La Lotta Fascista contro la Mafia

La Lotta Fascista contro la Mafia

Alessandro

La Lotta Fascista contro la Mafia:

L'introduzione del Fascismo nella Società Italiana portò cambiamenti essenziali nel Paese, ma, restavano ancora dei problemi in sospeso che il Fascismo doveva risolvere. Uno di questi numerosi problemi era la mafia. Uno dei fatti citati meno frequentemente, ma, di rilevanza storica assolutamente indispensabile, è la Lotta Fascista contro la mafia, che analizzeremo in questo articolo.

-La Fase iniziale:

I Fasci di Combattimento ebbero non poche difficoltà nel diffondersi in Sicilia, essendo visti dalla classe dirigente come elementi estranei alla mentalità Siciliana. Nonostante la varie difficoltà, varie formazioni squadriste riuscirono a costituirsi nella province di Ragusa e Siracusa, a Catania alcuni studenti crearono dei circoli culturali. Nella Sicilia occidentale solo a Palermo, nel 1921 vi furono alcuni tentativi da parte di studenti affascinati dal Futurismo di costituire un Fascio, ma solo con la costituzione nel novembre 1921 del Partito Nazionale Fascista si arrivò a contare circa mille iscritti. La mafia, al tempo presente in considerevole parte sul territorio Siciliano, si opponeva allo sviluppo dell'influenza Fascista nella Regione. 2 Fascisti vennero uccisi per mano mafiosa, Il primo, Mariano De Caro, un giovane venticinquenne che aveva prestato servizio nel Regio Esercito durante la Grande Guerra, fu vittima di un letale agguato mafioso la sera del 7 Aprile 1921, il secondo, Domenico Perticone, fu anch'egli vittima di un letale agguato mafioso.


-Lo Sviluppo del Potere Fascista:

Solo nel 1923, dopo la fusione con l'Associazione Nazionalista Italiana, il Partito Nazionale Fascista riuscì a diventare un importante punto di riferimento nella politica Siciliana. Mussolini, una volta diventato Presidente del Consiglio, decise di puntare ad un rinnovamento della gestione politica Siciliana, inviando nella Regione degli uomini nuovi provenienti dalla piccola borghesia per favorire il cambio dei vertici. Fu inviato Pietro Bolzon come commissario straordinario per la Regione. Un altro personaggio di rilievo inviato nella Regione fu Alfredo Cucco, un giovane esponente che assunse la guida del PNF locale. Sempre attento alla questione morale, Cucco sciolse Fasci di vari comuni Siciliani a causa della compromissione dei loro vertici, inoltre, Cucco fece espellere gli iscritti non in regola con la fedina penale

Pietro Bolzon


Alfredo Cucco


-La Visita di Mussolini in Sicilia:

Nel 1924, Mussolini si recò in visita in Sicilia. Il 7 maggio, durante la visita nella comunità albanese di Piana degli Albanesi, allora detta Piana dei Greci, Mussolini fu ricevuto dal sindaco Francesco Cuccia chiamato anche "don Ciccio" e da costui accompagnato in macchina per il paese. Durante il percorso in macchina Cuccia a proposito della scorta si rivolse a Mussolini dicendo: "Voscenza non ha bisogno di tutti questi sbirri, non ha niente da temere finché sarà in mia compagnia". La reazione di Mussolini fu assolutamente negativa, e il giorno dopo, raccolte informazioni su Cuccia, ad Agrigento rivolto alla folla intervenuta per un comizio disse:

«Vi dichiaro che prenderò tutte le misure necessarie per tutelare i galantuomini dai delitti dei criminali. Non deve essere più tollerato che poche centinaia di malviventi soverchino, immiseriscano, danneggino una popolazione magnifica come la vostra.»

Mussolini a Siracusa nel 1924


-L'invio di Cesare Mori:

Il 13 Maggio, il giorno dopo il suo rientro dal viaggio in Sicilia, Mussolini convocò il capo della polizia Emilio De Bono e il ministro dell'interno Luigi Federzoni e si decise la nomina del prefetto Cesare Mori(che era già stato prefetto di Bologna dove si era dimostrato inflessibile nell'applicazione della legge, sia contro lo squadrismo fascista che contro le formazioni socialiste attirandosi l'antipatia dei comandanti dello squadrismo locale) per condurre la lotta contro la mafia. Mussolini autorizzò Mori ad usare metodi duri se necessario. Cesare Mori fu nominato prefetto di Trapani e prese servizio il 2 giugno del 1924. Durante il suo servizio a Trapani cercò di eliminare ogni possibilità di sviluppo ed arricchimento della mafia, ad esempio, ritirando tutte le licenze di porto d'armi e nominando una commissione provinciale col compito di decidere e disporre circa il rilascio di nulla osta (resi obbligatori) per l'attività di campiere e di guardianía, attività tradizionalmente controllate da cosa nostra. Mussolini decise di inviare anche il magistrato Luigi Giampietro come procuratore generale della Corte d'Appello di Palermo, per assicurarsi che anche le condanne fossero esemplari.

Cesare Mori


-l'Operato di Mori in Sicilia

Dopo l'attività svolta a Trapani, Mori venne nominato prefetto di Palermo, dove si insediò il 20 ottobre 1925, con poteri straordinari e con competenza estesa a tutta la regione. Attuò un efficace processo di repressione della presenza mafiosa, inoltre il suo operato colpì anche il Banditismo locale. Mori era inoltre noto per i suoi metodi "poco ortodossi" per combattere la Criminalità, uno degli esempi più noti di tali metodi fu "l'Assedio di Gangi" avvenuto nel Dicembre 1925, quando un esercito di carabinieri e poliziotti, per un totale di circa 800 uomini, dopo dieci giorni d’assedio, invase il centro abitato: ogni casa fu perquisita e furono arrestate oltre 400 persone, tra cui il capomafia Vito Cascio Ferro. Un’altra azione importante fu quella del 20 dicembre 1926 a Corleone, che fu assediato e arrestate decine di persone. Per colpire i mafiosi, Mori utilizzerà metodi risoluti, ad esempio procedeva con il sequestro dei beni oppure con l’arresto dei familiari del latitante o addirittura collocava in casa di quest’ultimo alcuni poliziotti, il cui sostentamento gravava sulla famiglia del delinquente, in modo tale che quest’ultimo, colpito profondamene nell’onore, uscisse allo scoperto per consegnarsi alle autorità. La percezione di uno Stato forte spinse alcuni a testimoniare e a presentarsi in giudizio: un’arma incredibilmente micidiale contro la mafia. A causa dell'operato di Mori, molti mafiosi fuggirono e si rifugiarono negli Stati Uniti. Nel giugno 1929 Mussolini lo rimosse dal suo incarico per anzianità di servizio, a far data dal 16 luglio.


-Il Ritorno della Mafia:

Molti dei mafiosi fuggiti riamanerono in totale silenzio per numerosi anni,ma tuttavia colsero l'occasione dello sbarco degli Alleati in Sicilia per riacquisire prestigio e potere, soprattutto grazie agli statunitensi che incautamente misero alcuni mafiosi ai vertici delle amministrazioni locali siciliane, dopo che questi si erano spacciati come antifascisti. L'ex governatore di New York Charles Poletti, era alla ricerca di antifascisti da sostituire alle autorità locali fasciste e decise di privilegiare alcuni gabellotti e campieri mafiosi, che si presentavano come vittime della repressione fascista: Calogero Vizzini venne nominato sindaco di Villalba, Giuseppe Genco Russo sovrintendente all'assistenza pubblica di Mussomeli e Vincenzo Di Carlo (capo della cosca di Raffadali) responsabile dell'ufficio locale per la requisizione dei cereali. Questo ci dimostra come le Forze Alleate abbiano letteralmente riportato la mafia al potere in Italia.

Truppe Alleate durante l'Operazione Husky


-Conclusioni:

La Lotta Fascista alla mafia e la figura di Cesare Mori sono tratti della storia Italiana essenziali che ogni Italiano dovrebbe conoscere. Con Cesare Mori, il fenomeno mafioso andò ad essere annientato completamente durante il Ventennio, questa non è solo storia, è una lezione che può essere più attuale che mai. La mafia continua fin dal Dopoguerra del Secondo Conflitto Mondiale a tormentare e distruggere il Paese e i nostri cittadini, e, sembra essere un fenomeno irrisolvibilie, ma, ciò non è assolutamente vero, poichè, dalla vicenda di Cesare Mori possiamo e dobbiamo imparare molto, bisogna capire che la mafia è potere, La mafia è violenza, la mafia è oppressione, la mafia è un cancro che divora lentamente il Paese e va estirpato duramente fin da subito. I Morbidi metodi del sistema Repubblicano hanno fallito nel combattere la mafia, la lotta continua tutt'ora, fallendo già in partenza, e, così facendo, migliaia di persone coraggiose e tutori della legge perdono la vita tutti i giorni inutilmente, tutto perchè lo Stato decide deliberatamente di non impegnarsi concretamente nella lotta alla mafia o perchè troppo debole per farlo. La Vicenda di Cesare Mori ci insegna che la mafia è una struttura che va abbattuta e repressa nei modi più duri possibili, e, solo delle politiche dirette, rigide e decise(tipiche dello Stato Autoritario) posssono permetterci di sconfiggere definitivamente la mafia. 


Report Page