JW Broadcasting (novembre 2022)
JW Broadcasting > Programmi mensili
- William Turner. La pazienza: una qualità di cui essere grati
- Samuele Podestà. Ora gioco per una squadra migliore
- Mostriamo pazienza
- Takeei Takehara. Geova mi ha aiutato a odiare il gioco d'azzardo
- David Splane. “Salvaguarda il tuo cuore” (Prov. 4:23)
- La nostra storia viva e dinamica | I congressi
- Di nuovo amici ♪ ♪
È per me un piacere darvi il benvenuto su JW Broadcasting. Ecco un’anteprima di quello che vedremo questo mese. Samuele doveva scegliere tra la sua carriera e la verità. Cosa lo ha aiutato a fare la scelta giusta e così raggiungere le sue mete spirituali? Forse è capitato anche a voi di perdere un po’ la pazienza con qualcuno perché non stava affrontando una situazione come l’avreste affrontata voi. In questo nuovo video Neeta e Giada impareranno ad essere più pazienti. In questo episodio di La nostra storia viva e dinamica, vedremo come i congressi rafforzano l’unità e l’amore tra il popolo di Geova. Questo è JW Broadcasting di novembre 2022!
William Turner. La pazienza: una qualità di cui essere grati
Nel programma di questo mese parleremo di una qualità molto importante, la pazienza. Pensate a quante situazioni della vita richiedono pazienza: rimanere bloccati nel traffico, avere a che fare con un collega scontroso, crescere un figlio, gestire i problemi nel matrimonio, prendersi cura di un familiare malato o affrontare una malattia che ha colpito proprio noi. È evidente che tutti noi affrontiamo situazioni in cui è necessario mostrare pazienza ogni giorno. Se non siamo pazienti, rischiamo di sentirci frustrati, stanchi e scoraggiati. Ma indipendentemente dalle nostre circostanze, tutti noi possiamo sviluppare questa qualità. Perché possiamo dirlo? Perché Galati 5:22 dice che la pazienza è un aspetto del frutto dello spirito di Dio e quindi, con il suo aiuto, possiamo rendere questa qualità parte integrante della nostra personalità. Perché questo accada, rispondiamo ora a due importanti domande. Primo, in che modo essere pazienti può aiutarci a dimostrare il nostro amore per Geova? E secondo, in che modo essere pazienti può migliorare i nostri rapporti con gli altri? Iniziamo con la prima domanda. Leggiamo insieme le parole riportate in 1 Corinti capitolo 13. Questo capitolo ci spiega quali caratteristiche contraddistinguono l’amore. Seguitemi nella lettura del versetto 4: Di tutte le belle qualità che derivano dall’amore, avete notato quale viene elencata per prima? La pazienza, perché è un aspetto fondamentale dell’amore. Abbiamo bisogno sia di amore che di pazienza per avere una vita soddisfacente e fare le cose nel modo giusto, ovvero come piacciono a Geova. Quando pensiamo a una situazione in cui qualcuno non ha mostrato pazienza, spesso ci rendiamo conto che ha anche mancato di mostrare amore, non è vero? Prendete ad esempio il popolo scelto da Dio, la nazione d’Israele. Nel Salmo 106, scritto molti anni dopo la liberazione d’Israele dall’Egitto, il salmista spiega che il popolo continuò ad agire senza mostrare amore e pazienza. Al contrario, Geova si mostrò paziente con loro per molti anni. Seguitemi nella lettura del Salmo 106:7, 8: E cosa fecero gli israeliti? Continuiamo al versetto 13: Che tristezza! Gli israeliti “non aspettarono”, non furono pazienti. E questo sottolinea quanto poco apprezzassero la pazienza e l’amore leale di Geova. Se avessero veramente amato Dio, avrebbero pensato alle conseguenze delle loro azioni. Si sarebbero dovuti ricordare di come Geova si era preso cura di loro e questo avrebbe dovuto spingerli ad essere pazienti e ad aspettare la sua guida. Ma le loro azioni, in un’occasione dopo l’altra, dimostrarono che non amavano Geova come avrebbero dovuto e pagarono un prezzo molto alto per questo. Alla fine Geova pose un limite alla sua pazienza e come nazione persero il suo favore. Cosa possiamo imparare dal loro cattivo esempio? Non dovremmo mai pensare di non aver bisogno di Geova, fidandoci del nostro modo di pensare al punto di non aspettare che sia lui a guidarci nelle decisioni che dobbiamo prendere. Pensate alle sagge istruzioni che abbiamo ricevuto recentemente riguardo alla pandemia, ai disastri naturali e all’opera di predicazione. Forse non abbiamo compreso appieno o non siamo stati d’accordo con tutte le decisioni, ma il nostro amore per Dio ci ha aiutato a fermarci e a riflettere su quello che Geova fa per noi e a fidarci di lui. Fare questo ci aiuterà a capire che se siamo pazienti e ci affidiamo alla guida di Geova, non ci allontaneremo da lui e questo farà bene sia a noi che agli altri. E inoltre, ci permetterà di dimostrare che amiamo veramente Geova. Rispondiamo ora alla seconda domanda. Se torniamo un attimo a 1 Corinti 13:4, l’approfondimento a questo versetto dice: “[La pazienza] è una qualità che Geova e Gesù dimostrano costantemente nei confronti degli esseri umani. Dato che imitano Gesù e Geova, anche i cristiani devono essere pazienti con gli altri”. Quindi se Geova e Gesù sono pazienti con noi, è giusto che tutti noi imitiamo il loro esempio e siamo pazienti con gli altri. Parliamo del più grande esempio in assoluto, quello di Geova. Geova non vede l’ora di mettere fine a questo sistema di cose malvagio. Ha già stabilito un giorno e un’ora esatti in cui portare la fine e con pazienza si sta attenendo a questa tabella di marcia. Sta mostrando davvero una pazienza straordinaria. Siate certi però che Geova sa molto bene come ci sentiamo e quello che stiamo passando. Geova sa che desideriamo che la fine di questo sistema arrivi il prima possibile e sa che aspettiamo con ansia l’adempimento di tutte le sue promesse. E non vede l’ora di adempierle. Ma lui non diventerà mai impaziente e non agirà prima del tempo stabilito. Perché dovremmo essere grati della pazienza che sta mostrando Geova? Seguitemi nella lettura di 2 Pietro 3:15: Davvero un bel modo di vedere le cose! È grazie alla pazienza di Geova che tutti noi possiamo essere salvati. Pensate a quante persone conoscono la verità ogni anno. E anche durante la pandemia, quando non potevamo predicare di casa in casa come siamo abituati, si sono battezzate decine di migliaia di persone in tutto il mondo. Forse tra queste c’è qualcuno che studiava la Bibbia con voi, un vostro familiare, un vostro caro amico, o magari siete proprio voi ad esservi battezzati. E pensate anche a questo. Se Geova fosse stato impaziente e avesse portato la fine di questo sistema di cose 5, 10 o forse 20 anni fa, voi avreste conosciuto la verità? Siamo grati del fatto che Geova attenda con pazienza che arrivi il giorno stabilito e che abbia permesso a molte persone di pentirsi dei propri peccati e di diventare suoi intimi amici. In che modo questo influirà sui nostri rapporti con gli altri? Beh, forse ci aiuterà ad essere più pazienti con un nostro studente che fa progressi, ma che ancora lotta con qualche problema. E se qualcuno della nostra famiglia fa ancora fatica a considerarci Testimoni di Geova o ad accettare quello in cui crediamo e il nostro modo di vivere noi, imitando la pazienza di Geova, non smetteremo mai di sperare. E ovviamente, riflettere sulla pazienza di Geova ci spingerà ad impegnarci nel ministero con tutto noi stessi e a cercare quelli che hanno la giusta disposizione per ricevere la vita eterna, così che possano amare Geova e servirlo. In questo modo la pazienza di Geova sarà un regalo per loro, come lo è stato per noi. C’è anche un altro esempio che possiamo imitare, quello di Gesù. Gesù dimostrò una pazienza straordinaria quando i suoi discepoli discutevano su chi di loro fosse il più grande. Tra l’altro, sembra che questo sia successo diverse volte. E senza dubbio Gesù si sentiva triste sentendoli litigare. Ma lui fu paziente con loro. Mostrò empatia per i suoi apostoli. Era consapevole di quanto la cultura e l’ambiente in cui erano cresciuti influiva sul loro modo di pensare e sul loro atteggiamento. E questo lo portava a reagire in modo gentile. Vediamo un esempio che lo dimostra. Prendete insieme a me Marco capitolo 9. Marco 9:33, 35: Noi sappiamo la risposta. Gli apostoli stavano discutendo su chi fra loro fosse il più grande. Leggiamo il versetto 35: Avete notato cosa fece Gesù? Aspettò con pazienza il momento giusto per correggerli, con gentilezza. Non si mise a fare una scenata per strada. Abbiamo letto che Gesù aspettò fino a quando “fu in casa”, e una volta lì, “si mise a sedere”. Gestì la situazione con calma, non fu brusco. Piuttosto insegnò loro con pazienza, diede consigli e diede l’esempio. Come Gesù, non dovremmo mai cedere all’irritazione e, invece di reagire impulsivamente, dovremmo sempre aspettare il momento giusto per affrontare una questione, anche quando la nostra pazienza è messa alla prova. Cos’altro possiamo imparare dall’esempio di pazienza di Gesù? Se siete genitori, potreste imitare Gesù nei rapporti con i vostri figli, perché può essere frustrante quando un figlio non accetta immediatamente un consiglio o quando ci mette molto tempo a correggere le proprie debolezze. O forse siete anziani e state cercando di aiutare qualcuno che però sta facendo fatica a mettere in pratica un consiglio. Ricordate l’esempio di Gesù. Non si arrese mai con i suoi apostoli, continuò a cercare il buono in loro. Aveva fiducia e per questo continuò con pazienza a dargli i consigli di cui avevano bisogno per avvicinarsi di più a Geova. Se anche noi facciamo lo stesso e non ci arrendiamo, la nostra pazienza potrebbe dare i risultati che speriamo. Quindi, per riassumere, in che modo la pazienza ci aiuta a esprimere il nostro amore per Geova? Ci aiuta a essere sottomessi a Geova e alla sua guida e a dimostrare che ci fidiamo di lui. E se aspettiamo pazientemente la guida di Geova, il nostro modo di vivere lo renderà felice. Secondo aspetto. In che modo la pazienza può migliorare i nostri rapporti con gli altri? Ci aiuterà a non agire impulsivamente, a cercare il buono negli altri e a dimostrare che ci fidiamo di loro. Speriamo che questa trattazione ci abbia aiutato a capire meglio quanto sia importante mostrare pazienza. Le difficoltà in questi ultimi giorni aumenteranno sempre di più e avremo bisogno più che mai di essere pazienti! Imitare la pazienza di Geova e Gesù ci aiuterà a mantenere il giusto atteggiamento. Non ci scoraggeremo troppo. Non ci sentiremo sopraffatti da questo sistema malvagio e anche se la fine non è ancora arrivata, non saremo impazienti. Anzi, useremo saggiamente il nostro tempo, ci terremo impegnati, rafforzeremo la nostra amicizia con Geova e ci daremo da fare nel ministero. E così, grazie alla pazienza di Geova, potremo aiutare altri a conoscerlo. Quindi, continuiamo a fare in modo che la pazienza diventi un tratto dominante della nostra personalità. Se lo faremo, dimostreremo quanto apprezziamo questa straordinaria qualità e daremo lode e onore al nostro Dio, Geova!
Per dare il meglio a Geova, alcuni fratelli hanno rinunciato a una carriera che prometteva soldi e prestigio. Prendere una decisione come questa può richiedere tempo e pazienza, come vedremo nel prossimo video.
Samuele Podestà. Ora gioco per una squadra migliore
Ho giocato nella serie A, che è la massima serie nel campionato italiano. E dopo sono stato nelle nazionali giovanili fino ad arrivare alla nazionale maggiore. Il fatto solo di riuscire bene nel tuo lavoro è qualcosa che ti gratifica, dopo anche piano piano dal punto di vista economico. Mio papà e mia mamma erano testimoni di Geova, mio fratello più grande anche. E a un certo punto si è creato un conflitto, specialmente quando mi sono avvicinato di più alla verità per mia scelta. Non era qualcosa di “familiare”. E nel corso del tempo qualcosa nasceva, il fuoco, un po’ di fuoco… Piano piano mi sono dedicato a Geova, nel corso del tempo, nonostante giocavo. Però non davo forse, non forse, sicuramente, il meglio a Geova, le mie energie. Per esempio modificare le attività spirituali in base alle mie attività lavorative, e non il contrario. Mi giustificavo dicendo: “Sto facendo un lavoro, sto facendo una professione. È vero, mi impegna tanto… E anche è di breve durata, perché, diciamo, l’atleta non arriva alla pensione nel senso normale di un lavoro normale”. Più mi avvicinavo a Geova e più questo conflitto un pochino cresceva. Mi ha aiutato questo sorvegliante di circoscrizione che era nella zona dove mi associavo, che conoscevo da quando ero bambino. Quando ci siamo incontrati, la prima cosa che mi ha detto, mi ha chiesto: “Ma sei felice di quello che stai facendo?” È una domanda apparentemente banale, no? Però questa domanda andava più a fondo. Devo ringraziarlo, sia lui che sua moglie, che mi hanno dedicato tempo, perché comunque era impegnato, nel suo giorno libero, alla sera, dopo tutte le sue attività, per stare in mia compagnia, ecco. Ho cambiato anche varie città, varie squadre, e per così dire mi ha affidato ad altre 2 famiglie. Si sacrificavano, tra virgolette, perché comunque sacrificavano del loro tempo per dedicarlo a me, senza mai farmi pesare quello che facevo. Come nella decisione del basket, non mi dicevano cosa dovevo fare, ma dovevo essere io ad arrivare a cosa fare, se continuare ancora o meno. Era il loro modo di vivere che mi correggeva, per così dire, col loro esempio, col loro stile di vita, come le priorità che davano, la gioia che avevano nel fare quello che facevano. E questo mi ha aiutato, più con l’esempio che con le parole, ecco. Mi faceva capire cosa volevo veramente dalla vita. Ho iniziato nel 1995 fino ad aprile 2008, che ho fatto la mia ultima partita. Ho troncato, ho lasciato il basket. E sono contento di averlo fatto. A volte dico: “Ma l’avessi fatto prima, avessi avuto questo coraggio prima!” Ho avuto il privilegio di iniziare come pioniere regolare per 2 anni e mezzo. Mi è stato detto se avevo piacere di fare la domanda come betelita e, a mia sorpresa, sono stato chiamato e ho trascorso 5 anni alla filiale italiana. E dopo che sono uscito dalla Betel, dopo qualche mese, ho avuto il privilegio di fare la Scuola per evangelizzatori del Regno. È stato bellissimo! Questo sport, il basket, è bello, affascinante, divertente. E non è la fonte della vera felicità. Il mondo, è vero, abbiamo detto che da un certo punto di vista ti soddisfa, in un certo modo… Perché tutto ha un prezzo, no? Però ci ho messo un bel po’ a capirlo. La consapevolezza di dare a Geova il meglio mi ha reso felice. C’è una squadra numerosa! Geova è il padrone della squadra e l’obiettivo è bello, è entusiasmante. Il successo è sicuro.
Samuele dice che vorrebbe aver lasciato prima il basket per concentrarsi sulle cose spirituali e questo ci insegna che quando usiamo il tempo solo per noi stessi, non ce ne resta molto altro da dare a Geova. Prima dimostriamo di apprezzare la pazienza di Geova, prima potremo gustare le cose belle che ci dà e che ci rendono davvero ricchi. Siamo felici che Geova sia stato paziente con il fratello Podestà e lo abbia aiutato a ritrovare l’equilibrio. Se dovete prendere una decisione che riguarda il lavoro, ricordate sempre: concentrarsi sul servire Geova ed insegnare ad altri la verità ci rende più felici. Samuele è stato aiutato dalla pazienza e dal buon esempio di cari fratelli che gli volevano bene. Ma forse quando vediamo come altri gestiscono una certa situazione, noi potremmo non essere pazienti come vorremmo. Questo è proprio quello che succede a Giada e Neeta nel prossimo video. Come hanno imparato a essere più pazienti l’una con l’altra?
Mostriamo pazienza
Era ora! Ehm? Sei in ritardo! Scusa. Prende qualcos’altro? No, grazie. - Grazie 1000. - Buona giornata! Buongiorno, cosa prende? Un caffè americano. Tazza grande, tazza piccola? Ah, lavori qui adesso? Sì, da un paio di settimane. Ti trovo bene. Cosa prendi? Ti ho scritto un sacco di volte da quando mi hai lasciato. Caffè macchiato. Ti piace ancora, no? Beh, Giada, sei tu che mi piaci ancora. Oliver, tu lo sai perché io… Lo so. Sì, lo so, ma voglio studiare la tua religione, è per questo che ti ho scritto. Beh, ho cambiato numero e non mi è arrivato nessun messaggio. Ok, ma se allora ti ridò il mio numero, così magari ci sentiamo. Dai, Giada. E a quel punto gli hai detto di no. Giada, gli hai detto di no, vero? Mi ha dato solo il suo numero. Come? Ma no, Giada! Ha detto che vuole studiare. Sì… vuole studiare te, forse. Ma noi non leggiamo il cuore. Io il tuo mi sa che lo leggo. È stato carino. E che c’è di male? Alla fine vuole conoscere la verità. Io, io non riesco a credere a quello che hai detto. Cosa c’è scritto qua? C’è scritto batteria scarica. Ma no, non quello. Questo, 2 Corinti 6:14. “Non mettetevi sotto lo stesso giogo con i non credenti”. Ma cosa c’entra, non ci sono mica uscita insieme! Se vai avanti così però la strada è quella. Guarda che non sono stupida, pensi che non le sappia queste cose? Da come ti comporti, a me sembra proprio di no. È una storia che non finisce più, eh? Mi hai chiesto tu come è andata. Sì, vabbè, però pensavo che avresti fatto un riassunto. Comunque adesso sai tutta la storia. Allora, cosa fai, lo chiami? No, penso di no. Perché no? Perché mi sa che non è la religione quello che gli interessa. Quello l’avevo capito anch’io. Ti ho fatto un caffè. Grazie 1000, ne avevo bisogno. - Giada, mi dispiace. - Neeta, mi dispiace. Credo di aver esagerato. No, affatto, avevi ragione tu. Sì, ma dovevo essere più paziente. Sono stata un po’ impulsiva. Lo so che anche tu sai bene qual è la cosa giusta da fare. Dovevo lasciarti il tempo di parlare e di pensarci su. Ho chiamato il fratello Davies. Gli ho raccontato un po’ la situazione. E se Oliver è davvero interessato, studierà con lui. E poi ho cancellato il suo numero. Sono fiera di te. Ero sicura che avresti fatto la cosa giusta. Sì, beh, ogni tanto. Ma anch’io avrei dovuto essere più paziente e avrei dovuto ascoltarti. È solo che non era quello che volevo sentire in quel momento. Pace fatta? Sì, certo. Dai, basta scusarsi, almeno finché non finisco il caffè, ho ancora troppo sonno. Ci voleva proprio.
Abbiamo seguìto con molto piacere il percorso di Giada e Neeta, dai primi video apparsi al congresso fino a questi ultimi episodi. Si sono trovate in situazioni simili alle nostre. Giada da studente della Bibbia è diventata un’insegnante della Bibbia, ha imparato a respingere le falsità riguardo al popolo di Geova e a sviluppare qualità come la pazienza. Neeta è diventata un’insegnante migliore e un’amica più gentile e paziente. Da entrambe le ragazze impariamo qualcosa di importante: dobbiamo continuare a crescere come persone spirituali. Rivestire la nuova personalità non è facile. Per chi ha una dipendenza può sembrare qualcosa di davvero impossibile. È quello di cui parleremo nel prossimo video. Cos’ha aiutato Takeei a smettere di giocare d’azzardo?
Takeei Takehara. Geova mi ha aiutato a odiare il gioco d'azzardo
Quando avevo circa 5 anni, papà ci ha abbandonati. Poi, quando ne avevo 15, abbiamo scoperto che la mamma aveva il cancro e purtroppo è morta solo 6 mesi dopo. Aveva soltanto 39 anni. I miei 2 fratelli più piccoli andavano ancora alle elementari. E così io dovevo svegliarmi presto, andare in giro a distribuire il latte, lavorare in una fabbrica durante il giorno e andare a scuola la notte. A quei tempi ero davvero molto impegnato. Le cose hanno iniziato a cambiare dopo il mio matrimonio. Tutto era più facile perché mia moglie pensava alla casa e io dovevo solo pensare al lavoro. Fino a quel momento non avevo mai avuto tempo libero. Non sapevo neanche che cosa volesse dire divertirsi. E poi è successa una cosa che mi ha stravolto la vita. Un giorno un amico mi ha invitato ad andare con lui e mi ha portato in un centro scommesse. Ho puntato su un cavallo e con mia sorpresa ho vinto. Per me era incredibile pensare che bastava comprare un biglietto per avere tutti quei soldi. Non potevo saperlo, ma da quel giorno è iniziato tutto. Pian piano la situazione ha iniziato a sfuggirmi di mano. Quando finivo il turno di notte, andavo direttamente alle corse. Amavo così tanto il gioco che mi dimenticavo di mangiare e di dormire. Quando infine tornavo a casa, avevo sempre davanti agli occhi il viso di mia moglie e dei miei figli e continuavo a tormentarmi pensando che dovevo fare di più per loro. Quando rimanevo senza soldi portavo degli oggetti di famiglia al banco dei pegni. Ho impegnato la nostra macchina fotografica e perfino i gioielli di mia moglie. A un certo punto mia moglie ha iniziato a studiare la Bibbia con i Testimoni di Geova e così, per fare contenti sia lei che i bambini, ho iniziato a studiare la Bibbia anch’io. Prima di iniziare a giocare d’azzardo mi piaceva tanto prendermi cura dell’orto. È incredibile pensare che tutto quello di cui una pianta ha bisogno è racchiuso in un piccolo seme che non è più grande di un millimetro o due. Per me era chiaro che non era un caso. Ero sicuro del fatto che dovesse esistere un Dio. Grazie allo studio della Bibbia ho imparato che questo Dio è Geova e ne ero veramente felice. Continuavo a ripetermi: “Ti ho trovato!” Comunque, era davvero difficile smettere di giocare d’azzardo. Molte volte sembrava quasi che ci riuscissi. Saldavo tutti i miei debiti ma poi purtroppo ricominciavo a farne degli altri. Mia cognata una volta mi ha detto: “Smetterai di giocare solo da morto”. Io ero sicuro che esistesse un Creatore, ma al tempo stesso dipendevo dal gioco d’azzardo. Sapevo che Geova vedeva tutto, e per questo odiavo me stesso. E poi per la prima volta sono andato a un’assemblea. ‘Spogliatevi della vecchia personalità e rivestitevi della nuova personalità’. Mentre leggevo quelle parole nella Bibbia pensavo: “Sembrano scritte apposta per me”. E così mi sono chiesto: “Cosa sto facendo della mia vita?” In quel momento mi sono davvero reso conto di quanto brutto e sbagliato fosse il mio modo di pensare. Avevo le lacrime agli occhi. Avevo capito che era Geova a parlarmi ed ero determinato ad aggiustare le cose. Non potevo farcela da solo, così ho pregato Geova dal profondo del cuore. Gli ho detto: “Voglio davvero smettere, costi quel che costi. Voglio odiare il gioco d’azzardo, non solo evitarlo. Ti prego, fammelo odiare”. Dicevo questo a Geova ogni giorno. Da quel momento in poi non ho più avuto alcun desiderio di giocare d’azzardo. Una volta, durante il lavoro, sono passato vicino a un impianto sportivo. Prima amavo le gare di ciclismo, ma adesso io provavo disgusto. Ero certo: Geova aveva risposto. Ho sperimentato la sua pazienza. Sono così grato perché mi ha permesso di avvicinarmi a lui nonostante la persona che ero. Se avessi continuato a giocare, sono sicuro che la mia famiglia sarebbe andata in pezzi. La famiglia di mia moglie è rimasta molto stupita. Io so che smettere di giocare d’azzardo non è facile, ma finché hai il desiderio di aprire il tuo cuore a Geova e di gettarti tra le sue braccia, lui ti accoglierà sempre, lui non ti lascerà mai. Voglio che tutti sappiano che Geova è fatto proprio così.
Davvero incoraggiante! Se stai lottando contro una dipendenza, non arrenderti! Apri il tuo cuore a Geova e chiedigli il suo aiuto. E non ti scoraggiare se hai delle ricadute. Geova sarà paziente con te come lo è stato con Takeei. La dipendenza di Takeei è iniziata con una piccola azione. Magari fosse stato attento ai primi segnali di pericolo! Come possiamo rimanere svegli e salvaguardare il nostro cuore? Ascoltiamo questa adorazione mattutina del fratello David Splane, membro del Corpo Direttivo.
David Splane. “Salvaguarda il tuo cuore” (Prov. 4:23)
Salomone aveva 3 orribili fratellastri, Amnon, Adonia e Absalom. Erano molto più grandi di lui, eppure Salomone non cercò di imitarli. E la loro cattiva condotta non lo scoraggiò, come se qualcuno oggi dicesse: “Beh, se questo è il tipo di persone che avete qui, non voglio avere nulla a che fare con i Testimoni di Geova”. No, Salomone andò per la sua strada. Strinse una forte e profonda amicizia con Geova Dio. E ricordate cosa dice la Bibbia di Salomone all’inizio? Geova lo amò. Non è bellissimo? Non vi piacerebbe se queste parole fossero rivolte a voi? A me sì. Geova amava Salomone e Geova benedisse Salomone in molti modi. Per esempio, fino a che Salomone fu fedele, Israele fu in pace. Infatti Salomone disse: “Ora Geova mio Dio mi ha dato pace lungo tutti i confini. Non c’è nessuno che si opponga a me, e non succede nulla di male”. Fu solo dopo che Salomone smise di essere fedele che in Israele alcuni gli opposero resistenza. Israele non solo era in pace quando Salomone era in pace con Dio, Israele era anche ricca. Salomone non aveva problemi economici e la Bibbia dice che l’argento era abbondante come le pietre. Ma quando Salomone cominciò ad allontanarsi da Geova, Geova smise di benedirlo. Così quella prosperità non durò nemmeno fino alla fine del regno di Salomone. Il libro Perspicacia dice che le spese del suo governo erano diventate eccessivamente alte. Salomone continuava a spendere soldi come se non ci fosse un domani, ma non aveva più gli introiti di un tempo. E così, anche a livello materiale, Israele soffrì. E Roboamo non ereditò la ricchezza che Salomone aveva avuto all’apice del suo regno. Come sottolinea il commento della Scrittura, durante gran parte del suo regno Salomone fece molte cose buone. Ma è possibile che fin dall’inizio, pur essendo molto coinvolto in progetti teocratici, ci fosse qualche campanello d’allarme che indicava che qualcosa non andava bene? È possibile. Ora, come dice il commento, quando Salomone divenne re, era solo un ragazzo, ma era già un ragazzo sposato. Quando divenne re Salomone era probabilmente sposato già da un paio d’anni ed era anche un giovane papà. Aveva un bambino di un anno, Roboamo. Ma chi era sua moglie? Probabilmente la sua prima moglie. Lei era un’ammonita. Ammonita! Cosa ci viene in mente riguardo agli ammoniti? Oh sì, Deuteronomio capitolo 23, versetto 3. Ricordate, quando Salomone si sposò il re Davide era ancora vivo. Davide era probabilmente al matrimonio. Ed ecco cosa dice Deuteronomio 23:3: “Nessun ammonita o moabita potrà far parte della congregazione di Geova. Nessuno dei loro discendenti, neppure della 10ª generazione, potrà mai far parte della congregazione di Geova”. Quale parte del “mai” non aveva capito Salomone? E quindi questo potrebbe forse significare che anche prima di diventare re, Salomone aveva un punto di vista superficiale delle leggi di Geova sul matrimonio? È possibile. Perché diciamo “possibile”? Non vogliamo essere dogmatici, perché il libro Perspicacia dice che ci furono alcuni stranieri che iniziarono a servire Geova, come Rut. Ma il libro Perspicacia dice anche che la moglie ammonita di Salomone potrebbe essere stata una di quelle che lo portarono ad allontanarsi da Geova. In ogni caso, perché la prima moglie di Salomone dovette proprio essere una donna straniera, per di più ammonita? Se Salomone avesse sposato una brava israelita, solo una, e si fosse ‘rallegrato con la moglie della sua giovinezza’, non pensate che la storia di Israele sarebbe stata molto diversa? Beh, penso proprio di sì. Prendiamoci un momento per pensare alle donne che invece Salomone sposò, donne pagane. Magari avete dei parenti che non sono nella verità, volete loro molto bene e andate a trovarli di tanto in tanto. Ma quanto tempo passa prima di rimanere a corto di argomenti di cui parlare? Questo perché non abbiamo in comune la cosa più importante, la verità. Quindi chiediamoci: “Perché Salomone si sentiva così a suo agio con quelle donne pagane? Di cosa parlavano?” Beh, potete star certi che non studiava La Torre di Guardia con loro. Quindi perché, per quale motivo era attratto da quelle donne straniere? Forse per la loro umiltà, il loro modo di vestire modesto, la loro condotta casta, il loro spirito quieto e mite o era principalmente l’attrazione fisica? Siamo onesti, Salomone era attratto dal tipo di donna sbagliato. E forse i campanelli d’allarme c’erano già da tempo. Parlando di campanelli d’allarme, quando Salomone iniziò a sposare molte donne, si sarà mai avvicinato a lui un profeta, un sacerdote per dargli qualche consiglio? Gli avranno mai letto Deuteronomio 17:17 che riguardava direttamente il re? Deuteronomio 17:17 dice del re: “Non deve nemmeno prendersi molte mogli, così che il suo cuore non si svii”. Beh, se ricevette quel consiglio sicuramente non lo accettò. E se non lo ricevette, ci sarebbe da chiedersi come mai. Quindi cosa possiamo imparare? Anche se siamo molto impegnati nell’organizzazione di Geova, dobbiamo stare attenti a qualsiasi campanello d’allarme che nonostante le apparenze potrebbe indicare che c’è qualcosa che non va. Un fratello single predica regolarmente, frequenta le adunanze regolarmente, ma nelle sue sere libere gli piace andare in discoteca e si sente a suo agio in quell’ambiente. Gli piace chiacchierare con le persone che incontra lì e ama ballare. Beh, non ci sono sorelle lì, quindi balla con donne non Testimoni. Qual è il punto? È impegnato nella congregazione, ma sicuramente c’è qualcosa che non va. Un giovane pioniere flirta con diverse sorelle e ognuna di queste pensa che sia interessato solo a lei. Quelle attenzioni le fanno sentire speciali. Un servitore di ministero passa molto tempo a parlare con una donna sposata. Quando gli viene chiesto il motivo si giustifica dicendo: “Siamo solo amici, parliamo e basta”. Le ultime parole famose. Una giovane sorella si offende quando una sorella più grande le fa notare che le sue gonne e i suoi jeans sono troppo attillati, troppo succinti. Questi sono tutti i campanelli d’allarme. Abbiamo bisogno di farci un autoesame di tanto in tanto, non importa quanti privilegi abbiamo e così vedere se in noi c’è qualcosa che non va. Quando si tratta di scegliere un coniuge, l’esempio di Salomone può insegnarci molto. Quali qualità cerchiamo in un possibile coniuge? Qualità spirituali? O ci preoccupiamo più dell’attrazione fisica sperando che la spiritualità prima o poi arrivi? Una giovane sorella sta conoscendo un giovane fratello. È davvero bello e ha una bella personalità, va d’accordo con tutti. Ma ha una stretta amicizia con Geova? Ha un buon programma di attività spirituali e si attiene a quel programma? Ad esempio, se gli parli di un articolo in una nostra recente rivista, dice spesso: “Devo essermelo perso”? Se questo è quello che succede, è un brutto segno. Le attività spirituali sono una priorità nella sua vita? Se non lo sono mentre è single, cosa ti fa pensare che lo saranno dopo il matrimonio? Sarai tu a cambiare lui? O sarà lui a cambiare te? Come ci ricorda il commento, Salomone aveva molti privilegi, ma a quanto pare pensava che alcune delle leggi di Dio non si applicassero a lui. Perché no? Non lo sappiamo. Potrebbe essere quello che lui stesso scrisse in Ecclesiaste: ‘Il re può fare ciò che vuole’? Forse sì. Salomone si procurò molti cavalli e si prese molte mogli. Quindi che cosa impariamo? Non importa da quanto tempo siamo nella verità, non importa quanti privilegi abbiamo, né quanto Geova ci abbia usato, non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Dobbiamo salvaguardare il nostro cuore e non possiamo ignorare nessun campanello d’allarme che indica che c’è qualcosa che non va.
Ogni anno i congressi sono degli eventi che attendiamo con ansia. Aiutano i servitori di Geova a essere uniti e a mostrarsi amore l’un l’altro. In questo episodio della serie La nostra storia viva e dinamica parleremo dei congressi. Guardiamolo insieme.
La nostra storia viva e dinamica | I congressi
Buongiorno, fratelli e sorelle! È davvero bello essere qui insieme per questa occasione spirituale! Ai Testimoni di Geova piace riunirsi ai congressi per imparare, per adorare Dio e per cantare insieme. Ma grandi congressi come questi, con decine di migliaia di persone, non sono sempre stati parte della nostra adorazione nei tempi moderni. Come sono nati i congressi? Scopriamolo in questo episodio di La nostra storia viva e dinamica. La prima grande assemblea del popolo di Geova si tenne migliaia di anni fa, quando gli israeliti si radunarono con Mosè al Monte Sinai per ricevere istruzione spirituale. Dopo quella volta gli israeliti iniziarono a partecipare a tre feste ogni anno. E proprio come i congressi di oggi, in quelle occasioni si riunivano persone di diverse tribù per adorare Geova insieme come una grande famiglia. Nei tempi moderni i primi congressi si tennero alla fine del 1800. Ma non erano come i congressi di oggi. Si contavano poche centinaia di presenti ed erano grandi adunanze tenute una volta l’anno in cui gli Studenti Biblici celebravano la Cena del Signore. Si tenevano tutte ad Allegheny, negli Stati Uniti. Qualcosa cambiò nel 1893, in occasione dell’esposizione universale tenuta a Chicago. L’esposizione attirò milioni di persone e gli Studenti Biblici approfittarono degli sconti ferroviari per invitare i fratelli e le sorelle a un congresso di 5 giorni. I presenti furono circa 360, pochissimi in confronto ai congressi di oggi. Ma furono proprio i primi congressi come questo ad aiutare gli Studenti Biblici a capire quanto fosse incoraggiante riunirsi con i compagni di fede di altri posti. I congressi diventarono un evento annuale. Alcuni venivano tenuti all’aperto o sotto un tendone, come il congresso del 1908 a Put-in-Bay, un popolare luogo per le vacanze nel lago Erie, in Ohio. Quel congresso durò ben 10 giorni e con circa 3.500 presenti fu il più grande di quel tempo. In quell’occasione fratelli e sorelle, grandi e piccoli, ebbero l’opportunità di ristorarsi spiritualmente, di mangiare, ridere e passare del tempo insieme e di rafforzare i legami di amicizia e di amore. Il mondo poi subì i devastanti effetti della Prima guerra mondiale e dell’influenza spagnola, che uccise circa 50 milioni di persone. Ma questo non fermò il popolo di Dio. Il nostro amore e la nostra unità divennero ancora più evidenti nel 1919 a Cedar Point, nell’Ohio. Quello fu il primo grande congresso tenuto dopo che il fratello Rutherford e i suoi collaboratori erano stati rilasciati dalla prigione. Gli Studenti Biblici erano entusiasti di potersi finalmente radunare in tranquillità e continuavano ad arrivare sempre più persone, al punto che il programma dovette essere tenuto all’aperto. I presenti furono circa 7.000. Dopo soli 3 anni, nel 1922, Cedar Point fu il luogo scelto per un congresso ancora più entusiasmante. In media i presenti erano circa 10.000 ogni giorno. Questo congresso incoraggiò il popolo di Dio a continuare a predicare con uno zelo sempre maggiore. Negli anni seguenti i congressi aiutarono a rafforzare l’unità del popolo di Dio in modi sempre più potenti. Un congresso indimenticabile fu quello del 1931 a Columbus, nell’Ohio. Immaginate di entrare al Coliseum, uno stadio coperto, e vedere 15.000 presenti. Il posto è completamente pieno. Sul programma vedete 2 grandi lettere: J e W. All’inizio tutti si chiedono cosa significhino: “Just Watch”, cioè “state a guardare”? “Just Wait”, cioè “aspettate”? Poi il fratello Rutherford sale sul podio. Quasi alla fine del suo discorso presenta una risoluzione che culmina con le parole: “Desideriamo essere conosciuti e chiamati con il nome Testimoni di Geova”. La Seconda guerra mondiale devastò e divise molti paesi. Ma i Testimoni di Geova erano sempre di più e sempre più uniti. Nel 1946 tennero a Cleveland, in Ohio, l’assemblea teocratica Nazioni liete e il titolo non poteva essere più appropriato. Fu davvero un congresso internazionale con 55.000 delegati provenienti da 33 nazioni. Per partecipare alcuni si organizzarono con tende e roulotte, creando delle vere e proprie città. Queste città si vedevano spesso in occasione dei congressi. La nostra famiglia spirituale continuava a crescere, quindi durante gli anni ’50 i congressi vennero tenuti in tutto il mondo persino in paesi dove le risorse erano limitate. Un esempio straordinario di quanto fossero diventati internazionali i congressi fu l’assemblea internazionale del 1958 Volontà divina, tenuta nella città di New York. Parteciparono più di 250.000 persone provenienti da 123 paesi. Quello fu il più grande congresso internazionale mai tenuto in una città. Lo Yankee Stadium era pieno e lo era anche il Polo Grounds. Ma quello che rendeva davvero unito il popolo di Dio durante congressi come questo non era semplicemente il riunirsi insieme in così tanti, era il cibo spirituale. Discorsi entusiasmanti, simposi pratici, nuove pubblicazioni e a partire dagli anni ’60 drammi biblici in costume. Grazie a questi doni spirituali e alla gioia di incontrare vecchi amici e di conoscerne di nuovi, riunirsi insieme è diventato sempre più bello. Ma non è stato sempre facile. In Georgia, dove i Testimoni hanno subìto molta opposizione, nel 2006 si presero accordi per tenere l’assemblea di distretto La liberazione è vicina! nella sala da concerto della Filarmonica di Tbilisi. Ma la direzione annullò il contratto appena una settimana prima dell’inizio del congresso! Così, a pochi giorni dalla data dell’inizio, un gruppo numeroso di zelanti fratelli e sorelle trasformò due terreni di una zona agricola in un luogo adatto. Raccolsero le patate che erano state seminate, costruirono il podio e le panchine per sedersi e installarono l’impianto acustico. Tutto era pronto in tempo per l’inizio della prima sessione. I presenti furono più di 17.000, alcuni sul posto, alcuni collegati telefonicamente. Durante il congresso non solo filò tutto liscio, ma ci fu anche un regalo inaspettato, la Traduzione del Nuovo Mondo in georgiano. Questo regalo unì ancora di più i fratelli della Georgia ai fratelli e alle sorelle di tutto il mondo. Nei tempi moderni si sono tenuti congressi speciali e internazionali in tanti luoghi diversi, e quando non è stato possibile farlo in presenza ci siamo riuniti online. Dalla Polonia alla Corea, dall’Australia al Sudafrica, i congressi sono sempre stati e continuano a essere gioiose occasioni spirituali per tutti i servitori di Dio. Ci motivano, ci incoraggiano, ci avvicinano ai fratelli e alle sorelle e, cosa ancora più importante, ci avvicinano a Geova.
Riunirci come un’unita famiglia spirituale dà grande onore e lode a Geova. Ed è anche una prova evidente del fatto che ci amiamo l’un l’altro. Ovviamente dobbiamo promuovere l’unità ogni giorno, specialmente quando qualcuno ci ferisce ed è difficile essere pazienti. Ma con l’aiuto di Geova possiamo essere di nuovo amici. Questo è anche il titolo del nuovo video musicale. Prima di guardarlo, vediamo insieme una funzione che può aiutarvi ad apprezzare di più il programma. La funzione “Sottotitoli” è disponibile in diverse lingue. Se un video contiene i sottotitoli nella vostra lingua, vedrete questa icona in basso a destra. Cliccate sull’icona per disattivare o attivare i sottotitoli. Adesso guardiamo insieme il nuovo video musicale “Di nuovo amici”.
Di nuovo amici ♪ ♪
♪ Da tanto c’è qualcosa che ♪ ♪ mi toglie la serenità. ♪ ♪ È come se pensando a te ♪ ♪ provassi solo rabbia. ♪ ♪ Quanto male fa! ♪ ♪ Ma ora è il momento di ♪ ♪ lasciar volare tutto via, ♪ ♪ di perdonarci ed essere ♪ ♪ ancora noi, amici noi! ♪ ♪ Qualunque sia il torto che ♪ ♪ perdono io non sarà mai, ♪ ♪ mai pari a quei torti che ♪ ♪ il nostro Dio cancella perdonando noi. ♪ ♪ Adesso è il momento di ♪ ♪ lasciar volare tutto via, ♪ ♪ di perdonarci ed essere ♪ ♪ ancora noi, amici noi! ♪ ♪ Il primo passo ♪ ♪ lo faccio io. ♪ ♪ Non lascerò ♪ ♪ che passi un giorno in più, ♪ ♪ nemmeno un minuto in più! ♪ ♪ Perdonerò, e svanirà ♪ ♪ quel velo di tristezza in me. ♪ ♪ So che anche Dio vorrebbe che ♪ ♪ quest’amicizia rifiorisse tra di noi. ♪ ♪ Adesso è il momento di ♪ ♪ lasciar volare tutto via, ♪ ♪ di perdonarci ed essere ♪ ♪ ancora noi, di nuovo noi, ♪ ♪ amici noi! ♪ ♪ Perciò farò ♪ ♪ il primo passo. ♪
Il programma si è incentrato su una bellissima qualità: la pazienza. Dobbiamo avere pazienza con il modo in cui gli altri gestiscono le situazioni. Abbiamo visto quanto Geova è paziente con noi mentre ci liberiamo da abitudini distruttive. E abbiamo capito che quando mostriamo amore e pazienza, aiutiamo gli altri. Per i saluti di questo mese andiamo in Guatemala, che si trova in America Centrale. Quali paesaggi della creazione di Geova vi piacciono di più? La giungla, la spiaggia, la montagna, la foresta pluviale? Il Guatemala ce le ha tutte! E ha perfino tantissimi vulcani. Nel sud del paese c’è una catena di 27 vulcani. I primi missionari arrivarono qui nel 1945. Nel 1958 c’erano più di 700 Testimoni in 3 circoscrizioni. Negli anni ’80 il governo organizzò dei gruppi civili armati che pattugliavano le strade. Alcuni dei nostri fratelli furono minacciati di morte perché non volevano unirsi a queste pattuglie, ma loro non cedettero. Oggi ci sono circa 40.000 proclamatori che servono in più di 850 congregazioni. I loro metodi di predicazione sono tanto vari quanto la geografia del paese. La lingua ufficiale del Guatemala è lo spagnolo, ma ci sono anche più di 20 lingue indigene e tra queste il mam. Più di 500 proclamatori in 20 congregazioni predicano la buona notizia in lingua mam. Ecco alcuni fratelli e sorelle dei 49 proclamatori della congregazione Ostuncalco Mam di Quetzaltenango. Questi fratelli e sorelle vi mandano i loro affettuosi saluti. Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova questo è JW Broadcasting.