Lasciatevi ispirare da Geova 

Lasciatevi ispirare da Geova 

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Alex Reinmueller

Vi è mai capitato di prendere una decisione importante su 2 piedi? Pensavate di sapere cosa fare, ma appena prendete la decisione iniziate ad avere dei dubbi, forse anche dei ripensamenti, e non riuscite a smettere di chiedervi: “Avrò fatto la cosa giusta?” A tutti noi è capitato di pensare e ripensare a qualcosa, di rimuginarci sopra. Quando quei pensieri iniziano a farci provare ansia, può essere dannoso per la salute. Alcuni di voi hanno preso decisioni difficili prima di questa scuola. Vi ringraziamo per questo. E tutti noi dobbiamo prendere decisioni complicate ogni giorno. Quindi come possiamo smettere di rimuginare continuamente sullo stesso problema? Aprite la vostra Bibbia e leggiamo insieme Salmo 37:5. Notate il consiglio che ci viene dato qua: “Affida a Geova il tuo cammino; confida in lui, ed egli agirà in tuo favore”. Qui il verbo affidare significa letteralmente rotolare o togliere qualcosa dalla nostra vita. Quindi come dice la nota in calce dobbiamo rotolare le nostre preoccupazioni, le nostre ansie su Geova. Quando rimuginiamo continuamente su un problema, il carico è tutto su di noi. Ma la Bibbia ci dice che tramite la preghiera dobbiamo toglierci questo carico dalle spalle e metterlo su quelle di Geova. In altre parole, adesso il problema non è più il nostro, da ora in poi sarà Geova a occuparsene. Facile a dirsi, ma a volte è difficile da fare. Ma allora cosa può aiutarci quando non riusciamo a smettere di rimuginare? Il suggerimento è questo, permettete a Geova di ispirarvi con il timore. Ispirare significa motivare qualcuno a fare qualcosa e fargli sentire che può farcela. E un motivo per cui Geova ci ha dato la capacità di provare timore potrebbe essere proprio questo. Ma forse vi chiedete: “Come fa il timore ad aiutarmi?” Beh, vediamo cosa dice la Bibbia. Prendiamo il libro di Genesi al capitolo 28. Consideriamo insieme un esempio che mostra in che modo il timore può esserci utile. Al versetto 10 incontriamo il patriarca Giacobbe, che è in viaggio. Dice: “Partito da Beer-Seba, Giacobbe si diresse verso Haran”. Ma perché stava andando lì? Il motivo principale era che stava scappando da suo fratello, Esaù. Giacobbe aveva appena preso una decisione delicata, ed Esaù era furioso. Ve lo ricordate, per la maggior parte della sua vita Esaù dimostrò di disprezzare la primogenitura. E Giacobbe era così dispiaciuto per questo che a un certo punto comprò la primogenitura da suo fratello. Gli anni passano e poi un giorno arriva il momento. Il loro padre, Isacco, vuole benedire il primogenito, Esaù. Riuscite a immaginare la scena? Cosa avrebbe fatto a quel punto Giacobbe? È vero, non possiamo conoscere tutti i fattori che influirono sulle decisioni di Isacco, Rebecca e Giacobbe. Ma una cosa la sappiamo, la decisione di Giacobbe mise a dura prova tutta la famiglia. Esaù decise che avrebbe ucciso suo fratello, ed ecco perché Giacobbe si trovava in viaggio. Ma secondo voi quel giorno avrà rimuginato su quello che era successo? Avrà avuto forse ripensamenti? Magari si è chiesto: “Ho fatto la cosa giusta? Ho fatto bene a ingannare mio padre? Chissà adesso che cosa pensa Geova di me?” Non sarebbe stato sbagliato farsi quelle domande. Ma anche se non sappiamo quello che gli frullava per la testa, se stava avendo dei ripensamenti, quello che stava per accadere lo avrebbe aiutato a smettere di rimuginare. Leggiamo insieme i versetti 11 e 12. Qui viene detto: “Arrivò quindi in un luogo in cui si preparò a passare la notte, perché il sole era tramontato. [Dopodiché] prese una pietra da mettere sotto la testa e si sdraiò. Poi fece un sogno [e notate]: c’era una scalinata che partiva dalla terra e arrivava fino al cielo, e c’erano angeli di Dio che salivano e scendevano”. Questa scalinata che arrivava fino al cielo poteva essere simile a quella che vediamo nell’immagine, una lunga scalinata di pietra. Giacobbe adesso poteva rendersi conto di non essere solo. Lui era una piccola parte di una maestosa organizzazione. E le diverse parti di questa organizzazione comunicano tra loro. Gli angeli infatti svolgono un servizio importante tra Geova e gli esseri umani che lui approva. Ma c’è dell’altro. Andiamo avanti con il versetto 13. Qui si legge: “Ed ecco, in cima c’era Geova, che diceva: ‘Io sono Geova, l’Iddio di tuo padre Abraamo e l’Iddio di Isacco. Darò la terra su cui sei sdraiato a te e alla tua discendenza’”. Che bella promessa! Giacobbe si sarà sentito molto sollevato da quelle parole. Geova non era deluso da lui, anzi il contrario. Infatti promise di benedire Giacobbe in modo speciale. Evidentemente Geova usò questa visione impressionante per aiutare Giacobbe a liberarsi delle ansie che forse provava. Se avesse continuato a fare del suo meglio, Giacobbe poteva star certo che Geova avrebbe fatto il resto. Che pensiero rassicurante! Notate la sua reazione al versetto 17. Qui dice che “ebbe paura. ‘Questo luogo ispira un gran timore!’, aggiunse. ‘Non può essere altro che la casa di Dio! E questa è la porta dei cieli!’” Il sollievo di Giacobbe si riesce quasi a percepire. Non è più combattuto. Quella visione lo ispira, lo spinge a fare un voto di lealtà a Geova. Potete leggere quello che fece e disse nell’ultima parte di questo capitolo. Qui al versetto 17 viene usato lo stesso termine ebraico 2 volte. La prima volta viene tradotto “paura”, la seconda “che ispira un gran timore”. Questo perché probabilmente si vuole trasmettere l’idea di un sentimento che è un misto tra stupore, ispirazione e paura. Ti rendi conto di avere di fronte qualcosa o qualcuno più grande di te. E questo ti fa sentire piccolo, però in un senso buono. Il timore ti ridimensiona, cambia la tua prospettiva, ti aiuta a vedere le cose per quello che sono e non per quello che ti aspetti che siano. È il timore di cui parla Proverbi 1:7, che dice: “È il principio della conoscenza”. Forse è per questo che a volte Geova suscita in noi questo sentimento. Come Giacobbe, spesso ci si sente più vicini a Dio dopo un’esperienza che ha avuto un forte impatto su di noi, perché il timore ci fa distogliere l’attenzione da noi stessi. Rende il nostro legame con Geova più profondo e ci fa concentrare su quello che è davvero importante, la sovranità di Geova, la sua creazione e il suo popolo. Comunque scappare da Esaù non risolse tutti i problemi di Giacobbe. Ci furono altri momenti nella sua vita in cui affrontò problemi che lo preoccupavano e lo spaventavano. Ma Geova mantenne la sua promessa e fu sempre al suo fianco. Giacobbe fu un uomo fedele e Geova benedisse la sua lealtà. 20 anni dopo, quando Giacobbe ritornò a Canaan con la sua famiglia, Geova mandò addirittura degli angeli per accoglierlo. Straordinario, non trovate? Ma cosa significa tutto questo per ognuno di noi? Salmo 89:7 dice che Geova “è supremo e maestoso per tutti quelli che gli sono intorno”. Vi siete mai trovati di fronte a un paesaggio di montagna come questo? Avete mai passeggiato fra alberi maestosi? O vi è mai venuta la pelle d’oca sotto un meraviglioso cielo stellato? In quei momenti vi siete lasciati ispirare da Geova. Questo è il tipo di timore di cui stiamo parlando. Quindi se i vostri pensieri sembrano avere il sopravvento, ricordatevi del timore. Fate una camminata in un bosco, cantate il vostro cantico preferito. Forse non abbiamo mai pensato a quanto il timore può esserci di aiuto quando non riusciamo a smettere di rimuginare su un problema. Ci spinge a mettere tutto nelle mani di Geova. Non fatevi schiacciare dai problemi. Fate ricerche, pregate, prendete una decisione facendo del vostro meglio, e poi permettete a Geova di ispirarvi con il timore. 

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