JW Broadcasting (marzo 2023)

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Benvenuti! Vediamo insieme un’anteprima del programma che ci aspetta questo mese. Vi è mai capitato di voler tornare indietro nel tempo per non ripetere certi sbagli? Nel nuovo episodio della serie La mia vita da adolescente conosceremo Thalila e José, che grazie all’aiuto dei loro genitori e di Geova sono riusciti a fare progressi dopo aver commesso degli errori. Se ci siamo allontanati da Geova, potremmo pensare che non riusciremo mai a riavvicinarci a lui. Il video musicale di questo mese ci ricorderà quanto è forte l’amore che Geova prova per chi vuole ritornare da lui. Cosa può aiutare un fratello che in passato ha servito come anziano a riavere questo privilegio? Ascolteremo quello che è successo a 2 fratelli nel video “Torna a servire come anziano”. Abbiamo tanto da vedere nel programma di marzo 2023 di JW Broadcasting! Vi siete mai posti un obiettivo che poi si è rivelato molto difficile da raggiungere? Come vi siete sentiti? Nel prossimo video, notate quali cambiamenti deve fare una sorella per raggiungere la sua meta. 

Se abbiamo aspettative ragionevoli, possiamo fare di più

È andata male, avrei dovuto leggere un versetto. Ma no, invece sei stata brava, davvero! Sono sempre stata severa con me stessa. Questo rafforzerà la nostra fede... E poi, quando noi… No, basta. Ho finito. Questo mi rendeva così ansiosa che a volte mi sembrava impossibile fare anche le cose più normali. E secondo te, perché ti senti così? Non lo so. Forse, beh, forse perché ultimamente sto pensando molto alla SKE. Se raggiungo questa meta, allora mi sentirò meglio. Penso di capire. Che ne dici se leggiamo un versetto che potrebbe aiutarti? Ok. Non mi dissero di non fare la domanda per la SKE, ma mi consigliarono di cercare di gestire l’ansia, prima. Ce l’avrei messa tutta! Se mi fossi concentrata sul mio obiettivo e mi fossi presa cura di me stessa, ce l’avrei fatta. Forse però mi ero concentrata un po’ troppo. Ciao, Annie. Buona serata. Grazie, anche a voi. E allora? Hanno ragione. La SKE sarebbe un po’ troppo per me adesso. Mi dispiace, ma sono sicura che ce la farai. Ma ce l’ho messa tutta per stare meglio. Cos’è che non va in me? Ma niente. Per certe cose ci vuole solo un po’ di tempo. Già. Senti, ho lo studio con Lilly domani mattina. Mi servirebbe una mano. - Vieni? - Ok. Dai, allora ci vediamo domani alle 9:00. Mi piacerebbe tanto battezzarmi, ma non lo so. Voi fate così tante cose. Non credo che sarò mai in grado… Sai, io credo di capire, ti va se leggiamo un versetto? Michea 6:8. Vuoi leggerlo tu? Va bene. “Egli ti ha spiegato, o uomo, ciò che è bene. E che cosa richiede da te Geova, se non di praticare la giustizia, di amare la lealtà e di camminare con modestia insieme al tuo Dio?” Quest’ultima parte, “camminare con modestia”, in pratica significa riconoscere i nostri limiti. Pensi che Geova sia contento di quello che puoi fare o… o che ti chieda qualcosa che non puoi fare? È contento di quello che posso fare. E allora Lilly, perché pretendere troppo da noi stessi? E così diedi a Lilly lo stesso consiglio che gli anziani avevano dato a me. Adesso però dovevo davvero metterlo in pratica, dovevo farmi un autoesame più onesto. Il mio limite era che mi aspettavo troppo da me stessa. E lo facevo da così tanto che ci sarebbe voluto del tempo per migliorare. Questo però non voleva dire smettere di pormi degli obiettivi. Ho cercato di concentrarmi di più su quello che potevo fare in quel momento. Ad esempio, mostrare più empatia per quelli che affrontano la stessa sfida che affronto io e aiutarli a capire quanto Geova li apprezzi. Potremmo raccontare a chi studia con noi come, ehm, come abbiamo superato un certo problema. La verità è che se ho aspettative ragionevoli posso fare davvero tanto per Geova. Annie ha imparato a gestire l’ansia anche grazie al fatto di aver riconsiderato le sue aspettative. Questo è stato fondamentale per dare il suo meglio a Geova. Quello che abbiamo visto in questo video ci introduce molto bene al tema di questo mese: “Avere aspettative realistiche ci aiuta a servire Geova con gioia e soddisfazione”. 

Harold Corkern. Avere aspettative realistiche ci aiuta a servire Geova con gioia e soddisfazione

Cosa vi viene in mente quando sentite la parola “realistico”? Beh, questo termine trasmette l’idea di qualcosa che è pratico, razionale, ragionevole ed equilibrato. Avere aspettative realistiche è essenziale per provare gioia e soddisfazione nel servizio che rendiamo a Geova. Quando abbiamo aspettative irrealistiche, quando ci aspettiamo da noi o dagli altri qualcosa di irragionevole, potremmo scoraggiarci, come dice Proverbi 13:12: Generalmente, usiamo questo versetto quando ci riferiamo ad aspettative che non si realizzano velocemente come vorremmo. Comunque, anche alzare troppo l’asticella delle nostre aspettative potrebbe far ammalare il nostro cuore. Notate quello che diceva Svegliatevi! dell’8 gennaio 1984: Per evitare le delusioni, le nostre aspettative dovrebbero essere sensate e ragionevoli. Quindi adesso risponderemo a 3 importanti domande che riguardano proprio le nostre aspettative. Primo, perché dovremmo essere realistici in quello che ci aspettiamo da noi stessi? Secondo, perché dovremmo essere realistici in quello che ci aspettiamo dai fratelli e dalle sorelle? E terzo, perché è realistico aspettarsi che Geova ci ricompenserà per la nostra lealtà e per il nostro servizio? La nostra prima domanda è: perché dovremmo essere realistici in quello che ci aspettiamo da noi stessi? Ovviamente noi amiamo Geova con tutto il nostro cuore, mente e anima e vogliamo dargli gloria in tutto quello che facciamo. Comunque, la realtà è che per quanto amiamo Geova e ci impegniamo per ubbidirgli, siamo discendenti di Adamo, siamo peccatori. E quindi, di tanto in tanto sbaglieremo in quello che pensiamo, che diciamo e che facciamo. Ecclesiaste 7:20 dice: E Giacomo 3:2 dice anche: Forse anche voi riuscite a comprendere bene i sentimenti che descrisse l’apostolo Paolo in Romani 7:18-20: La lotta che Paolo aveva con la sua carne imperfetta lo faceva stare molto male. A volte anche noi potremmo sentirci demoralizzati, delusi e frustrati a motivo delle nostre mancanze. Potremmo iniziare a pensare di non valere niente. Cosa permise a Paolo di continuare a servire Geova con gioia e con zelo? Beh, lui riconosceva onestamente di essere imperfetto e aveva completa fiducia nel sacrificio di riscatto di Gesù Cristo. E poi in Romani 7:24, 25 Paolo continua: È così. Grazie all’immeritata bontà di Geova e grazie al riscatto che ha provveduto per noi, possiamo avere la certezza che Geova continuerà ad amarci e ad approvare l’adorazione che gli rendiamo, anche se siamo imperfetti. Ma fino a che punto il sacrificio di riscatto ci permette di avere una coscienza pulita e di avere l’approvazione di Geova? Atti 3:19 risponde a questa domanda: Il termine originale reso “siano cancellati” ha il senso di “cancellare qualcosa facendola sparire” o “eliminarla in modo da non lasciare traccia”. Geova cancella completamente i nostri peccati. Facciamo un esempio. Immaginate una lavagna bianca che rappresenta la nostra condizione pura agli occhi di Geova e immaginate anche che questa lavagna venga sporcata con delle macchie rosse che rappresentano i nostri peccati. Attraverso il sacrificio di riscatto, Geova non cancella i nostri peccati disegnando una X su quelle macchie rosse, perché in effetti le macchie sarebbero ancora lì. Il sacrificio di riscatto permette a Geova di dare un colpo di spugna e cancellare completamente quelle macchie, facendo tornare bianca la nostra lavagna. Geova ci conferma ancora una volta quanto è completo il suo perdono con le parole riportate in Salmo 103:12-14. Geova non dimentica mai “che siamo polvere” e quindi non si aspetta da noi la perfezione. È un padre amorevole e con misericordia allontana da noi i nostri peccati “quanto il levante è lontano dal ponente”. Anche se un servitore di Geova commette un peccato grave, se è davvero pentito e prova la tristezza secondo Dio, il suo peccato può essere cancellato, viene perdonato completamente. Quindi è fondamentale mantenere un punto di vista ragionevole, equilibrato, realistico della nostra condizione imperfetta. Commetteremo degli errori, ma dobbiamo avere completa fiducia del fatto che il perdono di Geova, grazie al riscatto, è reale. E poi dobbiamo anche imparare dai nostri sbagli, così che sarà meno probabile ripeterli in futuro. Dobbiamo essere pazienti, però, perché alcuni nostri difetti o certe cattive abitudini forse non spariranno dal giorno alla notte. Probabilmente con alcune cose ci dovremo combattere tutta la vita. A volte avremo bisogno di ricevere consigli e disciplina. E realisticamente, cosa dovremmo aspettarci quando veniamo disciplinati? Ebrei 12:11-13 spiega chiaramente che all’inizio ‘la disciplina non è motivo di gioia, anzi, è dolorosa’. Però, quando accettiamo la disciplina e mettiamo in pratica i consigli che riceviamo, proviamo pace interiore e diventiamo servitori di Geova migliori. Quindi non arrendetevi, impegnatevi per fare sempre meglio. E non permettete al Diavolo di convincervi che quello che fate è inutile. Come diceva La Torre di Guardia del 1º settembre 2001, a pagina 18, paragrafo 15: La seconda domanda a cui vogliamo rispondere è questa: perché dovremmo essere realistici in quello che ci aspettiamo dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle? Proprio come è importante essere ragionevoli ed equilibrati in ciò che ci aspettiamo da noi stessi, dovremmo fare lo stesso anche in quello che ci aspettiamo dai fratelli e dalle sorelle. Avere aspettative poco realistiche crea soltanto stress, delusione e frustrazione. È interessante quello che diceva un responsabile d’azienda citato in Svegliatevi! dell’8 settembre ’94: “Bisogna accettare le persone per quello che sono. Se si pretende da loro più di quanto possono dare, si aumenterà il livello di stress e tutti [aggiungeva] ne soffriranno”. Dovremmo aspettarci dai fratelli e dalle sorelle quello che si aspettano Geova e Gesù da loro. Possiamo capire come la pensano Geova e Gesù dalla parabola dei talenti riportata in Matteo capitolo 25. Il punto principale di questa parabola è che quello che il padrone, cioè Gesù, si aspetta da ognuno dei suoi fratelli unti, cioè gli schiavi, e per estensione da tutti coloro che fanno parte delle altre pecore, è che facciano del loro meglio nell’incarico che gli è stato affidato, predicare la buona notizia. Come distribuì i talenti Gesù? Matteo 25:15 risponde a questa domanda: Geova e Gesù saranno felici di noi e ci ricompenseranno se facciamo del nostro meglio in base alle nostre circostanze e capacità. Lo schiavo con 2 talenti ne guadagnò altri 2, eppure il padrone non gli disse: “Perché non hai guadagnato 5 talenti come l’altro schiavo?” Lodò lo schiavo che aveva ricevuto 2 talenti allo stesso modo in cui lodò quello che ne aveva ricevuti 5 e guadagnati altri 5. Gli disse: Di conseguenza, lo schiavo che aveva ricevuto 2 talenti poté provare soddisfazione e gioia proprio come lo schiavo che ne aveva 5. Il padrone aveva avuto delle aspettative ragionevoli riguardo ai suoi schiavi. Loro ne furono felici e lo fu anche il padrone. Questo ci insegna qualcosa di importante anche per chi serve come anziano. Se imitiamo Geova e Gesù, non faremo mai pressioni sui fratelli perché facciano più di quello che sono in grado di fare. Se non siamo ragionevoli in quello che ci aspettiamo dagli altri finiremo per sentirci tutti frustrati. Un altro modo in cui possiamo dimostrare che abbiamo aspettative ragionevoli è riconoscere il fatto che di tanto in tanto può capitare anche tra fratelli che sorgano contrasti o che qualcuno ferisca i nostri sentimenti. Alcuni dicono: “Mi posso aspettare di essere trattato così da una persona del mondo, ma non da un fratello”. Ma è davvero ragionevole aspettarsi che tra fratelli non ci saranno mai difficoltà? No. Anche Gesù si aspettava che a volte tra i suoi discepoli ci sarebbero stati dei contrasti. E infatti diede dei consigli al riguardo. Ne troviamo alcuni molto conosciuti nel Discorso della Montagna, ve li ricordate? “Felici quelli che promuovono la pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. “Se […] porti la tua offerta all’altare e lì ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì davanti all’altare e va’ via. Prima fa’ pace con tuo fratello, poi torna e presenta la tua offerta.” E ancora: “Perdona i nostri debiti, come anche noi li abbiamo perdonati ai nostri debitori”. “Smettete di giudicare affinché non siate giudicati”. Questi versetti dimostrano che Gesù sapeva che sarebbero sorte delle difficoltà tra i suoi discepoli. Aveva aspettative realistiche, ragionevoli. Ma è anche ragionevole concludere che se si mettono in pratica i consigli della Bibbia, queste difficoltà si possono risolvere. E così si può tornare a essere in pace. Quindi anche noi dovremmo aspettarci che prima o poi potrebbe sorgere qualche contrasto. Ma seguendo i princìpi della Bibbia, promuoveremo e riporteremo la pace tra di noi. Consideriamo adesso la terza domanda. Perché è realistico aspettarsi che Geova ci ricompenserà per la nostra lealtà e per il nostro servizio? In Ebrei 11:6, la Bibbia ci dice che Geova “ricompensa quelli che lo cercano assiduamente”. E in 1 Corinti 15:58 l’apostolo Paolo disse: “Abbiate sempre molto da fare nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica nel Signore non è inutile”. Paolo era assolutamente sicuro della sua ricompensa celeste. E nonostante i peccati commessi prima di diventare cristiano e le battaglie contro la carne imperfetta, notate la certezza che aveva e che espresse in 2 Timoteo 4:7, 8: Anche noi possiamo avere la certezza che Geova ci ricompenserà come ha promesso, sia che abbiamo la speranza celeste, sia che abbiamo la speranza di vivere per sempre qui sulla terra. È realistico aspettarsi tutto questo perché Geova, che è un Dio di amore ed è ragionevole, lo ha promesso, e Dio non mente mai. Perciò, impegniamoci sempre per avere aspettative realistiche riguardo a noi stessi e riguardo ai nostri fratelli e sorelle. Non dimentichiamo mai il fatto che Geova ricompenserà “quelli che lo cercano assiduamente”. Se abbiamo aspettative realistiche potremo provare gioia e soddisfazione nel servizio che rendiamo a Geova e avremo la prospettiva di continuare a servirlo per sempre. 

Ragazzi e ragazze, senz’altro tutti voi avete molte aspettative riguardo al vostro futuro. Potete essere certi che Geova vuole il meglio per voi e vi darà il suo spirito santo e la guida necessari perché prendiate sagge decisioni. Ma cosa potete fare se avete preso una decisione che alla fine ha deluso sia voi che chi vi vuole bene? Guardiamo il prossimo episodio di La mia vita da adolescente. Come posso rimediare ai miei sbagli? 

La mia vita da adolescente | Come posso rimediare ai miei sbagli?

Ho iniziato a farmi molti amici a scuola. Oltre a quello, ho cominciato ad andare sui rollerblade e tutte le volte che uscivo per esercitarmi conoscevo tante persone diverse. Ho fatto alcuni sbagli a causa delle cattive compagnie. Abbiamo cominciato a uscire la sera, magari giusto per bere qualcosa, ma nel giro di poco abbiamo iniziato a bere molto. Quando mi sono reso conto di quello che stava succedendo, bere era già un’abitudine. Avevo 17 anni. L’amicizia con quei ragazzi è diventata sempre più stretta, erano tutto per me e mi fidavo ciecamente di loro. Facevano cose sbagliate, come fare uso di droghe, e usare un linguaggio volgare, ma mi dicevo: “Sto solo in loro compagnia. Finché non faccio quello che fanno loro, non è un grosso problema”. Trovavo scuse e mi dicevo che non era così importante e che non c’era nulla di sbagliato in quello che stavo facendo. L’unica cosa che facevo per Geova era andare alle adunanze. Ho iniziato a perdere alcune adunanze. Non pregavo mai, né tanto meno facevo lo studio personale. E non leggevo più la Bibbia tutti i giorni. Nel nostro gruppo c’era questo ragazzo a cui piacevo che mi chiedeva di uscire. Dato che tutti i miei amici stavano con qualcuno, a un certo punto mi sono detta: “Perché no?” Così ho iniziato a uscire con lui senza dire nulla ai miei. Mentivo su dove andavo, su cosa facevo e su con chi stavo. In pratica ero 2 persone completamente diverse. A casa ero in un modo e con i miei amici in un altro. Io provavo a pregare Geova ma non ci riuscivo. Mi vergognavo molto perché sapevo dentro di me che a Geova non piaceva quello che stavo facendo. Avevo la coscienza sporca. C’è stato un momento in cui il mio ragazzo e alcuni miei amici mi hanno davvero deluso. Ho iniziato a riflettere sul fatto che non avevo veri amici. Una volta eravamo tutti a bere e una ragazza ci ha invitato ad andare a casa sua. A quel punto mi sono messo a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se avessi accettato quell’invito. Sapevo che ci sarebbero stati alcol, droghe e che sarebbe potuto succedere qualcosa di immorale. Dopo davvero tanto tempo che non pregavo, ho chiuso gli occhi e ho detto: “Geova, ti prego, aiutami. Sono così sola, non ho nessuno”. Mi sentivo completamente abbandonata da tutti. Così proprio lì, in quel momento, ho pregato Geova dicendogli che se mi avesse aiutato a dire di no, da quel giorno in poi avrei smesso di stare insieme a quei ragazzi e lo avrei servito con tutto me stesso. Ho chiesto più e più volte a Geova di perdonarmi, gli ho detto: “Geova, ho solo te. Aiutami”. E lui mi ha aiutato. Dopo aver fatto quella preghiera, ho avuto la forza di andarmene. Ho riflettuto su tutto quello che avevo fatto, su come stavo mettendo a rischio non solo la mia vita, ma anche la mia amicizia con Geova. Ho capito che dovevo parlare con gli anziani. Dato che sono molto timido, il pensiero di confessare i miei sbagli mi faceva paura. Ho parlato con loro e ho raccontato tutto quello che era successo. È stato come togliersi un peso di dosso. Ho capito che in realtà non ero da sola. Ricordo ancora un versetto che mi hanno letto, Salmo 86:5. Il perdono di Geova non ha limiti, se siamo veramente pentiti. Sapevo che Geova mi avrebbe perdonato, ma gli anziani mi hanno anche detto che avrei dovuto parlare con i miei e questo era molto difficile. Però ho capito che dovevo farlo, quindi mi sono aperta con loro e ho raccontato tutto quello che era successo. Ne ho parlato con un anziano e abbiamo letto insieme Filippesi 4:7, che dice che “la pace di Dio che è al di là di ogni comprensione custodirà il [nostro] cuore”. Così sono riuscito a pregare di nuovo, sapendo che se fossi cambiato veramente avrei potuto provare quella pace che solo Geova può dare. Mi sono messa a studiare la Bibbia sul serio. Ho smesso di stare con quei ragazzi e ho iniziato a impegnarmi di più nelle attività spirituali. Col tempo mi sono battezzata e poi sono diventata pioniera regolare. Adesso servo alla Betel. Ho avuto il privilegio di partecipare a dei progetti di costruzione, ma il mio più grande privilegio è avere una forte amicizia con Geova e anche avere dei veri amici. Ho visto che Geova è sempre stato al mio fianco. Anche quando io non volevo avvicinarmi a lui, lui non mi ha mai abbandonato. 

Non è incoraggiante vedere come Geova ci provvede proprio quello di cui abbiamo bisogno per rialzarci quando cadiamo? Il nostro amorevole Padre è davvero “pronto a perdonare”. Il video musicale di questo mese ci fa riflettere sulla cura che Geova ha per chi cade in senso spirituale.

Si può imparare da un errore

♪ Sappi che non troverai ♪ ♪ nessuno al mondo che possa dire di, ♪ ♪ di non aver sbagliato mai. ♪ ♪ E questa volta è capitato a te, però ♪ ♪ dal tuo errore puoi imparare, Dio ti può aiutare se lo vuoi. ♪ ♪ Geova Dio vuole che ti rialzi, perciò ♪ ♪ prendi la mano che tende verso di te. ♪ ♪ Lui non ti lascerà, vicino a te resterà. ♪ ♪ Se con l’aiuto suo dall’errore imparerai, ♪ ♪ tu più forte sarai. ♪ ♪ Inizia un nuovo giorno, forse tu stai soffrendo, ♪ ♪ ma tornare indietro, no, purtroppo non si può. ♪ ♪ Devi andare avanti, puoi farcela con Geova. ♪ ♪ Ascolta la sua voce: ti guiderà e tornerai da lui. ♪ ♪ Geova Dio vuole che ti rialzi, perciò ♪ ♪ prendi la mano che tende verso di te. ♪ ♪ Lui non ti lascerà, vicino a te resterà. ♪ ♪ Tu con l’aiuto suo dall’errore imparerai. ♪ ♪ E ricorda che il suo amore è più grande del tuo cuore. ♪ ♪ Dio ti conosce meglio di te stesso e ti capirà. ♪ ♪ Geova Dio vuole che ti rialzi, perciò ♪ ♪ prendi la mano che tende verso di te. ♪ ♪ Lui non ti lascerà, vicino a te resterà. ♪ ♪ Se con l’aiuto suo dall’errore imparerai, ♪ ♪ tu più forte sarai. ♪ ♪ Sì, più forte sarai. ♪ 

Questo video musicale ha illustrato molto bene il punto di cui abbiamo parlato prima: quando cadiamo possiamo rialzarci. E questa è un’aspettativa realistica, perché sarà Geova ad aiutarci a farlo. 

Dove sono oggi | Alena Žitníková. Come si è realizzato il mio sogno

Più di 20 anni fa la rivista Svegliatevi! pubblicò la biografia di Alena Žitníková. Alena si era resa conto che fare felice Geova significava essere respinti dal mondo. Ma nel prossimo episodio della serie Dove sono oggi ci racconterà di aver affrontato una prova ancora più grande. Il mio nome è Alena Žitníková, e sono nata in una famiglia di ferventi comunisti. In famiglia noi tutti credevamo che sarebbe arrivato il giorno in cui le persone avrebbero avuto tutto il necessario e allora il mondo sarebbe cambiato. Tutti sarebbero stati felici e ci sarebbe stata pace. Ci credevo davvero, con tutta me stessa. Ma è nel popolo di Dio che ho trovato tutto questo. Man mano che diventavo un po’ più grandicella, mi rendevo conto che il comunismo aveva i suoi punti deboli. Crescendo infatti vedevo che in generale c’era molta ipocrisia, la gente non faceva quello che predicava. Poi un giorno, mentre frequentavo le scuole superiori, incontrai una mia amica. Lei iniziò a parlarmi di Dio e della Bibbia. Ho imparato che Dio ha un nome, Geova. Ho imparato che esiste un governo chiamato Regno di Dio e che ci sarà Armaghedon. Tutte queste idee, tutte queste verità di cui lei mi parlava erano assolutamente nuove per me. Non ne avevo mai sentito parlare, non mi era mai neanche capitato di avere una Bibbia in mano. C’è voluto del tempo, ma studiare la Bibbia mi ha permesso pian piano di avere fede. Mi sono battezzata nel 1983. Sono stata battezzata in una vasca da bagno. A quei tempi in Cecoslovacchia, nel mio paese, la nostra opera era vietata. Ma nel 1989 scoppiò in Cecoslovacchia quella che sarebbe diventata nota come “rivoluzione di velluto”. E questo portò un cambiamento anche per i Testimoni di Geova, perché adesso finalmente potevamo iniziare a parlare della nostra fede apertamente. Cominciammo a predicare di casa in casa. E non lo avevo mai potuto fare prima, è stato bellissimo. Io e Petr ci siamo conosciuti nella Sala del Regno e ci siamo sposati nel 1990. Dopo due anni di matrimonio abbiamo deciso di intraprendere entrambi il servizio a tempo pieno. Abbiamo iniziato il servizio come pionieri regolari e dopo due anni siamo stati invitati alla Betel. Quelli sono stati anni pieni di gioia, sono stati anni pieni di cose da fare, che mi hanno insegnato lezioni importanti. E poi, otto anni dopo, abbiamo lasciato la Betel e ho scoperto che nel frattempo le persone erano cambiate. Questo per noi ha rappresentato una sfida, perché l’attaccamento ai soldi era diventato molto più comune. Quando da ragazza avevo conosciuto la verità, pensavo che Armaghedon fosse alle porte, che sarebbe arrivato in un momento. E sotto un certo aspetto il mondo ci aiutava a pensarla così, perché ci faceva opposizione, non voleva i Testimoni di Geova. Ma il mondo di oggi, con tutta la sua libertà, non ci fa più sentire indesiderati. Infatti ci vuole, vuole il nostro tempo, vuole la nostra attenzione e per questo motivo forse potremmo trovarci in un pericolo ancora più grande. Potremmo avere la sensazione che Armaghedon stia tardando e per questo potremmo voler ottenere tutto e subito. Geova, Geova mi insegna a essere paziente. Geova è un Dio felice e quando aspetta mostra pazienza, non sta mai con le mani in mano. Geova è sempre attivo, ha sempre qualcosa da fare. Quando inganniamo il tempo tenendoci molto impegnati, è proprio vero che il tempo vola. Il servizio è molto importante per me. A volte può essere una sfida, comunque predicare insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle mi incoraggia sempre tantissimo. Con l’aiuto di Geova facciamo delle belle conversazioni in servizio. E anche se i tempi sono cambiati, troviamo ancora persone che si interrogano sul senso della vita. Servire Geova non vuole solo dire andare di casa in casa, piuttosto è uno stile di vita e include il prendersi cura dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Penso che servire i nostri compagni di fede e star loro vicini, significhi in poche parole dedicar loro del tempo. Così facendo posso rendere ancora più piacevole l’atmosfera della congregazione. E questo è importante, perché se voglio essere nel paradiso spirituale devo fare anch’io la mia parte. In questo modo il nostro paradiso spirituale sarà più grande, più ricco e ancora più bello. Quando ci impegniamo per fare qualcosa per gli altri non ci concentriamo troppo su noi stessi e sulle nostre difficoltà. E penso che è vero, servire Geova comporta delle sfide, anche grandi, ma i sacrifici che facciamo ci portano sempre e comunque a essere felici, già da oggi. Sento di poterlo dire con tutto il cuore: il sogno che avevo quando ero una bambina, vivere una vita felice, è diventato realtà. È stato incoraggiante vedere che la sorella Alena Žitníková e suo marito Petr sono sempre molto impegnati nel servire Geova. È bello vedere che questo li ha aiutati ad avere aspettative realistiche e così facendo a continuare a essere gioiosi. In un mondo che vuole il nostro tempo e le nostre energie, Alena resta concentrata sul Regno parlando della sua speranza, prendendosi cura dei suoi fratelli e facendo tutto quello che può per incoraggiare altri. 

Vi è mai capitato di voler incoraggiare gli altri ma non sapere cosa dire? Vediamo cosa possiamo imparare dall’apostolo Paolo in questa adorazione mattutina condotta dal fratello David Schafer. 

David Schafer. Se avete qualche parola di incoraggiamento, ditela (Atti 13:15)

“Se avete qualche parola d’incoraggiamento […], ditela”. Chi disse queste parole? Cosa disse l’apostolo Paolo in risposta a questa esortazione? Come reagì chi lo ascoltava? E cosa possiamo imparare dall’esempio di Paolo sull’incoraggiamento? Apriamo la Bibbia al capitolo 13 di Atti. Qui si parla del primo viaggio missionario di Paolo. Dopo un pericoloso viaggio di circa 180 chilometri, Paolo e i suoi compagni sono seduti in una sinagoga ad Antiochia di Pisidia. Il versetto 15 dice: “Dopo la lettura pubblica della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: ‘Uomini, fratelli, se avete qualche parola d’incoraggiamento per il popolo, ditela’”. I successivi 5 paragrafi contengono il discorso di Paolo. Quanto fu efficace? I versetti da 42 a 44 mostrano l’effetto che ebbe. Primo, la gente pregò Paolo di tornare e pronunciare un altro discorso. Secondo, molti dei giudei e dei proseliti divennero credenti. Terzo, il sabato seguente quasi tutta la città si presentò per ascoltare il discorso di Paolo. Notevole. Forse vi verrà da chiedervi: “Che cosa disse Paolo in quei 5 paragrafi da essere così convincente?” Una delle prime cose che notiamo è la sua introduzione in Atti 13:17: “L’Iddio di questo popolo d’Israele scelse i nostri antenati”. Notate che Paolo disse “nostri”, non i vostri antenati, non i miei, “i nostri antenati”. Per trovare l’ultima volta in cui quella parolina viene usata nel libro degli Atti dobbiamo tornare indietro fino al capitolo 7, allo straordinario discorso di Stefano. Stefano usò la parola “nostri” diverse volte e quasi sempre legata alla parola “antenati”. Paolo ascoltò quel discorso quando non era ancora cristiano e ora, dopo più di 10 anni, è lui stesso a usare la stessa identica espressione per lo stesso scopo, stabilire una base comune. “I vostri antenati sono i miei antenati, io sono come voi”. E questo è un ottimo punto di partenza per dare vero incoraggiamento. L’articolo che commenta la scrittura di oggi dice che il termine greco generalmente tradotto “incoraggiamento” deriva da un verbo che letteralmente significa “chiamare al proprio fianco” ed è collegato alla parola greca tradotta “conforto”, che ha un significato simile. Quindi Paolo partì dal loro punto di vista: “Vi capisco, sono cresciuto studiando i vostri stessi scritti sacri”. E poi, nei versetti da 17 a 31, parla della storia degli israeliti e degli eventi più recenti per dimostrare che Gesù era il Messia. Poi, nei versetti da 32 a 37, collega gli eventi di quel tempo con le profezie che si stavano adempiendo, profezie che loro conoscevano bene. Come facciamo noi in predicazione. Leggiamo Matteo 24:7, chiediamo: “Cosa ne pensa, le guerre, le carestie, i terremoti che vediamo oggi sono gli stessi di sempre o sono un chiaro adempimento di questa profezia?” E qual è il messaggio? Che Geova è reale, che Geova esiste, la sua Parola si sta avverando. Ma Paolo va oltre, non si ferma lì. Al versetto 33, Paolo dice: “Dio l’ha interamente adempiuta per noi”. Quindi è qualcosa di personale, Geova è all’opera nella vostra vita, nella mia vita. Poi il gran finale, nei versetti da 38 a 41. In pratica, stava dicendo: “Geova ha fatto questo per voi. Non perdete questa opportunità, potete salvarvi con l’aiuto di Geova”. Questa fu la risposta di Paolo a una semplice richiesta di “qualche parola d’incoraggiamento”. Ecco perché Paolo riuscì a fare discepoli. Ed è quello che ci viene consigliato di fare quando svolgiamo le nostre parti alle adunanze. Per rafforzare e incoraggiare l’uditorio, dovremmo mostrare quello che Geova ha fatto, quello che sta facendo e quello che farà. Ma il discorso di Paolo fu così efficace che attirò anche la persecuzione, che lo seguì nelle 2 città successive. A Listra i suoi persecutori pensavano di averlo ucciso. Ma Atti 14:20, 21 dice che “il giorno dopo partì con Barnaba per Derbe. Dopo aver dichiarato la buona notizia in quella città e aver fatto parecchi discepoli”, si trovarono di fronte a una scelta. Vediamo di che scelta si trattava nell’Appendice B13. Concentriamoci sulle linee rosse che indicano il primo viaggio missionario di Paolo. Derbe è l’ultima tappa, ma guardate qual era la città a est che veniva subito dopo, Tarso. Vi ricorda qualcosa? Saulo di Tarso. Derbe e Tarso erano collegate. Paolo probabilmente conosceva la strada, la percorse nel suo secondo viaggio missionario e nel suo terzo viaggio missionario, ma non questa volta. In Atti 14:21 e come vediamo nell’Appendice, Paolo tornò in tutte e 3 le città dove era stato perseguitato, inclusa Antiochia di Pisidia, dove ricevette la prima volta la richiesta di “qualche parola d’incoraggiamento”. Perché? Perché tornare? Sarebbe stato facile per lui pensare: “Direi che è andata piuttosto bene. Ho aiutato il proconsole di Cipro a conoscere la verità. Ho compiuto il mio primo miracolo rendendo cieco Elima, abbiamo fondato nuove congregazioni ad Antiochia di Pisidia, a Iconio, a Listra, a Derbe. Ho affrontato ogni tipo di difficoltà. Sono stato picchiato, lapidato e dato per morto. Un viaggio missionario produttivo, ma ora ci vuole una pausa”. No, non la pensò così. Perché? Perché i bisogni delle congregazioni erano più importanti dei suoi sentimenti o delle sue paure. Pensate che gli oppositori che lo lapidarono e lo diedero per morto fossero più gentili con i nuovi discepoli di Listra? Inoltre, chi stava guidando i fratelli? Paolo doveva nominare dei sorveglianti. Questo era un compito urgente, e così tornò indietro. Allo stesso modo oggi, i nostri fratelli mettono i bisogni degli altri discepoli al di sopra dei propri. Ricordate queste scene tratte da “I Testimoni di Geova: La fede all’opera, parte 2: Rifulga la luce”? Il fratello Pillars lì spiega che quando si rifiutò di salutare la bandiera a Winnsboro, in Texas, fu picchiato e impiccato. Meno male che la corda si ruppe e lui poté raccontarci la sua storia. Quello che il video non dice è che lui era un sorvegliante di circoscrizione. Alcuni mesi dopo, indovinate dove era giunto il momento di tornare per lui? Winnsboro, in Texas. Nei mesi successivi all’impiccagione, i fratelli non avevano più predicato in città, predicavano solo nelle campagne. Il fratello Pillars pensò che se lui non avesse predicato in città i fratelli forse non avrebbero mai avuto il coraggio di farlo. Quindi prese tutti i territori della città e predicarono lì tutta la mattina. E fecero un bel servizio, senza incidenti, tranne che all’ultima porta. Una donna gli disse: “Di’ un po’, sei un testimone di Geova, vero?” Lui rispose: “Sì, signora”. E lei disse: “Sai, abbiamo impiccato uno di voi qui. E lo faremo di nuovo”. Ma lui non le disse che era proprio lui quello che avevano impiccato. Che bell’esempio di lealtà ai fratelli e di come mettere i loro bisogni al di sopra dei propri sentimenti! E dobbiamo dire che questa famiglia Betel non si risparmia quando si tratta di incoraggiare altri. A volte però potremmo pensare: “Sinceramente non so proprio cosa dire”. Ma è sempre necessario avere qualcosa da dire? Come pensate che si siano sentiti i fratelli di Listra al solo fatto di rivedere Paolo, sapendo cosa doveva essergli costato emotivamente tornare lì? Quel gesto valeva più di mille parole. Ok, ma sento ancora di dover dire qualcosa. Cosa disse Paolo? Atti 14:22: “Dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Il Regno, le parole che incoraggiano davvero sono sempre incentrate sul Regno. Non come i falsi amici di Giobbe: “Hai dei problemi? Devi aver fatto qualcosa di male”. No, piuttosto: “Stai imitando Gesù e per questo Satana è arrabbiato. Bravo! Il fatto che tu sia disposto a soffrire dimostra che Geova è reale per te e vedrai che Geova ti sosterrà e che in futuro ti ricompenserà. Continua così!” Qualcuno vi ha mai chiesto “qualche parola d’incoraggiamento”? Non pensateci troppo, andate e basta! State accanto a quelli che hanno bisogno di voi e ‘se avete qualche parola d’incoraggiamento per loro, ditela’. 

Che bello vedere l’esempio di cristiani del I secolo e dei nostri giorni che si sono spesi nell’incoraggiare altri, anche di fronte a grandi difficoltà. Rafforza davvero tanto la nostra fede. Un problema di salute vi ha costretto a fermarvi e a rivalutare le vostre mete e le vostre aspettative? Guardiamo insieme la seguente intervista che è stata mostrata alla famiglia Betel degli Stati Uniti. 

Felix e Mayra Terrazas. Manteniamo una forte fede durante le prove

Ci sono molti fratelli e sorelle che hanno mantenuto la loro fede in circostanze estremamente difficili della vita. Ascoltiamo adesso nel video che segue quello che hanno raccontato Felix e Mayra Terrazas in questa intervista. Sono molto felice di essere con Felix e Mayra Terrazas, che servono a Wallkill. So che questo è stato un anno molto difficile per voi. Felix, ti andrebbe di raccontarci qualcosa del tuo stato di salute? Circa un anno e mezzo fa ho iniziato ad avvertire uno strano dolore al petto e così ci siamo rivolti a diversi medici. Poco dopo mi è stato diagnosticato un tumore maligno che si poteva solo provare a rimuovere chirurgicamente. Dopo l’intervento speravamo di ricevere buone notizie, ma poche settimane dopo uno dei medici ci ha detto alcune delle parole più difficili che potevamo immaginare di sentire, l’aspettativa di vita è di pochi mesi. Quello deve essere stato un momento davvero terribile. Dopo quella notizia, cosa avete fatto? Come puoi immaginare, abbiamo pregato intensamente molte volte, in lacrime, per chiedere a Geova di darci pace mentale e di darci la calma e la saggezza per prendere una buona decisione, e così abbiamo scelto di seguire delle cure palliative che mi permettono di sfruttare al massimo il tempo che mi rimane e di poter offrire tutto il mio meglio a Geova. È davvero toccante, Felix. E tu, Mayra, sostieni tanto tuo marito. Che cosa ti sta aiutando ad affrontare questo periodo? Devo dire che è la mia speranza in Geova, è questo che mi sta aiutando. Al momento stiamo ‘partecipando alle sofferenze’, come dice 2 Corinti 1:7. Ma il versetto conclude dicendo che ‘parteciperemo anche al conforto’, e stiamo sperimentando anche questo adesso. Non ho alcun dubbio che rivedrò Felix di nuovo alla risurrezione. Quando penso al futuro riesco a vedere noi 2 che camminiamo nel Paradiso, mentre ammiriamo la bellissima creazione di Geova. Questa è la vita, la vera vita che Geova ci promette. Ed è questa speranza che mi dà gioia e pace. Che belle parole, grazie. E tu, Felix, come riesci a mantenere la gioia? La mia amicizia con Geova è più forte che mai adesso. E credo proprio che sia questa stretta e intima amicizia con lui che mi sta dando la gioia che provo ora. Infatti, Filippesi 4:6, 7 mi assicura che “con preghiere e suppliche” posso ricevere “la pace di Dio” che custodisce il mio cuore. La preghiera è stata essenziale per riuscire a provare pace durante questo periodo e la mia fede nella speranza della risurrezione non è mai stata così forte. Proverbi 12:25 penso spieghi perfettamente la nostra situazione attuale. Lì si dice che “l’ansia opprime il cuore dell’uomo, ma una parola buona [dice il versetto] lo fa rallegrare”. Sia io che Mayra abbiamo ricevuto, lo possiamo dire davvero, una montagna di parole buone, perché i fratelli e le sorelle ci hanno mostrato tanto affetto e tante attenzioni. E poi le circostanze in cui mi trovo ci hanno dato la meravigliosa opportunità di parlare delle verità del Regno con i nostri familiari e sono molto felice di avere iniziato a studiare la Bibbia con mia madre in questi ultimi mesi. Ah, che bello! Vi va di raccontarci in che modo questa situazione ha rafforzato la vostra fiducia in Geova? Beh, abbiamo visto la mano di Geova fin dall’inizio, ma un episodio mi è rimasto impresso. Era il giorno in cui abbiamo saputo la prognosi di Felix. Quella sera allo studio Torre di Guardia della famiglia Betel si considerava l’articolo “Mantenete la calma e abbiate fiducia in Geova”. E poi c’era una conferenza dal tema “Rimani fra le braccia eterne di Geova”. Geova ci ha detto esattamente quello che avevamo bisogno di sentire quello stesso giorno. È stata proprio la risposta alle nostre preghiere, come se Geova ci stesse dicendo che aveva tutto sotto controllo. Questo ha rafforzato la mia fede nel fatto che Geova si prenderà cura di noi e ci guiderà attraverso queste prove “molto più di quanto chiediamo o immaginiamo” e senza alcun dubbio adempirà tutte le promesse per il futuro. Venire a sapere che ti resta solo poco tempo da vivere è qualcosa che può facilmente farti sentire distrutto. Ma noi sentiamo di essere al sicuro nelle mani del nostro amorevole Padre Geova, e questo ci dà stabilità. Durante questa prova dolorosa stiamo vedendo l’amore di Geova, la sua cura e il suo aiuto in ogni decisione, ogni singolo passo che facciamo. Fin dalle prime visite dai medici, e poi l’operazione, e nel momento più difficile, quello della prognosi, non ci è mancato nulla. Sono assolutamente certo che la mia fede ne sia uscita più forte da tutte le difficoltà legate a questa prova. Così ora, mentre mi preparo a chiudere gli occhi e ad addormentarmi solo per un breve periodo, considero un privilegio dimostrare a Geova la mia fiducia in tutte le sue promesse e mantenermi integro e leale fino alla fine. Queste sono davvero delle straordinarie espressioni di fede! Grazie a entrambi dal profondo del cuore per averci detto delle cose così personali e toccanti. Siete un esempio di fede per noi e vi vogliamo molto bene. Non saprei dirvi quante volte ho rivisto questo video e ogni volta mi commuovo. L’8 giugno 2021 il nostro caro fratello Felix si è addormentato nella morte, solo 7 settimane dopo questa intervista. Tutti quelli che sono stati vicino ai Terrazas hanno potuto vedere con i propri occhi la forza della loro fede e il loro grande desiderio di dare a Geova sempre il meglio. Davvero stupefacente! Mayra, la nostra cara Mayra, continua a mostrare la stessa fede e la stessa perseveranza. E la mamma di Felix continua a fare progressi spirituali. Siamo sicuri che Felix sarà molto felice di saperlo. 

Io personalmente sono stato molto colpito dalla fede incrollabile di Mayra e dall’amore e dal sostegno che continua a ricevere dalla famiglia Betel. Come Mayra, anche noi non vediamo l’ora di rivedere Felix. Anche se era molto malato, usava la forza che aveva per incoraggiare chi gli stava vicino. Geova apprezza davvero i pastori spirituali che mostrano lo stesso spirito di sacrificio. In passato hai servito come anziano di congregazione? Puoi tornare a servire come anziano? Nota in quali modi Geova ha aiutato 2 fratelli a superare sentimenti di delusione e ad avere di nuovo i requisiti per svolgere questo incarico. 

Torna a servire come anziano

Ho servito come anziano fino alla fine del 2014. In quel periodo sono emersi alcuni problemi ed è stato deciso che non ero più idoneo. Servivo come anziano da quasi 2 anni. Ma sentivo che la cosa migliore da fare era quella di fermarmi e rinunciare al mio privilegio di servizio per prendermi cura della mia salute emotiva. Prima di perdere i miei privilegi, i miei requisiti sono stati riesaminati dagli anziani in 3 diverse occasioni e questo mi scoraggiò dal voler servire di nuovo come anziano in futuro. Ho iniziato a pensare: “Un proclamatore riceve la stessa ricompensa di un anziano, e allora perché dovrei rischiare di affrontare di nuovo qualcosa del genere?” Quando rinunci all’incarico di anziano o non vieni più considerato idoneo, potresti provare sentimenti di indegnità, tristezza e soprattutto potresti pensare di aver deluso Geova. Non è per niente facile mantenersi attivi spiritualmente. Mia moglie mi ha aiutato veramente tanto durante quel periodo. Ha creduto in me e mi ha aiutato a darmi da fare per Geova. Mia moglie era già una pioniera a quel tempo e mi ha incoraggiato a iniziare quel servizio. Così nel giro di pochi mesi ho iniziato anch’io a fare il pioniere. Ed è stato proprio nel ministero che ho coltivato di nuovo il desiderio di servire come anziano. Mi sono impegnato nelle attività di congregazione, come ad esempio dare una mano con le pulizie. Passavo più tempo in servizio con mia moglie e conducevo studi biblici. I fratelli mi hanno aiutato tanto, piangevano con me quando avevo bisogno di piangere e riuscivano anche a farmi ridere. Un anziano maturo mi ha aiutato a capire che dovevo lasciare la questione nelle mani di Geova. Il periodo in cui ho smesso di servire come anziano è stato forse il periodo in cui ho pregato di più in tutta la mia vita. Anche se non ero più anziano provavo pace. Ho riflettuto su 1 Giovanni 3:20: Lui sapeva bene quello che stavo passando. E solo perché non servivo più come anziano non voleva dire che Geova mi amasse di meno. Questo mi ha aiutato molto. La cosa più difficile da superare era il risentimento, provavo risentimento verso alcuni anziani di congregazione. Salmo 119:165 mi ha aiutato a capire che quando affrontiamo una situazione difficile, quello è il momento in cui dobbiamo dimostrare il nostro amore per Geova. E quindi quello era il momento della mia vita in cui dovevo dimostrare che amavo Geova. Parlavo con Geova in preghiera ogni giorno e menzionavo quei fratelli per nome. Questo mi ha aiutato ad ammorbidire il mio cuore, ad attenuare e poi a eliminare il risentimento. Vale la pena confidare in Geova. È stato un grande gesto di amore da parte sua permettermi di tornare a servire come anziano. È come se mi avesse detto: “Marcelo, ho fiducia in te, sono sicuro che sarai un bravo anziano”. Dobbiamo solo confidare in Geova. Quando ho iniziato ad avere più fiducia in lui, allora le cose hanno cominciato a cambiare in un modo che non avrei mai immaginato. In meno di 2 anni avevo già ricominciato a servire come anziano. E nel 2016 io e mia moglie siamo stati invitati a servire alla Betel. Io e mia moglie serviamo qui alla Betel da poco più di 10 anni. Quando accetti veramente la disciplina, allora smetti di concentrarti troppo sui privilegi e inizi a pensare di più ai fratelli e a darti da fare di più nel ministero. Il privilegio più importante ce l’avevo ancora. Quello di essere testimone di Geova. 

Oggi abbiamo visto quanto è importante avere aspettative realistiche e ragionevoli riguardo a noi stessi e riguardo ai fratelli e alle sorelle. Invece di scoraggiarci per quello che non possiamo fare, confidiamo in Geova e poniamoci mete alla nostra portata. L’episodio di La mia vita da adolescente e il video musicale ci hanno ricordato che Geova ci aiuterà a rialzarci se abbiamo commesso degli sbagli. E nel video della rubrica Dove sono oggi la sorella Alena Žitníková ci ha ricordato che servire i nostri fratelli e le nostre sorelle ci aiuta a rimanere concentrati e gioiosi. I saluti di questo mese vengono dai fratelli e dalle sorelle che vivono in Costa Rica. La Costa Rica è un incantevole paese situato sulla cintura di fuoco, una catena che si estende per circa 40.000 km, lungo la quale si trovano tre quarti dei vulcani di tutta la terra. In Costa Rica ci sono 67 vulcani, di cui 6 attivi. Il clima e il paesaggio montuoso la rendono il posto ideale per le piantagioni di caffè. Come si può intuire, il nome di questo paese significa “costa ricca”. Quelli che vedete sono solo pochi esempi di animali che si trovano qui e alcuni di questi non si trovano in nessun’altra parte della terra. Ma questo paese con più di 5 milioni di abitanti vanta altre ricchezze che sono molto preziose per Geova. In Costa Rica vivono più di 32.000 proclamatori della buona notizia e circa 4.000 di loro servono come pionieri regolari. Il territorio è vasto e vario. Anche se lo spagnolo è la lingua ufficiale, ci sono gruppi e congregazioni di 10 lingue diverse. Andiamo nella città di Limón, che sorge vicino a dove arrivò Cristoforo Colombo intorno al 1502. Qui si trova una congregazione di lingua creola. I fratelli amano partecipare al ministero. Per esempio, svolgono l’opera per telefono e per lettera e conducono circa 65 studi biblici ogni mese. Le persone che parlano creolo hanno profondo rispetto per la Bibbia e desiderano imparare di più su Geova. I proclamatori fanno buon uso delle pubblicazioni e dei video disponibili in creolo del Belize. Diversi fratelli hanno contribuito alla traduzione e alla registrazione della Bibbia e di altre pubblicazioni, video e canzoni in questa lingua. I fratelli e le sorelle di Limón mandano i loro affettuosi saluti ai fratelli di tutto il mondo! E anche noi salutiamo tutti voi con affetto. Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting!

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