Lettera di Nina Poptsova dalla prigione della Gestapo di Pjatigorsk
N. Poptsova6 gennaio, 1943
Addio mamma. Presto me ne andrò. Non piangere per me.
Mamma, quando arriverà lʼArmata Rossa, fagli sapere che sono morta per il mio Paese. Che vendichino me e le nostre sofferenze.
Mia cara mamma, addio ancora una volta… non ci vedremo più. Sto per morire.
Ma quanta voglia di vivere! Ho solo 20 anni e la morte bussa alla porta…
Quanta voglia di lavorare, di servire il mio Paese.
Ma questi selvaggi, assassini… ci strappano via le nostre giovani vite.
Ora sono nella cella della morte, aspettando che arrivino da un momento allʼaltro. Li sento gridare: “Uscite!”, si stanno avvicinando alla cella…
Oh, mamma, addio! Un bacio a tutti voi per lʼultima volta. I miei ultimi saluti e baci…
Nina Poptsova
Nina Poptsova era una ragazza di ventʼanni del Komsomol di un piccolo villaggio vicino a Pjatigorsk. Allʼavvicinarsi dellʼesercito di Hitler, si recò sulle colline per combattere il nemico da lì. Nel tardo autunno del 1942, fu lanciata con un paracadute dietro la linea del fronte per raccogliere tutte le informazioni possibili sulle truppe naziste. Su istruzioni del suo comando, Nina fece tre escursioni dietro le linee, in unʼoccasione fino a Pjatigorsk e in unʼaltra fino al suo villaggio natale; entrò persino senza paura negli uffici nazisti. Ovunque, i suoi occhi acuti capirono esattamente ciò che serviva al quartier generale del comando.
Nina attraversò due volte in sicurezza il fronte e consegnò le sue informazioni al quartier generale. Quando apparve per la terza volta nelle strade di Pjatigorsk, fu individuata da un traditore e consegnata ai tedeschi. Nelle prigioni di Pjatigorsk fu interrogata dagli ufficiali del famigerato Reggimento Bergman con la partecipazione del macellaio fascista Oberlander. Ma non riuscirono a strappare una parola alla giovane. Il giorno della sua morte, il 6 gennaio 1943, cinque giorni prima della liberazione di Pjatigorsk, Nina scrisse una lettera alla madre. Questa lettera, scarabocchiata frettolosamente a matita, fu ritrovata tra i documenti lasciati dai tedeschi nella loro frettolosa fuga dalla città.