La fede incrollabile dei nostri fratelli picchiati nella prigione di Orenburg

La fede incrollabile dei nostri fratelli picchiati nella prigione di Orenburg

GDS

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All’improvviso si è accostata alla nostra macchina una jeep con i finestrini oscurati. Poi si è messa davanti e ci ha bloccato la strada. Erano uomini armati con il volto coperto. Hanno gridato: “Non muovetevi!” Mi hanno bloccato le braccia dietro la schiena e schiacciato contro il cofano.

Questa intervista è stata registrata nel luglio del 2019. Feliks Machammadiev ci aveva descritto il suo arresto e la sua detenzione durata quasi un anno. All’epoca nessuno poteva immaginare che solo 2 mesi dopo sarebbe stato condannato per aver organizzato attività estremiste e messo in prigione insieme ad altri 5 Testimoni. Nel dicembre 2019 il Tribunale regionale di Saratov ha respinto il ricorso presentato dai Testimoni e confermato la sentenza. Agli inizi di febbraio, sono stati mandati alla colonia penale n. 1, a Orenburg. Al loro arrivo, il 6 febbraio, sono stati picchiati dalle guardie carcerarie.

Le guardie li hanno costretti a mettersi in ginocchio e li hanno presi a calci, pugni, manganellate. Feliks è stato quello che hanno picchiato più di tutti, forse perchè è entrato sorridendo... lui sorride sempre.

A Feliks Machammadiev sono stati riscontrati una costola rotta e danni a un polmone e a un rene.

Aleksej e Tat’jana Budenčuk hanno 2 figli. Vivono in una casa modesta e quello che guadagnano viene soprattutto dalla loro piccola fattoria. Ma il 12 giugno 2018 la vita dell’intera famiglia è stata sconvolta quando un gruppo di agenti armati ha fatto irruzione in casa loro. Ho visto entrare in garage un uomo con l’uniforme e a volto coperto. Nel giro di qualche secondo è arrivato su in casa, mi ha bloccato a terra e mi ha ammanettato. Hanno preso mamma e papà e li hanno portati via. Avevo paura, non sapevo nemmeno se li avrei mai più rivisti. Tat’jana è stata poi rilasciata.

Ma 2 giorni dopo un tribunale ha condannato Aleksej al carcere. Konstantin Baženov e Feliks Machammadiev sono stati mandati nello stesso penitenziario. Altri 3 Testimoni sono stati costretti a firmare un documento col quale si impegnavano a non lasciare la città. Ho trascorso in quel penitenziario Il 20 maggio 2019 siamo stati rilasciati e ci sono state imposte altre restrizioni, ad esempio il divieto di svolgere certe attività. Nel luglio 2019 è iniziato il processo penale a carico dei 6 Testimoni della città di Saratov. Le accuse contro di loro suonano più o meno così: “Non ci sono vittime, non è stato fatto del male a nessuno”.

Un individuo dovrebbe essere informato delle accuse, con riferimenti precisi a tempi e luoghi. Invece questo documento in pratica dice: “In un momento imprecisato in un luogo imprecisato successivamente a una certa data, a qualcuno è venuta l’idea di creare un’organizzazione le cui attività sono vietate”. Alla fine tutti e 6 i Testimoni sono stati condannati a pene detentive che vanno dai 2 ai 3 anni e mezzo. A causa di questa sentenza stanno soffrendo molto anche i loro familiari e amici. Le mogli di questi 6 Testimoni condannati sono determinate a continuare a sostenere i loro mariti e a non rinunciare mai alla loro fede in Dio.

Nell’intervista registrata nel luglio del 2019, Feliks Machammadiev e Aleksej Budenčuk ci avevano assicurato che non provavano rancore verso i loro persecutori e che consideravano qualunque prova futura come un’opportunità per dimostrare la loro lealtà a Geova. C’erano momenti in cui mi sembrava proprio di non farcela più, ma pregavo quotidianamente Geova perché mi desse pace e gioia per quel giorno. Sono fiera di lui. Non solo ha affrontato il processo con dignità, ma continua a perseverare con dignità e aiuta anche me a perseverare con coraggio. 




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