L’amore contribuisce alla vera pace. L’amore per il prossimo”

L’amore contribuisce alla vera pace. L’amore per il prossimo”

Ralph Walls. Assistente del Comitato del Personale

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2 Timoteo 3 profetizza le caratteristiche degli ultimi giorni e dice che ‘gli uomini sarebbero stati egoisti’, o amanti di sé stessi. Cosa c’è di sbagliato nell’amare sé stessi? Da un lato è normale, anzi è necessario avere un sano amore di sé. Dopotutto Gesù disse: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. Ma di questo parleremo tra poco. Quello menzionato da Paolo però è un amore distorto, egoistico. E dato che impedisce di amare il prossimo, è un vero e proprio ostacolo alla pace con gli altri. Alcuni biblisti ritengono che Paolo abbia messo l’amore egoistico in cima all’elenco di 2 Timoteo 3:1-5 perché tutte le caratteristiche negative che seguono sono una conseguenza. E anche quelle sono un ostacolo che impedisce la pace con gli altri. Ad esempio, ‘non essere disposti a nessun accordo’, come si legge al versetto 3, spesso porta a collera, ira, oltre a urla e linguaggio offensivo. Piuttosto che contribuire alla pace, questa mancanza di autocontrollo suscita liti. D’altra parte, l’amore per il prossimo ha l’effetto opposto, infatti contribuisce alla vera pace. Prendiamo ora Matteo 22:36. Uno dei farisei, esperto della Legge, mise alla prova Gesù. Gli chiese: “Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge?” Gesù rispose con le parole del versetto 37, che abbiamo appena analizzato nel discorso precedente. Gli disse: “Devi amare Geova tuo Dio”. A quel punto però Gesù va oltre la domanda del fariseo e cita un secondo comandamento qui al versetto 39: “Il secondo, simile a questo, è: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’”. Gesù sta dicendo che i 2 comandamenti, amare Dio e amare il prossimo, sono collegati. Ma secondo voi esattamente il prossimo chi è? Andiamo in Luca capitolo 10. Notiamo cosa disse Gesù quando gli venne chiesto: “Chi è davvero il mio prossimo?” In risposta Gesù pronunciò la nota parabola del buon samaritano. A quei tempi gli ebrei disprezzavano i samaritani. Proprio per questo la parabola che pronunciò Gesù fu davvero incisiva. Nel raccontarla Gesù precisò che il samaritano aveva fatto davvero di tutto per aiutare l’uomo ebreo. Quell’uomo era caduto vittima dei briganti. I suoi connazionali lo avevano visto lì mezzo morto, ma lo avevano ignorato. Quello che Gesù raccontò poi deve essere risultato scioccante. In Luca 10:33, 34 si legge: “Invece un samaritano che viaggiava su quella strada, quando fu lì e lo vide, si impietosì. Allora andò da lui e fasciò le sue ferite, versandovi sopra olio e vino. Poi lo mise sulla sua bestia da soma, lo portò in una locanda e si prese cura di lui”. Gesù poi fece una domanda semplice ma sottile al versetto 36: “Chi di questi tre ti sembra che si sia comportato da prossimo?” Le sue parole del versetto 37 sono rivolte anche a voi e a me: “Va’, e anche tu fa’ la stessa cosa”. La parola “prossimo” quindi include non solo i nostri familiari e i nostri fratelli, ma anche tutti quelli che incontriamo ogni giorno. In altre parole, il nostro amore si estende a quelli che non sono della nostra razza, tribù, nazionalità o religione. Come lo dimostriamo questo amore? Aprite la Bibbia in Romani capitolo 13. Romani 13:8-10. Qui troviamo un consiglio ispirato che risponde alla nostra domanda. Proprio perché amiamo il prossimo, evitiamo comportamenti che turbano la pace e seguiamo queste parole: “Non siate debitori di nulla a nessuno se non di amarvi gli uni gli altri, perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti i comandamenti ‘non devi commettere adulterio’, ‘non devi assassinare’, ‘non devi rubare’, ‘non devi concupire’ e qualsiasi altro comandamento si riassumono in queste parole: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’. L’amore non fa male al prossimo; perciò l’amore è l’adempimento della legge”. Quindi abbiamo la responsabilità di trattare gli altri in modi che contribuiscono alla pace. Quando qualcuno ci tratta male, facciamo lo sforzo di imitare Gesù. “Quando veniva insultato, non rispondeva insultando”. E “quando soffriva, non minacciava”. Imitando il “Principe della pace” e “l’Iddio della pace”, anche noi avremo pace interiore. Nel video che stiamo per vedere, notate come il modo in cui Paolo dimostrò amore per il prossimo ha aiutato una famiglia di fronte alle provocazioni. 

Come fai a realizzare questa cosa? Tutto quello che fai, bello, è startene lì impalato... Sei soltanto un codardo. Tu non sei neutrale. Sei soltanto un codardo. Gabriel, cos’è successo stamattina? Non è la prima volta che mi trattano male in servizio. È solo che questa volta avrei voluto… Non lo so. Io avrei voluto tanto andare dalle ragazze e rompergli il telefono. Sono così contenta che tu non l’abbia fatto. È vero, ma mi sento in colpa, perché in quel momento ero così arrabbiato! Ho capito. Dai, continuiamo a leggere. Se non sbaglio eravamo rimasti al versetto 26. “Improvvisamente ci fu un terremoto così forte che le fondamenta del carcere furono scosse. Tutte le porte si aprirono all’istante e le catene di tutti si sciolsero. Il carceriere si svegliò e vide che le porte della prigione erano aperte; allora sguainò la spada e stava per uccidersi, immaginando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò ad alta voce: ‘Non farti del male: siamo tutti qui!’ Il carceriere chiese delle lanterne, si precipitò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e Sila”. Gabriel, pensa a quello che il carceriere aveva fatto a Paolo. Paolo avrebbe potuto odiarlo, non credi? Certo, avrebbe potuto. Ma Paolo si concentrò sulla situazione del carceriere invece che sulla sua. Lui amava veramente il prossimo, perciò fece il possibile per salvargli la vita. Andiamo. Ehi, hai un bel coraggio a farti rivedere da queste parti! Senti, hai ragione. A proposito di quello che dicevi, nessuno dovrebbe starsene lì impalato mentre gli altri soffrono per le ingiustizie. E allora fa’ qualcosa. Combatti come facciamo noi. Questo è il mio modo di dare una mano, il solo modo che conosco che può veramente cambiare il mondo. Ma dai, mi prendi in giro? La Bibbia? Ascolta, so cosa stai pensando, ma vorrei leggerti soltanto un versetto. - Va bene, solo uno. - Ok. Questo è un versetto della Bibbia che mi fa capire come io posso dare una mano, è in Matteo 24:14. Qui dice: “E questa buona notizia del Regno sarà predicata in tutta la terra abitata, perché sia resa testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine”. 

In quella situazione l’apostolo Paolo avrebbe potuto vendicarsi sul carceriere. Invece, nonostante il modo in cui era stato trattato, dimostrò amore altruistico. Questo ebbe un profondo effetto sul carceriere e recò gloria a Geova. Per colpa della nostra imperfezione dobbiamo impegnarci parecchio per coltivare amore per il prossimo. Questo risulta evidente dalle vicende dell’apostolo Pietro. Prima di diventare un discepolo di Gesù, Pietro non stava in compagnia dei non ebrei. Ma quando diventò cristiano, Dio gli insegnò che la separazione tra ebrei e non ebrei doveva cessare, e lui capì il punto. Atti 10:34, 35 riporta le parole di Pietro quando disse: “Ora capisco veramente che Dio non è parziale, ma in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto”. Sì, aveva capito. Infatti rimase per giorni da una famiglia di non ebrei appena convertita. E continuò ad avere l’abitudine di mangiare in compagnia di cristiani non ebrei. Tuttavia, 13 anni dopo, mentre si trovava ad Antiochia di Siria, smise all’improvviso di stare in compagnia dei cristiani non ebrei. Ebbe paura di quei cristiani ebrei che facevano fatica ad accettare il cambiamento. Questo dimostra che il pregiudizio può essere profondamente radicato. È necessario uno sforzo costante per sradicarlo. Dobbiamo imparare a vedere gli altri con la stessa imparzialità che ha Geova. E dobbiamo trattarli come fa lui. Nel Discorso della Montagna Gesù disse: “Avete sentito che fu detto: ‘Devi amare il tuo prossimo e odiare il tuo nemico’. Ma io vi dico: continuate ad amare i vostri nemici e a pregare per quelli che vi perseguitano”. E poi, come riportato in Matteo 5:45, spiega perché dobbiamo manifestare questo tipo di amore: “Per dimostrarvi figli del Padre vostro che è nei cieli, perché egli fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Questo amore, prodotto dallo spirito santo, è completamente diverso dal concetto di amore che ha il mondo. Si fonda su un principio più elevato. Gesù disse che persino i peccatori amano chi li ama. Ma se vogliamo dimostrarci figli del ‘Padre nostro che è nei cieli’, noi dobbiamo essere diversi. Dio e Cristo hanno accolto noi perciò noi siamo disposti ad accogliere gli altri. In Romani 15:7 la Bibbia ci dice: “Accoglietevi gli uni gli altri come anche il Cristo ha accolto voi”. Il verbo greco usato qui trasmette l’idea di essere gentili e ospitali, come quando si accoglie qualcuno in casa o all’interno di una cerchia di amici. Quando l’amore cresce il pregiudizio scompare. Non dovremmo dimenticare che anche noi siamo stati tutti stranieri in un certo senso, perché lontani da Dio. Ma Geova ci ha attirato a sé “con le corde dell’amore”. E Cristo ci ha accolto, ci ha offerto l’opportunità di entrare a far parte della famiglia di Dio. Dal momento che Gesù ha benevolmente accolto noi, imperfetti come siamo, sarebbe impensabile che noi respingessimo qualcun altro. Carissimi fratelli e sorelle, divisioni, pregiudizi e ostilità aumenteranno man mano che ci avviciniamo alla fine. Noi servitori di Geova però cerchiamo “la sapienza che viene dall’alto”, che è imparziale e contribuisce alla pace. Siamo felicissimi quando stringiamo amicizie con persone di altri paesi, quando accettiamo differenze culturali e magari impariamo anche altre lingue. Quando lo facciamo, la pace scorre “proprio come un fiume”, e la giustizia diventa “come le onde del mare”. Noi “facciamo del bene a tutti”, ma specialmente ai nostri fratelli. L’amore per il prossimo ci spinge a fare sacrifici a beneficio degli altri e a parlare della buona notizia in ogni occasione. Il nostro Signore Gesù disse: “Questo è il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri come vi ho amato io”. Ma quali benedizioni riceviamo quando amiamo il prossimo? È Gesù a rispondere in Giovanni capitolo 15. Leggeremo i versetti da 8 a 10. La prima benedizione, al versetto 8: “Il Padre mio è glorificato da questo: che continuiate a portare molto frutto e vi dimostriate miei discepoli”. Dal versetto 9 la seconda benedizione: “Proprio come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, proprio come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore”.

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