La sovrana libertà di Dio e le minoranze significative

La sovrana libertà di Dio e le minoranze significative

Paolo Castellina

Grandi e antiche istituzioni religiose fanno spesso gran vanto di rappresentare in esclusiva Dio in terra. Dio, però, non se ne sente legato; egli rimane libero di farne o non farne uso. Spesso egli, di fatto, si fa rappresentare ed agisce attraverso minoranze e persone "marginali". Non confidiamo in istituzioni, ma in Dio! Leggiamo che dice al riguardo Romani 11:1-10.

"Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono Israelita, della discendenza d'Abraamo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia. Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, com'è scritto: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno». E Davide dice: «La loro mensa sia per loro una trappola, una rete, un inciampo e una retribuzione. Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano e rendi curva la loro schiena per sempre»" (Romani 11:1-10).

In questo testo l'apostolo Paolo ritorna sulla “questione ebraica” non solo perché come ebreo egli voglia giustamente salvaguardare la sua identità (che la fede cristiana non pregiudica) ma per una questione di principio: i propositi di Dio non sono e non saranno mai frustrati, vanificati. Ciò che Dio si era proposto di fare con ed attraverso Israele andrà a certo compimento nonostante la sua attuale infedeltà. La maggior parte degli Israeliti non crede che Gesù sia il Cristo e l'ha respinto. Dio, così, ripudia ed abbandona Israele e si rivolge ad altri? No: Israele (e tutto ciò che spiritualmente rappresenta) continua a svolgere la sua funzione attraverso la minoranza di ebrei che ha accolto Gesù di Nazareth come Messia. Essi sono il “residuo eletto per grazia” (5).

 Paolo dimostra che, in fondo, è sempre stato così, ad esempio al tempo del profeta Elia (2). Elia si era disperato perché Israele allora aveva tradito la causa di Dio e si era messo a servire Baal, una falsa divinità. Elia pensava di essere rimasto solo a portare avanti la causa del Dio vero e vivente. Non era così: Dio gli rivela che una minoranza di settemila uomini si era rifiutata di piegarsi al nuovo culto e che essi, la minoranza fedele, erano i continuatori autentici di Israele, anche se le istituzioni ufficiali e la maggior parte del popolo ne avevano tradito la causa. Dio ha “preconosciuto” Israele, ha formulato dei piani nei suoi riguardi. Essi andranno a sicuro compimento. Israele, però, non si identifica necessariamente con le sue espressioni storiche né con le sue istituzioni ufficiali. Nei propositi di Dio, Israele è essenzialmente una realtà spirituale che prescinde dalle sue istituzioni ufficiali, per quanto possano essere importanti. Se esse sono fedeli, bene, se non lo sono, Iddio ne fa a meno, e in ogni caso esse servono nel certo adempimento dei suoi piani.

 Dio non si lega a delle istituzioni ufficiali: Dio si considera libero di usarle o di non usarle. Dipende! Di fatto è più spesso vero che Dio opera attraverso minoranze impegnate, solitari profeti, idealisti disprezzati ed emarginati. Sono le minoranze spesso che “fanno la storia”, quella che conta agli occhi di Dio, non “le grandi istituzioni”. Le “grandi chiese storiche” con le loro “eminenti autorità” che pensano di essere importanti, potranno anche impressionare per il loro sfoggio di potere e per la loro “immagine”, ma non impressionano minimamente Dio! Dio tratta le istituzioni ufficiali (siano esse di Israele o una chiesa) come una realtà relativa. Se le istituzioni ufficiali fanno il loro dovere nei confronti di Dio, Dio le onora. Se non lo fanno, se seguono lo spirito di questo mondo tradendo la causa di Dio, se sfoggiano con arroganza la loro dignità e funzione, corrotte moralmente e spiritualmente, Dio non se ne sente affatto tenuto ad identificarsi con esse.

 Israele si colloca là dove autenticamente si porta avanti la causa di Abraamo, Isacco, Giacobbe, in linea con la loro fede ed il loro spirito. Israele è là dove tutto ciò che Mosè rappresenta viene di fatto onorato, nei fatti e non nelle parole. Israele è la dove si segue fedelmente ciò che i suoi profeti hanno proclamato. Israele, e tutto ciò che rappresenta agli occhi di Dio, si colloca là dove degli ebrei riconoscono e seguono in Gesù di Nazareth il Messia atteso. Una istituzione ufficiale che porti il nome di “Israele” o “chiesa” conta molto relativamente. Allo stesso modo la chiesa è là dove Cristo Gesù viene onorato, creduto ed ubbidito con fedeltà secondo l'insegnamento delle Scritture e nel suo spirito. Qualunque cosa possa vantare una chiesa, un gruppo o una sétta non deve essere considerato più di quel tanto: dipende! L'identificazione di una chiesa, di un gruppo o di una sétta con Dio ed i Suoi propositi non è cosa da considerarsi automatica in forza di pretese e considerazioni storiche, tradizioni, successioni istituzionali ecc.

In ogni campo è importante vigilare e verificare se una qualsiasi pretesa è in linea con il principio: “...se è per grazia non è più per opere; altrimenti la grazia non è più grazia” (6). Quanto spesso è vero che tanti, con i loro ragionamenti sottili e sofismi, di fatto giungono sempre a contraddire il significato stesso di grazia di Dio, riuscendo ad insinuarvi diritti che ritengono acquisiti, presunti meriti, le opere che, in qualche modo, essi vantano. Però “...se è per grazia non è più per opere”! La presunzione umana (anche là dove si dovrebbe predicare la grazia) è dura a morire, ma deve essere abbattuta! Che piaccia o non piaccia, per quanto assurdo o illogico possa apparire, mettiamoci in testa una volta per tutte che è Dio che opera e decide, che solo gli eletti “ottengono” e gli altri (giustamente) “sono induriti”. Abbiamo il coraggio di affermare e di proclamare né più né meno di quel che dice la Parola di Dio, che sia accettabile o meno alla mentalità umana.

PREGHIERA

 Signore Iddio, mi sottometto senza condizione alla Tua sovrana e libera volontà nella persuasione che essa è buona e giusta, per quanto possa non piacere o contraddire le pretese dell'uomo peccatore. Insegnami a vivere sempre meglio nella prospettiva della Tua rivelazione e a proclamarla senza timore, consapevole che essa si comproverà sempre vincente. Amen.

 14 Ottobre 2018 - Ventunesima domenica dopo Pentecoste

Letture biblicheGiobbe 23:1-9, 16-17; Salmi 22:1-15; Ebrei 4:12-16; Marco 10:17-31

 Signore, ti preghiamo che la tua grazia sempre ci preceda e ci segua, affinché possiamo continuamente dedicarci alle opere buone; per Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, ora e per sempre.

Il portale di Tempo di Riforma



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