JW Broadcasting (ottobre 2023)

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Benvenuti a JW Broadcasting! Nel programma di questo mese esamineremo cos’è la buona notizia e vedremo perché questa notizia ci fa bene. Vedremo anche esempi della Bibbia ed esempi moderni che ci incoraggiano ad annunciare ogni aspetto della buona notizia. Da un fedele fratello del Ruanda impareremo come mantenere lo zelo per la buona notizia nonostante la persecuzione e la prigione. E poi il nuovo video musicale mostrerà quanta gioia proviamo quando predichiamo la buona notizia ad altri. Questo è il programma di JW Broadcasting del mese di ottobre 2023. Noi Testimoni di Geova abbiamo un privilegio straordinario: il privilegio di annunciare la buona notizia. Ma qual è il messaggio della buona notizia? E in che modo saperlo ci motiverà ad essere ancora più zelanti nel far conoscere la buona notizia ad altri? Vediamo insieme la risposta a queste 2 domande. Iniziamo dalla prima, qual è il messaggio della buona notizia? Ci possiamo fare un’idea se pensiamo al modo in cui questa espressione viene usata nella Bibbia. Per esempio si parla della “buona notizia del Regno”, della “buona notizia di Dio”, della “buona notizia riguardo a Gesù Cristo”, della “buona notizia dell’immeritata bontà di Dio”, della “buona notizia della pace” e dell’“eterna buona notizia”. Quindi capiamo che la buona notizia riguarda il dominio del Regno di Dio e la salvezza che possiamo ottenere grazie alla fede in Gesù Cristo. E include anche tutte le verità insegnate da Gesù e messe per iscritto dai suoi discepoli. Tramite il profeta Isaia, Geova parlò della predicazione della buona notizia. La profezia di Isaia descriveva lo scopo e l’effetto della buona notizia che sarebbe stata predicata, in particolare dalla venuta del Messia in poi. Notate questa profezia riportata in Isaia 61:1, 2: La buona notizia ha un effetto positivo su chi l’ascolta. ‘Fascia le ferite di chi ha il cuore affranto e consola tutti quelli che fanno lutto’. E in genere è proprio questo l’aspetto della buona notizia di cui parliamo nel ministero, perché la prospettiva di vivere per sempre su una terra trasformata in un paradiso sotto il dominio del Regno di Dio dà speranza alle persone e le spinge ad avvicinarsi a Geova. Ad ogni modo la buona notizia include anche un altro aspetto. Un aspetto di cui forse potremmo non parlare spesso nel ministero. Avete notato che la profezia di Isaia parla del “giorno della vendetta del nostro Dio”? Quindi la buona notizia non riguarda solo “l’anno del favore di Geova”. E lo capiamo chiaramente dalle parole riportate in Rivelazione 14:6, 7: E il versetto 7 continua: È evidente quindi che l’“eterna buona notizia” include anche un messaggio di giudizio. Che cos’è “l’ora del suo giudizio” di cui si parla nel versetto 7? Secondo alcune opere di consultazione, il termine greco originale qui reso “giudizio” sembra descrivere un processo legale di valutazione, un’indagine sul comportamento di qualcuno. Quindi Dio sta valutando attentamente il comportamento delle persone ed emetterà il suo giudizio basandosi su questo. “L’ora del suo giudizio” di cui parla il versetto 7 include sia la dichiarazione che l’esecuzione del giudizio di Dio contro tutta la falsa religione, Babilonia la Grande, e contro tutte le altre componenti del sistema di cose di Satana. Ovviamente Babilonia la Grande e le altre componenti del mondo di Satana sono già state giudicate, però la loro sentenza deve ancora essere eseguita. Allora quando succederà? Verso la fine dell’ora del suo giudizio, che si concluderà nella parte finale degli ultimi giorni con la distruzione del sistema di cose malvagio in cui viviamo. Ecco perché il comportamento delle persone oggi è così importante, ed ecco perché è sempre più urgente far capire alle persone questo aspetto della buona notizia che riguarda il giudizio, perché il tempo in cui Dio lo eseguirà si avvicina molto rapidamente. E allora in che senso possiamo dire che questo messaggio di giudizio è una buona notizia? Perché annuncia la fine della malvagità e di qualsiasi forma di ingiustizia e violenza. E questa è una buona notizia per le persone che vogliono piacere a Dio. Quindi se qualcuno di noi sta soffrendo a causa del comportamento dei malvagi, l’esecuzione di questo giudizio sarà un grande sollievo. Sarà un’evidente dimostrazione dell’amore e della giustizia di Geova. Mentre invece questa sarà una pessima notizia per chi si rifiuta con ostinazione di ubbidire alle giuste norme di Geova Dio. Geova nell’antichità in varie occasioni avvertì le persone che disubbidivano deliberatamente ai suoi comandi che avrebbe portato un giudizio contro di loro. E ogni volta avvertì quelle persone con largo anticipo, spiegando loro quali cambiamenti si aspettava che facessero per non incorrere nel giudizio. E per aiutarle a far questo, spesso si servì di suoi servitori leali sulla terra che annunciarono i suoi giudizi e trasmisero un senso d’urgenza. Per esempio, pensate a Noè. Per anni avvertì con coraggio le persone immorali e violente del suo tempo che stava per abbattersi un diluvio su tutta la terra e spiegò loro cosa dovevano fare per salvarsi. E che dire di Mosè e Aronne? Geova si servì di loro per avvertire il faraone e gli egiziani. Pensate ad esempio alle istruzioni specifiche che diede Geova riguardo alla settima piaga, una devastante grandinata. In Esodo 9:18, 19 leggiamo che Mosè e Aronne diedero alle persone il tempo e le informazioni di cui avevano bisogno per salvarsi da quella piaga tremenda. Geova si assicura sempre che le persone abbiano il tempo e le informazioni necessarie per seguire i suoi avvertimenti. 2 Pietro 3:9 dice che Geova “desidera che non sia distrutto nessuno” desidera piuttosto “che tutti giungano al pentimento”. La buona notizia che predichiamo oggi non mostra alle persone solo il meraviglioso futuro che Geova ha in serbo per noi, ma spiega anche quello che dobbiamo fare per vederlo diventare realtà. Ecco perché dobbiamo avvertire le persone che presto Geova eseguirà un giudizio. Notate come Matteo 24:14 collega la predicazione della buona notizia al giudizio divino: Quindi, ascoltare la buona notizia ha un effetto diretto sul futuro di una persona: il modo in cui reagisce dopo aver ascoltato la buona notizia determinerà la sua salvezza oppure la sua condanna. Proprio come un giudice si prende il tempo di valutare tutti i fatti e esaminare tutte le prove, Gesù sta usando questi ultimi giorni per giudicare in modo imparziale le persone. Sia Gesù che suo Padre Geova esaminano il comportamento delle singole persone e il modo in cui reagiscono alla buona notizia del Regno. E in che modo invece quello che abbiamo detto finora dovrebbe influire su di noi? Prima di tutto dovremmo predicare tutti gli aspetti della buona notizia. Parleremo delle meravigliose promesse che Dio ci ha fatto per il futuro, ma anche del giudizio di Dio che molto presto si abbatterà su questo mondo malvagio. Immaginate per un momento che nella zona in cui vivete stia per arrivare una violenta tempesta. Cosa fareste? Sicuramente vi preparereste per affrontare questa tempesta e sopravvivere. E di certo avvertireste anche la vostra famiglia, i vostri amici, i vostri vicini per assicurarvi che anche loro siano pronti. E questo è proprio quello che facciamo quando aiutiamo le persone a prepararsi per l’imminente giudizio di Geova su questo mondo. Ovviamente lo facciamo con tatto, però non ci tratteniamo dal dire alle persone cosa devono fare per essere salvate. Per esempio aiutiamo chi studia la Bibbia con noi a capire cosa si aspetta Geova da lui. Con gentilezza, ma in modo chiaro, aiutiamo le persone a identificare quali aspetti della loro vita devono cambiare per vivere in armonia con le norme di Geova. E il nuovo strumento per condurre studi biblici intitolato Puoi vivere felice per sempre ci permette di fare proprio questo. Inoltre è strutturato in modo da aiutare chi studia a essere pronto per predicare la buona notizia il prima possibile. E poi alla fine di ognuna delle 4 parti del libro c’è un ripasso con delle domande, alcune delle quali molto mirate. Analizzare attentamente queste domande con lo studente lo aiuterà a capire come mettere in pratica nella propria vita quello che ha imparato nel corso dello studio. Durante il programma di questo mese avremo l’opportunità di vedere un video che mostrerà alcune caratteristiche del libro Puoi vivere felice per sempre e che spiegherà come possiamo usarle con chi studia la Bibbia con noi. Comprendere l’importanza della buona notizia motiverà anche noi a predicare e a insegnare con un senso d’urgenza. Faremo tutto il possibile per partecipare a ogni fase dell’opera di predicazione. Quindi non prenderemo mai alla leggera il ministero. Ci impegneremo con zelo, “con tutta l’anima, come per Geova”. Perché? Perché ci rendiamo conto che è in gioco la vita delle persone. Hanno urgente bisogno di ascoltare la buona notizia e di accettarla. Certo, tutti noi abbiamo circostanze e capacità diverse, e sappiamo che Geova e Gesù tengono conto di questo aspetto. Infatti nella parabola dei talenti Gesù disse che ai 3 schiavi non venne dato lo stesso numero di talenti. Come ricorderete, i talenti vennero distribuiti in base alle capacità di ciascuno. Questo ci ricorda che Geova e Gesù comprendono a fondo le circostanze in cui si trova ognuno di noi. Sanno quello che ragionevolmente possiamo fare. Non si aspettano nulla di più e non ci paragonano nemmeno ad altri fratelli e sorelle. Sapere questo ci dà sollievo, perché non sempre potremmo riuscire a fare tutto quello che vorremmo nell’opera di predicazione. E questo potrebbe essere il caso dei fratelli e delle sorelle avanti con gli anni o di altri che vivono situazioni che li limitano in qualche modo. Ma possiamo tutti essere sicuri che se facciamo del nostro meglio in base alle nostre circostanze, Geova sarà contento di noi e non dimenticherà mai la nostra opera e l’amore che abbiamo dimostrato. Quindi, fratelli, continuiamo a fare del nostro meglio per annunciare la buona notizia, tutta la buona notizia. Se lo faremo, proveremo vera gioia e grande soddisfazione perché contribuiremo a salvare delle vite, aiutando quante più persone possibile finché ancora ce n’è il tempo. Vi capita di pensare a come reagiranno le persone, specialmente di fronte a un messaggio di giudizio più forte? Queste paure non sono una novità. Le hanno avute anche i servitori di Dio del passato e di oggi. Nel video che seguirà adesso vediamo che cosa è stato spinto a fare un fratello dopo aver meditato su questi esempi. Ciao Sean, buongiorno. Scusa, sono un po’ in ritardo stamattina. Ma ho portato qualcosa per farmi perdonare. Ah, no, non ti preoccupare. Grazie mille. Ne avrò bisogno oggi. Anche tu stavi pensando all’annuncio che è stato fatto sulla campagna speciale di predicazione? Sì, pensavo a quello. Senti, non fraintendere quello che sto per dirti, ma non pensi che il messaggio che predicheremo sia troppo duro? No, duro forse no, ma sicuramente è un messaggio molto diretto. Già adesso, quando insegniamo alle persone quello che dice la Bibbia, loro si arrabbiano. Finirà che reagiranno ancora peggio. Non sarà di certo il messaggio più facile da portare. Ma sai che questa non è la prima volta che facciamo qualcosa del genere? - Davvero? - Sì, davvero. Tempo fa ti avevo raccontato che la mia famiglia è originaria del Quebec, in Canada. E negli anni ’40 mio padre partecipò a una campagna che ebbe un impatto davvero molto forte. Ho fatto una ricerca, guarda qui. Distribuivano un volantino che condannava i leader religiosi del posto e li chiamava ipocriti. E perché ipocriti? Cosa facevano? Con le loro parole incitavano la folla ad attaccare con violenza i Testimoni, dicevano di rovinare le nostre proprietà, i fratelli venivano arrestati e incarcerati sulla base di false accuse. Wow, e loro distribuivano quel volantino mentre venivano attaccati? Proprio così. Geova voleva che le persone sapessero quanto era ingiusto tutto quello che stava accadendo. Mi viene in mente quello che mi disse mio padre. Lui disse che all’inizio era spaventatissimo. Beh, sì. È proprio così che mi sento. Sono terrorizzato. È normale che tu ti senta così. Ci ho pensato anch’io, sai? E mi è venuto in mente il racconto di Esodo. L’episodio in cui Mosè dice agli israeliti di spruzzare il sangue di un agnello sugli stipiti della porta di casa per evitare di essere colpiti dall’ultima piaga. Ho pensato a come devono essersi sentiti alcuni israeliti al solo pensiero di farlo. Queste sono le istruzioni di Mosè. E devono farlo tutti? Ogni famiglia? I montoni sono sacri per gli egiziani! Sì, sarebbe come insultare il loro dio Ra. Come reagiranno? Lo so, ci ho riflettuto tanto anch’io. Ma Mosè ha idea di quello che ci sta chiedendo di fare? Fratelli, non credo che abbiamo motivo di preoccuparci. Non dobbiamo temere nulla. Pensate, pensate a come Geova ci ha protetto durante le ultime piaghe. E per quanto riguarda il sangue, non si tratta di offendere loro, lo facciamo per proteggere noi stessi. Si tratta di dimostrare da che parte stiamo, dalla parte di Geova. Pensandoci bene, il messaggio che gli israeliti diedero con le loro azioni rappresentava una buona notizia. Per loro significò salvezza. E vale la stessa cosa per ogni messaggio che annunciamo oggi. Voglio farti vedere uno dei miei versetti preferiti. Isaia capitolo 41, il versetto 10. Dice: “Non aver paura, perché io sono con te. Non essere ansioso, perché io sono il tuo Dio. Ti rafforzerò, ti aiuterò, ti sorreggerò con la mia destra di giustizia”. È normale avere paura. Ma ricordati sempre, Geova era al fianco degli israeliti, lui era al fianco di mio padre e di sicuro sarà anche al nostro fianco. Il messaggio che annunciamo è una buona notizia. Il fedele esempio di servitori di Dio di ieri e di oggi ci incoraggia a continuare la nostra opera di predicazione e annunciare la buona notizia. Geova ci aiuterà sicuramente e meditare su questo può aiutarci a superare qualsiasi paura abbiamo. Chi studia la Bibbia con noi affronta molte difficoltà mentre impara sempre di più riguardo a Geova. Forse deve fare dei grandi cambiamenti per adeguare la propria vita alle norme stabilite da Dio e questo può essere difficile. Come possiamo incoraggiarlo allora a fare questi cambiamenti in modo che possa iniziare a predicare la buona notizia insieme a noi? Puoi vivere felice per sempre è stato pensato per aiutarci proprio a fare questo. Vediamo alcune prove del fatto che questo potente strumento è davvero efficace. Quando ho sentito della nuova pubblicazione, il libro Puoi vivere felice per sempre, ero un po’ preoccupata. Era un cambiamento e a volte i cambiamenti non mi piacciono. Ma sapevo che era quello che ci voleva, dovevo solo provarlo. Erano anni che non aiutavo qualcuno ad arrivare al battesimo, ma il modo in cui è fatto questo libro mi ha aiutato a diventare un’insegnante migliore. Una volta che ci sono state spiegate le caratteristiche di questo nuovo libro, che ci avrebbe permesso di aiutare le persone con cui studiamo a iniziare a predicare e che ci avrebbe permesso di aiutarle a fare cambiamenti nella loro vita, non vedevamo l’ora di iniziare a usarlo. Mi piacciono tanto i riquadri “C’è chi dice” alla fine delle lezioni, perché preparano chi studia a dare testimonianza informale. Li aiuta a difendere la loro fede con parole loro o a predicare in modo informale o a sfruttare le opportunità che gli si presentano per parlare di quello che imparano. Questo aiutava la ragazza con cui studiavo a sentirsi a suo agio quando parlava agli altri di Geova e quando parlava delle verità che imparava. Fin da subito, dalla lezione 1, dalla lezione 2, vengono aiutati a capire che non si tratta solo di quello che possono imparare ma anche di quello di cui possono parlare ad altri. Ci permette di aiutarli a smussare gli spigoli, così che quando parlano con altri lo possono fare con tatto. Ad esempio chiedevo alla ragazza con cui studiavo: “Che cosa diresti se qualcuno ti dicesse che Gesù è Dio? Come risponderesti?” E questo la motivava e la preparava a rispondere. Mi diceva: “Beh, io risponderei in questo modo”. Ed è proprio quello che succedeva. Aveva iniziato a parlare con la famiglia delle lezioni che studiava, delle cose che imparava dalla Bibbia. E così aveva iniziato a dare testimonianza informale senza neanche rendersene conto. Quando vedi che riescono a capire come possono usare con altri quello che stanno imparando è una sensazione davvero meravigliosa, perché capisci che ora sono in grado di insegnare la verità a qualcun altro. Un’altra caratteristica di questo libro è che aiuta anche progressivamente chi studia a fare cambiamenti nella sua vita per riuscire a vivere secondo le norme di Geova. I ripassi delle parti contengono una serie di domande che di solito sono collegate a delle domande o a dei versetti riportati nelle varie lezioni. Quindi prima di passare alla parte successiva, il ripasso è un po’ come un filtro. Li ferma, li aiuta a ripassare e aiuta noi a renderci conto che, uhm, forse quel punto ancora non l’hanno capito proprio bene. I ripassi sono fantastici, perché spingono chi studia a esprimersi e aiutano noi a vedere quali sono esattamente le cose che fanno fatica a capire. Le domande dei ripassi mi aiutavano a capire se lei aveva qualche dubbio, se non riusciva ad accettare qualcosa o se non riusciva a capire qualcosa. E se rispondono: “Il libro dice” oppure “Come mi hai insegnato tu”, allora sai che forse devi rimettere in evidenza i versetti chiave e devi seminare quel seme di verità un po’ più a fondo nel loro cuore. A quel punto ho visto che la ragazza con cui studiavo riusciva ad aprirsi, a dirmi cosa pensava davvero, cosa faceva fatica ad accettare o se c’era qualcosa su cui doveva ancora migliorare. Le domande sono un po’ più personali di quelle che avremmo fatto in passato. Sono un po’ più dirette di quelle che avevamo l’abitudine di fare un tempo. Quando metto a confronto le domande che facevo in passato con quelle di questo libro, mi accorgo che prima non stavo andando da nessuna parte. Queste domande aiutano chi studia la Bibbia con noi a parlare con il cuore e sono molto felice di poterle usare. Ci vuole tempo. Ci vogliono anche pazienza e amore da parte nostra per permettere a chi studia di fare i cambiamenti necessari per diventare un proclamatore non battezzato. Il libro Puoi vivere felice per sempre è unico, non ce ne sono altri così. È molto più semplice per chi studia e può aiutarlo ad arrivare al battesimo molto più velocemente. Questo libro è davvero molto utile, mi ha dato più sicurezza. È perfetto per portare alla verità le persone oggi. Lei stessa ha detto che sembrava fatto apposta per lei. Quando è arrivato il momento di iniziare a predicare di casa in casa, era pronta. Il ragazzo con cui ho studiato questo libro ha già iniziato diversi studi biblici. Questo metodo di studio lo ha aiutato a diventare un bravo insegnante. Basta seguire passo dopo passo il libro e chi studia avrà tutto quello che serve. Non dobbiamo aggiungere quasi nulla, è già tutto lì. Le tante domande contenute nel libro Puoi vivere felice per sempre, alcune delle quali molto dirette, sono pensate per aiutare lo studente a ragionare sulla Bibbia e a riflettere sui cambiamenti che deve fare per piacere a Geova. Questo libro gli spiega anche come predicare in modo informale ed evidenzia quanto è importante che ognuno di noi parli ad altri di quello che impara. Tutti quelli che servono Geova hanno la responsabilità di annunciare tutti gli aspetti della buona notizia. L’apostolo Paolo in 1 Tessalonicesi 2:2 scrisse che ci voleva coraggio per predicare la buona notizia “nonostante una grande opposizione”. Come possiamo avere coraggio? Ascoltiamo adesso il fratello Gaspard Rwakabubu e vediamo come ha mantenuto il suo zelo nonostante la persecuzione e i periodi in prigione. Durante gli anni ’70 l’opera di predicazione non era legalmente riconosciuta dal governo del Ruanda. Quando io e la mia famiglia ricevemmo una lettera con cui venivamo invitati a servire là stavamo vivendo una vita piuttosto comoda. L’idea di trasferirci ci preoccupava un po’, ma pregammo insieme Geova e gli chiedemmo guida e aiuto. Ne parlai con mia moglie e insieme decidemmo che saremmo partiti. Nell’82 cercammo di ottenere il riconoscimento legale in Ruanda e invece io e altri 2 fratelli fummo messi in prigione. Un giorno, una domenica, l’arcivescovo venne in prigione e annunciò a tutti: “State attenti ai Testimoni di Geova”. Ma quelle parole non ebbero il risultato sperato. Infatti molti prigionieri iniziarono a incuriosirsi, cominciarono a farci tante domande, perché non riuscivano a capire che cosa volesse dire quell’avvertimento. E da quel momento molti di loro iniziarono a frequentare le nostre adunanze. Ovviamente l’arcivescovo non fu per niente contento di questo, anzi si arrabbiò ancora di più. E per riuscire a fermare le nostre attività ordinò ad alcuni componenti della sua chiesa di picchiarci. Avrebbero dovuto recarsi alla nostra successiva adunanza e riempirci di botte. Due giovani prigionieri vennero subito da noi e ci dissero: “Guardate che oggi hanno intenzione di picchiarvi”. Così quel giorno decidemmo di non tenere l’adunanza al solito orario. Si presentò un altro gruppo religioso e furono loro a essere picchiati. Da quel giorno in poi nessuno ci disturbò più e continuammo a predicare e ad assistere alle nostre adunanze in pace. Rimanemmo in prigione per ben 2 anni e poi finalmente fummo liberati. Ma fuori dalla prigione la situazione era diversa, non si poteva predicare liberamente. E infatti sempre più fratelli e sorelle venivano arrestati e incarcerati. Qualche tempo dopo venni messo in prigione di nuovo e i fratelli che erano lì ne furono contenti. Dicevano: “Abbiamo la visita del nostro sorvegliante di circoscrizione”. Ne furono molto felici. Cominciammo a collaborare e a predicare in modo organizzato. Ognuno di noi aveva un territorio assegnato all’interno del carcere. Alcuni comprensibilmente si sentivano scoraggiati, ma io cercavo di incoraggiarli e rafforzarli perché rimanessero leali a Geova. Poi i fratelli di tutto il mondo cominciarono a scrivere lettere al presidente del Ruanda. Ricevette un’enorme quantità di lettere! E quelle lettere ebbero un ottimo risultato perché finalmente un giorno fu trasmesso un annuncio alla radio. Fu il presidente in persona a fare quell’annuncio e diceva di aver concesso la grazia ai Testimoni di Geova. Fu un momento davvero emozionante perché le persone per la strada continuavano a gridare: “Geova ha vinto! Geova ha vinto! Ha vinto lui!” L’opera dei Testimoni di Geova in Ruanda ottenne finalmente e per la prima volta il riconoscimento legale solo nel 1992. Purtroppo nel 1994, durante il genocidio che colpì il paese, alcuni dei nostri fratelli morirono e altri dovettero affrontare delle difficoltà drammatiche. Alcuni di loro raggiunsero Goma come rifugiati. Io fui incaricato della distribuzione dei fondi destinati ai soccorsi che provenivano da Kinshasa. Un giorno, avevo appena finito di raccogliere i soldi destinati ai fratelli rifugiati, quando venni fermato da 2 poliziotti. È molto probabile che volessero impossessarsi di quei soldi, così mi ordinarono di seguirli. Volevano portarmi dal loro superiore. Mentre camminavo ripensai alla preghiera che nostra figlia Deborah aveva fatto durante il genocidio. Tutta la nostra famiglia si era messa a pregare in silenzio, lei però aveva pregato a voce alta e aveva detto a Geova come si sentiva. A motivo di quella preghiera i soldati avevano deciso di non ucciderci. Questo mi spinse a fare una preghiera. Non appena dissi “amen”, i due poliziotti si fermarono e si girarono all’improvviso. Si misero a parlare con un loro collega. In quel momento vidi venirmi incontro un fratello che aveva in mano una valigetta nera esattamente identica a quella che avevo io. Gli diedi la mia piena di soldi e lui mi diede la sua piena di pubblicazioni. Un attimo dopo i poliziotti mi dissero: “Andiamo dal capo della polizia. Forza!” Arrivati là, nella valigetta non trovarono nulla. Ricordo ancora le loro facce. Avevano la mano così, si guardavano perplessi e dicevano: “Questo è un miracolo! Come hanno fatto i soldi a trasformarsi in libri?” In tutte le prove che ho affrontato ho veramente visto la potente mano di Geova tenermi per mano! Come una casa costruita su una roccia quando è colpita da tempeste, colpita da qualunque cosa, riesce a rimanere ferma, anche noi abbiamo affrontato difficoltà enormi, ma Geova ha continuato a renderci fermi, solidi come una casa costruita sulla roccia. Come dice il passo di Isaia 54:17, tutti coloro che combattono contro di noi, chiunque essi siano, in realtà non avranno mai successo. È vero, fisicamente mi sto indebolendo, ma sento crescere la mia forza interiore, quella che mi spinge a servire Geova Dio. E infatti oggi mi sento più forte che mai. Non importa quali problemi dovrò affrontare in futuro, sono assolutamente determinato a continuare a servire Geova. Ho conosciuto il fratello Rwakabubu e ho sentito proprio da lui alcune delle esperienze che ha vissuto e raccontandomele me le ha fatte proprio vivere. L’episodio che riguarda la preghiera di sua figlia si può trovare alle pagine 198 e 199 dell’Annuario dei Testimoni di Geova del 2012. La figlia del fratello Rwakabubu aveva 6 anni quando pregò di fronte a un gruppo di soldati. Quei soldati avevano deciso di uccidere tutta la famiglia, inclusi i 5 figli del fratello Rwakabubu. Però quella preghiera semplice che veniva dal cuore toccò nel profondo quei soldati così spietati. Oggi il fratello Rwakabubu soffre di diversi problemi di salute dovuti alla persecuzione e anche alla prigione. Comunque, la fiducia in Geova del fratello Rwakabubu e il suo amore per la buona notizia lo hanno aiutato a mantenere il suo zelo nonostante l’età che avanza. Parlare della buona notizia in modo informale può avere dei risultati straordinari, ma per essere efficaci dobbiamo essere preparati. In che modo? Come ascolteremo nella seguente adorazione mattutina, possiamo imparare dall’esempio del Maestro, Gesù. Gesù, il nostro Maestro, creava opportunità per dare testimonianza ad altri. E naturalmente, parlando di dare testimonianza, un ottimo esempio lo troviamo in Giovanni 4. Perciò prendiamo insieme Giovanni capitolo 4. Vediamo in che modo in quell’occasione Gesù riuscì a dare testimonianza informale e poi vediamo che lezione possiamo imparare noi. Per dare un po’ di contesto a Giovanni capitolo 4, vediamo che i versetti da 3 a 6 ci dicono che Gesù lasciò la Giudea e ripartì per andare verso la Galilea. Ma decise di attraversare la Samaria e arrivò nella città di Sichar. Dando un’occhiata all’approfondimento, capiamo che questo viaggio includeva un percorso in salita, con un dislivello di quasi 900 metri. Quindi, non certo una passeggiata, anzi, una bella sfacchinata. Per rendere l’idea, è più o meno come salire a piedi fino alla cima di un palazzo di 300 piani. Come vi sentireste alla fine della salita? Perciò se quella mattina Gesù e i suoi discepoli avevano fatto quel viaggio, non c’è da sorprendersi se al versetto 6 leggiamo che Gesù era stanco. E sempre il versetto 6 dice che era circa la sesta ora, ovvero mezzogiorno. Perciò ora abbiamo abbastanza dettagli per immaginare la situazione. Gesù era in Samaria, era stanco ed era circa mezzogiorno. Di certo non le premesse migliori per iniziare a dare testimonianza. Quindi, qual è la prima lezione che impariamo? Gesù non aspettava le circostanze ideali per dare testimonianza informale, coglieva tutte le opportunità che gli si presentavano e, anzi, le creava. A questo punto si avvicina una donna e notate al versetto 7 come Gesù introduce o inizia la conversazione. Dice semplicemente: “Dammi da bere”. Non inizia a parlare subito di profonde verità scritturali, si limita a iniziare a conversare con quella donna. E cosa possiamo imparare da questo? Se abbiamo il desiderio di dare testimonianza informale a qualcuno, forse tutto quello che dobbiamo fare è salutare quella persona. Però ovviamente, se lei non ha voglia di parlare con noi, sarà molto difficile continuare la conversazione. Questa era la lezione per noi. Qual è la reazione della donna? Beh, leggendo Giovanni capitolo 4 capiamo che c’erano almeno 4 potenziali ostacoli che Gesù avrebbe dovuto evitare se voleva continuare quella conversazione. Il primo di questi ostacoli lo troviamo leggendo il versetto 9. Lei parte subito dicendo: ‘Tu sei giudeo, io sono una donna samaritana, come mai mi rivolgi la parola?’ Perciò fa riferimento all’aspetto di Gesù e alla sua provenienza. Beh, allo stesso modo oggi qualcuno potrebbe osservarci, potrebbe notare il nostro colore della pelle, la nostra provenienza, la nostra nazionalità e questo potrebbe far finire la conversazione. Ma come risponde Gesù? Non reagisce dicendo a quella donna: “Beh, sai, io sono una brava persona. È per questo che voglio parlare con te”. No, Gesù evita completamente quell’ostacolo e si concentra sul messaggio spirituale che voleva trasmettere a quella donna. E così vediamo che al versetto 10 Gesù parla del “gratuito dono di Dio” e dice anche alla donna che avrebbe potuto avere “acqua viva”, non solo l’acqua letterale che era andata lì ad attingere. Ora, pensando a come prosegue poi la conversazione, vediamo chiaramente che con quello che dice Gesù sta ponendo le basi per ciò che ha intenzione di dire dopo. È partito dall’acqua, e poi menziona il gratuito dono di Dio e l’“acqua viva”. Adesso andiamo ad analizzare il resto della conversazione. Che cosa succede a questo punto, quando Gesù le offre questa “acqua viva”? Al versetto 11 la donna risponde: “Signore, non hai nemmeno un secchio”. In pratica gli sta dicendo: “Io non ti credo. Il pozzo è molto profondo”. La Bibbia per lo studio dice che poteva avere una profondità di 23 metri. Quindi abbiamo una reazione negativa da parte sua e subito dopo fa riferimento a una questione molto controversa a quel tempo. Lei dice: “Sei forse più grande del nostro antenato Giacobbe?” Questa era una questione controversa, perché un qualunque giudeo a quell’epoca avrebbe obiettato dicendo che lei non era affatto una discendente di Giacobbe. E qui abbiamo 2 altri possibili ostacoli. Cosa fa Gesù in questo caso? Sposta di nuovo l’attenzione sul messaggio spirituale. Come abbiamo detto, in base al versetto 10, Gesù comincia con l’acqua, poi il gratuito dono di Dio e poi l’“acqua viva”. E poi, se vediamo il versetto 14, Gesù dice che chi avrebbe bevuto quell’acqua ‘non avrebbe più avuto sete’ e poi introduce il pensiero o il concetto della vita eterna. Quindi, chiaramente Gesù aveva in mente una specie di percorso, un piccolo schema che lo avrebbe portato a parlare di quell’argomento, un percorso che partiva con l’acqua e arrivava alla vita eterna. In che modo reagisce la donna a questo punto? Se leggiamo il versetto 15, la donna dice: “Signore, dammi quest’acqua”. Cosa significavano le sue parole? La voleva davvero? O forse era ironica e perché no, magari anche un po’ sarcastica? Beh, non lo sappiamo. D’altra parte, pare che solo dopo lei abbia creduto in Gesù. Ma in ogni caso, ai nostri giorni la sua risposta poteva suonare come: “Sì, sarebbe bello, ma troppo bello per essere vero”. Questo fermò Gesù? No. Gesù a questo punto fa qualcosa di particolare, cambia l’argomento della conversazione, offrendole così l’occasione di dimostrare la sua onestà. Gesù capisce che lei è lì a quell’ora del giorno perché forse vuole evitare di essere vista da altri. Perché? Beh, al versetto 16 Gesù le dice: “Va’ a chiamare tuo marito”. E lei risponde: ‘Non ho un marito’. Anche se parlava con un estraneo, si dimostra onesta. E Gesù risponde: “Fai bene a dire di non avere marito, perché ne hai avuti cinque, e l’uomo che hai adesso non è tuo marito”. E conclude: “Hai detto la verità”. Quindi, qual è un’altra lezione che impariamo? Vedete, Gesù sa che la donna con cui sta parlando sta vivendo una relazione immorale, eppure non si concentra su quell’aspetto. Offre alla donna l’opportunità di esprimersi. E poi cosa fa Gesù? La loda. Allo stesso modo, anche noi dovremmo cercare di identificare sempre dei motivi per cui lodare le persone, anche se quello che dicono è l’esatto opposto di quello che dice la Bibbia. Possiamo comunque ringraziarle per aver espresso la loro opinione ed essere state sincere. E da questo momento in poi, come possiamo notare dal racconto, la donna comincia a prendere sul serio Gesù, infatti lei dice: “Signore, vedo che sei un profeta”. Ma poi ecco che si presenta un nuovo ostacolo, il quarto ostacolo. Lei dice: ‘Noi adoriamo qui, sul Monte Gherizim, ma voi giudei dite che dovremmo adorare a Gerusalemme’. In pratica, come quando oggi ci dicono: “Io ho la mia religione ed è diversa dalla vostra”. E allora che cosa fa Gesù per gestire quel potenziale ostacolo? Se notate il versetto 21, è interessante che Gesù inizia a rispondere e dice: “Verrà il tempo in cui non adorerete il Padre né su questo monte né a Gerusalemme”. In pratica, è come se Gesù la rassicurasse e le dicesse: “Guarda, stai tranquilla. Tanto in futuro non avrà alcuna importanza se adoriamo Dio qui oppure lì”. E poi va avanti spiegando che la cosa importante è ‘adorare il Padre con spirito e verità’. Cosa impariamo da questo? Gesù cerca di aiutare la donna a capire che quello che lei vede come un problema, in realtà non lo è affatto. Non c’era nessuna necessità di esaminare la questione nei minimi dettagli. Sì, certo, Gesù le dice che “la salvezza ha origine dai giudei”, ma poi semplicemente le dice con chiarezza quello che lei deve fare. Ma perché quello che fece Gesù fu così importante? Beh, se andiamo più avanti nel libro degli Atti 8:14, troviamo un interessante approfondimento che ci dice che ciò che Gesù fece in questa occasione dando testimonianza a quella donna e ad altri nella sua zona, pose le basi per quello che Filippo l’evangelizzatore fece quando andò in Samaria ed aiutò molti samaritani a diventare seguaci di Gesù, i quali alla fine diventarono cristiani unti. Perciò possiamo dire che la conversazione che Gesù ebbe con questa donna fu un vero successo. Allora, cosa abbiamo imparato dall’analisi del capitolo 4 di Giovanni? Innanzitutto Gesù non aspettava le circostanze ideali, era lui a creare le circostanze. Poi non si fece distrarre o sviare dai diversi argomenti, alcuni dei quali controversi, che la donna tirava fuori, ma rimase concentrato sul messaggio spirituale. Inoltre, sapeva che a un certo punto della conversazione avrebbe collegato l’acqua alla vita eterna. E infine lodò la donna per le sue risposte sincere e le spiegò cosa avrebbe dovuto fare. Davvero un meraviglioso esempio che tutti noi possiamo seguire mentre diamo testimonianza ad altri! Iniziamo in modo semplice, teniamo a mente un obiettivo e lodiamo la persona. Che metodo facile! Sono sicuro che non vedete l’ora di usarlo il prima possibile. Riflettere sul valore della buona notizia ci spinge a parlarne ad altre persone ogni volta che ci si presenta l’occasione. Nulla potrà impedirci di parlare. Infatti il titolo del nuovo video musicale è “Io parlerò”. ♪ Viviamo in tempi bui, ♪ ♪ la fine è vicina ormai. ♪ ♪ La gente non sa ♪ ♪ cos’accadrà, ♪ ♪ bisogno ha di noi. ♪ ♪ Per questo parlerò, ♪ ♪ coraggio a Dio chiederò. ♪ ♪ Quanta forza ha ♪ ♪ la verità: ♪ ♪ non la nasconderò. ♪ ♪ Offrirò la verità: ♪ ♪ è un fuoco che arde in me ♪ ♪ e mai lo spegnerò. ♪ ♪ Vita e speranza dà ♪ ♪ a chi l’accetterà, ♪ ♪ perciò ♪ ♪ io parlerò. ♪ ♪ Io parlerò. ♪ ♪ Io non mi fermerò, ♪ ♪ il messaggio porterò. ♪ ♪ Finché Dio dirà ♪ ♪ che basterà, ♪ ♪ speranza io darò. ♪ ♪ Offrirò la verità: ♪ ♪ è un fuoco che arde in me ♪ ♪ e mai lo spegnerò. ♪ ♪ Vita e speranza dà ♪ ♪ a chi l’accetterà, ♪ ♪ perciò ♪ ♪ io parlerò. ♪ ♪ Io parlerò. ♪ ♪ Il fuoco del messaggio ♪ ♪ forte arde in me. ♪ ♪ Dio presto interverrà ♪ ♪ e salverà ♪ ♪ chi ascolterà. ♪ ♪ Offrirò la verità: ♪ ♪ è un fuoco che arde in me ♪ ♪ e mai lo spegnerò. ♪ ♪ Vita e speranza dà ♪ ♪ a chi l’accetterà, ♪ ♪ perciò io parlerò. ♪ ♪ Io parlerò. ♪ ♪ Io parlerò. ♪ ♪ Io parlerò. ♪ I nostri sforzi nel ministero possono aiutare le persone ad accettare la buona notizia. E così anche loro si sentiranno spinte a parlare del messaggio ad altri e questo cambierà in meglio la loro vita. Lo scorso mese il primo episodio della nuova serie Imitiamo la loro fede ci ha fatto vivere una parte della storia di Abraamo. Ma cosa successe poi nella vita di quest’uomo che nella Bibbia viene definito “il padre di tutti quelli che hanno fede”? Scopriamolo nella seconda parte. Era passato un anno da quando Geova aveva detto ad Abraamo che sarebbe successo qualcosa che sembrava impossibile. Sua moglie Sara avrebbe avuto un figlio. Nostro figlio, Isacco. La gravidanza miracolosa di Sara e la nascita di Isacco furono la prova del fatto che le promesse di Geova si avverano sempre. Mentre la pioggia scendeva, eccole! Otto persone al sicuro dentro l’arca. Geova protesse la famiglia di Noè. È per questo che siamo vivi oggi. E sai, è successo molte altre volte. Ci sono state molte cose che potevano spaventarci, ma Geova ha sempre fatto in modo di adempiere le sue promesse. Pensa a come ha protetto tua madre quando il faraone voleva prenderla in moglie, o quando mandò gli angeli a salvare Lot. Tu stesso sei nato grazie all’intervento di Geova. Io sono tuo padre, ma anche Geova è tuo Padre. Tu sei parte del suo proposito, Isacco. Ci saranno momenti difficili, ma ricorda che possiamo sempre fidarci di Geova. Perché mantiene sempre le sue promesse. Proprio così! Ricordi la promessa che Geova ha fatto alla nostra famiglia? “A te e ai tuoi discendenti dopo di te darò su base permanente il paese in cui hai vissuto […] e sarò il loro Dio”. Vieni qui. E i momenti difficili ci furono, anche per questa famiglia spiritualmente forte. Io sono quello che conta, io sono il primogenito! Tutti ti odiano, non piaci a nessuno. Nostro padre vuole bene a me. Tutti ridono di te, Isacco. Nessuno si interessa di te, nemmeno Dio. Loro in realtà ballano per me. Vai a strisciare nella polvere, non piaci a nessuno. Quello non era un innocente gioco da bambini. I maltrattamenti di Ismaele preoccupavano molto Sara. Ascoltami, ti prego! Per favore, manda via questa schiava e suo figlio. Non rattristarti per quello che Sara dice del ragazzo e della tua schiava. Ascoltala, perché è tramite Isacco che verrà quella che sarà chiamata tua discendenza. Quanto al figlio della schiava, anche da lui farò nascere una nazione, perché è tuo discendente. Sebbene fosse difficile, Abraamo ubbidì e mandò via Agar e suo figlio Ismaele, certo del fatto che Geova si sarebbe preso cura di loro. Abraamo! Eccomi! Per favore, prendi tuo figlio Isacco, il tuo unico figlio che ami tanto, e va’ nel paese di Moria. Là offrilo come olocausto su un monte che io ti mostrerò. Possiamo partire. In passato Abraamo aveva fatto delle domande a Dio riguardo ad alcuni dei suoi giudizi e delle sue decisioni, ma ora la sua amicizia con Geova e la sua fede erano molto più forti. Non fece nessuna domanda. Voi restate qui con l’asino, io e il ragazzo invece andremo lì ad adorare e poi torneremo da voi. Padre! Sì, figlio mio. Abbiamo il fuoco e la legna, ma dov’è la pecora per l’olocausto? Figlio mio, Dio stesso provvederà la pecora per l’olocausto. Abraamo, Abraamo! Eccomi! Non fare del male al ragazzo, non fargli niente. Ora infatti so per certo che temi Dio, perché non ti sei rifiutato di darmi tuo figlio, l’unico che hai. E per mezzo della tua discendenza tutte le nazioni della terra si benediranno, perché tu hai ascoltato la mia voce. Abraamo, Sara e Isacco sapevano di poter avere piena fede in Geova. Le promesse che fece a loro sono promesse che riguardano anche noi. Quando ci immergiamo nei racconti più noti della Bibbia apprezziamo ancora di più i loro profondi insegnamenti e le lezioni che ne ricaviamo si imprimono nel nostro cuore. Per i saluti di questo mese visiteremo i nostri fratelli che vivono in Lesotho, un paese dell’Africa meridionale. Il Lesotho si trova a più di 1.000 metri sopra il livello del mare e alcune delle sue montagne superano i 3.000 metri. Ci sono 2 milioni di abitanti e la maggioranza di loro, chiamati basotho, vivono in zone rurali. Molti vivono grazie all’agricoltura o all’allevamento. Il clima cambia rapidamente in questi luoghi montuosi e quindi per proteggersi dal freddo improvviso si usano delle coperte tipiche di questa zona, le coperte basotho, specialmente in inverno quando le montagne sono ricoperte di neve. In Lesotho i fratelli predicano la buona notizia da più di 80 anni, nonostante il freddo e le altitudini delle montagne. Nel 1942, 2 Testimoni basotho, che avevano conosciuto la verità in Sudafrica, ritornarono in Lesotho per predicare con entusiasmo la buona notizia. 9 anni dopo c’erano 5 piccole congregazioni con 63 Testimoni. Tra gli anni ’60 e ’70 l’opera crebbe ancora grazie agli instancabili sforzi di zelanti evangelizzatori. Oggi oltre 3.700 proclamatori conducono ogni mese più di 4.500 studi biblici. Dato che la popolazione del Lesotho è sparpagliata per tutto questo territorio montuoso, i nostri fratelli fanno davvero tanti sforzi per predicare dovunque ci siano persone. Molti fratelli percorrono sentieri scoscesi per arrivare alle adunanze, come ad esempio i 78 proclamatori della congregazione Mokhotlong, che si radunano nella Sala del Regno più ad alta quota di tutta l’Africa meridionale. Dalle cime del Lesotho i fratelli e le sorelle della congregazione Mokhotlong vi mandano i loro affettuosi saluti. Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting.

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