La storia dei Grandi Reset

La storia dei Grandi Reset

Fox Allen

Da quattro anni ormai questa parola, Great Reset, risuona come un monito nelle nostre menti e non ci lascia in pace. Klaus Schwab è riconosciuto come il teorico di questo Grande Ripristino, l’uomo che sta portando avanti il piano che ha lo scopo di ricostruire l’economia in modo sostenibile e rivoluzionare la società umana attraverso l’implementazione di nuovi sistemi volti a cambiare per sempre le nostre vite. Tuttavia le cose non stanno realmente così, in primis perché Schwab non è altro che un uomo di facciata, una punta di lancia come si usa dire, il quale, pur essendo un Rothschild, svolge il ruolo di esecutore, ma non è l’ideatore. Non è un caso che il World Economic Forum sia l’ultimo organismo sovrannazionale concepito dai grandi banchieri internazionali ai vertici della piramide del potere e risulti anche essere in realtà quello meno potente e influente; serve soltanto ad assorbire il dissenso facendo in modo che la popolazione mondiale non punti più in alto, cioè a quegli organismi che realmente muovono il mondo.

E adesso qualcuno si domanderà quali sono questi organismi? Il Council on Foreign Relations americano (CFR, 1921) il più potente del mondo, fondato dagli stessi che crearono la Federal Reserve, il quale designa i presidenti degli Stati Uniti fin dal 1939, nato da una costola del Royal Institute of International Affairs britannico (RIIA, 1920); il Gruppo Bilderberg, voluto dai Rockefeller, concepito nel 1954; la Commissione Trilaterale, fondata dagli stessi Rockefeller nel 1973; l’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, figlia della Lega delle Nazioni, nato nel 1945 sempre per volere dei grandi banchieri internazionali e della massoneria; il Club di Roma, nato nel 1968 il quale porta avanti i piani malthusiani di depopolamento (basti pensare al suo ruolo nella farsa pandemica Covid19 e relativi sieri); e infine la Round Table, fondata nel 1891.

Naturalmente ne esistono altri, ma questi sono i principali e bisognerebbe domandarsi perché nessuno ne parla come bisognerebbe chiedersi appunto perché si discute solo ed esclusivamente del WEF (nato nel 1971). La risposta è scontata, non si deve parlare delle prime, bensì del secondo, il quale assorbe il dissenso e lo incanala esattamente nella direzione che il potere vuole.

Fatta questa doverosa premessa possiamo proseguire partendo dal presupposto che un Grande Reset non nasce sugli alberi e che la storia stessa è contrassegnata da questo tipo di fenomeno, il quale non è altro che la sostituzione di un sistema con un altro che va ad implementare nuovi “equilibri” di potere affiancati da altrettanto nuovi modelli economici, culturali, sociali ma anche religiosi, basti pensare alla Rivoluzione Protestante.

Alfredo Bonatesta, ricercatore, saggista e storico italiano caduto nell’ombra a causa della fortissima censura, nel saggio del 1986 intitolato “Sinarchia Universale – Progetto di un Nuovo Ordine Mondiale” definisce i vari Grandi Reset come “tappe del sovvertimento”. Nello specifico riportiamo un passaggio davvero significativo: “Dal 1500 ad oggi le istituzioni sociali, economiche e politiche del mondo hanno subito un sovvertimento totale. La Rivoluzione Protestante, la Rivoluzione Inglese, la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione Russa, la I e la II Guerra Mondiale, il Patto di Yalta; queste sono state le tappe fondamentali del sovvertimento”.

Non è un caso che una delle parole più utilizzate sia il termine Rivoluzione, ma questa non deve intendersi come un qualcosa di positivo, poiché è storicamente provato che essa da sempre non ha fatto altro che peggiorare le condizioni di vita dei popoli, non ha mai apportato cambiamenti in positivo, bensì, ha causato morte, miseria, guerre interne e poi esterne. “Una rivoluzione non si fa senza denaro ed esso non arriva dal basso, ma dall’alto” scriveva Gary Allen, grande ricercatore, storico, saggista e conservatore americano autore di quella pietra miliare che è “Nessuno osi chiamarla cospirazione” tradotto in Italiano da Gian Paolo Pucciarelli.

Le rivoluzioni sono il frutto di un piano premeditato volto ad illudere i popoli di un cambiamento ai vertici della catena di comando che in realtà non avviene. Sono esse stesse dei Grandi Reset, così come le guerre.

Non avrai nulla e sarai felice non vi dice niente? Siamo nel bel mezzo di un Grande Reset che non è altro che una comunistizzazione globale, orchestrata dai grandi banchieri internazionali, gli stessi che quel cancro lo crearono con le loro mani.

11 Settembre 2001

Sono consapevole che per qualcuno potrebbe essere una cosa impensabile, ma l’attentato alle Torri Gemelle è stato un Grande Reset. Non parlerò delle dinamiche in quanto la dottoressa Woods ha dimostrato in maniera esemplare come siano andate le cose; pertanto, mi concentrerò su altri aspetti di cui non si parla mai. Ad esempio, l’intensa attività borsistica nei giorni immediatamente precedenti alla catastrofe legata alle azioni delle compagnie aeree “coinvolte” da un lato, e di altre società che avevano la sede nelle Torri Gemelle dall’altro. In tanti ottennero grandi profitti dal crollo delle torri, ma in che modo? I numeri sono da capogiro, tra il 6 e il 7 settembre al Board Options Exchange di Chicago furono acquistate 4.744 put options su United Airlines, per un guadagno di quasi cinque milioni di dollari.

Attenzione, le put options sono contratti futures che consentono all’acquirente di fare affari se le azioni stanno per crollare (le call options, al contrario sono azioni che si acquistano in previsione di forti rialzi). Il 10 settembre poi, vennero acquistate nella stessa borsa 4.516 opzioni su American Airlines per un valore sei volte maggiore del normale, riportando un profitto pari a circa 4000000 di dollari. Ma non solo, venero acquistate anche 2.157 opzioni della Morgan Stanley Dean Bitter & Co., società che occupava 22 piani del World Trade Center contro i 27 contratti in media al giorno di tutto il periodo precedente (1000% in tre giorni). Nello stesso periodo anche la Merril Lynch & Co. la cui sede era vicino alle Torri, ha visto l’acquisto di 12.215 opzioni a fronte di transazioni medie di 252 put options al giorno (ovvero, incremento del 1200%); si può calcolare un profitto di cinque milioni e mezzo di dollari. Poiché l’FBI controlla tutte le transazioni finanziarie sospette operate da stranieri sui titoli americani è difficile credere che tali informazioni non abbiano suscitato allarme tra gli organi investigativi. Naturalmente tutto questo non passò inosservato nemmeno a Wall Street, ma nessuno ne fece parola. Una casualità? Naturalmente no.

Queste transazioni finanziarie così imponenti misero in evidenza il fatto che c’erano investitori che stavano speculando in anticipo sull’attentato che avrebbe “coinvolto” la United Airlines, l’American Airlines e gli uffici delle Torri Gemelle. Ernest Welteke, presidente della Bundesbank tedesca al The New York Times del 28 settembre 2001 così commentò la questione finanziaria: “Le autorità americane stanno indagando su una quantità insolitamente consistente di azioni di linee aeree, compagnie di assicurazioni e fabbriche di armi, compagnie petrolifere che sono state svendute nei giorni e nelle settimane precedenti agli attacchi. Ritengono che le vendite siano state fatte da persone che sapevano dell’imminente disastro”.

Insieme alle società menzionate in precedenza vanno citate Axa Reinsurance (che possedeva il 25% di American Airlines), Marsh & Mc Lennan, Munich Reinsurance, Swiss Reinsurance e Citigroup. Stando alle informazioni raccolte e pubblicate da Michael C. Ruppert, saggista, giornalista investigativo e attivista politico americano, si parla di Wall Stretters (speculatori di Wall Street) in mano alla cricca dei banchieri internazionali e dei loro rispettivi cartelli come, ad esempio, la Bankers Trust (BT). Questa piazzò un grande pacchetto di put options sul groppone di United Airlines. Da sottolineare che la Bankers Trust acquistò nel 1997 la A.B. Brown, una banca minore d’investimenti il cui presidente era il signor Alvin Bernard Krongard, il quale diventò poi vicepresidente della Bankers Trust AB Brown.

Coincidenza? No, ma non finisce qui perchè nel 1998 Krongard raggiunse gli uffici della Cia come consigliere del suo direttore, George Tenet per poi essere promosso direttore esecutivo dal presidente George W. Bush nel marzo del 2001. Inoltre, la BT fa parte dal 1999 di Deutschebank. Nella BT Krongard gestiva il settore delle relazioni con clienti privati. Vi pare un altro caso? Quindi, arrivati fin qui, è possibile che nessuno si fosse accorto di tutto questo? No, tutti avevano gli occhi molto bene aperti ben prima dell’11 settembre, i mercati di Wall Street parlavano da soli, non potevano non accorgersi e se ciò è accaduto è perchè molti ex alti funzionari della Cia erano dentro il sistema finanziario: David Doherty, generale in pensione poi vicepresidente della Borsa di New York; John Deutsch, ex direttore della Cia con Clinton e poi nel consiglio di amministrazione di Citigroup (Rothschild); Nora Slatkin, ex direttore esecutivo della Cia e poi nel CdA di Citybank, solo per citarne alcuni.

Quanto e chi ha guadagnato dall’attentato? 2.5 milioni di dollari per United Airlines; 4 milioni American Airlines; 1,2 milioni di dollari per Morgan Stanley; 5,5 milioni Merril Lynch. Totale 13,2 milioni di dollari solo per queste operazioni, solo per queste. Domanda, chi governa Wall Street? Chi sono gli Insiders? Rothschild, Rockefeller, Goldman, Sachs, Warburg e tutti gli altri del World Financial Board.

Secondo Andreas Von Bulow, ex parlamentare tedesco responsabile a suo tempo della commissione di controllo dei servizi segreti tedeschi, il quale venne menzionato da Tagesspiegel, le speculazioni di insider trading prima dell’attentato raggiunsero il livello di 15 miliardi di dollari, coinvolgendo numerose borse, incluse alcune europee.

Perché le Torri Gemelle sono state un Grande Reset? Non si era mai vista una cosa del genere prima di allora, un qualcosa di così plateale che ha tolto il fiato a mezzo mondo, pertanto, per rinforzare e dare nuova forma alla strategia della tensione attraverso una nuova era del terrore che ha trovato il suo apice nella pseudo pandemia Covid, da allora la popolazione mondiale è stata soggiogata dalla paura ancora di più che in passato; giustificare le guerre contro il “terrorismo” , in quanto finalmente il mondo aveva un nuovo “nemico” contro il quale scagliarsi, autorizzando così l’intervento armato delle grandi potenze (specie gli USA) in mano ai banchieri al fine di invadere i territori per depredarli delle risorse, specie il petrolio; tenere in piedi il sistema economico e monetario (tutt’ora imperante, derivati, usura e signoraggio) che era già fallito prima, al fine di portarlo avanti fino all’implementazione di quello successivo (odierno), identità e valute digitali e sistema Wallet Carbon; il pretesto per abituare la popolazione mondiale a graduali limitazioni della libertà, con la scusa della sicurezza e del bene comune “superiore” (proteggi te stesso e gli altri).

La pseudo pandemia Covid 19

Ebbene sì, la farsa pandemica è stato un Grande Reset, il preambolo al mondo che verrà attraverso il nuovo sistema che vogliono implementare. Perché? A tal proposito ci terrei tantissimo a riportare le parole del grande Stefano Scoglio, medico, ricercatore scientifico, candidato al Premio Nobel nel 2018 per le sue ricerche, nel saggio intitolato “Apandemia – Dalla falsa scienza alla più grande truffa della storia”: “La pseudo-pandemia Covid, quella che io chiamo “Apandemia” con l’alfa privativo iniziale, è stato il tentativo, da parte di quella che viene definita l’élite finanziaria globalista di porre in essere un Reset Globale della economia mondiale, delle società occidentali e in fondo della stessa civilizzazione greco-romana che ci ha accompagnato sino ad oggi. Anche se questo Reset si maschera dietro i valori del Green New Deal, dell’eguaglianza sociale, della liberazione sessuale, e così via.

(vedi Great Reset di Time magazine: https://time.com/collection/great-reset/), la fodera rossa che ci sta dietro indica i suoi veri scopi: un’assoluta centralizzazione statalista; la distruzione della libera impresa, in particolare di quella medio-piccola; il controllo sociale totalitario; una medicalizzazione sempre più spinta e autoritaria delle società; la distruzione della famiglia naturale e la sua sostituzione con una pletora infinita di individui isolati, senza più identità sociale o sessuale definita, e completamente dipendenti dallo Stato (lavori pubblici, redditi di cittadinanza, welfare); uno Stato dunque Servile pienamente controllato dall’élite finanziaria e che di fatto controllano l’economia mondiale.

In realtà, quando è partita la pseudo-pandemia, nel febbraio del 2020, il mio primo pensiero era andato alle motivazioni più impellenti e urgenti della Banda Rothschild & Co.: il sistema finanziario era al collasso, tutti i commentatori, nel 2019, indicavano la prima metà del 2020 come il periodo in cui ci sarebbe stata la più grande crisi finanziaria della storia, che avrebbe fatto impallidire al confronto la crisi del 2007-2008, e persino quella del ’29. Le prime 5 banche mondiali avevano complessivamente debiti per derivati e debiti inesigibili per l’assurda cifra di oltre 1 miliardo di miliardi di $, circa 20 volte il PIL mondiale; e avevano dunque un enorme problema di liquidità e di incapacità di finanziare il sistema economico reale”.

Esattamente come nel periodo antecedente alle Torri Gemelle, prima che “scoppiasse” la pseudo pandemia, la situazione economica globale era terribilmente precaria come spiega il professor Scoglio, il quale aggiunge: “Nel 2020 questi nodi sarebbero giunti al pettine, e queste banche, e i loro proprietari più o meno occulti, avrebbero dovuto rispondere, con fallimenti, galera e rovina economica, della più grande crisi finanziaria di tutti tempi”. Di questo al tempo non ne parò mai nessuno, ma se qualcuno volesse perdere un po’ di tempo per fare una ricerca, scoprirebbe che poco prima dello “scoppio” della farsa pandemica, le banche erano sull’orlo del collasso così come i mercati finanziari erano in caduta libera, specie a Wall Street.

Anche il Sole 24 Ore del 12 marzo 2021 riporta alcuni dati inerenti la crisi in atto ben prima del Covid: “Già in epoca pre-Covid la crisi si faceva sentire sul sistema produttivo. Tre società su dieci si sono dichiarate in perdita al fisco mentre si guarda solo al risultato di bilancio la quota di imprese in rosso arrivava a toccare il 34 per cento. È quanto emerge dai dati sulle dichiarazioni dei redditi 2019 (anno d’imposta 2018) pubblicati ieri dal dipartimento Finanze del Mef. Dati che evidenziano un imponibile ai fini Ires di 140,6 miliardi di euro (-1,8% rispetto al 2017) dichiarato da 1.229.010 (+2,6%) società di capitali, di cui l’89,7% è una Srl”. Potete trovare l’articolo intero a questo link: https://www.ilsole24ore.com/art/crisi-anche-prima-covid-29percento-societa-perdita-fiscale-AD2RbZPB?refresh_ce

Ma non è finita, il dr. Scoglio poi, così prosegue: “La crisi economica devastante era inevitabile, ma c’erano due possibilità alternative per il suo svolgimento: la prima era lasciare che si sviluppasse naturalmente; la seconda era inventarsi un virus cui attribuire tutte le colpe.

Nel primo caso, la crisi avrebbe portato alla devastazione e successivo superamento di quel coacervo di potere globale che si manifesta attraverso il sistema delle banche centrali, legate a loro volta, come in una piramide, ad un sistema finanziario costituito da agglomerati bancari sempre più grandi e sempre più centralmente integrati attraverso controlli incrociati che portano sempre alle stesse, enormi banche d’investimento dietro cui ci sono le grandi famiglie finanziarie storiche, e quelle nuove che si sono aggregate”.

Più chiaro di così… ma non c’è solo questo naturalmente, in quanto i Lockdown sono stati un test preliminare per quanto riguarda il progetto delle Smart Cities, ovvero le cosiddette “Città in quindici minuti”, dove la popolazione verrà relegata a muoversi in spazi sempre più limitati e sotto un controllo maggiore. In sostanza è stato un preambolo di una parte del sistema distopico che ci attende, lo steso Schwab in un’intervista così si è espresso.

“Il Covid è stato un ottimo spunto per verificare la buona condotta dei popoli, le persone hanno accettato di buon grado le misure restrittive, segno della loro fedeltà al sistema”. Non è un caso, dopotutto, la farsa pandemica è servita proprio a questo, testare il livello di asservimento dei popoli.

Una volta preso atto del fatto che non vi sono reazioni degne di nota o comunque in grado di mettere in difficoltà il potere, l’élite ha messo piede sull’acceleratore prima con la somministrazione dei sieri sperimentali (per un virus mai isolato) i quali hanno causato e tutt’ora stanno causando morti su morti nel più totale silenzio mediatico (attraverso la distrazione con ogni mezzo possibile) e ora sul piano digitale che abbraccia identità, valuta, controllo e assistenzialismo funzionale ad un asservimento ancora maggiore della popolazione mondiale: “Non avrai niente e sarai felice”. Tutto questo è stato l’anticamera del prossimo futuro ormai non più così lontano.

Il Grande Reset 2025

Morrison McKelvy Bonpasse nel 2006 parlava già della Single Global Currency, ovvero della valuta unica mondiale, e l’analisi del fenomeno la ritroviamo proprio nel suo saggio dal titolo omonimo di cui riportiamo un estratto: “La Moneta Unica (Single Global Currency) avrà corso legale che può essere utilizzata per acquistare qualsiasi cosa ovunque all’interno dell’Unione Monetaria Globale senza la necessità di convertirla in una valuta estera. In alcune parti del mondo, potrebbe esserci una seconda o una terza valuta che potrebbe essere accettabile come moneta a corso legale, ma all’interno dell’Unione Monetaria Globale sarà accettata solo la Single Global Currency.

Come proposto in precedenza, questa moneta assumerà quel manto quando raggiungerà l’uso in paesi le cui popolazioni comprenderanno una percentuale specifica del mondo. Il 40% sarebbe un buon inizio, ma i ‘vantaggi’ della moneta unica globale cresceranno man mano che tale percentuale si avvicinerà al 100 percento. 

Con l’accelerazione dell’utilizzo della Single Global Currency, il commercio internazionale e i contratti di investimento saranno sempre più denominati nella valuta globale unica. Per materie prime importanti come il petrolio, questo cambiamento sarà significativo. Le persone e le aziende di ogni paese all’interno del GMU potranno acquistare petrolio con la propria valuta, supponendo che i paesi produttori di petrolio siano membri o che il prezzo del petrolio sia espresso nella valuta unica globale, o entrambi.” A questo proposito, Bonpasse cita a sua volta Richard Cooper, il quale scrisse che “Una moneta unica è possibile solo se vi è in effetti un’unica politica monetaria e un’unica autorità che emette la moneta e dirige la politica monetaria. Come possono gli stati indipendenti realizzare ciò? Attraverso la determinazione della politica monetaria da parte di un unico organismo sovranazionale, responsabile collettivamente nei confronti dei governi degli Stati indipendenti”. 

Bonpasse poi così continua: “L’ufficio principale del GCB sarebbe probabilmente situato in uno dei maggiori centri finanziari del mondo a Basilea, Zurigo o Ginevra, in Svizzera. Essa è una roccaforte e, se deciderà di aderire, l’ubicazione del GCB proprio lì potrebbe essere l’incentivo necessario per quel paese ad aderire all’Unione monetaria globale come membro”.

Ricordiamo che proprio a Basilea ha sede la Banca dei Regolamenti Internazionali, quella che governa tutte le 160 banche centrali sparse in tutto il globo, ivi comprese quelle del falso mito dei “BRICS”, e che tutto il processo di transizione alle valute digitali, identità digitali, crediti sociali basati sull’impronta di carbonio (Project Aurum e Project Genesis 2.0 che trovate sul portale della Banca stessa – i link li potete reperire negli articoli sul blog dedicati alla Russia e alla Federal Reserve-) è diretto e orchestrato proprio dalla BRI, dalla Federal Reserve e da alcune delle più grandi corporations cinesi (di proprietà sempre del World Financial Board residente nel Miglio Quadro Londinese). Quindi l’affermazione di Bonpasse non è un’ipotesi, bensì una certezza.

Richard Cooper a sua volta aggiunse che: “Il consiglio di amministrazione sarebbe composto da rappresentanti dei governi nazionali, i cui voti sarebbero ponderati in base alla rispettiva quota del PNL nazionale nel prodotto lordo totale. Questa ponderazione potrebbe essere modificata a intervalli di cinque anni per tenere conto delle differenze nei tassi di crescita.” Vi dice niente? I piani quinquennali staliniani? Se si tiene conto, come si è detto comprovato a più riprese che ci troviamo nel bel mezzo di una comunistizzazione globale, non vi è alcun ragionevole dubbio che tale prospettiva sia, anche in questo caso, non un’ipotesi, bensì un’altra certezza.

Bonpasse così continua: “Un modello per la struttura del GCB è il Fondo monetario internazionale, governato dal Consiglio dei governatori, composto da un governatore per ciascuno dei 184 paesi membri. Il potere di voto è assegnato sulla base dell’assegnazione dei DSP, che, a sua volta, viene effettuata sulla base delle dimensioni dell’economia di una nazione. Poiché il consiglio si riunisce una volta all’anno, le operazioni dell’FMI sono gestite dal comitato esecutivo composto da ventiquattro membri. Cinque sono nominati dalle cinque nazioni più grandi, e gli altri diciannove sono eletti da gruppi di nazioni.” Un altro modello è la Banca centrale europea, dove le decisioni sulla fissazione dei tassi chiave sono prese dal consiglio direttivo composto da un comitato esecutivo composto da sei membri e quindici rappresentanti delle banche centrali nazionali. Nel 2003, il Consiglio europeo ha approvato un piano per un’UEM allargata in base alla quale le quindici sedi della banca centrale sarebbero state ruotate tra gli attuali e i nuovi Stati membri”. 

Conclusioni

L’attuale strategia dei grandi banchieri internazionali, oltre ad aumentare i loro profitti e quella di tagliare i rami piccoli in favore di uno snellimento del sistema con successivo aumento della concentrazione del potere finanziario in pochi gruppi, è quella di forzare una crisi bancaria globale in modo da poter introdurre la Central Bank Digital Currency (CBDC – valuta digitale, già in fase di sperimentazione), per poi passare alla Single Global Currency (in piena linea con l’Agenda).

Gli aumenti dei tassi nel bel mezzo di una “crisi” del credito mentre le banche stanno “fallendo” non ha senso, non bisogna farsi cogliere impreparati. La “crisi” bancaria e finanziaria attuale pianificata ad arte non è altro che l’ennesima scusa per creare i presupposti necessari all’implementazione del nuovo sistema distopico.

Una banca non fallisce fintanto che le altre accettano la sua valuta scritturale (denaro creato dal nulla) e fin quando gode del sostegno dei grandi banchieri internazionali, il resto sono tutte mere prese in giro. Quindi tagliano i rami piccoli, concentrano il potere ancora di più in poche mani e creano artificialmente ciò che è necessario ai fini del Grande Reset: una crisi economica, finanziaria e monetaria su scala globale. Non è possibile, come si evince anche dall’excursus storico, mettere in pratica un grande reset del sistema senza una crisi di tale portata e senza l’avallo della nazione più grande e popolosa del pianeta, ovvero la Cina.

Il Grande Reset passa da Russia, Cina e USA targati Trump (e non Biden che ha le ore contate), le quali fungono da manifesto dei salvatori della patria quando in realtà sono le pedine designate per portare a termine il piano. A tal proposito si consiglia la lettura degli altri articolo del blog inerenti la Russia, Trump e la Federal Reserve, al fine di avere un’idea ancora più chiara di quello che è la situazione globale.

Il Grande Reset del 2025 quindi ormai è alle porte, e questo shock è quello che ci vuole per spianare la strada all’implementazione totale dell’Agenda 2030. Nessuno ci salverà a meno che non saremo noi a salvarci da soli. Il tempo stringe, il nostro nemico sta correndo, mentre la maggioranza della popolazione mondiale non ha nemmeno iniziato a camminare…

Fox Allen

Fonte: https://mirrortruthblog.wordpress.com/2023/04/07/greatreset/

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