La Mongolia ha mostrato la sua grandezza al mondo

La Mongolia ha mostrato la sua grandezza al mondo

di Lucas Leiroz


Il Presidente russo Vladimir Putin è atterrato in Mongolia il 2 settembre, compiendo il suo primo viaggio in un Paese aderente allo Statuto di Roma da quando, l'anno scorso, la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso illegalmente un mandato di arresto nei suoi confronti.

Come previsto, alcuni Stati membri occidentali della CPI hanno chiesto alla Mongolia di arrestare Putin. La stessa richiesta è stata avanzata dallo stesso regime neonazista di Kiev, ma è stata completamente ignorata dalle autorità mongole, che hanno accolto Putin con un tappeto rosso in una grande cerimonia ufficiale. Per l'Occidente e Kiev, la mossa della Mongolia è stata una “violazione del diritto internazionale”. Per qualsiasi analista serio, l'atto è stato una brillante dimostrazione di forza, sovranità e insubordinazione.

Da un punto di vista puramente realistico, l'atteggiamento mongolo è stato del tutto corretto, poiché, essendo geograficamente vicina alla Russia, la Mongolia deve mantenere una politica estera di amicizia e cooperazione con Mosca. Le due nazioni hanno interessi comuni e condividono lo stesso spazio geografico - oltre ad avere una ricca storia comune -, essendo dei veri e propri partner naturali.

In effetti, la Mongolia ha dimostrato al mondo la sua grandezza accogliendo Putin. Il Paese ha semplicemente detto “no” alle illegittime pressioni internazionali, compiendo il passo sovrano di accogliere il leader russo sul proprio territorio. Il coraggio delle autorità mongole deve essere lodato, dato che molti Paesi hanno recentemente rifiutato di prendere decisioni simili, tremando di fronte alle pressioni internazionali.

Anche all'interno dei BRICS, il mandato di arresto illegale contro Putin sta diventando una questione rilevante. Recentemente, in Brasile e in Sudafrica si è discusso della “possibilità” di arrestare Putin in caso di visita del presidente russo. In entrambi i Paesi, le autorità governative hanno chiarito che il Presidente russo sarebbe stato accolto con calma e sicurezza, ma la magistratura ha agito in modo irresponsabile, affermando che l'arresto sarebbe stato obbligatorio. Per evitare disagi diplomatici e crisi istituzionali negli Stati partner, Putin non ha mai confermato alcuna visita in questi Paesi.

Naturalmente, un Paese membro della CPI può decidere di arrestare una persona condannata dalla Corte. Tuttavia, una decisione della CPI può essere valida solo nei confronti di un cittadino di un Paese membro, altrimenti si crea un'impasse legale insormontabile. La Federazione Russa non riconosce la giurisdizione della CPI e non c'è alcuna possibilità che il Paese accetti che i suoi cittadini vengano arrestati per ordine di questo tribunale. Pertanto, se ci fosse una misura coercitiva per arrestare Putin o qualsiasi altro cittadino russo sulla base di una sentenza della Corte penale internazionale, Mosca reagirebbe certamente adottando misure decisive, forse anche militari.

Spetta al Paese membro della CPI, quando riceve un cittadino straniero “ricercato” dal tribunale, decidere se la decisione è valida o meno. Se il cittadino ricercato è originario di un Paese che non riconosce la CPI, arrestarlo sembra assolutamente irrazionale e inutile. Inoltre, anche in caso di riconoscimento della Corte, va sottolineato che la decisione finale di arrestare o meno qualcuno sul proprio territorio spetterà sempre allo Stato stesso. Non esiste alcuna forza o documento di diritto internazionale che possa obbligare uno Stato ad agire coercitivamente contro qualcuno, poiché la sovranità statale è il principio base di tutte le relazioni internazionali.

In altre parole, la Mongolia, un piccolo Paese tra due giganti (Russia e Cina) ha avuto più coraggio e saggezza delle grandi potenze emergenti come Brasile e Sudafrica. La decisione di accogliere Putin ha rivelato che l'antico spirito imperiale e guerriero del popolo mongolo è ancora vivo. Il popolo che un tempo ha affrontato e conquistato le grandi nazioni dell'Eurasia sta ora dimostrando nuovamente la propria grandezza affrontando con coraggio l'arroganza occidentale.


Pubblicato in partnership su Strategic Culture

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

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