KEYNES “SOVRANISTA”: CONTRO L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA FINANZA E PER L'AUTOSUFFICIENZA NAZIONALE
LIBERTÀ E DEMOCRAZIA⏹️ Oggi Keynes sarebbe accusato di “sovranismo” e di essere anti-europeista soprattutto dalle forze di sinistra che spesso si proclamano keynesiane.
🔹️ Pochi amano ricordare un fatto indiscutibile: John Maynard Keynes, il più grande economista del secolo scorso, era assolutamente contrario alla libera circolazione dei capitali e al dominio della finanza sull’economia e era anche decisamente a favore del “nazionalismo economico”, ovvero dell’autosufficienza delle nazioni.
🔹️ Il suo pensiero oggi è tornato di grande attualità: infatti tutte le più grandi economie, quella statunitense, quella cinese, quella russa, e buona ultima anche quella europea, puntano all’autosufficienza o, in ultima analisi, alla “non dipendenza”.
🔹️L’autosufficienza che Keynes invoca nei suoi scritti era però finalizzata alla pace e allo sviluppo; l’autosufficienza che oggi cercano le grandi potenze è invece per prepararsi alla guerra.
🔹️In un suo articolo scritto nel 1933 “National Self-Sufficiency” Keynes scrisse infatti: “Io simpatizzo di più con coloro che vorrebbero ridurre al minimo le relazioni economiche tra le nazioni che non con quelli che le vorrebbero aumentare al massimo.
🔹️ Le idee, il sapere, la scienza, l’ospitalità, il viaggiare, queste sono le cose che per loro natura dovrebbero essere internazionali. Ma lasciate che le merci siano prodotte in patria ogni qualvolta è ragionevolmente e praticamente possibile, e soprattutto lasciate che la finanza sia prevalentemente nazionale”.
🔹️ Per Keynes moneta, credito e finanza dovevano essere gestite innanzitutto a livello nazionale. Certamente il “nazionalismo economico” di Keynes non ha nulla a che vedere con l’autarchia di marca fascista o sovietica, che Keynes critica nel suo articolo.
🔹️L’autosufficienza economica invocata da Keynes era piuttosto mirata alla gestione democratica dell’economia, la quale doveva essere aperta agli scambi con l’estero ma non doveva essere dipendente da potenze e da capitali stranieri.
🔹️ Nel suo tempo, proprio come anche nel nostro tempo, prevaleva la teoria ricardiana cosiddetta dei “vantaggi comparati” per cui ogni nazione deve specializzarsi in quello che sa fare meglio e acquistare dall’estero quello che farebbe fatica a produrre. Una teoria di stampo colonialista, che fissa a livello internazionale la divisione del lavoro delle periferie a favore dei centri imperialisti.
Enrico Grazzini
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