Le relazioni tra Russia e Corea Popolare non sono rivolte contro Paesi terzi
di Giulio ChinappiLa recente visita del ministro degli Esteri Sergej Lavrov a Pyongyang (18-19 ottobre) ha rappresentato solamente l’ultimo episodio che dimostra l’intensificarsi degli scambi bilaterali tra la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC), volgarmente nota come Corea del Nord. Sebbene Mosca e Pyongyang abbiano sempre avuto relazioni molto strette, è innegabile che nell’ultimo periodo queste stiano vivendo una nuova età dell’oro, che quasi ci riporta ai fasti dei rapporti di epoca sovietica.
Proprio in riferimento a questa fervente attività diplomatica bilaterale, Choe Son Hui, ministro degli Esteri nordcoreano, ha sottolineato che le relazioni tra Mosca e Pyongyang non sono rivolte contro Paesi terzi, ma anzi sono volte a garantire la stabilità regionale a fronte delle azioni di disturbo provenienti da altri Paesi, come gli Stati Uniti, il Giappone e la Repubblica di Corea, ovvero la Corea del Sud. “Le relazioni Corea del Nord-Russia, volte a promuovere il benessere dei popoli dei due paesi, non hanno come obiettivo il paese terzo, ma se la pace e la sicurezza nella regione sono messe in pericolo a causa delle azioni persistenti di Stati Uniti, Giappone e ‘Repubblica di Corea’ volte a causare instabilità, esse fungeranno da potente elemento di stabilità strategica per contenere tale situazione“, si legge nella dichiarazione ufficiale del ministro di Pyongyang.
“È ferma volontà e posizione della RPDC espandere e sviluppare in modo globale le relazioni bilaterali con la Federazione Russa nell’idea di indipendenza, pace e amicizia e quindi costruire relazioni stabili, orientate al futuro ed eterne tra RPDC e Russia nuova era , qualunque cosa dicano gli altri“, ha proseguito il ministro Choe. Inoltre, il rappresentante del governo nordcoreano ha espresso “la ferma convinzione che le relazioni tradizionali e strategiche di amicizia, cooperazione e buon vicinato tra RPDC e Russia celebreranno una nuova fase più elevata attraverso la piena attuazione degli accordi raggiunti nello storico vertice e nei colloqui di settembre RPDC-Russia“, un chiaro riferimento alla visita effettuata dal leader Kim Jong Un nella Russia orientale.
Le parole del ministro Choe Son Hui sulle attività di destabilizzazione operate da altri Paesi non sono campate in aria, come dimostrano le recenti attività militari provocatorie svolte congiuntamente da Stati Uniti e Repubblica di Corea. Solamente nell’ultima settimana, Washington e Seoul hanno organizzato due grandi esercitazioni militari su larga scala proprio al confine con la parte settentrionale della penisola, come affermato dalla stessa agenzia stampa sudcoreana Yonhap. La prima esercitazione militare ha avuto luogo dal 25 al 27 ottobre, coinvolgendo più di 5.400 soldati di entrambe le parti e circa 300 unità di artiglieria, ma anche veicoli aerei senza pilota (UAV), radar di controbatteria, sistemi di razzi a lancio multiplo (MLRS), aerei da combattimento F-15K sudcoreani e aerei d’attacco A-10 statunitensi. Una seconda fase ha invece avuto inizio il 30 ottobre, con la partecipazione di circa 130 aerei, tra cui caccia stealth, e proseguirà fino al 3 novembre.
Choe Son Hui è stato anche protagonista dei colloqui tenuti con il suo omologo Sergej Lavrov in occasione della visita di quest’ultimo a Pyongyang. “Nei colloqui si è discusso in dettaglio dell’orientamento pratico e delle modalità per portare le relazioni tra gli Stati a un livello più alto come richiesto dalla nuova era e dalla situazione attuale e per promuovere attivamente lo scambio bilaterale e la cooperazione in tutti i campi, compresa l’economia, la cultura e la scienza e la tecnologia avanzate, in modo politico e diplomatico sulla base degli accordi raggiunti nello storico vertice RPDC-Russia tenutosi nel settembre 2023“, si legge nel comunicato pubblicato dalla radio statale nordcoreana Voice of Korea. Inoltre, i due ministri hanno avuto un profondo scambio di opinioni “sull’intensificazione dell’azione comune su diverse questioni regionali e internazionali, compresa la situazione nella penisola coreana e nella regione del nord-est asiatico, e hanno raggiunto un consenso di vedute al riguardo“.
Lavrov ha a sua volta affermato che la Russia intende agire da fattore di stabilizzazione nella regione del nord-est asiatico, in particolare per quanto riguarda la questione coreana, agendo congiuntamente con i governi di Pyongyang e Pechino. In effetti, le parole del massimo diplomatico russo dimostrano come Mosca sostenga a pieno la posizione del governo nordcoreano, considerando un dialogo a tre tra Russia, RPDC e Cina come il presupposto per il mantenimento della pace nella regione, mentre critica aspramente le azioni militari condotte dagli Stati Uniti e dai suoi principali alleati nella regione, ovvero Tokyo e Seoul. “Siamo favorevoli al mantenimento regolare del dialogo incondizionato sulle questioni di sicurezza nella penisola coreana“, ha affermato Lavrov.
“La Russia esprime solidarietà e pieno sostegno alla determinazione della RPDC, sotto la guida del suo leader, il compagno Kim Jong Un, a difendere la propria indipendenza e il diritto del suo popolo a determinare il proprio destino e le proprie modalità di sviluppo“, ha sottolineato il ministro degli Esteri in occasione della sua visita a Pyongyang, nella quale ha avuto modo di incontrare lo stesso leader nordcoreano. Lavrov ha aggiunto che l’esito dei negoziati tra Vladimir Putin e Kim Jong Un ha confermato “un’ampia convergenza di approcci sulle questioni chiave dell’agenda internazionale e ha indicato un reciproco sincero e profondo interesse per un ulteriore sviluppo della cooperazione globale nell’interesse delle due nazioni“.
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