"Kaiba" di Masaaki Yuasa

"Kaiba" di Masaaki Yuasa

Loriyong

Masaaki Yuasa (regista e sceneggiatore di altre opere di alto livello come The Tatami Galaxy, Ping Pong: the Animation, Devilman Crybaby) è ormai noto come un genio sperimentatore, che si dissocia volentieri dalla insipida banalità che caratterizza tuttora la maggior parte degli anime. La sua creatività lo porta a creare opere strambe, surreali e incredibilmente folli, adatte a un pubblico adulto e ben ristretto; sfidando le leggi di un mercato ormai consolidato e dando vita a storie che rasentano - a momenti - la perfezione, e Kaiba è una di queste.

Yuasa sceglie di utilizzare come fonte d’ispirazione per la realizzazione estetica di Kaiba, lo stile di Astro Boy di Osamu Tezuka, un’opera rivolta principalmente a un pubblico di minore età. Risiede proprio qui il genio di Yuasa, usare uno stile grafico bambinesco, accompagnato da una colonna sonora nostalgica e toccante, per raccontare tutta la bruttezza, l’immoralità e la mostruosità dell’essere umano adulto.

In Kaiba ci ritroviamo catapultati in un mondo futuristico, all’interno del quale è stata inventata una tecnologia in grado di estrarre e trasferire i ricordi di una persona in un chip, che può essere poi inserito in un altro corpo. Questo sistema apre infinite possibilità fino ad allora sconosciute, come: modificare, alterare o, addirittura, rubare i ricordi. Mentre con i corpi intercambiabili la morte fisica viene totalmente privata del suo significato originario.

In questo mondo distopico vi è una grande disparità sociale, infatti, il sistema è a totale vantaggio dei ricchi; i quali sono gli unici a potersi permettere di acquistare nuovi corpi e cambiarli a piacimento per soddisfare i loro desideri o allungare le loro vite, mentre i più poveri sono costretti a vendere i propri corpi o pezzi di ricordi per potersi permettere semplicemente di vivere.

Ed è proprio in questa realtà che si risveglia Kaiba, il protagonista della storia. Il giovane si ritrova di punto in bianco all’interno di una stanza vuota, privo dei suoi ricordi, con un misterioso buco nel petto ed un medaglione contenente l’immagine di una donna sconosciuta.

Da qui inizia la sua avventura attraverso i diversi pianeti di questo strano universo, per scoprire qualcosa sulla sua identità ed il mondo che lo circonda.

Quello di Kaiba è un viaggio alla ricerca di se stesso, vagabondando in un mondo pieno di ingiustizie e disparità sociali, un mondo che rifiuta di aiutare i più poveri e aumenta il potere di chi è già ricco. Kaiba, durante la sua avventura, interagirà con molte persone poiché in cerca di una traccia del proprio passato, di una pista da seguire, ma lui stesso sa che entrare nelle vite di estranei non lo aiuterà a ritrovare i suoi ricordi perduti. Non interagisce con loro né per uno "spirito di scoperta" insito nel personaggio, né per altruismo. Kaiba, infatti, non è il classico eroe coraggioso, ma è un personaggio taciturno, introverso e poco incline ad aiutare gli altri, infatti agisce quasi sempre passivamente poiché, egli, si sente richiamato dall'altro: ovvero, è la sua stessa coscienza a richiedere la presenza di un'altra figura accanto a sé, e ciò che spinge il nostro eroe alla ricerca dell'altro è, probabilmente, la solitudine.

Per capire cosa è realmente la solitudine nell'opera di Yuasa, bisogna prima far presente che, nel mondo di Kaiba, si è alla continua ricerca di nuovi stimoli che rendano la vita significativa e degna di essere vissuta, stimoli che trovano ovviamente riscontro nella ricchezza materiale, ovvero la possibilità di ergersi al di sopra dei propri simili e usufruire di una "barriera" che tenga alla larga chiunque possa essere d'intralcio, compresi i propri cari. In Kaiba, l'importanza che hanno le relazioni interpersonali perde di significato, la manipolazione dei ricordi costituisce, di fatto, una manipolazione dell'anima; questo implica che, per trovare la donna della propria vita, sia sufficiente comprarla. Viene mostrato come sia proprio la povertà il primo fattore che avvicina le persone, le quali, in assenza di beni materiali riscoprono i valori delle emozioni e della condivisione di esse che, in situazioni economicamente più agevolate, resterebbero nascoste sotto ad una maschera. La solitudine costituisce il tema centrale dell'intera opera, perché è da essa che dipende ogni personaggio. Quando si ha la possibilità di vivere in eterno non si teme più la morte, bensì la solitudine, ché trasforma la vita in sopravvivenza e ché ognuno decide di combattere ed esorcizzare a modo proprio.

Yuasa riesce anche ad analizzare il delicato tema dell'identità sessuale: in un episodio troviamo due personaggi in corpi differenti dai loro originali e nonostante siano completamente ignari delle rispettive situazioni, sono comunque attratti l’uno dall’altro. Questo perché, anche se sono in corpi differenti, la loro identità e la loro coscienza è ancora la stessa di prima. Tra i due si svolge un dialogo molto toccante, la cui frase più esplicativa è: “…se continuerai a stare nel corpo di una donna, anche tu perderai il tuo vero te stesso”. Con questa affermazione, Yuasa vuole mostrare allo spettatore come, la possibilità di cambiare corpo grazie alla tecnologia dei chip di memoria, porti inevitabilmente una persona a smarrire lentamente la propria identità sessuale, quindi a perdere una parte che costituisce l’"io", compromettendo ancora di più l’individualità dell’essere umano.

Kaiba vi farà riflettere su tutto questo e, facendolo, vi mostrerà storie dalla dolcezza infinita e dalla tristezza soffocante, ma alla fine vi porrà un'unica e semplice domanda: dove la sconfitta della morte ha privato la vita di significato, quale resta il bene più prezioso?

Kaiba è un’opera d’arte in tutti i suoi aspetti, dal lato artistico a quello contenutistico. Yuasa si conferma come un fine regista, ma sopratutto come un brillante scrittore. Ovviamente, come tutti gli autori, il suo pensiero può essere condiviso o meno, in particolar modo per un’opera come questa, dove la critica sociale è estremamente marcata.


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