La dottrina in sintesi

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I 3 Fiat della Creazione, della Redenzione e della Santificazione: Mentre ciascuna delle tre divine Persone è distinta ma inseparabile, molti teologi, ivi compreso Agostino, sostengono che le opere ad extra di Dio possano essere appropriate alle Persone divine. Nel testo di Luisa a Dio Padre viene appropriata l'opera della Creazione, a Dio Figlio l'opera della Redenzione, e a Dio Spirito Santo l'opera della Santificazione.

I tre modi di preghiera ed azione: Alla luce della tripartizione di Giovanni della Croce delle tre fasi dell'unione mistica con Dio, cioè la purificazione, l'illuminazione e l'unificazione, e delle 7 mansioni interiori di Santa Teresa D'Avila, i professori della teologia mistica rivelano due modi di pregare e di agire: il modo umano (modo humano) e il modo divino (modo divino). Il modo umano corrisponde alla fase di purificazione di Giovanni e alle prime 3 mansioni di Teresa. Il modo divino corrisponde all'illuminazione e alle fasi di unificazione di Giovanni, e alle mansioni 4-7 di Teresa. Finché il dono di Vivere nella Divina Volontà non fu liberamente realizzato da Dio nella Chiesa, non era stata fatta alcuna citazione al modo eterno, cioè finché gli scritti approvati di Luisa hanno rivelato che il dono di Vivere nella Divina Volontà ammette l'essere umano al modo eterno di Dio, in tal modo che Dio assorbe e eleva le preghiere e le opere dell'anima a partecipare continuamente all'operato eterno della Trinità. Siccome l'operato Trinitario è eterno, e perciò trascende il tempo e lo spazio, la sua elevazione degli atti dell'anima dà loro il potere di trascendere il tempo e lo spazio, e di multilocare e concomitantemente avere un forte effetto su tutte le creature del passato, del presente e del futuro, razionali e irrazionali. In questo modo eterno all'anima viene ridato il dono che Adamo ed Eva, e Gesù e Maria possedevano, e che restituisce ad essa il ruolo di corona di tutta la creazione. Simile al capitolo 3.57ff di Daniele e al Salmo 148, le cui preghiere nel modo divino esercitassero un forte influsso sulle creature del loro tempo, i “giri” di Luisa nella crea- 9 zione forniscono un metodo di preghiera nel modo eterno che esercita un forte influsso sulle creature di tutti i tempi.

Una nuova santità: Se a Luisa Gesù rivela che il modo eterno della santità è una nuova santità che sorpassa tutte le altre forme di santità, questa affermazione richiede qualificazione. La vita mistica per molti versi è un fenomeno di esperienza soggettiva, ed è spesso oltre la nostra comprensione determinare oggettivamente la grandezza della santità di un individuo, ancor meno di paragonare una santità con un'altra. In realtà, Gesù rassicura Luisa che il dono di Vivere nella Divina Volontà non è tanto una chiamata alla santità personale, quanto una chiamata a santificare tutte le cose per la realizzazione del suo regno. Mentre è futile perciò fare confronti tra questa o quella santità, è giusto asserire che una forma di santità può essere più grande di un'altra quando la sua grandezza è determinata dalla natura intrinseca del dono, e non dalla fedele corrispondenza del ricevente a qualsiasi grazia Dio possa desiderare offrirgli, la quale corrispondenza Dio solo contempla.

Differenza tra “fare” e “vivere” nella Divina Volontà: considerando i modi divino ed eterno di preghiera ed azione, Gesù rivela a Luisa le espressioni, “fare la Divina Volontà” per intendere la prima e “Vivere nella Divina Volontà” per intendere la seconda. Egli afferma che “Vivere nella Divina Volontà” è il modello che è “più vicino ai beati in cielo” e con una distanza dal “fare la Divina Volontà” “come quella del cielo dalla terra”. La seguente analogia descrive questi due modi: il modo divino di preghiera è quello di una persona santa sulla terra che desidera pregare per le anime defunte in un cimitero. Per farlo, egli deve camminare da una pietra tombale all'altra per vedere chi è la persona per cui deve pregare, e poi pregare per quell'anima, un'anima per volta. Il modo eterno di preghiera è quello di uno che, desiderando di pregare per le anime di un cimitero, viene sollevato in un piano alto e osserva tutte le anime con gli occhi di un uccello per pregare per tutti concomitantemente. Vivere nella Volontà Divina è invitare l'operato eterno di Dio nelle nostre preghiere ed opere finite, opera che conferisce loro una qualità eterna, per cui tali preghiere esercitano un forte influsso 10 su tutte le anime del passato, del presente e del futuro contemporaneamente.

Il dono di Vivere nella Divina Volontà pone nell'anima la “Vita Reale” di Gesù. Questa Vita Reale è simile alla “Presenza Reale” di Gesù nell'Eucaristia, e si perpetua nell'anima che vive nella Divina Volontà. Il Catechismo di Baltimora affermò che dopo che uno ha consumato l'Ostia consacrata, gli accidenti del pane rimangono in lui per circa 15 minuti, e poi vengono digeriti. Nell'anima che vive nella Divina Volontà, Gesù rivela a Luisa che nonostante che gli accidenti del pane consacrato siano consumati, la presenza di lui nell'Ostia consacrata viene perpetuata in quell'anima, costituendo così la sua Vita Reale. In questo modo, l'anima che vive nella Divina Volontà diventa un' “Ostia Vivente”, cioè un altro Gesù che intercede per tutta l'umanità.  

Tratto da Il Manuale per i Sacerdoti che istruisce i laici sul dono di Vivere nella Divina Volontà Rev. Joseph Leo Iannuzzi, STD, Ph.

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