La creazione di un Fronte “orientale”, lʼaggressione tedesca allʼU.R.S.S., la coalizione anti-hitleriana e la questione degli obblighi interalleati
Quando nellʼagosto del 1939 concluse il patto di non aggressione con la Germania, lʼUnione Sovietica non dubitò per un attimo che prima o poi Hitler lʼavrebbe attaccata.
Questa certezza si basava sulla linea politica e militare fondamentale degli hitleriani. Era confermata dalle attività pratiche del governo Hitler durante tutto il periodo prebellico.
Per questo il primo compito del governo sovietico fu quello di creare un fronte “orientale” contro lʼaggressione hitleriana, di costruire una linea di demarcazione lungo le frontiere occidentali dei territori bielorussi e ucraini e di creare così una barriera che impedisse lʼavanzata senza ostacoli delle truppe tedesche verso est. A tal fine era necessario riunire la Bielorussia occidentale e lʼUcraina occidentale, che la Polonia della nobiltà aveva conquistato nel 1920, con la Bielorussia sovietica e lʼUcraina sovietica e trasferire le truppe sovietiche in questi territori. La questione non poteva essere rimandata, poiché le truppe polacche, mal rifornite, erano instabili, il comando polacco e il governo polacco erano già in fuga e le truppe di Hitler, non incontrando ostacoli seri, avrebbero potuto occupare i territori bielorussi e ucraini prima dellʼarrivo delle truppe sovietiche.
Il 17 settembre 1939, le truppe sovietiche, su ordine del governo sovietico, attraversarono il confine sovietico-polacco prebellico, occuparono la Bielorussia occidentale e lʼUcraina occidentale e procedettero alla costruzione di difese lungo la linea occidentale dei territori ucraini e bielorussi. Si trattava, in sostanza, della cosiddetta “Linea Curzon”, stabilita dagli Alleati alla Conferenza di Versailles.
Pochi giorni dopo il governo sovietico firmò patti di mutua assistenza con gli Stati baltici, che prevedevano lo stazionamento di guarnigioni dellʼesercito sovietico, lʼorganizzazione di campi dʼaviazione sovietici e la creazione di basi navali nei territori di Estonia, Lettonia e Lituania.
In questo modo venivano gettate le basi per un fronte “orientale”.
Non era difficile capire che la creazione di un fronte “orientale” era un contributo importante non solo allʼorganizzazione della sicurezza dellʼURSS, ma anche alla causa comune degli Stati amanti della pace che combattevano lʼaggressione. Tuttavia, la risposta dei circoli anglo-franco-americani, nella loro stragrande maggioranza, a questo passo del governo sovietico fu quella di avviare una malevola campagna antisovietica, qualificando lʼazione sovietica come aggressione.
Ci furono, tuttavia, alcuni dirigenti politici sufficientemente perspicaci da comprendere il significato della politica sovietica e da ammettere che era giusto creare un fronte “orientale”. Il primo di questi fu Churchill, allora Primo Lord dellʼAmmiragliato, che in un discorso radiofonico del 1° ottobre 1939, dopo una serie di interventi poco amichevoli contro lʼUnione Sovietica, affermò: “Che le armate russe si attestassero su questa linea era chiaramente necessario per la sicurezza della Russia contro la minaccia nazista. In ogni caso, la linea è lì, ed è stato creato un fronte orientale che la Germania nazista non osa attaccare. Quando Herr von Ribbentrop è stato convocato a Mosca la scorsa settimana, è stato per apprendere il fatto che i disegni nazisti sugli Stati Baltici e sullʼUcraina devono arrestarsi”.
Mentre la situazione della sicurezza dellʼURSS era più o meno soddisfacente alle frontiere occidentali, a una distanza considerevole da Mosca, Minsk e Kiev, non si poteva dire lo stesso delle frontiere settentrionali. Qui, a una distanza di circa trentadue chilometri da Leningrado si trovavano le truppe finlandesi, la cui maggioranza di ufficiali di comando propendeva per la Germania hitleriana. Il governo sovietico era ben consapevole che elementi fascisti tra i circoli dirigenti finlandesi, strettamente legati agli hitleriani e che esercitavano una forte influenza sullʼesercito finlandese, erano ansiosi di impadronirsi di Leningrado. Il fatto che Haider, capo dello Stato Maggiore dellʼesercito di Hitler, fosse arrivato in Finlandia nellʼestate del 1939 per istruire i vertici dellʼesercito finlandese non poteva essere considerato casuale. Non cʼè dubbio che i vertici finlandesi fossero in combutta con gli hitleriani e che volessero trasformare la Finlandia in un trampolino di lancio per lʼattacco della Germania hitleriana allʼURSS.
Non sorprende quindi che tutti i tentativi dellʼU.R.S.S. di trovare un linguaggio comune con il governo finlandese per migliorare le relazioni tra i due Paesi siano falliti.
Il governo finlandese rifiutò, una dopo lʼaltra, tutte le proposte amichevoli fatte dal governo sovietico con lʼobiettivo di salvaguardare la sicurezza dellʼU.R.S.S., in particolare di Leningrado, e questo nonostante lʼUnione Sovietica fosse disposta ad andare incontro alla Finlandia e a soddisfare i suoi legittimi interessi.
Il governo finlandese rifiutò la proposta dellʼU.R.S.S. di arretrare di qualche decina di chilometri il confine finlandese sullʼistmo careliano, sebbene il governo sovietico fosse disposto a compensare la Finlandia con unʼarea due volte più grande nella Carelia sovietica.
Il governo finlandese rifiutò anche la proposta dellʼU.R.S.S. di concludere un patto di mutua assistenza, rendendo così evidente che la sicurezza dellʼU.R.S.S. dalla direzione della Finlandia non era assicurata.
Con questi e simili atti ostili e con azioni provocatorie sul confine sovietico-finlandese, la Finlandia scatenò la guerra con lʼUnione Sovietica.
I risultati della guerra sovietico-finlandese sono noti. Le frontiere dellʼURSS nel nord-ovest, e in particolare nella zona di Leningrado, furono spostate più indietro e la sicurezza dellʼURSS venne rafforzata. Questo fu un fattore importante per la difesa dellʼUnione Sovietica dallʼaggressione hitleriana, in quanto la Germania hitleriana e i suoi complici finlandesi dovettero iniziare la loro offensiva nel nord-ovest dellʼU.R.S.S. non nelle immediate vicinanze di Leningrado, ma da una linea di quasi 150 chilometri a nord-ovest di essa.
Nel suo discorso alla sessione del Soviet Supremo dellʼURSS del 29 marzo 1940, V. M. Molotov disse: “… LʼUnione Sovietica, dopo aver distrutto lʼesercito finlandese e dopo aver avuto tutte le opportunità di occupare lʼintera Finlandia, non lʼha fatto e non ha chiesto alcun indennizzo per le spese di guerra, come avrebbe fatto qualsiasi altra potenza, ma ha limitato le sue richieste al minimo… Nel trattato di pace non abbiamo perseguito altro obiettivo che quello di salvaguardare la sicurezza di Leningrado, Murmansk e della ferrovia di Murmansk”.
Va notato che, sebbene in tutta la loro politica nei confronti dellʼU.R.S.S. i circoli dirigenti finlandesi facessero il gioco della Germania hitleriana, i capi britannici e francesi della Società delle Nazioni si schierarono immediatamente dalla parte del governo finlandese, dichiararono attraverso la Lega che lʼU.R.S.S. era lʼ“aggressore”, e quindi approvarono e sostennero apertamente la guerra che i governanti finlandesi avevano iniziato contro lʼUnione Sovietica. La Società delle Nazioni – che si era macchiata della sua connivenza e del suo incoraggiamento allʼaggressione giapponese e italo-tedesca – agendo su ordine dei suoi capi britannici e francesi, approvò obbedientemente una risoluzione contro lʼUnione Sovietica ed “espulse” per dimostrazione questʼultima dalla Lega.
Ma le cose non finirono lì. Nella guerra iniziata dai reazionari finlandesi contro lʼUnione Sovietica, Gran Bretagna e Francia fornirono ogni assistenza ai militaristi finlandesi. I circoli dirigenti britannici e francesi continuarono a incitare il governo finlandese a proseguire le ostilità.
I governanti britannici e francesi rifornirono sistematicamente la Finlandia di armi e si prepararono energicamente a inviare in Finlandia un corpo di spedizione di centomila uomini.
Nei primi tre mesi di guerra, la Gran Bretagna, secondo una dichiarazione rilasciata da Chamberlain alla Camera dei Comuni il 19 marzo 1940, consegnò alla Finlandia 101 aerei, oltre 200 pezzi di artiglieria e centinaia di migliaia di granate, bombe aeree e mine anticarro. Contemporaneamente Daladier riferì alla Camera dei Deputati che la Francia aveva consegnato alla Finlandia 175 aerei, circa 500 pezzi di artiglieria, oltre 5.000 mitragliatrici, 1.000.000 di granate e bombe a mano e varie altre munizioni.
Unʼidea esaustiva dei piani dei governi britannico e francese in quel momento si può ricavare da un memorandum consegnato dagli inglesi agli svedesi il 2 marzo 1940, che recitava: “I governi alleati sono consapevoli che la posizione militare della Finlandia sta diventando disperata. Dopo aver considerato attentamente tutte le possibilità, sono giunti alla conclusione che lʼunico mezzo con cui possono fornire un aiuto efficace alla Finlandia è lʼinvio di una forza alleata, e sono pronti a inviare tale forza in risposta a un appello finlandese”.¹
Nel frattempo, come dichiarato da Chamberlain alla Camera dei Comuni il 19 marzo, “i preparativi per la spedizione sono stati portati avanti con la massima rapidità, e allʼinizio di marzo la spedizione era pronta a partire… due mesi prima che Mannerheim ne avesse richiesto lʼarrivo”. Chamberlain aggiunse che questa forza contava 100.000 uomini.
Allo stesso tempo il governo francese stava preparando un primo corpo di spedizione di 50.000 uomini, che sarebbe stato inviato in Finlandia via Narvik.
I governanti britannici e francesi, si noti, erano impegnati in queste attività belligeranti al tempo della “strana guerra”, quando Gran Bretagna e Francia erano assolutamente inattivi sul fronte contro la Germania di Hitler.
Ma lʼassistenza militare alla Finlandia contro lʼUnione Sovietica era solo parte di un piano più ampio degli imperialisti britannici e francesi.
Il citato Libro Bianco del Ministero degli Affari Esteri svedese contiene un documento scritto dal Ministro degli Esteri svedese Günther. In questo documento si legge che “lʼinvio di questa forza fa parte del piano generale di attacco allʼUnione Sovietica” e che, “a partire dal 15 marzo, questo piano sarà messo in atto contro Baku e prima attraverso la Finlandia”.²
Henri de Kerillis, nel suo libro I Accuse De Gaulle, ha scritto quanto segue su questo piano: “Secondo questo piano, le cui caratteristiche principali mi sono state spiegate da Paul Reynaud³ in una lettera, che è in mio possesso, il corpo di spedizione motorizzato, dopo essere sbarcato in Finlandia attraverso la Norvegia, avrebbe rapidamente disperso le orde disorganizzate della Russia e marciato su Leningrado…”.⁴
Questo piano fu elaborato in Francia da de Gaulle e dal generale Weygand, che allʼepoca comandava le truppe francesi in Siria e che si vantava del fatto che “con un certo numero di rinforzi e 200 aerei avrebbe preso il Caucaso e sarebbe entrato in Russia come un coltello nel burro”.
È anche noto che nel 1940 il generale francese Gamelin elaborò un piano di operazioni militari da parte di inglesi e francesi contro lʼU.R.S.S., in cui si poneva particolare enfasi sul bombardamento di Baku e Batumi.
I preparativi dei governanti britannici e francesi per un attacco allʼURSS erano in pieno svolgimento. Gli stati maggiori di Gran Bretagna e Francia lavoravano diligentemente ai piani per lʼattacco. Questi signori, invece di condurre una guerra contro la Germania hitleriana, volevano iniziare una guerra contro lʼUnione Sovietica.
Ma questi piani non erano destinati a concretizzarsi. La Finlandia fu sconfitta dalle truppe sovietiche e costretta ad arrendersi, nonostante tutti gli sforzi di Gran Bretagna e Francia per evitare la capitolazione.
Il 12 marzo 1940 fu firmato il trattato di pace sovietico-finlandese.
La difesa dellʼURSS contro lʼaggressione hitleriana fu così rafforzata anche a nord, nella zona di Leningrado, dove la linea di difesa fu spostata a 150 chilometri a nord di Leningrado, fino a Viborg.
Ma questo non significava ancora che la formazione di un fronte “orientale” dal Baltico al Mar Nero fosse stata completata. Erano stati conclusi patti con gli Stati baltici, ma non vi erano ancora truppe sovietiche in grado di tenere le difese. La Moldavia e la Bucovina erano state formalmente riunite allʼURSS, ma anche lì non cʼerano truppe sovietiche in grado di tenere le difese. A metà giugno 1940 le truppe sovietiche entrarono in Estonia, Lettonia e Lituania. Il 27 giugno le truppe sovietiche entrarono in Bucovina e in Moldavia, questʼultima strappata dalla Romania dallʼURSS dopo la Rivoluzione dʼOttobre.
Si conseguiva così la formazione di un fronte “orientale” contro lʼaggressione hitleriana dal Baltico al Mar Nero.
I circoli dirigenti britannici e francesi, che continuavano a prevaricare lʼU.R.S.S. e a definirla aggressore per aver creato un fronte “orientale”, non si rendevano evidentemente conto che la comparsa di un fronte “orientale” segnava una svolta radicale nello sviluppo della guerra: a sfavore della tirannia hitleriana e a favore della vittoria della democrazia.
Non si rendevano conto che non si trattava di violare o meno i diritti nazionali di Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia o Polonia, ma di impedire la trasformazione di quei Paesi in colonie oppresse della Germania hitleriana e assicurarsi la vittoria sulle orde naziste.
Non capivano che si trattava di costruire una barriera contro lʼavanzata delle truppe tedesche in tutte le aree in cui ciò era possibile, di organizzare una forte difesa e poi di lanciare una controffensiva, schiacciare le armate di Hitler e creare così le condizioni per il libero sviluppo di quei Paesi.
Non si rendevano conto che non cʼera altro modo per sconfiggere lʼaggressione hitleriana.
Aveva ragione il governo britannico quando dislocò le sue truppe in Egitto durante la guerra, nonostante le proteste egiziane e la resistenza di alcuni ambienti in Egitto? Senza dubbio, aveva ragione. Si trattava di un mezzo importantissimo per sbarrare la strada allʼaggressione hitleriana in direzione del Canale di Suez, per salvaguardare lʼEgitto dallʼattacco di Hitler, per organizzare la vittoria e impedire così la trasformazione dellʼEgitto in una colonia della Germania hitleriana. Solo i nemici della democrazia o persone che hanno perso il senno possono affermare che lʼazione del governo britannico in quel caso costituiva unʼaggressione.
Aveva ragione il governo degli Stati Uniti quando fece sbarcare le sue truppe a Casablanca, nonostante le proteste dei marocchini e la resistenza militare diretta del governo francese di Pétain, la cui autorità si estendeva al Marocco? Senza dubbio, era giusto. Era un mezzo molto efficace per creare una base di contrasto allʼaggressione tedesca nelle immediate vicinanze dellʼEuropa occidentale, per organizzare la vittoria sulle armate hitleriane e rendere così possibile la liberazione della Francia dallʼoppressione coloniale nazista. Solo i nemici della democrazia o le persone che hanno perso il raziocinio possono considerare queste azioni delle truppe americane come unʼaggressione.
Ma, allora, lo stesso si deve dire delle azioni del governo sovietico che organizzò, entro lʼestate del 1940, un fronte “orientale” contro lʼaggressione hitleriana dislocando le sue truppe il più possibile a ovest di Leningrado, Mosca e Kiev. Questo era lʼunico modo per impedire unʼavanzata senza ostacoli delle armate tedesche verso est, per costruire forti difese e poi lanciare una controffensiva al fine di schiacciare, insieme agli Alleati, lʼesercito di Hitler e impedire così la trasformazione dei Paesi europei amanti della pace, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, in colonie della Germania hitleriana. Solo i nemici della democrazia o le persone che hanno completamente smarrito la ragione potrebbero qualificare queste azioni del governo sovietico come aggressione.
Ma da ciò consegue che Chamberlain, Daladier e il loro entourage, che qualificarono questa politica del governo sovietico come aggressione e architettarono lʼespulsione dellʼUnione Sovietica dalla Società delle Nazioni, agirono come nemici della democrazia o come persone che avevano perso il senno.
Da ciò consegue, inoltre, che gli attuali calunniatori e falsificatori della storia che lavorano in compagnia dei signori Bevin e Bidault e qualificano la creazione del fronte “orientale” contro Hitler come aggressione, agiscono anchʼessi come nemici della democrazia o come persone che hanno perso il nume della ragione.
Cosa sarebbe successo se lʼU.R.S.S. non avesse creato, prima di essere attaccata dalla Germania, un fronte “orientale” molto più a ovest delle vecchie frontiere sovietiche, se questo fronte non avesse seguito la linea Vyborg-Kaunas-Białystok-Brest-Leopoli, ma la vecchia frontiera Leningrado-Narva-Minsk-Kiev?
Ciò avrebbe permesso alle forze di Hitler di conquistare un tratto di territorio profondo centinaia di chilometri e avrebbe portato il fronte tedesco a circa due o trecento chilometri più vicino a Leningrado-Mosca-Minsk-Kiev. Avrebbe accelerato notevolmente lʼingresso dei tedeschi nel cuore dellʼURSS, avrebbe accelerato la caduta di Kiev e dellʼUcraina, avrebbe portato alla cattura di Mosca da parte dei tedeschi e di Leningrado da parte delle forze combinate tedesche e finlandesi, e avrebbe costretto lʼU.R.S.S. a passare a lungo sulla difensiva, rendendo così possibile ai tedeschi di smobilitare una cinquantina di divisioni a est per uno sbarco sulle isole britanniche e per il rafforzamento del fronte italo-tedesco nella zona dellʼEgitto. Molto probabilmente il governo britannico avrebbe dovuto evacuare in Canada, mentre lʼEgitto e il Canale di Suez sarebbero caduti sotto il controllo di Hitler.
E non è tutto. LʼU.R.S.S. sarebbe stata costretta a trasferire gran parte delle sue truppe dal confine con la Manciuria per rafforzare le sue difese sul fronte “orientale”, e ciò avrebbe permesso al Giappone di smobilitare circa trenta divisioni dalla Manciuria e di inviarle contro la Cina, le Filippine e il Sud-Est asiatico in generale e, in ultima analisi, contro le forze armate americane in Estremo Oriente.
Come risultato di tutto ciò, la guerra si sarebbe prolungata per almeno altri due anni. La Seconda guerra mondiale sarebbe quindi terminata non nel 1945, ma nel 1947, o poco più tardi.
Questa era la situazione per quanto riguarda il fronte “orientale”.
Nel frattempo gli eventi in Occidente seguivano il loro corso. Nellʼaprile del 1940, i tedeschi occuparono la Danimarca e la Norvegia. A metà maggio, le truppe tedesche invasero Olanda, Belgio e Lussemburgo. Il 21 maggio, i tedeschi raggiunsero la Manica e tagliarono la strada agli Alleati nelle Fiandre. Verso la fine di maggio le truppe britanniche evacuarono Dunkerque, ritirandosi dalla Francia in Inghilterra. A metà giugno, Parigi era caduta. Il 22 giugno la Francia si arrendeva alla Germania.
In una parola, Hitler calpestò tutte le dichiarazioni di non aggressione rilasciate congiuntamente a Francia e Gran Bretagna.
Questo significava il fallimento completo della politica di pacificazione, della politica di rinuncia alla sicurezza collettiva, della politica di isolamento dellʼURSS.
Era chiaro che, isolando lʼU.R.S.S., la Francia e la Gran Bretagna avevano distrutto il fronte unito dei Paesi amanti della libertà, si erano indeboliti e ora erano loro stessi isolati.
Il 1° marzo 1941 i tedeschi occuparono la Bulgaria.
Il 5 aprile lʼURSS firmava un patto di non aggressione con la Jugoslavia.
Il 22 giugno dello stesso anno la Germania aggrediva lʼURSS.
Italia, Romania, Ungheria e Finlandia si unirono alla Germania nella guerra contro lʼUnione Sovietica.
LʼUnione Sovietica entrava nella guerra di liberazione contro la Germania hitleriana.
Lʼatteggiamento nei confronti di questo evento in Europa e in America fu diverso a seconda degli ambienti.
Le nazioni asservite da Hitler tirarono un sospiro di sollievo, convinte che Hitler si sarebbe spezzato il collo tra i due fronti, quello occidentale e quello “orientale”.
I circoli dirigenti della Francia erano pieni di gioia maliziosa, poiché non dubitavano che “la Russia sarebbe stata schiacciata” praticamente in poco tempo.
Un importante membro del Senato americano, il signor Truman, ora Presidente degli Stati Uniti, dichiarò il giorno dopo lʼattacco della Germania allʼU.R.S.S.: “Se vediamo che vince la Germania dovremo aiutare i russi e se vince la Russia dovremo aiutare i tedeschi, così che si uccidano tra loro quanto più possibile”.⁵
Una dichiarazione simile fu fatta nel 1941 in Gran Bretagna dallʼallora Ministro della Produzione Aeronautica, Moore-Brabazon, il quale affermò che, per quanto riguardava la Gran Bretagna, il miglior risultato della lotta sul fronte orientale sarebbe stato lʼesaurimento reciproco della Germania e dellʼU.R.S.S., in conseguenza del quale la Gran Bretagna avebbe potuto raggiungere una posizione di dominio.
Queste dichiarazioni esprimono senza dubbio lʼatteggiamento dei circoli reazionari negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Tuttavia, la stragrande maggioranza del popolo britannico e americano era favorevole allʼURSS e chiedeva lʼunità con lʼUnione Sovietica per il successo della lotta contro la Germania hitleriana.
Si può ritenere che il Primo Ministro della Gran Bretagna, Churchill, riflettesse questi sentimenti quando il 22 giugno 1941 disse: “Il pericolo russo è il nostro pericolo, e il pericolo degli Stati Uniti, così come la causa di ogni russo che combatte per la sua patria è la causa di tutti gli uomini e dei popoli liberi in ogni angolo del mondo”.
Questo era anche lʼatteggiamento verso lʼURSS dellʼamministrazione Roosevelt negli Stati Uniti.
Fu così posta la premessa della coalizione anglo-sovietico-americana contro la Germania hitleriana.
La coalizione anti-hitleriana si prefiggeva lʼobiettivo di distruggere il regime hitleriano e di liberare le nazioni schiavizzate dalla Germania hitleriana. Nonostante le differenze nelle ideologie e nei sistemi economici degli Stati alleati, la coalizione anglo-sovietico-americana divenne una potente alleanza di nazioni che avevano unito i loro sforzi nella lotta di liberazione contro lʼhitlerismo.
Naturalmente anche allora, durante la guerra, vi erano differenze tra gli Alleati su alcune questioni. È noto, ad esempio, quanto fossero significative le differenze su questioni importanti come lʼapertura di un secondo fronte, i doveri degli alleati, i loro obblighi morali reciproci.
I falsificatori della storia e i calunniatori di ogni genere fanno ora leva su queste divergenze per “dimostrare”, contrariamente a quanto è ovvio, che lʼU.R.S.S. non era e non poteva essere un alleato leale e sincero nella lotta contro lʼaggressione hitleriana. Ma poiché la lotta comune contro la Germania hitleriana e il comportamento dellʼU.R.S.S. in tale lotta non forniscono alcuna giustificazione per tali accuse, essi si rivolgono al passato, al periodo prebellico, e affermano che nei “negoziati” con Hitler a Berlino nel 1940, i rappresentanti dellʼUnione Sovietica si sono comportati in modo perfido, non come dovrebbero comportarsi gli alleati.
Essi affermano che durante i “negoziati” di Berlino furono discussi e concordati perfìdi “piani di spartizione dellʼEuropa”, rivendicazioni territoriali sovietiche “a sud dellʼUnione Sovietica verso lʼOceano Indiano”, “piani” riguardanti la Turchia, lʼIran, la Bulgaria e altre “questioni”. A questo scopo i calunniatori si avvalgono dei rapporti degli ambasciatori tedeschi e di altri funzionari nazisti, di ogni sorta di memorandum e di bozze tedesche di “protocolli” e “documenti” di natura simile.
Cosa avvenne effettivamente a Berlino? Va detto che i cosiddetti “negoziati di Berlino” del 1940 non rappresentarono altro che una visita di ritorno di V. M. Molotov a due visite di Ribbentrop a Mosca. I colloqui riguardavano principalmente le relazioni sovietico-tedesche. Hitler cercò di farne la base per un ampio accordo tra le parti tedesca e sovietica. La parte sovietica, al contrario, li utilizzò per sondare la posizione della parte tedesca senza avere alcuna intenzione di concludere un accordo di alcun tipo con i tedeschi. Nel corso di questi colloqui Hitler sostenne che lʼUnione Sovietica avrebbe dovuto acquisire uno sbocco sul Golfo Persico occupando lʼIran occidentale e i giacimenti petroliferi britannici in Iran. Disse inoltre che la Germania avrebbe potuto aiutare lʼUnione Sovietica a risolvere le sue rivendicazioni nei confronti della Turchia, fino alla modifica della Convenzione di Montreux sugli Stretti. Mentre ignorava completamente gli interessi dellʼIran, proteggeva con cura quelli della Turchia, considerandola evidentemente un suo alleato presente, o comunque futuro. I Paesi balcanici e la Turchia erano considerati da Hitler una sfera dʼinfluenza della Germania e dellʼItalia.
Il governo sovietico trasse le seguenti conclusioni da questi colloqui: la Germania non apprezzava i suoi legami con lʼIran; la Germania non era legata e non intendeva legarsi alla Gran Bretagna, il che significava che lʼUnione Sovietica avrebbe potuto trovare nella Gran Bretagna un alleato affidabile contro la Germania hitleriana; gli Stati balcanici erano già stati acquisiti e trasformati in satelliti della Germania (Bulgaria, Romania, Ungheria), o erano stati asserviti, come la Cecoslovacchia, o erano in procinto di esserlo, come la Grecia; la Jugoslavia era lʼunico Paese balcanico su cui si poteva contare come futuro alleato del campo anti-hitleriano; la Turchia era già legata da stretti vincoli alla Germania hitleriana o intendeva stringere tali vincoli.
Dopo aver tratto queste utili conclusioni, il governo sovietico non riprese più i colloqui su queste questioni, nonostante i ripetuti richiami di Ribbentrop.
Come si vedrà, si trattò di un sondaggio, di una verifica da parte del governo sovietico della posizione del governo Hitler, che non portò e non poteva portare a un accordo di alcun tipo.
È ammissibile un tale sondaggio della posizione di un nemico da parte di Stati che amano la pace? Senza dubbio sì. Non solo è lecito, ma a volte è una necessità politica diretta. Con la riserva, però, che tali sondaggi devono essere intrapresi con la conoscenza e il consenso dei propri alleati e i loro risultati devono essere comunicati agli alleati. In quel momento, però, lʼUnione Sovietica non aveva alleati, era isolata e, purtroppo, non aveva nessuno con cui condividere i risultati delle sue ricerche.
Va notato che un simile, anche se molto dubbio, sondaggio della posizione della Germania hitleriana fu intrapreso da rappresentanti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti già durante la guerra, dopo la formazione della coalizione anti-hitleriana di Gran Bretagna, Stati Uniti e U.R.S.S. Ciò risulta da documenti catturati dalle truppe sovietiche in Germania.
Da questi documenti si evince che nellʼautunno del 1941, e anche nel 1942 e nel 1943, a Lisbona e in Svizzera, furono condotti negoziati alle spalle dellʼURSS tra rappresentanti della Gran Bretagna e della Germania, e successivamente tra rappresentanti degli Stati Uniti e della Germania, sul tema della conclusione della pace con la Germania.
Uno dei documenti – un supplemento al rapporto di Weizsàcker, viceministro tedesco degli Affari Esteri – ripercorre lo svolgimento dei negoziati a Lisbona nel settembre 1941. Da questo documento si evince che il 13 settembre ebbe luogo un incontro tra Aitken, figlio di Lord Beaverbrook, ufficiale dellʼesercito britannico e in seguito deputato al Parlamento, in rappresentanza della Gran Bretagna, e Gustav von Koever, ungherese che agiva su mandato del Ministero degli Esteri tedesco, come si evince da una lettera indirizzata da Krauel, console generale tedesco a Ginevra, a Weizsàcker.
Nel corso di queste trattative Aitken pose senza mezzi termini la domanda: “Non si potrebbero utilizzare lʼinverno e la primavera prossimi per una discussione confidenziale sulle possibilità di pace?”.
Altri documenti parlano di negoziati che ebbero luogo tra i rappresentanti dei governi degli Stati Uniti e della Germania in Svizzera nel febbraio 1943. In queste trattative gli Stati Uniti erano rappresentati da un delegato speciale del Governo degli Stati Uniti, Allen Dulles (figlio di John Foster Dulles), che figurava sotto lo pseudonimo di “Bull” e aveva “istruzioni e autorità dirette dalla Casa Bianca”. Il suo partner da parte tedesca era il principe M. Hohenlohe, un uomo molto legato ai circoli dirigenti della Germania hitleriana, che agiva come rappresentante di Hitler sotto il falso nome di “Pauls”. Il documento contenente un riassunto di queste trattative apparteneva al Servizio di Sicurezza tedesco (S.D.).
Come risulta da questo documento, la conversazione toccò importanti questioni relative allʼAustria, alla Cecoslovacchia, alla Polonia, alla Romania e allʼUngheria e, cosa particolarmente importante, alla conclusione della pace con la Germania.
Nel corso della conversazione A. Dulles (Bull) dichiarò che “in futuro non sarà più permesso che si crei una situazione in cui nazioni come quella tedesca siano costrette a ricorrere a esperimenti disperati e allʼeroismo come risultato dellʼingiustizia e della necessità. Lo Stato tedesco deve continuare a esistere come fattore di ordine e di risanamento. La divisione della Germania o la separazione dellʼAustria sono fuori questione”.
Riguardo alla Polonia, Dulles (Bull) dichiarò: “… estendendo la Polonia a Est e preservando la Romania e una forte Ungheria per la creazione di un cordone sanitario contro il bolscevismo e il panslavismo”.
Il resoconto della conversazione riporta inoltre che: “Il signor Bull è più o meno dʼaccordo sullʼorganizzazione politica e industriale dellʼEuropa sulla base di grandi territori, partendo dal presupposto che una Grande Germania federata (simile agli Stati Uniti), con lʼannessa Confederazione Danubiana, costituirà la migliore garanzia di ordine e risanamento nellʼEuropa centrale e orientale”.
Dulles (Bull) dichiarò inoltre di riconoscere pienamente la rivendicazione dellʼindustria tedesca al ruolo di leader in Europa.
Va notato che questo sondaggio fu effettuato dagli inglesi e dagli americani allʼinsaputa e senza il consenso del loro alleato, lʼUnione Sovietica, e che nulla fu comunicato al governo sovietico riguardo ai suoi risultati, nemmeno a titolo di informazione post factum.
Ciò potrebbe far supporre che i governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna abbiano in questo caso tentato di avviare negoziati con Hitler per una pace separata.
Chiaramente, un simile comportamento da parte dei governi di Gran Bretagna e Stati Uniti non può che essere considerato una violazione dei più elementari doveri e obblighi degli alleati.
Ne consegue che quando i falsificatori della storia accusano lʼU.R.S.S. di “insincerità” stanno spostando la colpa dai colpevoli agli innocenti.
Non cʼè dubbio che i falsificatori della storia e gli altri calunniatori conoscano questi documenti. E se li nascondono al pubblico, se non ne parlano nella loro campagna diffamatoria contro lʼURSS, è perché hanno una paura mortale della verità storica.
Per quanto riguarda le divergenze sullʼapertura di un secondo fronte, esse sono il riflesso delle diverse concezioni sui doveri degli alleati lʼuno verso lʼaltro. I sovietici ritengono che se un alleato è in difficoltà bisogna aiutarlo con tutti i mezzi disponibili, che non si debba trattare un alleato come un compagno di viaggio temporaneo ma come un amico, che bisogna gioire dei suoi successi e della sua crescente forza. I rappresentanti britannici e americani non sono dʼaccordo e considerano questʼetica ingenua. Sono guidati dallʼidea che un alleato forte è pericoloso, che il rafforzamento di un alleato non è nel loro interesse, che è meglio avere un alleato debole che uno forte, e che se lʼalleato, nonostante tutto, si rafforza, allora bisogna prendere misure per indebolirlo.
Tutti sanno che nei comunicati anglo-sovietici e sovietico-americani del giugno 1942, i britannici e gli americani avevano assunto lʼobbligo di aprire il secondo fronte in Europa già nel 1942. Si trattava di una promessa solenne, un voto, se vogliamo, che avrebbe dovuto essere mantenuto in tempo, per agevolare le forze sovietiche, che nel primo periodo della guerra avevano sostenuto lʼintero onere della resistenza al fascismo germanico. Tuttavia, è altrettanto noto che questa promessa non fu mantenuta né nel 1942 né nel 1943, nonostante il governo sovietico avesse dichiarato in più occasioni che lʼUnione Sovietica non poteva accettare il rinvio del secondo fronte.
Non cʼera nulla di fortuito nel ritardo nellʼapertura del secondo fronte. Era una politica favorita dalle aspirazioni di quei circoli reazionari in Gran Bretagna e negli Stati Uniti che perseguivano i propri obiettivi nella guerra contro la Germania, obiettivi del tutto estranei a una guerra di liberazione dal fascismo tedesco. I loro piani non prevedevano la sconfitta totale del fascismo tedesco. Erano interessati a ridurre il potere della Germania e, soprattutto, a eliminare la Germania quale pericolosa rivale nel mercato mondiale, in conformità con i loro obiettivi di parte ed egoistici. Ma non era nelle loro intenzioni liberare la Germania e altri Paesi dal dominio delle forze reazionarie, che sono veicoli costanti dellʼaggressione imperialista e del fascismo, né realizzare riforme democratiche radicali.
Allo stesso tempo, essi calcolavano che lʼU.R.S.S. sarebbe stata indebolita, dissanguata, che sarebbe stata talmente esaurita nella guerra da perdere per lungo tempo lo status di grande e potente potenza, e che dopo la guerra sarebbe caduta nella dipendenza dagli Stati Uniti dʼAmerica e dalla Gran Bretagna.
Naturalmente, questo non è un atteggiamento nei confronti di un alleato che lʼUnione Sovietica può giudicare normale.
Diametralmente opposta a questa politica è la politica dellʼUnione Sovietica di relazioni interalleate. Questa politica è caratterizzata da un incrollabile disinteresse, da unʼosservanza coerente e onesta degli impegni e dalla disponibilità in ogni momento a fornire assistenza a un alleato. Questo atteggiamento di un vero alleato verso gli altri Paesi, suoi compagni dʼarmi nella lotta contro un nemico comune, è stato esemplificato dallʼUnione Sovietica nellʼultima guerra.
Eccone un esempio.
Si ricorderà che alla fine del dicembre 1944 le truppe di Hitler lanciarono unʼoffensiva sul fronte occidentale nelle Ardenne, perforando il fronte e mettendo le truppe anglo-americane in una situazione difficile. Secondo gli Alleati, i tedeschi speravano, colpendo Liegi, di schiacciare la Prima Armata americana, raggiungere Anversa, tagliare fuori la Nona Armata americana, la Seconda Armata britannica e la Prima Armata canadese, e organizzare una seconda Dunkerque per gli Alleati, con lʼidea di mettere la Gran Bretagna fuori dalla guerra.
A questo proposito, il 6 gennaio 1945, Winston Churchill indirizzò a I. V. Stalin il seguente messaggio: “In occidente sono in corso combattimenti molto pesanti e il comando supremo può essere messo in condizioni di dover prendere decisioni importanti. Voi stesso sapete per esperienza personale quanto sia inquietante dover difendere un fronte molto vasto dopo un periodo in cui si è perduta lʼiniziativa. Il generale Eisenhower ritiene utile e necessario conoscere, nelle linee generali, ciò che pensate di fare, poiché questo naturalmente, avrà un riflesso su tutte le sue e le nostre decisioni più importanti... vi sarò grato se potrete comunicarmi che possiamo contare su una grande offensiva russa sul fronte della Vistola o in qualche altra zona nel corso Del mese di gennaio o in qualsiasi altro momento, che voi vorrete comunicarci. Trasmetterò questa informazione segretissima soltanto al maresciallo Brooke e al generale Eisenhower E soltanto a condizione che sia mantenuta nel più rigoroso segreto. Ritengo la cosa urgente”.
Il 7 gennaio 1945, I. V. Stalin inviò a Winston Churchill la seguente risposta:
“Ho ricevuto la sera del 7 gennaio il Vostro messaggio del 6 gennaio 1945.
Purtroppo, il maresciallo dʼaviazione signor Tedder non è ancora arrivato a Mosca.
È molto importante sfruttare la nostra superiorità di artiglieria e di aviazione contro i tedeschi. A tale scopo occorrono favorevoli condizioni atmosferiche per lʼaviazione e la mancanza di nebbie basse che impediscono allʼartiglieria di colpire con precisione lʼobiettivo. Noi ci prepariamo a unʼoffensiva, ma il tempo non è ancora favorevole. Tuttavia, considerando la situazione dei nostri alleati sul fronte occidentale, il Quartier Generale del Comando supremo ha deciso di ultimare a ritmo accelerato i preparativi e, nonostante il maltempo, di lanciare vaste operazioni offensive contro i tedeschi su tutto il fronte centrale al più tardi entro la seconda metà di gennaio. Potete essere certo che faremo tutto il possibile per aiutare le nostre valorose truppe alleate”
Nel suo messaggio di risposta a I. V. Stalin il 9 gennaio, Winston Churchill scrisse: “Le sono molto grato per il Vostro commuovente messaggio. Lʼho inviato al generale Eisenhower per sua esclusiva visione. Possa tutta la migliore fortuna assistere la Vostra nobile impresa”.
Nel desiderio di accelerare gli aiuti alle forze alleate in Occidente, il Comando Supremo delle forze sovietiche decise di anticipare la data dellʼoffensiva contro i tedeschi sul fronte sovietico-tedesco dal 20 al 12 gennaio. Il 12 gennaio fu lanciata una grande offensiva sovietica su un ampio fronte che si estendeva dal Baltico ai Carpazi. Centocinquanta divisioni sovietiche entrarono in azione, supportate da grandi quantità di artiglieria e aerei; sfondarono il fronte tedesco e respinsero i tedeschi per centinaia di chilometri.
Il 12 gennaio, le truppe tedesche sul fronte occidentale, tra cui la 5ª e la 6ª Armata Panzer, che erano pronte per una nuova offensiva, cessarono lʼoffensiva e nei cinque o sei giorni successivi furono ritirate dal fronte e trasferite a est, contro le truppe sovietiche attaccanti. Lʼoffensiva tedesca a ovest fu sventata.
Il 17 gennaio, Winston Churchill scrisse a I. V. Stalin: “Vi sono molto grato peril Vostro messaggio e sono estremamente lieto che il maresciallo dʼaviazione Tedder Vi abbia fatto unʼimpressione così favorevole.
A nome del Governo di Sua Maestà, e dal profondo del mio cuore, Vi porgo i nostri ringraziamenti e congratulazioni per la gigantesca offensiva che avete lanciato sul fronte orientale.
Senza dubbio vi sono noti ora i piani del generale Eisenhower e fino a che punto essi sono stati ritardati dallʼoffensiva preventiva di Rundstedt. Sono certo che lungo lʼintero nostro fronte i combattimenti saranno interrotti. Il 21° gruppo di armate britannico al comando del feldmaresciallo Montgomery è passato oggi allʼoffensiva nella zona a sud di Roermond”.
Un ordine del giorno impartito da I. V. Stalin alle truppe sovietiche nel febbraio 1945 diceva in riferimento a questa offensiva sovietica: “Nel gennaio di questʼanno, lʼArmata Rossa ha inferto al nemico un colpo di forza ineguagliabile su tutto il fronte dal Baltico ai Carpazi. Su un tratto di 1.200 chilometri ha spezzato le potenti difese che i tedeschi stavano allestendo da diversi anni. Nel corso dellʼoffensiva, lʼArmata Rossa, con le sue azioni rapide e decise, ha respinto il nemico a ovest. La prima conseguenza dei successi della nostra offensiva invernale è stata quella di aver ostacolato lʼoffensiva invernale dei tedeschi a ovest, che mirava alla presa del Belgio e dellʼAlsazia, e di aver permesso alle armate dei nostri alleati di lanciare a loro volta unʼoffensiva contro i tedeschi e di collegare così le loro operazioni offensive a ovest con le operazioni offensive dellʼArmata Rossa a est”. È così che ha agito I. V. Stalin.
È così che agiscono i veri alleati in una lotta comune.
Questi sono i fatti.
Naturalmente, i falsificatori della storia e i calunniatori non hanno alcun rispetto per i fatti – ecco perché sono chiamati falsificatori e calunniatori. Preferiscono la calunnia e la diffamazione. Ma non cʼè motivo di dubitare che alla fine questi signori dovranno riconoscere una verità universalmente riconosciuta: che la calunnia e la maldicenza periscono, ma i fatti continuano a vivere.
- Nota della legazione britannica, datata 2 marzo 1940. Libro bianco del Ministero degli Affari Esteri svedese, Stoccolma, 1947, p. 120.
- Nota di Günther, 2 marzo 1940.
- Al tempo un membro del Governo francese.
- H. De Kerillis, I Accuse De Gaulle, p. 211, 1945.
- New York Times, 24 giugno 1941.