L'Onnipotente Matris Irritata tra due Stati

L'Onnipotente Matris Irritata tra due Stati

Manlio Amelio
Incipit del libro: Il Budda, nel Sutra immutabile... 7 X 7 = 49 giorni di Bardo...

Baba-Yaga è una figura ambigua del racconto russo, ma soprattutto della tradizione slava, è un personaggio femminile soprannaturale che si trova nelle fiabe russe e non esiste da nessun'altra parte dei racconti, né nella letteratura né nel folklore Russo...

Baba significa "Donna", mentre Yaga deriva dal sanscrito अहि ( áhi ) che significa "serpente", quindi, Baba-Yaga è la "Donna-Serpente".

“Yaga o yaga-baba, baba-yaga, yagaya e yagavaya o yagishna e yaginichna", è una specie di strega, uno spirito malvagio, appare di solito sotto mentite spoglie come una brutta vecchia, un mostro mitologico, il servo di Satana...

- Furono gli Ushkuyniki di Novgorod, pionieri cosacchi, guerrieri, cocchieri e soldati a portare in Russia quelle straordinarie tradizioni sullo stile di vita, i costumi e le credenze di Ugra, che poi mescolate con l'antica mitologia del folklore slavo, hanno lasciato il segno nelle fiabe su Baba Yaga...

E chi è veramente questa Baba Yaga? 

Baba Yaga (Yaga-Yaginishna, Yagibikha, Yagishna) è il personaggio più antico della mitologia slava e norrena. Inizialmente era la divinità della morte: una donna dalla coda di serpente, che custodiva l'ingresso degli inferi e scortava le anime dei defunti nel regno dei morti. Per questo, assomiglia in qualche modo alla fanciulla serpente della mitologia greca, Echidna. Secondo i miti antichi, Echidna, dal suo matrimonio con Ercole, diede alla luce gli Sciti considerati i più antichi antenati degli slavi. Non per niente Baba Yaga gioca un ruolo molto importante in tutte le fiabe, infatti spesso gli eroi ricorrono ad essa come la loro ultima speranza: queste sono tracce indiscutibili del matriarcato...

Al confine tra due Mondi: Russia e Ucraina, Vita e Morte, guerriero e servo, Uomo o Donna, nel mezzo di un fitto Boschetto Satanico, fin dai tempi antichi, la vecchia Yaga-Baba vive in una strana capanna rialzata sopra due zampe di gallina e circondata da un recinto di legno con teschi umani conficcati di sopra. A volte gli spiriti dalla Russia passano a trovarla, a volte cerca di mangiarli, alcuni li ospita, li aiuta con consigli e regali, predice il loro destino. Ha ampie conoscenze dei regni dei vivi e dei morti, e li visita a suo piacimento... Baba Yaga è una creatura pericolosa, poiché appartiene a due mondi contemporaneamente: è il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi...

Yaga è anche una dea madre: ha tre figli (serpenti o giganti) e 3 o 12 figlie. Forse è la madre dannata o nonna maledetta. È una casalinga, i suoi attrezzi (scopa, mortaio e pestello) sono strumenti del lavoro femminile. Yaga è servita da tre cavalieri: nero (notte), bianco (giorno) e rosso (sole), che passano attraverso il suo "portale" tutti i giorni. Con l'aiuto di un femore umano lei comanda la pioggia...

Inizialmente, Baba Yaga si chiamava Baba Yoga (ricorda "Baba Yozhka"), quindi Baba Yaga è in realtà un maestro dello yoga."

"In India, yogi e sadhu erranti sono chiamati rispettosamente baba (Hindi बाबा - "padre")". Molti rituali degli yogi sono tenuti vicino al fuoco e sono incomprensibili agli stranieri, il che potrebbe benissimo aver fornito alimento a fantasie e storie per delle fiabe, dove un baba-yogi potrebbe trasformarsi in Baba Yaga. È consuetudine per le tribù indiane Naga sedersi accanto al fuoco, fare yagya (sacrifici al fuoco), imbrattare il corpo di cenere, camminare nudi con un bastone ("femore umano"), portare lunghi capelli arruffati, indossare orecchini fatti di ossa umane e conchiglie, ripetere i mantra ("incantesimi"), e praticare lo yoga. I Naga nella tradizione mitologica dell'India sono serpenti con una o più teste. In questa e in altre sette indiane venivano eseguiti rituali misteriosi e spaventosi con teschi, ossa, sacrifici, ecc...

Ma c'è un'altra versione di questa fiaba che la parola "yaga" ha avuto origine dalla parola "yogi", e che la stessa Baba Yaga viene dall'India. Non per niente ha uno stile di vita eremitico e vive nella foresta lontano dalle persone e dalla civiltà. Questo modo di vivere è inerente agli yogi eremiti indiani. Il suo mezzo di trasporto uno stupa, - un baldacchino simile alle casse in legno usate per portare in processione le statue, - gli stupa, hanno forma semi circolare ricordano le cappelle sui tetti dei templi indiani o di altri luoghi di culto...

Secondo altre fonti, ha ricevuto un tale nome, poiché era una donna molto malvagia, arrabbiata e litigiosa, in Russia queste persone venivano chiamate Yagishna... Veniva associata anche alle "urla, grida, rumore..."

Il russo etnografo N. Abramov a metà del XIX secolo pubblicò: “Saggi sul territorio delle betulle”, dove suggerì che la parola “yaga” derivi dal nome del capospalla (“yaga” o “yagushka”), che veniva sempre indossato con la lana di fuori. Tali vestiti nella mitologia degli antichi slavi venivano considerati il segno degli "spiriti maligni"...

Un'altra fiaba racconta che: Baba Yaga è la Grande Madre - la grande dea potente, l'antenata di tutti gli esseri viventi ("Baba" è la madre, la matriarca nell'antica cultura slava). "Yoginya Baba Yoga" - la gamba d'oro - cioè con stivali d'oro, portò gli orfani davanti al Tempio, che si trovava proprio nel folto della foresta, ai piedi della montagna dove i bambini furono lasciati agli Dei. Aveva fatto tutto questo per salvare questi ultimi rappresentanti dei più antichi clan slavi e ariani dalla morte inevitabile. I bambini erano vestiti con abiti bianchissimi, decorati con fiori, dava loro da bere degli infusi di erbe per farli dormire e poi li depositava in una nicchia... Dentro la grotta c'erano due nicchie, i bambini erano stati collocati nella nicchia posteriore, mentre nella prima nicchia era stata messa della sterpaglia che veniva spinta all'interno... Ma non si è accorta che quando si è mossa, è venuto giù un muro di pietra, che ha impedito ai bambini di lasciare la grotta. Quindi la stessa Madre Yogi ha dato fuoco alla sterpaglia, e per tutti i laici e i presenti si credeva che i bambini fossero stati bruciati, arrostiti nel forno, e poi alcuni hanno anche ipotizzato e detto che i bambini sarebbero stati mangiati. Questi bambini in effetti venivano portati in stanze o celle nella grotta, dove venivano allevati come sacerdoti e sacerdotesse. Quando venne il momento, per questi ragazzi e ragazze orfani, di riunirsi ai loro familiari per poter continuare la loro vita nelle proprie famiglie, dopo 10 o 20 anni trascorsi come giovani preti o sacerdotesse, nessuno poteva riconoscere quei piccoli bambini cenciosi come degli orfani. E l'espressione “dedicare agli Dei” significava servire agli Dei, la propria famiglia, il proprio popolo..."

Gli etnografi ne hanno stabilito il legame con il primitivo rito di iniziazione, celebrato anche nel Paleolitico e conosciuto tra i popoli più antenati del mondo (gli australiani). Per l'iniziazione a pieno titolo nella setta, gli adepti dovevano passare attraverso rituali speciali, e a volte difficili prove... queste venivano eseguite da una vecchia sacerdotessa in una grotta o in una fitta foresta, vicino ad una capanna isolata. La prova più terribile consisteva nel mettere in scena la "divorazione" dei sudditi da parte del mostro, e la loro successiva "resurrezione". In ogni caso, dovevano prima “morire”, visitare l'altro mondo e poi “risuscitare”...

La Baba yaga ricorda anche i mudra i segni con le mani, cioè i segni di riconoscimento e/o di iniziazione tra fratelli massoni, che mettono le dita in determinate posizioni... e i mudra o i gesti delle mani praticati da oltre cinquemila anni per eseguire le tecniche yoga di rilassamento e per la ricerca dell’equilibrio tra mente, corpo e spirito...

Mudra

Un'altra fiaba narra che Baba Yaga è un esattore delle tasse mongolo-tartaro dell'Orda d'oro delle terre conquistate: "beh, ok, ok, alleate"... "La faccia è terribile, gli occhi sono obliqui. L'abbigliamento assomiglia a quello delle donne e non puoi dire se è un uomo o una donna... Quelli vicino a lui lo chiamano Babai (cioè nonno) e Aga (è il nome o grado dato ai funzionari esattori turchi ) ... Eccolo Babai-Aga, cioè Baba Yaga. Bene, non piace a nessuno - perché, ami un esattore delle tasse, tu?..."

Nelle fiabe quindi, la Dea madre, incarna tre personaggi, cioè la misteriosa, la saggia e la terribile Baba Yaga recita la parte principale di un eroe delle fiabe:

- La Guerriera, possiede un forziere di spade e combatte alla pari con gli eroi....

- Il Rapitore sequestra i bambini...

- La Donatrice, tratta affabilmente l'eroe o l'eroina, gli dà consigli utili, gli fa utili regali, ad esempio una palla magica che fa raggiungere l'obiettivo sperato all'eroe protagonista della fiaba, ecc... "È servita da rane, gatti neri, tra cui Cat Bayun - gatto stregone -, corvi e serpenti: tutte creature in cui leggerezza e saggezza convivono...".

Nelle filosofie del buddismo tibetano le Dee o Matri sono 8 oppure 10, dipende dal tipo di dottrina...


Artista Nepalese sconosciuto - La Dea Ambika che guida le otto dee madri nella battaglia contro il demone Raktabija, Folio da un Devimahatmya (Gloria della dea) inizio XVIII secolo

Tutte le sue proprietà si riflettono non solo nelle fiabe, ma anche negli enigmi. Uno di loro dice questo: "Baba Yaga, una gamba di forcone, il mondo intero si nutre, o di fame muore". Si tratta dell'aratro-infermiera ("dare dell'aratro ai malati” simboleggiava l'infermiere alla fine dell'Ottocento), ma anche lo strumento più importante nella quotidianità contadina... quindi Dea del frumento, o del grano, della salute, delle foreste, della natura, della vita, etc. etc., ma anche: "una sola gamba-coda a forma di tridente", quindi il Demonio.... La morte...

Interessante è, quindi, la questione dell'ambivalenza del personaggio di Baba Yaga, da crudele orca a benevola nonnina, ed in particolare del suo mutamento di atteggiamento nei confronti dell'eroe che ha raggiunto la sua capanna, (questa incarnazione del Male può improvvisamente trasformarsi in una brava nonna, pronta ad aiutare gli eroi con tutti i suoi poteri magici)... nei racconti dei musulmani di Russia, ma anche in particolare dei georgiani, "l'eroe tocca il seno dell'orca e la chiama madre", e lei gli risponde "se non lo avessi fatto ti avrei divorato." "L'asina materna sarebbe secondo un'antica usanza, inviolabile..."

Baba Yaga evoca poi altre spiegazioni avanzate:

etnologico: "l'ingenua convinzione speculare del racconto popolare", che con la bontà e la pace si possano disarmare la malvagità e le guerre. Mette così in discussione il presunto manicheismo delle fiabe popolari (il buono da una parte, il cattivo dall'altra).

- psicoanalitici: Géza Róheim crede che i racconti popolari abbiano la loro origine nei sogni, e insiste sugli attributi particolari di naso, dente o piede, che costituirebbero simboli fallici; si dice che la capanna di Baba Yaga sia un simbolo sessuale femminile, ed il fatto che si giri verso l'eroe farebbe riferimento al coito eterosessuale...

Marie-Louise von Franz, in un approccio junghiano, identifica Baba Yaga con l'archetipo della Grande Madre, che presenta aspetti sia positivi che negativi...

mitologiche: sarebbe la divinità che personifica l'inverno, crudele e protettrice dei semi (Dea della discendenza) che dormono sottoterra... La signora Holle dei fratelli Grimm; ma anche nella mitologia norrena dove troviamo Hel: Dea delle morti...

Mitologia norrena, Hel la dea delle morti

Nelle culture e tradizioni celtiche: "... è una strega brutta, grassa, gobba, ispira il panico al cavallo di Lancillotto ed è inospitale all'inizio, ma piuttosto per paura dei cavalieri armati, afferma di "non aver mai visto un cavaliere", e si addolcisce quando Lancillotto accetta di rimuovere la sua armatura. E' sospesa, con gli occhi di fuori, e ha le corna sul cranio a forma di ganci": questo passo che si trova nel racconto VII di Gogol proviene dal: Mabinogion di Culhwch e Olwen, autore anonimo...

è un racconto gallese che sopravvive solo in due manoscritti e narra di un eroe collegato ad Artù e ai suoi guerrieri; una versione completa nel Libro Rosso di Hergest, c. 1400, e una versione frammentata nel Libro Bianco di Rhydderch, c. 1325

Il folklorista russo Vladimir Propp, osserva che: "Yaga, di regola, non cammina, ma vola, come un mitico serpente, un drago"..., e cerca di riunire gli elementi del racconto russo con quelli di altre culture antiche, secondo lui, Baba Yaga rappresenta un guardiano del regno dei morti, e la sua "capanna" costituisce un passaggio obbligato al confine dei due mondi. Riunisce i miti indiani nordamericani evocando una capanna con le zampe di gallina, e tracciando un parallelo tra le formule pronunciate dall'eroe (il personaggio buono della favola) nel libro Le trasformazioni del racconto meraviglioso e il Libro dei Morti Egiziano, dove il rito richiede che il bardo deve essere chiamato per nome e cognome, e nutrito esattamente come quando era vivo, prima di concedergli il passaggio... questo fatto che Baba Yaga nutra e lavi l'eroe evoca anche i riti del Libro dei Morti Tibetano...

Come in altri personaggi del racconto russo (il drago , il serpente, l'orca, etc etc) sempre nel libro "In The Historical Roots of the Wonderful Tale", quando arriva l'eroe, Baba Yaga dice che sente: "un odore russo" o "carcassa russa". Propp interpreta questa espressione come un odore di un essere umano vivente e fornisce vari esempi di riti in cui i morti si riferiscono a questo odore, e che non lo amano, e dove gli eroi cercano di sbarazzarsene... Cioè in termini esoterici significa che l'eroe vuole liberarsi dell'attaccamento alla vita, e alla sua corporeità, ma allo stesso tempo desidera rinascere, cioè ritornare dalla propria famiglia...sulla terra!...

Lo stesso soprannome del mago "gamba d'osso" suggerisce, contemporaneamente, che sia un cadavere, e conclude che, il personaggio di Baba Yaga così come appare nei racconti, riunisce le caratteristiche di due figure distinte, anche se più o meno legate tra loro: il mago rapitore pronto ad arrostire i bambini, e il mago donatore che aiuta l'eroe, entrambi, si trovano in Baba Yaga, e riguarda sia i riti di iniziazione che il mito del viaggio nel regno della morte, e cita, infine anche la maga guerriera... Secondo lui, è solo dopo che i riti hanno perso il loro significato e sono finalmente scomparsi, che il loro lato sacro e terribile é stato sostituito dal simbolismo grottesco eroico-comico....

Margherita la pazza (Dulle Griet) di Pieter Bruegel il Vecchio, 1561 Museo Mayer van den Bergh di Anversa.

Sempre, "Nelle trasformazioni del meraviglioso racconto", Propp abbozza un riavvicinamento con un racconto tratto dal Rig-Veda (raccolte di inni religiosi) e intitolato alla "padrona delle foreste". Nota elementi simili: la casetta di paglia nella foresta, il rimprovero relativo alle domande (date in ordine inverso), l'ospitalità, l'indicazione della possibilità di ostilità, infatti il Rig-veda dice: "L'amante delle foreste non ti fa del male, se non la attacchi", e che lei è anche la madre delle bestie feroci. Il Rig-Veda dice anche: «Qualcuno sta abbattendo alberi lì (...). Così dice colui che passa la notte dalla padrona delle foreste». Nel Racconto n. 99 di Afanasyev, La testa della cavalla, questa frase in originale è espressa in ucraino"Се мій батенька дровця рубає!" - "Questo è il mio amico che taglia la legna!"; queste frasi si possono trovare anche in alcuni dei racconti dei Grimm, come Hänsel e Gretel... -; in questa fiaba La testa della cavalla, il padre attacca un pezzo di legno al suo carro, il legno cade, e sua figlia dice: "È mio padre che abbatte gli alberi".... Propp specifica che non cerca di far risalire il personaggio del Baba Yaga al Rig-Veda, ma che in generale è la religione che si evolve verso il racconto e non viceversa...

Rune e simboli religiosi dei maestri delle morti...

L'eroe, arriva da baba Yaga che, vive in una piccola capanna nella foresta, dove è sottoposto a interrogatori o test. Deve dimostrare il suo valore e, come ricompensa riceverà, un cavallo, un falco, come mezzi per attraversare l'altro regno, ed infine un oggetto magico, una palla che rotolando gli mostra la strada e ha la stessa funzione degli altri doni del baba Yaga, che sono essenzialmente legati al movimento da un mondo all'altro. Ma la Yaga in alcune fiabe può anche regalare un teschio che permetterà all'eroe di sbarazzarsi dei suoi nemici...

La piccola capanna "montata su piedi di pollo", è invertita su se stessa. Bisogna conoscere la formula magica per farla girare verso te: "Ai margini di una foresta oscura vide una piccola capanna montata su piedi di pollo: Piccola capanna! piccola capanna! Voltate le spalle verso la foresta, giratevi verso di me. La capanna si girò e baba yaga rispose: “Fu-fu! Puzzi dello spirito russo" ... Tu, bravo ragazzo, sei un ospite, ti lamenti per il test o stai cercando di risolverlo? Prima bevi, dai da mangiare, e poi chiedi notizie?"...

Un ospite (cioè il russo) che è entrato nella Yurta con gli stivali imbrattati di catrame e ha lasciato un persistente odore dello "spirito russo"....

Questo simboleggia il fatto che ogni razza ha una pelle e un suo odore corporeo, e molto spesso le persone da lontano possono nasare uno straniero e capire che è di un'altra razza... (ad es. è un Ucraino ah!... ah!...)...

Secondo altre fonti, Baba Yaga tra alcune tribù slave (tra i Rus' in particolare) è una sacerdotessa che guidava il rito della cremazione dei morti. Ha massacrato bestiame sacrificale e concubine, che sono state poi gettate nel fuoco...

Baba Yaga e la lotta di classe

Gli scienziati russi e sovietici del xx secolo hanno spesso una visione di Baba Yaga influenzata dall'ideologia marxista: a volte può essere vista come un'oppressiva o sfruttatrice tirannica, in particolare nei confronti dei suoi servitori... L'americano Jack Zipes interpreta similmente la strega di Hansel e Gretel in termini di lotta di classe...

Andreas Johns relativizza questa interpretazione, rilevando che non mancano i racconti satirici russi che deridono molto chiaramente gli oppressori dell'epoca - il papa e la barina -, esprimendo un antagonismo di classe che non ha bisogno di essere mascherato o simbolizzato....

Yaga viene considerata anche come il custode o la guardiana delle porte degli inferi, "allora diventa difficile da affrontarla. Batte gli eroi della fiaba, li lega, taglia loro le costole, e solo l'eroe più forte e coraggioso la batte...". Allo stesso tempo, Yaga ha le sembianze sia maschili che femminili rappresenta la Madre del mondo (la Terra), mentre la deità maschile cioè il Padre rappresenta (il celo dell'universo)... oppure la Madre rappresenta la Discendenza, mentre il Padre il Seme...

"Ma siccome tutte le opposte paia hanno una sorgete unica nel vuoto del Dharma Kaya, - che è "lo Stato di Budda perfettamente illuminato" o anche "corpo di verità" - nelle filosofie indiane l'apparente dualismo diventa monismo."

Nel folklore della Romania c'è un personaggio correlato, Baba Cloanța (Cloantza), che appare come una vecchia strega sdentata, che assume anche diversi aspetti: oracolo, guaritrice, a volte madre di eroi (o di un drago), spesso associato all'elemento acquatico, o avatar della Morte, ha capacità di trasfigurazione ed è al comando degli spiriti degli alberi...

In numerose teologie indù, l'avatar è l'apparizione o la discesa sulla terra della divinità avente lo scopo di ristabilire o tutelare il Dharma. Tale termine è collegato al verbo avatṝ , con il significato di "discendere in" (accusativo o locativo) oppure "discendere da" (ablativo) ancora "arrivare a" (accusativo) o "essere al posto giusto", "essere adatto" e infine "incarnarsi" (nel caso di una divinità). La nozione religiosa di "avatara", ovvero la "discesa sulla terra della divinità" compare in India tra il III e il II secolo avanti Cristo, nella Bhagavadgītā quando Visnù, qui inteso come il Bhagavat, cioè Dio, la Persona suprema, esprime l'intenzione di assumere diverse forme al fine di restaurare l'ordine cosmico (Ṛta/Dharma).

Avatars di Vishnu litografia by Raja Ravi Varma

Per le religione cosiddette monoteistiche abramitiche: ebraismo, cristianesimo e islam... la Grande Dea Bianca corrisponde allo spirito di Dio, quindi per i cristiani: "uomo fatto Dio" o "Dono Divino" cioè Gesù; mentre per gli ebrei questo deve ancora avverarsi - la venuta del messia - questo evento prende il nome di aliyah, cioè «ascesa» o «rinascita»; e indica anche l'emigrazione forzata dai luoghi sacri dell'ebraismo dovute alle persecuzioni religiose-razziali degli ebrei, questi esodi rappresentano per l'ebreo, e per il popolo d'Israele la Diaspora che è un'anagramma di Paradiso!... aliyah, cioè «ascesa» o «rinascita» significa pure Sublime e Divino... la scienza che si occupa di questo misterioso e occulto fenomeno prende il nome di escatologia...

Altri ancora sostengono che Baba Yaga è una guida per l'altro mondo, il mondo degli antenati. Vive da qualche parte al confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti, da qualche parte nel "regno lontano"...

C'è un'altra versione, dice che Baba Yaga (Yoga) è la Dea che trasporta (accompagna) i morti da questo Mondo a quella Luce...

In questo Thodol secondo la versione del Lama Kazi Dawa Samdup esistono 6 stati del bardo che significa letteralmente Bar "Tra", e do "due stati", quindi "Tra due Stati"... Il testo descrive le esperienze che l'anima (7) cosciente vive dopo la morte, o meglio nell'intervallo di tempo che, secondo la cultura buddhista, sta fra la morte e la rinascita. Questo intervallo si chiama, in tibetano, bardo. Il libro nella versione integrale include anche capitoli riguardanti i simboli di morte, i rituali da intraprendere quando la morte si avvicina, o quando ormai è avvenuta...

Nella tradizione, il Bardo Thodol viene recitato presso il corpo del morto (o del morente) in un periodo di tempo dopo la morte in cui si ritiene possa ancora essere ricettivo, cioè 49 giorni, per rammentare la dottrina del vuoto ed aiutarne lo "spirito" ad evitare il ciclo di rinascita. Nel libro si ripercorrono tre fasi nelle quali progressivamente va ripetuta la lettura delle preghiere ogni volta che si verifichi un possibile fallimento nella fase che precede, quindi il Grande Thodol deve essere letto sette volte o tre, a seconda delle circostanze:

il primo bardo: che avviene con il confronto coi sintomi della morte;

il secondo bardo: il vivo richiamo con il confronto con la realtà durante lo stato intermedio;

il terzo bardo: si leggono i metodi per chiudere le matrici quando il morto cerca la rinascita.

Uno ierofante o guru cerca di favorire la liberazione dello spirito nel Nirvana; si aiuta il corpo del morto ad identificare lo spirito e a riconoscere le divinità tutelari nel piano intermedio del bardo, e per permettergli l'ingresso nel nirvana ed evitare la ricaduta nel ciclo delle rinascite...

E' pratica indispensabile nel buddismo tibetano e di questa setta tibetana del sud leggere ad alta voce il Bardo Thodol presso il corpo del morto o del morente...

Prima edizione. Febbraio 1946
1à Edizione febbraio 1946. pag. 131

La dottrina Trikāya dice che buddha ha tre kāya o corpi e sono

  • Sambogha-kaya: cioè Lo Stato Del Buddha nel Nirvana, o rincarnazione divina del Buddha, o ancora "Il Buddha della Luce e della Vita Incommensurabili"... che è il corpo di ricompensa/godimento;
  • il Dharma-kāya cioè: realtà ultima, l'inconcepibile o Buddha primordiale... che è l'incarnazione della verità stessa, ed è comunemente visto come trascendente le forme dei corpi fisici e spirituali;
  • il Nirmāṇa-kāya cioè, rincarnazione fisica del Buddha o "essere illuminato" o "risvegliato"... che è un corpo fisico/manifesto di un Buddha.

Robert Beer afferma che: la trinità del corpo, della voce e della mente è conosciuta come le tre porte, i tre ricettacoli o tre vajra e corrisponde al concetto religioso occidentale di pensiero retto (mente), parola (voce) e azione (corpo)...

La tripla continua di corpo-voce-mente è intimamente correlata alla dottrina Dzogchen di "suono, luce e raggi"...

Vajrayana (raccolta di inni sacri) a volte si riferisce a un

  • quarto corpo (anima) (7) chiamato svābhāvikakāya (Wylie: ngo bo nyid kyi sku) "corpo essenziale",  ma anche "corpo essenza" o "corpo saggezza";

ed a

  • un quinto corpo, (spirito) chiamato mahāsūkhakāya (Wylie: bde ba chen po'i sku,) corpo "grande corpo di beatitudine". (2)

Questo corrisponde anche alle 5 deità, o 5 Dhyani Buddha, che emana i 5 elementi: fuoco (aggregato sensazioni), aria (aggregato volontà), acqua (aggreg. coscienza), terra (aggreg. tatto), etere (aggreg. materia)... Sia il Vairochana che questo Thodol sostengono che questi 5 aggregati emanano il VI elemento che è il sesto corpo cioè lo spirito (manas)... Il Dio creatore (2)

prima edizione 1946 pag. 17

Il Canone Pali (6) il testo più completo nel panorama buddista contiene anche numerosi altri titoli ed epiteti per il Buddha, tra cui: Saggio onniveggente, Onni trascendente, Toro tra gli uomini, Dissipatore delle tenebre, L'Occhio, Primo degli auriga, Primo di coloro che possono attraversare, Re del Dharma (Dharmaraja), Leone (Siha), Signore del Dhamma, Di eccellente saggezza (Varapañña), Vincitore in battaglia e Detentore del potere... etc etc

Nel bardo Thodol si parla di di 42 dee perfette Madre-Padre, di 28 Dee Calme, e di 58 Dee Irritate di cui 30 in cerchio, e 28 portatrici di armi diverse...

pag. 71 - prima ed. 1946
pag. 71 - prima edizione 1946
pag. 67
pag. 67 - prima ed. 1946

Il primo che ha introdotto il testo in Occidente del il Bardo Thodol è stato il Dr. Evans-Wentz, ma secondo diversi studiosi l'edizione messa in circolazione da Evans-Wentz nel 1949 è ricca di fraintendimenti ed incomprensioni. Il fatto è da attribuire alla cultura teosofica e vedica nella quale si era formato Evans-Wentz... Ai primi del Novecento si ebbe una rottura, all'interno della società, con la Blavatsky, ad opera di Rudolf Steiner, già membro egli stesso della Società Teosofica, ma uscito da questa in polemica con le sue impostazioni culturali di fondo (Satanismo-Massonico), alle quali contestava di voler limitare il libero arbitrio dell'uomo affidandolo alla tutela dei mahatma; questi ultimi, in connubio con logge massoniche occulte, miravano secondo Steiner a snaturare il cristianesimo strumentalizzando la Blavatsky, «manovrandola come una marionetta, sospingendola per vie traverse secondo i loro scopi». (Peter Tompkins, La vita segreta della natura, trad. it., pag. 179, Mediterranee, 2009.)

Emblema della Società Teosofica: Non c'è religione più alta che la verità

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