L’effetto della vera giustizia sarà pace

L’effetto della vera giustizia sarà pace

David Schafer. Assistente del Comitato dell’Insegnamento

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Nel programma di oggi è stato già citato Filippesi 4:7, che menziona “la pace di Dio che è al di là di ogni comprensione”, ovvero la serenità e la calma che proviamo grazie all’amicizia che ci lega a Geova. Una benedizione eccezionale! Ma anche se proviamo la pace che viene da Dio, la vita in questo sistema di cose non è affatto facile, anzi. Salmo 34:19 ammette questa realtà quando dice: “Molte sono le difficoltà del giusto, ma Geova lo libera da tutte quante”. Forse affrontiamo opposizione in famiglia, persecuzione, guerra, disastri naturali o malattie gravi. Ma nessuna di queste difficoltà può “separarci dall’amore di Dio”. “Né morte, né vita, né angeli, né governi, né cose presenti, né cose future”, nessuna di queste cose può privarci della pace che viene da Dio. Eppure qualcosa c’è. Che cosa? Prendete con me la Bibbia in Isaia 32:17, e mentre leggiamo questo versetto notate che qui si parla della pace come di un effetto, come del risultato prodotto da qualcos’altro. Ma, se la pace è un effetto, quale ne è la causa? Isaia 32:17: “L’effetto della vera giustizia sarà pace, e il frutto della vera giustizia sarà quiete e sicurezza durevoli”. Che bella questa espressione, “quiete e sicurezza durevoli”! Anche qui, quale ne è la fonte? La vera giustizia. Ma oggi a molti non interessa più cosa è davvero giusto agli occhi di Dio. Si dicono: “Tanto non fa nessuna differenza come vivo o quali rinunce faccio. La mia vita sarà dura lo stesso. Tanto vale fare come mi pare”. Però si sbagliano. Chi la pensa così non apprezza la pace e tutto quello che Geova ha fatto per renderla possibile. La pace è un effetto, e dietro a un qualunque effetto c’è sempre una causa. Se vogliamo essere in pace, dobbiamo cercare la giustizia. Una persona ingiusta non può essere in pace con Dio. Una persona che commette un peccato grave danneggia la propria amicizia con Dio. Ce lo dimostra il re Davide. Ricordate le parole del Salmo 38:3. Si sentiva perso, disapprovato da Dio, e scrisse: “A causa del mio peccato, non c’è pace nelle mie ossa”. Chi non fa ciò che è giusto miete inevitabilmente quello che semina e di conseguenza perde la pace. Ma cosa si intende per giustizia? Cosa distingue una persona giusta? La giustizia di cui stiamo parlando ha a che fare con le norme stabilite da Geova, norme che chi è giusto segue nella propria vita. Non sono solo regole, ma princìpi che guidano il modo in cui trattiamo gli altri. Quale Sovrano universale e Creatore, è Geova Dio a stabilire ciò che è giusto. Questo era ben rappresentato dall’“albero della conoscenza del bene e del male”. Visto il comando di Geova di non mangiarne il frutto, quell’albero rappresentava il suo diritto di stabilire per le sue creature cosa è bene e cosa no. E anche se Geova ha dato agli uomini il libero arbitrio, il diritto di scelta, non ha concesso a nessuno, nemmeno agli esseri umani perfetti, il diritto di stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ma torniamo per un attimo a Isaia 32:17. Qui si dice che “l’effetto della vera giustizia sarà pace” e usa l’espressione 2 volte, “vera giustizia”. Perché non tutto quello che viene definito giustizia è veramente giustizia. Molti considerano la giustizia semplicemente come una virtù che si può conseguire seguendo le regole. In Matteo 23:28 Gesù disse che i farisei di fuori apparivano giusti, ma dentro non lo erano affatto. Ecclesiaste 7:16 parla di chi pensa che i propri criteri di giustizia siano migliori persino di quelli di Dio. E in Romani 10:3 Paolo parla di persone che ‘cercano di stabilire la propria giustizia’. Ma la giustizia menzionata in Isaia 32 non è la giustizia di chi è falso, si sente troppo giusto o è bigotto. Oggi molti si battono perché vengano accettati comportamenti che Geova proibisce e magari trovano anche l’appoggio di questo mondo già lontano da Dio. Ma un largo consenso non ridefinisce i criteri di giustizia. Assolutamente no. Non è questa la vera giustizia. Non è la gente in generale, non è la nostra sensibilità, è Geova a stabilire le norme. Visto che siamo ancora in Isaia, ci sposteremo ora al capitolo 48. Teniamo conto che per essere considerati giusti dobbiamo essere convinti che è Geova a dover stabilire cosa è giusto e cosa no. E dobbiamo anche dimostrare con le parole e con le azioni che siamo d’accordo con lui e gli ubbidiamo. Per farlo ci vuole davvero coraggio nel mondo di oggi, ma ne vale sicuramente la pena. Scopriamo perché leggendo Isaia 48:17, 18: “Questo è ciò che dice Geova, il tuo Redentore, il Santo d’Israele: ‘Io, Geova, sono il tuo Dio, colui che ti insegna per il tuo bene [le norme che Geova ci dà quindi sono per il nostro bene], colui che ti guida lungo la via in cui devi camminare. Se solo prestassi attenzione ai miei comandamenti! Allora la tua pace diverrebbe proprio come un fiume, e la tua giustizia come le onde del mare’”. Prestando attenzione ai comandamenti di Geova si ottengono 2 risultati. Innanzitutto la nostra pace diventa ‘come le acque di un fiume’, placide, fluide, copiose. E poi la nostra giustizia diventa “come le onde del mare”. Provate a immaginarvi al mare: siete lì sulla spiaggia e guardate l’acqua a perdita d’occhio, le onde che si susseguono una dietro l’altra, come hanno sempre fatto da migliaia di anni. Non vi trasmettono un senso di continuità? Geova ci dice che con il suo aiuto potremo continuare a comportarci in modo giusto. Ci guiderà nel sentiero della giustizia, ci benedirà con pace eterna. E nel frattempo impareremo molto per esperienza diretta, riscontreremo quanto le norme di Geova siano sagge e amorevoli. Ma, al contrario, se ci rifiutiamo di fare ciò che è giusto la nostra vita sarà burrascosa, come si legge nel versetto 22: “‘Non c’è pace’, dice Geova, ‘per i malvagi’”. Questa non è una minaccia per manipolare il comportamento umano, Geova non ne ha bisogno. È un fatto, una verità, un principio eterno. “Dio è amore”, ci insegna per il nostro bene. E il risultato, se prestiamo attenzione, è pace. Isaia 48:17, 18. E questi versetti ci assicurano che è possibile per esseri umani imperfetti essere considerati giusti da Dio. Approfondiamo un po’ questo punto. Vi ricordate quand’è la prima volta che nel testo della Bibbia compare la parola “giusto”? Apriamo la Bibbia in Genesi capitolo 6. Probabilmente avrete già capito che si tratta del racconto di Noè. Noè viveva in un mondo estremamente malvagio. A quel tempo angeli ribelli lasciarono il cielo, si materializzarono, sposarono delle donne e generarono una discendenza ibrida di giganti violenti. Ma tutta quella violenza e tutta quella malvagità che effetto ebbero su Geova? Secondo Genesi 6:6, “se ne rattristò nel suo cuore”. Questo è un dettaglio significativo. Le nostre decisioni si ripercuotono sui sentimenti di Geova, perché Geova si interessa di noi. Quel mondo antico diventò così malvagio che Geova ne decretò la distruzione. Eppure in mezzo a tutta quella depravazione, Noè dimostrò di essere diverso. Notate infatti cosa dice Genesi 6:8, 9. Qui si legge: “Noè invece ebbe l’approvazione di Geova. Questa è la storia di Noè. Noè fu un uomo giusto”. Eccola qua la parola “giusto”. E come mai Noè venne definito proprio in questo modo? Il motivo è qui nel versetto. Noè “si dimostrò integro tra i suoi contemporanei”. Noè non fu come gli angeli ribelli, la loro progenie o quella società degradata. “Noè camminò con il vero Dio”. La seconda occorrenza del termine “giusto”, invece, si trova in Genesi 7:1. In questo versetto si legge: “Geova disse quindi a Noè: ‘Entra nell’arca, tu insieme a tutta la tua famiglia, perché ho visto che, in mezzo a questa generazione, tu sei giusto’”. Fu proprio perché Noè era un uomo giusto che lui e la sua famiglia sopravvissero al Diluvio e poterono continuare ad adorare Geova. Quando le acque si ritirarono e Noè e la sua famiglia uscirono dall’arca, si trovarono davanti una vista spettacolare, una cosa che non si era mai vista prima. Un arco multicolore dominava l’orizzonte, un arcobaleno, il primo. Un rassicurante segno di pace con Dio, un simbolo di pace derivata dalla giustizia. Ora passiamo alle successive occorrenze del termine “giusto” nella Bibbia. Spostiamoci all’epoca di Abraamo. Parliamo della famosa conversazione che ebbe con Geova e che è riportata in Genesi 18, quella in cui Geova promise ad Abraamo che se a Sodoma avesse trovato almeno 10 giusti non avrebbe distrutto la città. In un clima immorale come quello, Abraamo stesso era un uomo che si distingueva per la sua giustizia. Basta leggere i capitoli da 12 a 22 di Genesi per rendersene conto. Abraamo ne viene fuori come una persona di grande, incrollabile fede. Era pronto a fare qualunque cosa Dio gli chiedesse. È interessante che, rifacendosi a Genesi 15:6 e ad altri passi, Giacomo 2:23 dice che “Abraamo ripose fede in Geova, e per questo fu considerato giusto”. E non solo questo, “fu [anche] chiamato [notate] amico di Geova”. Ecco tornare questo concetto: la pace con Dio deriva dalla giustizia. Ma che dire dei servitori di Dio oggi? Aprite per piacere la Bibbia in Isaia capitolo 60. Isaia capitolo 60. Abbiamo detto che Geova considerò Noè e Abraamo uomini “giusti”. Ma cosa direbbe di te o di me? Notate che cosa si legge verso la fine del capitolo. Isaia 60:21, 22: “Quelli del tuo popolo saranno tutti giusti; possederanno il paese per sempre. Essi sono il germoglio che ho piantato, l’opera che le mie mani hanno fatto affinché io sia glorificato.‏ Il piccolo diverrà mille e l’insignificante una nazione potente. Io stesso, Geova, affretterò le cose a suo tempo”. Quelli che sperano di far parte della “grande folla” vengono dichiarati giusti e diventano amici di Dio, proprio come Abraamo. Agli occhi di Geova sono, per usare le parole di Rivelazione 7:9, “vestiti di lunghe vesti bianche”. Questi oggi servono al fianco dei cristiani unti che sono dichiarati giusti per la vita. “Geova, il [nostro] Redentore, il Santo d’Israele”, ci ha riscattato, liberandoci dalla schiavitù del peccato e della morte grazie al sacrificio di Gesù Cristo. Se noi dal canto nostro esercitiamo fede nel riscatto, benché imperfetti, possiamo essere considerati giusti agli occhi di Dio. Di questo dobbiamo essere infinitamente grati sia a Geova che a Gesù, perché non potremmo mai dichiararci giusti da soli, visto che siamo imperfetti. Non che questo significhi che non sbaglieremo più. No, non è questo il senso. Per non perdere la pace infatti dobbiamo collaborare con Geova. Aprite insieme a me la Bibbia in Romani capitolo 1. Proprio come Noè e Abraamo viviamo in un mondo che è malvagio e violento, ribelle e disubbidiente. Satana vuole che diventiamo parte di questo mondo, vuole che ne adottiamo le norme ingiuste. Oggi l’immoralità è praticata senza pudore e l’omosessualità è sfacciatamente ostentata. Ma Geova ci dice che gli atti omosessuali sono ingiusti. Li aveva già condannati al tempo degli israeliti insieme ad altre forme di immoralità. Ad esempio, in Levitico 18:22 si legge che gli atti omosessuali sono “detestabili”. Geova li trova ancora così offensivi? Notate cosa fece scrivere sia per ebrei che per non ebrei nelle Scritture Greche Cristiane qui in Romani 1:26, 27. Si legge: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni vergognose: infatti le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura, e allo stesso modo anche gli uomini hanno abbandonato i rapporti naturali con la donna e si sono accesi di passione incontrollata gli uni per gli altri, uomini con uomini, commettendo oscenità e ricevendo in sé stessi la pena che meritano per i loro peccati”. Ora, Geova non è cambiato. Ai suoi occhi gli atti omosessuali rappresentano trasgressioni vergognose e oscene. Alcuni dissentiranno. Al versetto 28 si legge infatti di persone che non ritengono “di dover riconoscere Dio”, non ne sentono il bisogno. Ma qual è il risultato? Si ritrovano in balìa di una mentalità disapprovata, proprio il contrario della pace. Anche soltanto approvarli, questi comportamenti, dispiace a Geova. Notate cosa dice al riguardo il versetto 32: “Pur conoscendo molto bene il giusto decreto di Dio secondo cui chi pratica tali cose merita la morte, non solo continuano a commetterle, ma addirittura approvano chi le pratica”. Eppure noi non odiamo chi pratica l’ingiustizia e nemmeno lo giudichiamo. D’altro canto portiamo la buona notizia a chiunque, e ci ricordiamo che siamo tutti nati con delle debolezze e delle tendenze peccaminose. Ma sappiamo anche di avere tutti un innato bisogno spirituale. Quindi anche altri possono ottenere la stessa pace, gli stessi privilegi e le stesse prospettive che abbiamo noi se danno ascolto a Geova. 1 Timoteo 2:3, 4 dice che Dio “vuole che ogni tipo di persona sia salvata e giunga all’accurata conoscenza della verità”. E infatti molti che praticavano atti ingiusti di ogni tipo hanno accettato la verità. “Alcuni di voi erano persone del genere”, dice 1 Corinti 6:11. Perciò predichiamo senza fare discriminazioni. Quello che odiamo sono i comportamenti ingiusti, noi ci rifiutiamo di annacquare i princìpi biblici. A volte le questioni morali vengono politicizzate e infiammano l’opinione pubblica, ma noi evitiamo di farci coinvolgere. Però pensiamoci un attimo, all’atto pratico cosa significa? Nel video che segue noteremo come degli adulti possono spiegare con calma e chiarezza la propria posizione al riguardo. 

Eccovi qua. Volevo sapere se stamattina vi è arrivata l’e-mail? Venite tutte e 2, vero? Sono stata al telefono tutta la mattina. Cosa diceva? Oggi finiamo di lavorare prima del solito. Andiamo tutti in centro. Andiamo a sostenere la marcia per i diritti della comunità gay. Tanto lei non viene. Come mai? È contro la sua religione. L’altro giorno sono venuti a casa mia, io gliel’ho chiesto, e mi hanno detto che loro non ammettono i matrimoni gay. È così, Irene? In effetti è così. Come Testimoni di Geova, ci atteniamo a quello che dice la Bibbia sul matrimonio, e cioè che deve essere solo tra un uomo e una donna. E politicamente rimaniamo neutrali. Pensarla così è proprio da ignoranti. Mi rendo conto che si tratta di un argomento delicato. Io ho una figlia gay, e vorrei che i suoi diritti fossero rispettati. Credimi, Ambra, come Testimoni di Geova, noi crediamo che tutti abbiano il diritto di decidere come vivere. E io non imporrei mai le mie convinzioni a qualcun altro. Però non ci vieni con noi. Proprio come io non impongo le mie convinzioni agli altri, chiedo solo che le mie convinzioni vengano rispettate. Quindi, no, io non vengo con voi. Io devo tornare al lavoro. Senti, ovviamente, Irene, io non condivido il tuo punto di vista. Apprezzo però il fatto che non imponi a nessuno le tue idee. Grazie. 

A differenza della maggioranza dell’umanità che è così divisa, i veri cristiani sono uniti. Con lealtà sosteniamo il diritto di Geova di governare. Non siamo noi a stabilire le norme e non cerchiamo di risolvere i problemi del mondo. Noi siamo dalla parte del Regno di Dio. Come abbiamo visto, potrebbero essere i colleghi a tirare fuori questioni di morale o politica. Ma molto più spesso sono i ragazzi, anche molto giovani, a dover rispondere a domande su questi argomenti. Come potrebbero rispondere? I vostri figli sono preparati? Guardiamo il prossimo video e prestiamo attenzione a come Olivia difende le giuste norme di Geova. 

La lezione è andata molto bene oggi, bravi. Ricordatevi che questo venerdì avete la prova scritta, niente scuse. E questo vale anche per te, Jordan. Olivia, eri stranamente silenziosa oggi, come mai? Davvero? Forse perché non avevo molto da dire sull’argomento. Non sei preoccupata per i diritti dei gay? Mi sembra si tratti di una questione politica e io rimango neutrale quando si tratta di politica. Ma non è una questione politica, sono in ballo i diritti umani. Non lo sa professore? Lei è fissata con la religione. Quindi, cosa c’è di male? No, si fidi, i Testimoni di Geova odiano tutti quelli che non sono etero. No, non è vero. Non odiamo nessuno noi. Mi è capitato spesso di parlare con voi e mi sembrate persone aperte. Lo siamo. La Bibbia dice che Dio non è parziale. E quindi siamo convinti che tutti devono essere trattati allo stesso modo. Ottimo. Quindi sicuramente avrete persone gay nella vostra chiesa. Veramente no, non ne abbiamo. Ma come? Se tutti devono essere trattati allo stesso modo... - Scusa, ma proprio non capisco. - Eh, che le avevo detto? Jordan, ma tu non hai una lezione adesso? Stavamo dicendo, non ti sembra un tantino ipocrita asserire di voler bene a tutti, e poi escludere certe categorie di persone? Sinceramente, Signor Dallas, mi sono chiesta anch’io la stessa cosa. Bene. E allora? Beh, ho fatto qualche ricerca nella Bibbia e ho capito che Dio accetta ogni tipo di persona, ma non accetta ogni tipo di comportamento. E questo che significa? Significa che non puoi fare uso di droghe, non puoi rubare e non puoi essere una persona violenta e continuare a essere un Testimone. Ci sono dei comportamenti e delle azioni che Dio non accetta. Incluso il modo di esprimere la propria sessualità? In certi è così. Noi seguiamo le norme di Dio. Ad esempio, non facciamo sesso prima del matrimonio. Beh, se la pensi così, è un tuo diritto. Personalmente mi sembra un tantino antiquato, ma ognuno può pensarla come vuole. - Ciao. - Ehi. Davvero la Bibbia dice tutte quelle cose? Sì, proprio così. Ok, magari ne possiamo parlare se ti va. Ok, va bene. Ottimo. 

A quanto pare possiamo aspettarci degli sviluppi in questa storia. Avete notato come Olivia è riuscita a difendere le giuste norme di Geova? È rimasta calma, tranquilla. Ha ammesso che si era fatta la stessa domanda dell’insegnante, ma aveva approfondito l’argomento. Ed è stato interessante come abbia messo in evidenza che le norme di Geova siano per il bene sia del singolo che della collettività. Ad esempio, condannano l’uso di droghe o il furto, esempi che il professore non poteva non apprezzare. Genitori, i vostri figli sarebbero in grado di spiegare ad altri perché facciamo o non facciamo certe cose? Voi sapete che cosa pensano davvero delle norme di Geova? Ubbidiscono soltanto perché siete voi a dirglielo? Se così fosse, però, non sarebbe abbastanza. Incoraggiateli a dimostrare a sé stessi perché le norme di Geova sono sagge, e poi aiutateli anche a capire come possono spiegare la loro posizione. Devono imparare come resistere alle pressioni del mondo. Viviamo negli ultimi giorni, eppure per quanto siano “tempi difficili”, possiamo comunque godere della pace interiore che Geova dona a chi è giusto. Ricordiamo a noi stessi che cosa promette di realizzare Geova una volta che avrà spazzato via l’ingiusto sistema di Satana. Prendiamo ad esempio il Salmo 37. In questi versetti a noi tanto cari troviamo una bellissima descrizione di cosa ci attende. Notate ancora una volta come la Bibbia collega tra loro queste 2 cose: pace e giustizia. Salmo 37:29. Trovato? Che cosa dice? Chi erediterà la terra? “I giusti”. E per quanto tempo vi abiteranno? “Per sempre”. E, secondo il versetto 11, che cosa proveranno una volta lì? “Pace”. L’effetto della vera giustizia sarà pace. Ma quanta pace proveranno? Ne proveranno solo un po’, solo a livello personale o familiare? No, d’altronde i giusti godono già adesso di pace con Dio. Ma cosa provvederà Geova a tutti coloro che continueranno ad amarlo? “Abbondanza di pace”. E c’è dell’altro. Qui si parla non di gioia, ma di “immensa gioia”. Quindi, rimaniamo leali. Durante questo congresso, cerchiamo di cogliere il nesso tra la pace e la giustizia. Continuiamo a fare ciò che è giusto. Aiutiamo altri a trovare “la via della pace”. Così potremo godere di pace con Geova ora, per il resto di questi ultimi giorni e nel futuro, quando Gesù sarà Re su una terra purificata, quando ‘il giusto fiorirà e la pace abbonderà’.

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