LA PESTE DEI TEMPI MODERNI

LA PESTE DEI TEMPI MODERNI



Terminata la pausa estiva, rubo un po' di tempo per raccontare una storia che contiene una varietà di paradossi dei tempi attuali.

Nonostante le difficoltà e la diffusione di notizie false sulla Russia, vi sono persone che non si fanno condizionare e decidono che sia il momento giusto per visitarla.

Nonostante il turismo sia molto aumentato in questi ultimi anni, le voci italiane che sentivo immancabilmente in giro per Mosca fino a qualche anno fa oggi mi mancano, sono una rarità ma ogni tanto qualcuno si sente.

 

Se però c’è un calo dei “turisti italiani”, questa situazione ha creato curiosità in un certo numero di “viaggiatori” che hanno deciso di raccogliere la sfida e recarsi in Russia per scoprire questa parte di mondo così malamente descritta da renderla alla fine attrattiva morbosa.

Si parte quindi, preparandosi ad affrontare un viaggio vero, con possibili contrattempi ed imprevisti, come ai bei tempi: certo si entra sempre in questo portale temporale moderno con le ali, portandosi appresso le proprie abitudini e le ciabattine, ma a differenza di qualche anno fa, grazie ai racconti distorti, il mistero di cosa si trovi effettivamente all’uscita dal portale s’infittisce.  

Qui inizia la nostra storia: a differenza del turista, il viaggiatore si prepara maggiormente sia per affrontare il viaggio sia per sapere dove si reca. Tanto più che con quel che si racconta sulla Russia le motivazioni vengono messe a dura prova sin dal primo momento in cui si paventa la possibilità di recarvisi.


Apriti cielo: ma proprio li devi andare? Ma è pericoloso. C’è una guerra in corso. Non è sicuro camminare per le strade. Devi fare attenzione a cosa dici ed a cosa pensi: potresti essere messo in gabbia, succede tutti i giorni. Se poi stai male, chi ti cura, chi ti viene a prendere? È gente cattiva, perché non vai da un’altra parte? Potresti facilmente essere aggredito, lo sai vero? Ma sei fuori di testa? Ti piace proprio cercare guai. Lo sai che non si può entrare in Russia, che è tutto chiuso, vietato? 

Questa è una limitata panoramica delle prime questioni da affrontare con parenti ed amici nel momento in cui confidi loro il tuo desiderio, prima ancora di capire dove e come fare il visto, dove alloggiare e come arrivarci.

Tenti di spiegare che queste cose le hai sentite e lette anche tu, che hai fatto una ricerca approfondita e capito che le cose ti risultano diverse.

Hai cercato informazioni su canali diversi, non limitandoti alle fonti “ufficiali”, hai visto, letto, discusso le esperienze di chi quel viaggio lo ha già affrontato. Hai cercato pareri di chi ci vive in quel paese, persone normali che conducono una “monotona” vita quotidiana e ne hai tratto la convinzione che si, quel viaggio lo devi fare e lo devi fare proprio ora. Hai consultato siti YouTube dove con immagini girate in presa diretta, senza filtri né commenti ti portano in giro per le città del mondo, russe comprese.

Tenti di spiegare, per l’appunto, perché pochi capiranno, al massimo diranno “beh, se proprio sei convinta, convinto… fallo. Speriamo bene e se dovesse succedere qualcosa, non dire che non te lo avevamo detto…”.  

Questo rafforza la determinazione nelle persone che hanno deciso di viaggiare: le rende immuni da un certo tipo di propaganda, preparate e coscienti di ciò che vedranno aumentando la capacità di comprensione e di godimento dell’ambiente e delle forme con cui si manifesta.

 

Eppure… eppure non basta.

 

In questi mesi non mi sono limitato a dare la mia personale testimonianza di vita in Russia ma ho sempre cercato di conoscere anche quella di altri, di genti come me che vivono tanto la Russia quanto l’Italia e di chi il viaggio ha deciso di intraprenderlo.

Alcuni li incontro per le strade di Mosca, di altri leggo i commenti nei vari canali social e, senza sorpresa, tutti dichiarano il loro stupore per ciò che trovano.


Pulizia, bellezza, ordine, servizi funzionanti oltre ché efficienti, senso dell’accoglienza da parte delle gente, educazione. Fino alla costatazione che non manchi nulla in termini di beni di consumo o prodotti alimentari.

I più temerari, che hanno osato uscire da Mosca o San Pietroburgo, allo stesso modo rimangono colpiti di quanto sopra, riscontrabile anche nei luoghi più remoti dell’immenso territorio russo. 

Niente di straordinario verrebbe da dire ed in effetti è proprio così, nulla di straordinario… ma…


C’è un aspetto sul quale vorrei soffermarmi: gli effetti della propaganda.

Per quale ragione una persona che si reca in un determinato posto dove sa già quello che l’aspetta, rimane stupita per quel che trova visto che corrisponde esattamente a quel che andiamo raccontando da anni?

Una ragione potrebbe scaturire da un confronto naturale che si fa con l’ambiente da cui si proviene, dove si vive abitualmente. Però non tutte le città italiane sono abbandonate al degrado, ci sono aree curate, ricche quanto e più delle russe di storia, cultura e bellezza.


Sono giunto alla conclusione che l’effetto della propaganda alla quale siamo sottoposti quotidianamente da anni, sia talmente potente nel condizionare le menti che ci riesce anche con chi è dubbioso e curioso per natura, diffidente quel che basta ed informato.

Lo stesso ho riscontrato nel 2018, quando migliaia di tifosi hanno seguito le loro squadre ai mondiali di calcio, arrivati con il timore di ritrovarsi in città in guerra. Allora il fenomeno che ora viene definito correttamente russofobia era meno manifesto anche se colpire, ad esempio, tutti gli sportivi indistintamente obbligandoli, in quanto Russi, a concorrere senza manifestare la propria Bandiera rappresentava già un segnale più che evidente.


Sorge ha questo punto un’altra domanda, che sempre più spesso sento aleggiare: perché molti nostri concittadini sembrano non rendersi conto dell’inganno, della pericolosità della strada intrapresa da una classe politica supportata dall’informazione “ufficiale”, che ci vuol far odiare un “nemico” che non esiste?

Sono gli stessi meccanismi che hanno portato agli scontri nella prima e seconda guerra mondiale: non lo dico io ma numerosi storici, voci autorevoli che per mestiere e per passione hanno studiato e studiano quanto avvenuto ed intravedono parallelismi inquietanti che lasciano poco spazio ad interpretazioni.


Torniamo alla propaganda: se in qualche modo riesce ad influenzare chi ha saputo mantenere elevato lo spirito critico, che effetto può sortire sui “distratti”?

Una distrazione pericolosa che non ci dovremmo permettere.


Della censura in nome della libertà ne abbiamo già parlato in precedenza ed è un fenomeno in rapida crescita che scopre di giorno in giorno le falle di un sistema “Stato democratico” che ancora molti ritengo vicino alla perfezione.

Vero il contrario.

Solo per fare un esempio: dell’annullamento del concerto alla reggia di Caserta del direttore Valerij Abisalovič Gergiev molto si è detto, in tutti i sensi, arrivando persino a definire chi come me la pensa diversamente, un untore, un appestato ed un utile idiota delle intenzioni della Russia di invadere l’Europa tutta, intenzione mai detta, mai scritta ed impossibile da realizzare come già avevamo visto. 140 milioni di russi, vecchi e bambini compresi, con un territorio immenso già difficilmente controllabile e dove c’è di tutto, che vanno ad invadere un territorio popolato da 500 milioni di persone, vecchi e bambini compresi… la prossima volta che sentite qualcuno fare questa affermazione, chiedetegli come sia possibile e fatevi dare una risposta concreta.

Una cosa però è passata in sordina.

Chi si è mosso per impedire la partecipazione, una parlamentare europea italiana lautamente stipendiata con i soldi dei contribuenti italiani, la signora Picerno, ha promosso un’azione celebrativa per quella che ha ritenuto “una vittoria”. Ha organizzato nella stessa giornata in cui si doveva svolgere il concerto, una manifestazione celebrativa proprio alla Reggia, postando le foto sui social e nelle pagine dei principali giornali italiani.

Ora, non voglio nemmeno entrare nel merito della legittimità delle loro istanze, anzi, diciamo che avessero avuto le loro ragioni, ma mi domando, dopo aver contato i manifestanti: è possibile che uno Stato che si definisce democratico, che sancisce la libertà di espressione nella sua Costituzione, possa farsi mettere sotto scacco da una ventina di persone e non garantisca la stessa possibilità a chi, fatti alla mano, intende sfatare la pericolosa narrativa propagandista della necessità di armarsi a costo di smantellare quei pochi servizi di cui sempre meno cittadini usufruiscono?

Non paga, non sola, così prende posizione a titolo istituzionale a proposito di un assassinio avvenuto a Leopoli nei giorni scorsi. “Il brutale assassinio dell’ex presidente della Verkhovna Rada, Andrij Parubij, è una ferita per l’Europa e per la democrazia. Un atto vile che lascia sgomenti e che deve rendere ancora più forte e incisivo il nostro sostegno alla democrazia ucraina.”

Senza entrare nel merito dell’atto di cui ancora non si sa nulla di concreto e ripudiando la violenza in ogni caso, proviamo ad immaginare quali reazioni avrebbero suscitato analoghe dichiarazioni nei confronti della morte di qualche gerarca fascista o nazista macchiatosi di numerosi e comprovati omicidi, perché analoghe sono le responsabilità dell’ex presidente.

Siamo arrivati al punto che il nostro stato non è in grado di tutelare i propri cittadini, di garantire loro quanto scritto in Costituzione e consente di parlare a nome proprio, quindi anche nostro, rappresentanti politici che non hanno nemmeno un minimo di conoscenza della storia, neanche quella che ci si para di fronte tutti i giorni, ostacolando di fatto un processo di pace lungi dal realizzarsi, contribuendo alla distruzione del popolo Ucraino e della nazione stessa oltre che della propria nazione e popolo, procrastinando un conflitto che non doveva nemmeno nascere.

 

Parlando di “giornali rinomati” vi sono dei casi ancora più interessanti.


Questa fobia sui russi viene propinata in tutte le salse da opinionisti che manco sanno dove si trovi la Russia e di come sia fatto un russo ma un caso particolare mi colpisce ogni volta che ne vedo gli scritti.

Corrispondente da Mosca de La Repubblica dal 2017, Rosalba Castelletti non manca di manifestare la propria avversione verso la Russia.

Nulla di straordinario, lo fanno in molti e non solo in Italia.

Solo che a differenza di altri di cui non so, ella vive qui a Mosca e stento a crederci.

Non riesco ad immaginare in che ambiente viva, dove faccia la spesa, con quali mezzi si sposti perché se anche solo uscisse in strada ogni tanto non potrebbe non notare i cambiamenti in questa città.

Cosa fosse la Russia degli anni ’90 evidentemente non lo saprà, non essendoci stata e così fino al 2017.

Potrebbe farselo raccontare, ma lasciamo perdere… quali cambiamenti siano avvenuti dal 2017 ad oggi non possono essergli sfuggiti, lo vede anche chi arriva solo di passaggio che qualcosa di diverso dalle nostre capitali c’è: solo lei ha da scriverne tutto il male possibile? 

Assurda poi la diffusione di notizie che in tempi diversi non troverebbero collocazione nemmeno nei rotocalchi, non in una delle più importanti testate nazionali, in primis prive di qualsiasi interesse talmente sono futili.

Quale interesse può suscitare nel lettore italiano la notizia che negli scaffali dei supermercati non ci siano di volta in volta uova, latte, burro, patate, maionese e chissà che altro ancora?

Non condivido ma posso comprendere quando vengono elencate le numerose malattie di cui soffre il Presidente Putin, del quale evidentemente chi ne scrive ha accesso alle cartelle cliniche per cui non saprei che dire se non che stando alla narrativa in questi ultimi anni dovrebbe essere deceduto diverse volte mentre invece è ancora qui.

Oppure delle condizioni in cui combattono i soldati russi, privi di calzini e con le pale.

O le difficoltà delle industrie belliche russe, costrette a rubare i microchip dalle lavatrici ucraine, o dai tiralatte…

Sicuramente ha fonti che noi comuni mortali non possiamo avere anche se mi domando come facevano i soldati a smontare le lavatrici se nemmeno avanzavano sul territorio… mistero.

Ma le uova ed il resto?

La signora presumo si nutra ogni tanto, andrà a fare la spesa.

Ritengo, magari mi sbaglio, che per vedere cosa ci sia o non ci sia negli scaffali non occorra una grande preparazione, una laurea o un master in scienze alimentari e nemmeno una grande intelligenza: basta guardare.

Siccome questi generi non sono mai mancati, torno a chiedermi la ragione per propinare tali sciocchezze al pubblico italico, qual è lo scopo se non un maldestro tentativo di distrarre l’opinione pubblica dai loro, reali, problemi?

Ecco, quando leggete certe cose chiedetevi perché… come si dice, quando seduto al tavolo da gioco non capisci chi è il pollo, il pollo sei tu!!!


Da Mosca è tutto… almeno per ora.

Con rispetto, Enio.

 


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