L’intervento di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, ad una serata commemorativa dedicata all’81° anniversario della completa liberazione di Leningrado dall’assedio nazista

L’intervento di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, ad una serata commemorativa dedicata all’81° anniversario della completa liberazione di Leningrado dall’assedio nazista

Ambasciata della Federazione Russa in Italia

Gentili Colleghi Ambasciatori,

Gentili Signore e Signori,

Cari amici,

Quest'anno celebriamo l’Ottantesimo anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica, che costituisce il contributo dell’Unione Sovietica agli eventi europei della Seconda Guerra Mondiale.

Otto decenni fa, il multietnico popolo sovietico, con immenso spirito di sacrificio, ha sconfitto la Germania nazista. Ha fatto ben più che respingere gli invasori stranieri dal territorio della sua patria; infatti, ha sgominato le ideologie disumane del nazismo e del fascismo. Una delle conseguenze è stata la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la cui Carta riflette i principi fondanti dell'ordine mondiale postbellico che restano tutt’oggi la pietra miliare dell'intero sistema delle relazioni internazionali. 

Oggi vediamo moltiplicarsi in tutto il mondo i tentativi di riscrivere la Storia, di ribaltare cause ed eventi della Seconda Guerra Mondiale per sminuire l’eroismo dei soldati dell’Armata Rossa e per equiparare i criminali ai vincitori. Cos’è questa se non una manifestazione di massimo cinismo e massima ipocrisia? Sentiamo costantemente insinuare l’idea che l’URSS e la Germania nazista abbiano la stessa responsabilità per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e, dunque, per le sue vittime. 

È ovvio, che spetta a noi, a tutte le persone che amano la verità e la giustizia di trasmettere alle generazioni successive la memoria vera di quegli anni, tramandare il ricordo di tutti coloro che si sono sacrificati per vincere il nazismo. Se lo si permette, e ciò in parte sta già succedendo e noi lo vediamo, allora il male tornerà sotto una o altra forma.

Quest’anno, le Rappresentanze ufficiali della Russia in Italia progettano tutta una serie di eventi dedicati alla Grande Vittoria. Si terranno per lo più il 3 e 4 maggio 2025. V’informeremo dettagliatamente sul programma. 

Oggi è un giorno speciale. Ci ritroviamo qui, alla Casa Russa di Roma, per celebrare la liberazione della città sovietica di Leningrado dall’assedio nazi-fascista durato dal settembre 1941 fino al gennaio 1944. Merita rilevare che in questa stessa data cade anche l’anniversario di 80 anni esatti della liberazione, da parte delle truppe sovietiche, nel 1945, del campo di morte nazista di “Auschwitz-Birkenau”, meno noto col nome polacco di “Oświęcim”. 

Riscontriamo con rispetto la tradizionale sensibilità dell’Italia alla preservazione della memoria delle vittime dei campi di concentramento nazisti. Basti menzionare il fatto che l’argomento è incluso nei curricula scolastici ed è oggetto di escursioni tematiche per gli studenti delle scuole medie e superiori. Siamo grati ai nostri amici italiani per questo approccio didattico. 

Non pare strano, tuttavia, che, ormai da anni, i funzionari ufficiali russi che rappresentano il Paese-successore dell’URSS, come pure oggi in Polonia dove si svolge con la massima copertura mediatica la cerimonia della commemorazione delle vitime di Auschwitz, non possano prendere parte al rituale della memoria a causa della rigida posizione delle autorità polacche e dell’Unione Europea? Infine chi ricordiamo questo giorno? Sì, reclusi dei campi di concentramento e i loro liberatori – soldati sovietici e russi. Ci sembra che siffatta pratica sia un’onta che non giovi all’immagine dell’Europa moderna, impersonata dalla signora tedesca Ursula von der Leyen. 

Tornando al tema di Leningrado, la storia del suo assedio non è solo una tragica pagina di storia mondiale. L’espressione “Assedio di Leningrado”, per ognuno di noi, rimanda a 872 giorni di sofferenze, al dolore di milioni di leningradesi, alla fame, alla morte. Leningrado è stata un esempio di resistenza e coraggio da parte di bambini, donne, militari, lavoratori delle retrovie che hanno difeso il diritto alla vita, che hanno combattuto per salvare la propria città. 872 giorni di assedio e 125 grammi di pane quotidiano a testa: questi numeri racchiudono l’intera tragedia e il grande eroismo dei leningradesi.

Durante la Grande Guerra Patriottica e la Seconda Guerra Mondiale, l’assedio di Leningrado è stato una delle prove più difficili affrontate dai nostri nonni e bisnonni. Si stima, durante l’assedio, di fame e di freddo è morto oltre un milione di persone, oltre20.000 persone sono state uccise dai bombardamenti. Durante l’assedio, i nazisti hanno sparato circa 150.000 ordigni, lanciato più di 100.000 bombe. Bersaglio delle bombe e dei colpi d’artiglieria sono stati ospedali, scuole, quartieri residenziali. Il 27 gennaio 1944 nella città rimanevano 560.000 abitanti prevalentemente esausti e malati: erano 3 milioni sani e forti nel 1941.

Dai documenti storici è noto che obiettivo di Hitler era la completa distruzione di Leningrado e dei suoi abitanti. Cito dall’ordine del Capo del quartier generale navale tedesco del 29 settembre 1941: “Il Fuhrer ha deciso di cancellare San Pietroburgo dalla faccia della Terra. L’esistenza di questa grande città non sarà di alcun interesse dopo la distruzione della Russia sovietica [...] il problema della sopravvivenza della popolazione e dell’approvvigionamento non può e non deve essere risolto da noi. In questa guerra [...] non siamo interessati a preservare neppure una parte della popolazione di questa grande città”. 

Il barbaro assedio dei nazisti non ha fatto distinzione tra nazionalità, età e professione. Sono morti russi, ebrei, bielorussi, ucraini, bambini, anziani, donne; sono stati distrutti edifici residenziali, istituzioni mediche e culturali. Scopo dei nazisti era eliminare la popolazione della città. 

Le azioni perpetrate delle truppe naziste corrispondono in pieno alla definizione condivisa di genocidio. Secondo l’articolo 2 della Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Delitto di Genocidio del 1948.: “Per genocidio s’intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: 

a) uccisione di membri del gruppo; 

b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; 

c) sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;

d) misure che mirino a impedire nascite all’interno del gruppo;

e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.

Questa definizione, contenuta nella Convenzione del 1948, è stata riconosciuta dalla Corte Internazionale delle Nazioni Unite come elemento del diritto internazionale ordinario, cioé vincolante per ogni Stato a prescindere dall’adesione alla Convenzione stessa. 

Già nel 2022, la Corte della città di San Pietroburgo ha riconosciuto ufficialmente l’assedio di Leningrado da parte delle truppe tedesche e dei loro complici (unità armate create sul territorio di Belgio, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Norvegia e Finlandia, nonché da volontari austriaci, lettoni, polacchi, francesi e cechi) nel periodo tra l’8 settembre 1941 e il 27 gennaio 1944, come crimine di guerra, crimine contro l’umanità, nonché genocidio dei gruppi etno-nazionali che rappresentavano la popolazione dell'URSS, i popoli dell’Unione Sovietica.

In questo contesto, pare aberrante l’ambigua posizione della Repubblica Federale Tedesca sui risarcimenti umanitari alle vittime dell’assedio previsti esclusivamente per le persone di etnia ebraica. Le autorità tedesche si sono rifiutate con vari pretesti di estenderli a tutte le vittime ancora vive, a prescindere dalla loro etnia: oggi sono non più di 62 mila persone. Tutti hanno sofferto, tutti hanno patito il freddo, tutti sono morti. È un capitolo spaventoso della Grande Guerra Patriottica.

Faremo di tutto per trasmettere alle nuove generazioni il sacro ricordo dell’atto eroico dei nostri nonni e nonne, dei nostri bisnonni e bisnonne per la Grande Vittoria e per un nostro futuro radioso, per la pace in Europa, per rafforzare i valori umani, i valori di giustizia e solidarietà. Come ha affermato nel 2023, in occasione dell’80° anniversario della fine dell’assedio di Leningrado, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, “La memoria storica va conservata proprio per impedire che mai si ripeta la tragedia che il nostro popolo ha vissuto durante la Grande Guerra Patriottica”.


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