stato dato un messaggio chiaro: la Russia non si sottrae al raggiungimento di questo obiettivo anche in tempi più brevi; siamo pronti a risolvere la questione anche prima del 2060, ma a condizione che il nostro sviluppo socio-economico non venga ostacolato.

Lei ha giustamente fatto notare che i Paesi occidentali, i quali comprendono che la risoluzione della questione climatica ha carattere universale e che riconoscono il ruolo della Russia in questo processo (che non è solo quello di grande emettitore di gas serra, ma anche quello di principale “assorbitore” degli stessi), hanno introdotto sanzioni unilaterali senza precedenti, le quali rendono difficile il nostro avvicinamento, e quindi anche quello degli altri, all’obiettivo.

È fuori discussione per noi “revocare o attenuare” quanto stabilito nei testi normativi in materia. Peraltro, l’obiettivo del raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2060 è sancito anche dalla Dottrina sul Clima, approvata dal Presidente della Federazione Russa il 26 ottobre 2023.

❓ Secondo un rapporto presentato a Bonn, nei primi 12 mesi di operazione militare speciale in Ucraina sono state generate 120 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Come rispondete agli esperti che sostengono che il conflitto stia danneggiando l'ecosistema del Paese, ma anche aumentando i rischi per la sicurezza climatica in tutto il mondo?

💬 Come dichiarato dalle autorità del nostro Paese, gli obiettivi dell’Operazione militare speciale verranno raggiunti. Ma i Paesi occidentali stanno continuando a fornire armamenti in gran quantità al regime di Kiev. Questo approccio sta provocando perdite umane, causando la distruzione delle infrastrutture, e incrementando il volume delle emissioni rilasciate nell’atmosfera.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno appoggiato il colpo di stato avvenuto nel 2014 in Ucraina, hanno incoraggiato il sabotaggio degli Accordi di Minsk da parte di Kiev e il terrorismo nei confronti di Donetsk e Lugansk; tutto ciò ha portato alla situazione attuale.

Secondo le informazioni riportate nel giugno di quest’anno a Bonn da una ONG occidentale, l’Operazione militare speciale ha comportato l’emissione di 100 milioni di tonnellate di CO2. Allo stesso tempo, la sola campagna USA in Iraq ha causato l’immissione in atmosfera di 250 milioni di tonnellate di CO2, senza parlare poi dell’Afghanistan, della Siria, e non solo. Queste informazioni non hanno suscitato alcun tipo di reazione, e men che meno ondate di indignazione nei confronti degli Stati Uniti.

❓ Il cambiamento climatico compromette anche la sicurezza alimentare. Al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo, diversi vostri partner africani hanno espresso il timore che il ritiro di Mosca dall'accordo sul grano possa esasperare l'emergenza e che le forniture gratis ai Paesi più bisognosi non bastino. Condividete le loro preoccupazioni?

💬 La situazione attuale sul mercato globale dei prodotti alimentari mostra chiaramente che non ci sono motivazioni che giustifichino una seria preoccupazione. In questo momento non si rilevano segnali di crisi nella produzione e nel commercio dei cereali a livello mondiale, mentre i prezzi dei prodotti agricoli continuano a scendere in maniera costante (per il frumento il calo è stato del 35% in confronto alla stagione precedente, per il mais il calo è stato del 26%, per l’orzo è stato del 41%).

È evidente che non c’è stata alcuna catastrofe, neppure a seguito della cessazione, avvenuta il 17 luglio di quest’anno, dell’“Iniziativa del Mar Nero”, il piano per l’esportazione dei prodotti alimentari ucraini. Secondo quanto appreso, nell’agosto di quest’anno il costo di frumento e mais sui mercati globali ha continuato a scendere, in media del 4-5%. In generale, bisogna notare che la quota ucraina nelle esportazioni di cereali a livello globale era già limitata (5%), e anche adesso sta continuando a diminuire.



Report Page