JW Broadcasting (maggio 2023)

JW Broadcasting (maggio 2023)

JW Broadcasting > Programmi mensili

🏠 MENU 🎬 VIDEO

Benvenuti al programma di JW Broadcasting. Cosa ci aspetta per questo mese? Chi di noi ha dovuto lottare con sentimenti di inadeguatezza si sentirà incoraggiato dalle parole di Francis, Diego e Carla. Ci racconteranno come sono riusciti ad apprezzare il loro prezioso ruolo nella congregazione di Geova. Chi viene colpito da una tragedia può sentirsi sopraffatto. Vedremo come un fratello in difficoltà è riuscito a prendersi cura dei bisogni spirituali della sua famiglia e come è stato aiutato a ritrovare l’equilibrio e la gioia. E nella canzone di questo mese vedremo come conoscere la verità dà vero conforto a quelli che si avvicinano a Geova e al suo popolo. Questo è JW Broadcasting di maggio 2023. Come servitori di Geova, niente ci dà più gioia che adorare lui, il vero Dio. Ma siamo anche esseri umani e questo significa che di tanto in tanto ognuno di noi può vivere, e probabilmente vivrà, momenti destabilizzanti in cui mettiamo in discussione il nostro valore. Per esempio, vi siete mai chiesti quanto valete davvero agli occhi di Geova? Vi è mai capitato di chiedervi quale sia il vostro posto nella sua organizzazione? O avete mai pensato di non valere niente? Pensieri come questi possono privarci della gioia e potremmo persino cominciare a dubitare del nostro valore agli occhi di Geova. Se vi è successo, non siete i soli. Secoli fa lo scrittore del Salmo 94 rivelò che anche lui era sopraffatto dall’ansia. Leggiamo insieme Salmo 94:19. “Quando ero sopraffatto da inquietanti pensieri, tu mi consolavi e mi coccolavi”. Qui lo scrittore si rivolge a Geova E la nota in calce parla di preoccupazioni, ansie. Queste potrebbero derivare da fattori come senso di colpa per il fatto che non possiamo fare di più nel ministero o nella congregazione. La paura del futuro, di essere separati da chi conosciamo e amiamo. E la sofferenza che deriva dal sentirci sminuiti. Questi pensieri inquietanti sono reali, e a volte possono sopraffarci, possono privarci della pace interiore e del sonno. E se non stiamo attenti possono persino farci smettere di pregare, danneggiando la nostra amicizia con Geova. Niente renderebbe Satana più felice. Non vorremmo mai che questo accada, soprattutto ora, dal momento che questo mondo è così vicino alla fine. Quindi cosa può aiutarci ad allontanare questi inquietanti pensieri? In questa considerazione troveremo la risposta a questa domanda con una profezia incoraggiante. Speriamo che questo messaggio ispirato vi dia una solida base scritturale per aiutarvi a sconfiggere qualsiasi sentimento di inadeguatezza. Qual è questa profezia? Per favore aprite la Bibbia al capitolo 56 di Isaia. Qui leggiamo una delle espressioni più toccanti dell’apprezzamento di Geova verso 2 gruppi di persone. Entrambi i gruppi volevano servire Geova. Ma sotto la Legge Mosaica avevano dei limiti o addirittura venivano esclusi da alcune fasi dell’adorazione che si rendeva a Geova. Di chi stiamo parlando? Leggiamo Isaia 56:3: “Lo straniero che si unisce a Geova non dica: ‘Di sicuro Geova mi separerà dal suo popolo’. E l’eunuco non dica: ‘Non sono che un albero secco’”. Avete notato i 2 gruppi? Gli stranieri, o i non israeliti, e gli eunuchi, uomini che non potevano fisicamente avere figli, affrontavano circostanze molto difficili e forse scoraggianti. Al tempo di Isaia gli stranieri non circoncisi potevano vivere in Israele, ma non facevano davvero parte della nazione. A motivo del loro status non potevano mangiare la Pasqua. E come protezione, gli israeliti non dovevano avere stretti contatti con loro. Ma molti stranieri iniziarono ad amare Geova. Si convertirono alla pura adorazione e servirono Geova accanto al suo popolo. Venivano chiamati proseliti. Però non potevano diventare completamente parte della nazione di Israele. Come vi sareste sentiti se foste stati voi degli stranieri a quel tempo? Avreste avuto paura di essere esclusi dal popolo di Dio? Avreste avuto degli inquietanti pensieri? Pensiamo anche al secondo gruppo. Isaia menzionò gli eunuchi. Questi erano uomini a cui erano stati rimossi gli organi riproduttivi. Era usanza delle nazioni pagane orientali rendere eunuchi alcuni dei bambini maschi prigionieri di guerra e poi incaricarli di servire come funzionari fidati nelle corti reali o in altri contesti. Sembra che ai giorni del profeta Isaia, alcuni di questi eunuchi gentili si avvicinarono a Geova, iniziarono ad amarlo e decisero di associarsi al suo popolo. Questi eunuchi godevano di una certa integrazione nel popolo di Geova e avevano il privilegio di adorare Geova. Però, dato che erano eunuchi, non potevano essere membri a tutti gli effetti della nazione d’Israele. Inoltre a quel tempo e in quella cultura era una grande umiliazione non poter generare figli. Pensate che a volte gli eunuchi abbiano avuto pensieri inquietanti? Certamente sì. Ma Isaia rivela qualcosa di importante su questo gruppo. Geova li amava. In effetti è come se Geova avesse detto loro: “So cosa provate. Ora lasciate che vi dica cosa provo io per voi”. Leggiamo Isaia 56:4, 5: ‘Darò loro qualcosa di meglio che figli e figlie, un nome eterno’. I loro limiti fisici non diminuivano il loro valore agli occhi del nostro amorevole Dio. A motivo della loro completa ubbidienza, Geova si sarebbe sempre ricordato di loro. Avrebbero avuto un “nome eterno”, uno che non sarebbe stato cancellato. Geova teneva così tanto a questi fedeli servitori che conservava il ricordo del loro servizio nella sua casa e dentro le sue mura come “un monumento”, in modo da amarli ogni giorno. Immaginate come si sentivano ora quegli eunuchi. Dio gli aveva promesso qualcosa di speciale. Geova ascoltava le loro preghiere. Il loro Dio provava compassione per loro. Quei pensieri inquietanti cominciarono a dissolversi. Quelle parole cominciarono a guarire il loro spirito affranto. Ma perché Geova fece queste promesse a questi 2 gruppi di persone? Che cosa c’era di tanto speciale in loro? Non abbiamo tutti i dettagli, ma ne abbiamo alcuni. Ci vengono rivelati molto più avanti nel tempo e ci danno degli indizi interessanti. Per esempio nel libro di Neemia ci vengono presentati 2 stranieri che vivevano nel popolo di Dio. C’è un dettaglio significativo riguardo ai loro nomi. Neemia 3:7 ci dice che erano “Melatia il gabaonita e Iadon il meronotita”, che erano di discendenza straniera. Eppure i loro nomi ci dicono qualcos’altro. Cosa significano? Melatia significa “Iah ha provveduto scampo”. Iadon significa “Geova ha prestato orecchio”. Come mai avevano questi nomi? Erano probabilmente nati a Babilonia, figli di stranieri che si unirono alla vera adorazione in Israele e che furono poi esiliati nel 607 a.E.V. I genitori di questi 2 uomini non erano israeliti, però i nomi che scelsero per i loro figli riflettevano la loro devozione e il loro amore nei confronti di Geova. E il fatto che questi figli di non israeliti volessero partecipare alla ricostruzione di Gerusalemme dimostra quanto anche loro stessi amassero Geova. Cosa provava Geova per questi stranieri? Notate le sue parole profetiche mentre leggiamo Isaia 56:6, 7: “Quanto agli stranieri che si uniscono a Geova per servirlo, per amare il nome di Geova e per essere suoi servitori, tutti quelli che osservano il Sabato e non lo profanano e che rispettano il mio patto, condurrò anche loro sul mio monte santo e li farò rallegrare nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno accettati sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli”. Geova notò che quegli stranieri osservavano fedelmente le leggi di un patto di cui non avrebbero mai potuto far pienamente parte. Nei versetti 6 e 7 Geova li invitava in effetti a entrare nella sua casa, una “casa di preghiera per tutti i popoli”, sia per ebrei che per stranieri. Sentire queste parole deve averli davvero incoraggiati. Ma Geova fece molto di più che dire loro quanto li apprezzava. Glielo dimostrò. In che modo? Tra gli stranieri che tornarono alle rovine di Gerusalemme nel 537 c’era un particolare gruppo di persone che erano diventate proseliti, e includevano i discendenti dei gabaoniti, un popolo che si era unito a Israele e che era incaricato di raccogliere legna e attingere acqua per l’assemblea e per l’altare di Geova. Quei discendenti dei gabaoniti avevano trascorso decenni come prigionieri a Babilonia per crimini che non avevano commesso. Non avevano alcuna eredità terriera in Israele. Erano servitori, eppure tornarono lì e parteciparono alla ricostruzione del tempio e delle mura di Gerusalemme. Cosa li spinse a farlo? Amavano Geova Dio. Non si aspettavano nulla in cambio del servizio che rendevano. Ma ricevettero qualcosa di inaspettato. Dopo che gli israeliti ricevettero delle porzioni di territorio, a questo gruppo chiamato “netinei”, che non aveva un’eredità terriera fu assegnato un posto dove vivere. Dove avrebbero vissuto? Fuori città? In una baraccopoli? In qualche parte abbandonata di Gerusalemme? No, la Bibbia ci dice che gli fu assegnato il territorio dell’Ofel. Potete notare sulla cartina dove si trovava l’Ofel, proprio vicino al tempio. Geova mise questi umili servitori vicino alla sua casa. Questo sottolinea quanto Geova apprezzasse e amasse questi fedeli stranieri che, spinti dall’amore, facevano tutto ciò che gli era possibile per adorarlo. Cosa impariamo? Sia gli eunuchi che gli stranieri erano limitati in quello che potevano fare per Geova. Da un punto di vista umano, probabilmente erano considerati meno che ordinari, niente di speciale. Forse alcuni li consideravano addirittura dei reietti. Ma non è così che Geova li considerava. Conosceva ognuno di loro per nome, ascoltava le loro preghiere e considerava ogni individuo come una gemma preziosa. Dove l’uomo vede l’ordinario il nostro Padre celeste vede lo straordinario. Facciamo un esempio: cosa vedete qui? Se la vostra risposta è “sabbia”, avete ragione. La sabbia è uno dei materiali più comuni sul pianeta. A noi invece sembra banale, ordinaria, ogni granello è identico a quello successivo: nessun colore particolare, nessuna brillantezza, non si vede mai qualcuno sfoggiare una collana di sabbia. Ma cosa succede se osserviamo la sabbia al microscopio? A occhio nudo, tutta la sabbia sembra uguale ed è piuttosto ordinaria. Ma ingrandito di 100 volte o più ogni singolo granello di sabbia rivela una bellezza unica. Vediamo particelle di conchiglie, di cristalli, tutte diverse nelle forme e nei colori. C’è un tesoro in una manciata di sabbia. È così che Geova vede ciascuno di voi. Proprio come vide i fedeli stranieri ed eunuchi per le gemme preziose che erano, vede anche voi. Sì, voi che potreste avere delle limitazioni a causa di età, salute, energie, stato emotivo, responsabilità familiari. Queste cose forse vi impediscono di fare tutto quello che vorreste per Geova, ma queste limitazioni non definiscono chi siete. Ricordate che agli occhi di Dio il vostro valore come persone non si misura da quanto fate, ma piuttosto da quanto vi impegnate. Con la prospettiva dell’eternità e della perfezione Geova sceglie di vedere non le vostre limitazioni ma il vostro potenziale. Quando servite Geova con tutta l’anima nonostante le circostanze limitate, brillate ai suoi occhi. E dato che siete così preziosi agli occhi di Geova, lui vi aiuterà sempre, vi amerà sempre. Ricordate il fedele salmista che scrisse di essere “sopraffatto da inquietanti pensieri” in Salmo 94:19? Subito dopo disse a Geova: “Tu mi consolavi e mi coccolavi”. A proposito, chi scrisse quel Salmo? Non conosciamo il suo nome, ma Geova sì. E ha conservato con cura le parole di quello scrittore sconosciuto per migliaia di anni nella Bibbia. Come il salmista, gli stranieri e gli eunuchi, a prescindere dalle circostanze, quando servite umilmente Geova, quando date il meglio, quello che fate non sarà mai inutile. A ciascuno di voi è riservato un nome eterno, perché agli occhi del vostro Padre celeste valete molto. Anche se sappiamo che Geova ci ama, a volte potremmo sentirci poco utili all’interno della congregazione, soprattutto se non riusciamo più a fare quello che facevamo prima. In questo video conosceremo 3 pionieri regolari che sono riusciti ad apprezzare il loro importante ruolo nella famiglia di Geova nonostante le grandi sfide che hanno dovuto affrontare. Poco dopo essermi battezzata mi sono posta l’obiettivo di diventare pioniera regolare. Poi sono andata a predicare in un territorio non assegnato dove si parlava mosquito. Dopo un po’ ho iniziato a servire come pioniera speciale e in seguito ho frequentato la Scuola per evangelizzatori del Regno. Purtroppo a un certo punto ho iniziato a soffrire di insufficienza renale e mi sembrava di fare poco per Geova e che non sarei più tornata come prima. Sono cresciuto in una famiglia di Testimoni. Mio padre ha collaborato alla costruzione della Betel e ha servito anche come betelita per qualche tempo. Mia mamma invece quando era giovane serviva come pioniera regolare e si rendeva disponibile anche per la Betel. Ed è proprio lì alla Betel che ha conosciuto mio padre. Qualche anno fa ho iniziato a soffrire di gravi attacchi d’ansia e questo ha influito molto nel servizio che rendevo a Geova. Ho iniziato a paragonarmi agli altri e mi paragonavo anche ai miei genitori. Pensavo che non sarei mai riuscito a seguire l’esempio che mi hanno dato quando erano giovani. Sono cresciuta in una famiglia dove non mi è stato fatto, non mi sono sentita all’altezza della situazione. E mi sentivo talmente nulla che mi sentivo completamente sola. Quando sono cominciati i miei problemi di salute, ho iniziato a paragonare quello che facevo con quello che potevo fare prima della malattia e praticamente potevo fare molto meno nel mio servizio a Geova. Questo studio <i>Torre di Guardia</i> mi ha aiutato a capire che alcuni incarichi che ho avuto in passato possono aiutarmi a svolgere meglio l’incarico che ho adesso e questo mi ha spinto a concentrarmi su quello che posso fare ora. Penso che questo articolo della <i>Torre di Guardia</i> sia arrivato al momento giusto. Ho capito che paragonarsi agli altri è davvero dannoso dal punto di vista spirituale. Infatti, a forza di paragonarmi agli altri mi stavo scoraggiando molto e così ora ho deciso di smettere di farlo e questo mi ha dato buoni risultati. Ho avuto l’opportunità di stringere buone amicizie con fratelli e sorelle della congregazione che sono avanti con gli anni e quando qualcuno di loro ha avuto bisogno di aiuto e si è rivolto a me sono stato molto felice di rendermi utile. Questo mi ha incoraggiato molto. Quando ho incominciato ad andare alle adunanze avevo un certo timore di risultare anche per la congregazione come una persona inadeguata. Il paragrafo 20 di questo studio della <i>Torre di Guardia</i> mi aiuta a capire che devo usare i doni che la congregazione, che Geova soprattutto, mi ha fatto scoprire, che li devo usare per edificare la congregazione. Per esempio, la tappa di, come madre, una giovane madre sola con bambini, poterli crescere. E quindi aiutare altri nella congregazione che vivevano la mia stessa esperienza. Ho cercato di pormi degli obiettivi specifici, come dare una mano per pulire la Sala del Regno. Anche se si tratta di cose più leggere rispetto a quelle che facevo prima, mi ha aiutato tantissimo. Mi dà molta gioia sapere che lo faccio per Geova. In questo momento cerco di rendermi utile nella congregazione svolgendo qualsiasi attività riesca a fare. A volte parlare in pubblico non è facile per me, ma Geova è sempre stato al mio fianco quando ho svolto degli incarichi. E tutto questo mi ha permesso di capire veramente che anch’io ho un ruolo all’interno della congregazione di Geova. Questo mi ha aiutato molto a crescere questa autostima, a non pensare più alle cose passate, dei vecchi sentimenti di inadeguatezza, della perfezione che io esigevo da me stessa. Lì ho scoperto di avere qualcosa di buono da dare alla congregazione. I fratelli hanno bisogno delle cose buone che sappiamo fare. Mi dà molta gioia vedere che posso aiutare altri a superare le loro prove e soprattutto questo mi fa capire, fa capire a me, che ho un ruolo nella congregazione. Avete visto come Francis, Diego e Carla hanno mantenuto la gioia? La preghiera li ha aiutati a rivalutare il loro punto di vista e le loro abitudini spirituali. Le loro storie ci hanno ricordato che le circostanze possono cambiare improvvisamente e che è facile perdere l’equilibrio. Questo è capitato anche a voi? Se la risposta è sì, la situazione inscenata in questo video può esservi utile. Mi ha sempre dato molta gioia prendermi cura della mia famiglia. Le cose però sono cambiate molto. Un ubriaco al volante, e mia moglie non c’era più. I nostri 2 figli avevano perso la loro mamma. I dottori speravano che mio figlio riacquistasse l’uso delle gambe, ma nel frattempo dovevamo adattarci a questa situazione. Mia mamma ci ha dato un grande aiuto sia dal punto di vista emotivo che pratico. Stava con i ragazzi mentre ero al lavoro, e in questo modo riuscivo a prendermi cura dei bisogni materiali della mia famiglia. Non è stato un periodo facile. E senza mia madre non ce l’avremmo fatta. Ho trovato un grande aiuto anche da parte degli altri anziani. Mi hanno chiesto se volevo che mi alleggerissero in qualche modo dalle responsabilità in congregazione. Ma io sentivo il bisogno di tenermi impegnato. Cercavo di fare tutto al meglio, ma dal punto di vista spirituale le cose cominciarono a sfuggirmi di mano. In più di un’occasione, per esempio ho dovuto chiedere ad altri di sostituirmi per una parte. Pronto. - Ciao Simon. - Ciao Oliver. Senti, mi dispiace, ma devo trattenermi di nuovo al lavoro. Potresti fare i Tesori al posto mio stasera? Ok, non c’è problema. Non ti preoccupare. Grazie mille. Ero troppo stanco per preparare l’adorazione in famiglia, e i risultati erano evidenti. Mi sembrava che tutto mi sfuggisse di mano. Anche le cose di tutti i giorni erano difficili per me. L’adunanza è andata bene. Però, papà, stasera ti sei perso il discorso di Madison. Mi dispiace davvero tanto. Mi hanno trattenuto al lavoro. Non fa niente, papà. Dovevo cambiare qualcosa. Forse dovevo rinunciare all’incarico di anziano. Avevo bisogno di un consiglio. Così mi sono rivolto a Simon, un mio caro amico. Gli ho spiegato tutto, e lui mi ha ascoltato con attenzione. Mi sono sentito capito. Lui mi ha detto che vedeva che ce la stavo mettendo tutta, e poi ha preso Filippesi 1:10. “Che vi accertiate delle cose più importanti”. Oliver, vedi, è soprattutto nei momenti difficili che abbiamo bisogno di accertarci delle cose più importanti. E la chiave per farlo è l’equilibrio. Vieni un attimo con me. Simon mi ha fatto un esempio semplice che ha cambiato il mio punto di vista. Proprio come la ruota di un’auto può essere non equilibrata, anche noi potremmo perdere l’equilibrio quando le nostre circostanze cambiano rapidamente. Ma un bravo meccanico può usare dei piccoli contrappesi per equilibrare la ruota. La macchina equilibratrice dice al meccanico dove posizionare i contrappesi in modo che la ruota possa girare correttamente. Avevo afferrato il punto. Per ritrovare l’equilibrio forse non avevo bisogno di fare dei grandi cambiamenti, ne bastavano di più piccoli. Ho capito. La fede può aiutarci a ritrovare l’equilibrio. Ebrei 11:6 mi ha ricordato che Geova “ricompensa quelli che lo cercano assiduamente”. E Giacomo 3:17 dice che ‘la sapienza che viene dall’alto è ragionevole’. Ho capito che i bisogni spirituali della mia famiglia sono tra le cose più importanti e che non è sbagliato chiedere aiuto agli altri quando ne abbiamo bisogno. Mettere in pratica questi princìpi biblici mi ha aiutato a ritrovare la gioia. Le nostre circostanze possono cambiare, ma le nostre priorità come cristiani no. Queste attività mantengono viva la nostra speranza per il futuro. Ho disegnato la mamma. Staremo tutti insieme. Con l’aiuto di Geova, sono riuscito a provvedere a tutte le necessità più importanti della mia famiglia. Cosa ha aiutato Oliver ad affrontare cambiamenti così grandi? L’amore che gli hanno mostrato i suoi fratelli e le sue sorelle. Il sostegno che ci danno gli altri può ‘consolarci e coccolarci’, come dice il salmista, soprattutto quando chi ci circonda ci fa sentire indesiderati. Questo è proprio il caso di alcuni dei nostri fratelli e sorelle in Africa che convivono con una condizione nota come albinismo. Sentendo le loro storie, vedremo come sono riusciti non solo a sentirsi accettati, ma a sentirsi amati da Geova. Gli anni che ho passato a scuola non sono stati per niente facili. Alcuni compagni di classe mi prendevano in giro, altri mi deridevano, altri ancora mi insultavano proprio. Non mi sentivo amata e sembrava che nessuno avesse bisogno di me. Inoltre i miei genitori si rifiutarono di mandarmi a scuola. “È meglio che ti liberi di questa bambina, buttala via e basta”. Questo è quello che disse a mio padre un suo amico. Il pregiudizio contro chi è affetto da albinismo può essere davvero crudele. Chi viene preso di mira può rimanere traumatizzato per tutta la vita. Si tratta di una malattia genetica caratterizzata da scarsa o nessuna pigmentazione degli occhi, della pelle o dei capelli. Chi soffre di albinismo ha problemi alla vista. E l’estrema sensibilità alla luce del sole aumenta il rischio di contrarre tumori della pelle. Oltre ai problemi fisici, le persone affette da albinismo affrontano gravi forme di pregiudizio. In alcuni paesi dell’Africa chi pratica riti spiritici può arrivare ad attaccare o perfino a uccidere chi ne soffre. Questo li porta a dover vivere lontano dagli altri. Tasila piangeva spesso e si sentiva abbattuta, ma le verità della Bibbia le hanno dato grande conforto. Quello che mi ha aiutato ad affrontare tutte queste difficoltà è stato pregare Geova regolarmente e leggere la sua Parola, la Bibbia. Il primo versetto ad avermi colpito profondamente è stato Salmo 18:25. Queste parole toccano il mio cuore perché mi ricordano una cosa importante. Se continuo a essere leale, Geova non si dimenticherà di me e si mostrerà leale con me. James è stato oggetto di intenso scherno. Si era isolato da tutti e si sentiva inutile. Il mio passo biblico preferito è Giovanni 17:3. Quando l’ho letto per la prima volta, ricordo bene come mi sono sentito. Mi ha dato una grandissima felicità perché finalmente ho capito che sono prezioso per Geova e che lui si preoccupa davvero di me. Questo versetto mi ha convinto che Geova mi ama. Judith è nel servizio a tempo pieno da ben 24 anni. Quando era ragazza veniva presa in giro in modo molto feroce. Per questo si sentiva insicura e si isolava dagli altri. Rivelazione 21:3, 4. Quando leggo questi versetti, ah, la mia fede si rafforza tantissimo. Studiare la Bibbia mi ha aiutato a scoprire cosa vuol dire essere veramente felice, perché quando leggo la Bibbia tutti i giorni, frequento le adunanze con i miei fratelli e le mie sorelle ed esco in servizio, la mia fede si rafforza ancora di più. Il popolo di Geova ama e accoglie chi soffre a motivo di varie malattie, incluso l’albinismo. Tasila, James e Judith hanno sperimentato in prima persona l’amore che regna nell’organizzazione di Geova. È enorme la differenza che c’è tra come mi guardano le persone del mondo e come mi considerano i fratelli. L’amore che mi hanno mostrato è in assoluto la prova più grande che sono una vera famiglia per me. Quando sono in mezzo ai fratelli e alle sorelle, non faccio caso alle nostre differenze, al fatto che io ho una pelle diversa. Insieme a loro non mi sento per niente a disagio. Mi sento amata e mi sento felice. Non mi manca nulla. Questa è la mia famiglia spirituale. Quando sono in compagnia dei fratelli e delle sorelle mi sento felice e protetta. Questo perché loro dimostrano di amarmi davvero. Tasila è una zelante pioniera regolare. Ha imparato a leggere e a scrivere e ora sa come affrontare ostilità e pregiudizi. Nonostante tutte le cose brutte che le sono successe, ora è una persona positiva e gioiosa. E la sua speranza e la sua vita sono fermamente basate sulle promesse di Geova. James deve ancora scontrarsi con il pregiudizio ogni tanto, ma non si lascia amareggiare da questi episodi. Al contrario, preferisce sempre reagire in modo gentile. Judith ha avuto molte delusioni durante la sua vita, ma è felice perché fa parte del popolo di Geova. È potentissimo l’amore imparziale dimostrato dai fratelli e dalle sorelle. Una vera fonte di sostegno e aiuto, non solo per chi è affetto da albinismo ma per chiunque lotta contro gravi problemi di salute o ha delle disabilità. Sì, “il semplice uomo guarda l’apparenza, mentre Geova guarda nel cuore”. “Il semplice uomo guarda l’apparenza, mentre Geova guarda nel cuore.” Queste sono le parole di 1 Samuele 16:7, che era uno dei versetti scritti sulla lavagna nel video. Sicuramente Geova ha guardato nel cuore di James, Tasila, e Judith e attraverso la congregazione ha mostrato loro il suo amore. Geova ci conforta se ci avviciniamo a lui e ai nostri fratelli. Questo è l’argomento della nuova canzone di questo mese. Il titolo è <i>Avvicinati a me.</i> Godetevi questo video. ♪ Non credevo che ♪ ♪ Dio potesse mai accorgersi di me. ♪ ♪ Ma lui mi ha attirato a sé, ♪ ♪ e ora sento che sono suo. ♪ ♪ Dio prende tutti i pesi miei ♪ ♪ e da me li porta via. ♪ ♪ “Se ti avvicini a me”, dice Dio, ♪ ♪ “io mi avvicino a te. ♪ ♪ E scoprirai anche tu ♪ ♪ il buono che vedo in te. ♪ ♪ Dai, vieni qui da me”. ♪ ♪ Il mio cuore può condannarmi: ♪ ♪ è un severo giudice. ♪ ♪ Ma io prego il Padre mio ♪ ♪ e già sento che è con me. ♪ ♪ Il suo amore mi ridà ♪ ♪ gioia e serenità. ♪ ♪ “Se ti avvicini a me”, dice Dio, ♪ ♪ “io mi avvicino a te. ♪ ♪ E scoprirai anche tu ♪ ♪ il buono che vedo in te. ♪ ♪ Dai, vieni qui da me”. ♪ ♪ Io sono grato a Dio perché ♪ ♪ ha visto il meglio in me. ♪ ♪ Adesso e per sempre lui ♪ ♪ sarà il mio Dio! ♪ ♪ “Se ti avvicini a me”, dice Dio, ♪ ♪ “io mi avvicino a te. ♪ ♪ E scoprirai anche tu ♪ ♪ il buono che vedo in te. ♪ ♪ Dai, vieni qui da me”. ♪ La canzone dice che basta una preghiera per sentire Geova vicino a noi. Questo è un pensiero potente che possiamo ricordare quando affrontiamo dure prove. Geova non solo può confortarci, ma può darci anche forza. Vediamo come questo è spiegato dal fratello Lett nel suo discorso. Il tema di questa trattazione è “Non permettete in alcun modo che Satana vi intimidisca”. Intimidire qualcuno dà l’idea di costringerlo a fare o non fare qualcosa con pressioni, prepotenze e anche minacce. E ovviamente Satana è un maestro dell’intimidazione. La usa per far fare alle persone quello che lui vuole. È molto diverso da Geova, che invece motiva sempre con l’amore. Il verbo “intimidire” compare solo 2 volte nelle note della <i>Bibbia per lo studio</i> e anche nel testo della Bibbia va detto che è abbastanza raro. Si trova per esempio in Deuteronomio 1:17, dove si legge che ai giudici che dovevano assistere Mosè venne comandato di ‘non farsi intimidire dagli uomini e di non essere parziali nel giudizio’. Comunque anche se, come abbiamo detto, questa parola non è molto usata nella Bibbia, l’idea vi ricorre molto spesso. Proviamo a fare qualche esempio. Pensate a Golia, quel gigante alto quasi 3 metri che cercò di intimidire il giovane Davide. Ricordate che cosa gli disse? Andiamo in 1 Samuele capitolo 17. Notate con che prepotenza si esprime: “Vieni qui e darò la tua carne agli uccelli e agli animali selvatici!” ‘Vieni, vieni ragazzino e darò il tuo corpo in pasto ai rapaci e alle iene’. Un’intimidazione da brivido. O che dire del rabsache, che ai tempi di Ezechia cercò di intimidire gli ebrei gridando nella loro lingua. Oppure Sanballat e Tobia, che misero in ridicolo Neemia e gli ebrei perché ricostruivano le mura. Un altro esempio ancora lo troviamo nel commento della <i>Torre di Guardia</i> di oggi. Nabucodonosor cercò di intimidire i 3 ragazzi ebrei perché adorassero un idolo. Cosa fece esattamente? Beh, Daniele 3:1 dice che fece costruire una statua immensa. Pensate, era alta quasi 30 metri e larga quasi 3. Doveva incutere timore anche solo vederla. Ma non si fermò lì perché secondo il versetto 2 ‘convocò una folla oceanica, satrapi, prefetti, governatori, consiglieri’ e tanti altri. Una folla che spaventava. Nei versetti da 4 a 6 poi, il re Nabucodonosor fece proclamare: ‘Vi viene comandato questo: appena sentirete il corno, il flauto, la cetra, inginocchiatevi e adorate questa statua. Chiunque non si inginocchi e non la adori [ecco l’intimidazione] sarà immediatamente gettato nella fornace ardente’. Eppure quei 3 ebrei non si fecero intimidire in alcun modo. Satana il Diavolo, come abbiamo detto, continua ancora oggi a ricorrere alle intimidazioni. “Se non accetti questa trasfusione di sangue, sicuramente morirai”. “Se non accetti questo lavoro, [parlando di un lavoro che potrebbe danneggiare spiritualmente], la tua famiglia farà la fame”. “Perché non ti fumi questa sigaretta? Hai paura? Sei un fifone?” “Piaci un sacco a quella tua compagna. Perché non ti ci metti insieme? Non è che per caso sei gay?” Non c’è dubbio che fra le armi di Satana ci sono le intimidazioni. 1 Pietro 5:8 dice che il Diavolo “va in giro come un leone ruggente” e spesso questi ruggiti satanici assumono la forma di intimidazioni. Secondo <i>Perspicacia,</i> spesso un leone si mette a ruggire quando è a caccia di animali domestici, perché così li impaurisce e loro, presi dal panico, fuggono e abbattono la recinzione che li protegge. Ma ora chiediamoci: “Che cosa possiamo imparare dai 3 amici di Daniele? Come possiamo imitarli per non permettere a Satana di intimidirci?” Ecco alcuni punti. Primo, confidiamo sempre in Geova con tutto il nostro cuore nonostante i continui ruggiti del Diavolo. Prendiamo Daniele capitolo 3. Mentre leggiamo, notiamo la loro completa fiducia in Geova nonostante la situazione potesse fare paura. Al versetto 16 si legge: “Sadrac, Mesac e Abednego dissero quindi al re: ‘O Nabucodonosor, non è necessario che ti rispondiamo al riguardo. Se così dev’essere, il nostro Dio, quello che noi serviamo, ci può liberare dalla fornace ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non dovesse farlo, [continuano] sappi, o re, che non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che hai eretto’”. Che bell’esempio di fiducia in Geova! Passiamo a un altro punto. Grazie allo spirito santo non ci lasceremo prendere dal panico, rimarremo calmi e daremo una buona risposta a chi ci perseguita. Leggendo le loro parole rimaniamo meravigliati. Ebbero una grande compostezza e diedero una risposta davvero magistrale. Lo spirito santo stava operando potentemente su di loro e ci viene promesso che farà lo stesso anche con noi. Luca 12:11, 12 dice: “Quando vi porteranno davanti ad assemblee pubbliche, funzionari governativi e autorità, non preoccupatevi […] di ciò che dichiarerete, perché proprio in quel momento lo spirito santo vi insegnerà” cosa dire. Un terzo punto è questo: Geova può impiegare i suoi potenti angeli per tirarci fuori da una situazione brutta che incute timore. Nella vicenda relativa ai 3 ebrei fu una liberazione miracolosa. Quando il re guardò nella fornace, quello che vide non furono 3 uomini legati che bruciavano, ne vide 4, e tra l’altro camminavano liberi. Il quarto ovviamente era un angelo. Come si legge in Daniele 3:27, quando uscirono “non avevano addosso neppure l’odore del fuoco”. Non si era bruciato loro nemmeno un capello. E chi è stato a casa di qualche fumatore sa che l’odore del fumo si attacca subito addosso. Poi c’è da dire che i capelli e i peli bruciano molto facilmente. Una volta ho cercato di accendere un fornello a gas. L’ho fatto con un fiammifero, ma non avevo calcolato molto bene i tempi. Ha fatto una fiammata che mi ha bruciato quasi tutti i peli del braccio. Quei 3 ebrei invece non avevano un capello bruciato, né puzzavano di fumo. Oggigiorno noi non ci aspettiamo miracoli dagli angeli, non ci aspettiamo una salvezza miracolosa. Ma Geova può usarli, ad esempio per manovrare le circostanze. E così troviamo un lavoro col quale mantenere la famiglia. O magari troviamo un medico che rispetta la nostra posizione sul sangue, che è disposto a collaborare. Oppure Geova può usare gli angeli per darci forza, la forza che serve per rimanere fedeli davanti a prove infuocate. C’è anche un altro punto da ricordare. Credere fermamente nella risurrezione può infonderci grande coraggio, anche se siamo minacciati di morte. Di sicuro quei 3 ebrei conoscevano le parole di Giobbe, quelle di Giobbe 14:13, dove Giobbe chiese a Geova di nasconderlo nella tomba e dopo un limite di tempo ricordarsi di lui, risuscitarlo. E dovevano conoscere le risurrezioni compiute da Elia ed Eliseo. Non avevano la certezza di una protezione miracolosa, ma erano certi di questo: se fossero rimasti integri, sarebbero stati risuscitati. E questo è vero anche oggi. La ferma convinzione nella risurrezione, se ci pensiamo, limita Satana. Le sue minacce di morte non ci intimidiscono, non ci fanno in alcun modo paura. La speranza è la nostra arma segreta. Un ultimo punto è questo: se rimaniamo integri e non ci lasciamo intimidire, chi ci vede rimarrà favorevolmente colpito. Ricordate cosa disse il re quando i 3 uscirono dalla fornace sani e salvi? Disse: “Sia lodato l’Iddio di Sadrac, Mesac e Abednego, […] perché non esiste un altro dio che possa liberare come questo”. Pensiamoci un attimo. Se Nabucodonosor e gli altri babilonesi che erano lì saranno tra gli “ingiusti” che Atti 24:15 dice che saranno risuscitati, allora vorrà dire che quello di cui furono testimoni sarà un ottimo inizio per avvicinarsi a Geova nel nuovo mondo. E gli uomini che li gettarono nella fornace e rimasero uccisi dalle fiamme? Se saranno risuscitati, scopriranno che cosa successe dopo la loro morte prematura. E sicuramente venire a sapere queste cose li aiuterà a progredire spiritualmente nel nuovo mondo. La stessa cosa succede oggi. Quando non cediamo alle intimidazioni diamo una grande testimonianza. E grazie a questo tipo di testimonianza in molti hanno accettato la verità. In conclusione, tiriamo le somme. Dai 3 ebrei abbiamo imparato 5 cose che ci aiuteranno a non cedere alle intimidazioni. Primo, nonostante i ruggiti del Diavolo confidiamo sempre in Geova. Secondo, grazie allo spirito santo rimarremo calmi e risponderemo bene. Terzo, Geova può usare i suoi angeli che in vari modi possono tirarci fuori da situazioni che ci incutono timore. Quarto, quella della risurrezione è una speranza che ci infonde grande coraggio anche se siamo minacciati di morte. E quinto, se rimaniamo integri e non ci lasciamo intimidire, chi ci vede rimarrà favorevolmente colpito. Pertanto ognuno di noi, a imitazione dei 3 ebrei, sia determinato a non permettere a Satana di intimidirlo. Geova promette di dare forza a tutti i suoi servitori, inclusi i più giovani. Il nostro fratellino Elijah era solo un ragazzo quando ha affrontato una situazione che gli ha cambiato la vita. Ecco la sua storia. Da bambino non avevo nessun problema di salute. Mi piaceva tantissimo giocare a basket, ero felice di quello che riuscivo a fare in congregazione. Questo ragazzo aveva tutta la vita davanti. E in un momento è cambiato tutto. Nel novembre del 2019 mi è stato diagnosticato un grande tumore al cervello. Mi ricordo che pensavo: “Perché proprio a me? Che cosa ho fatto di male? Perché mi deve succedere una cosa del genere proprio adesso, adesso che ho 16 anni? Tra poco ne avrò 18 e dovrebbe essere il periodo più bello della mia vita”. La notte prima di essere operato è stata probabilmente la notte più spaventosa della mia vita. Volevo continuare a fare le cose che mi piacevano e ovviamente non volevo morire. In quei momenti ho pensato tanto a quello che dovette affrontare Davide. Nella sua vita rischiò di morire molte volte e combatté contro nemici davvero spaventosi. Anche la situazione in cui mi trovavo io era spaventosa e rischiavo di morire, ma sapevo che Geova era al mio fianco. Abbiamo chiesto al Comitato di assistenza sanitaria di parlare con i dottori delle decisioni prese da Elijah in campo medico. Il dottore è rimasto colpito quando ha chiesto a Elijah se aveva delle domande. Elijah ha chiesto un paio di cose sull’intervento e poi ha sollevato la questione del sangue. Questo ha fatto capire al dottore che era di fronte a un ragazzo che aveva le idee molto chiare su ciò che voleva. Se Geova mi dice che il sangue è sacro io lo ascolto, voglio ubbidirgli. Elijah ha continuato a ricordarci che anche se non si fosse svegliato dopo l’operazione, qualsiasi cosa sarebbe successa, si sarebbe comunque svegliato, se non qui sarebbe successo in futuro nel Paradiso. I dottori sono usciti e ci hanno detto che c’erano delle complicazioni. Elijah era entrato in coma e noi eravamo in attesa di risposte che neanche i dottori riuscivano a darci. Sono passati quasi 5 mesi prima che si risvegliasse dal coma. Comunque Geova ci ha sempre sostenuto attraverso i fratelli e le sorelle. Abbiamo ricevuto così tanti messaggi da parte di amici che ci dicevano che stavano pregando per Elijah e per tutti noi perché potessimo affrontare quella situazione. Nella primavera del 2020 ho ricominciato piano piano a svegliarmi dal coma. I movimenti che prima facevo con facilità ora sono più difficili e anche molto più dolorosi. Al momento soffro di atassia e non riesco a controllare la mia mano destra. Ci sono alcune cose che mi piacerebbe fare, ma purtroppo non ci riesco. Il basket è uno sport che amo proprio tanto e mi piacerebbe giocarci. È davvero difficile accettare il fatto che non ci riesco perché ho questo problema di salute. Un altro personaggio della Bibbia che mi incoraggia tanto è Giobbe. Ora riesco a immedesimarmi molto di più in lui, perché anche lui aveva un problema di salute. Però Giobbe riuscì a mantenere la sua fede e Geova alla fine lo ricompensò per questo. Dopo il coma lo zelo di Elijah non è diminuito. Anzi, devo dire che ne ha ancora di più. Elijah è un esempio nell’aprire il proprio cuore, e noi vogliamo essere zelanti e impegnarci nel ministero proprio come lui. Elijah non ha fatto niente di tutto questo da solo. Lui stesso è pronto a dare il merito a Geova e alla sua famiglia per tutto il sostegno che gli hanno dato. Ed è anche molto grato ai fratelli e alle sorelle per quello che hanno fatto. Si dà da fare nel servizio e si impegna in qualunque incarico gli venga affidato in congregazione. È stato nominato servitore di ministero. Ha il sostegno di tutti e sa che Geova è dalla sua parte, si può dire che Geova è davvero alla sua destra. Sono convinto che la speranza che ci ha dato Geova di una vita perfetta in futuro si realizzerà. E questo mi spinge a raggiungere quella meta e ad aiutare gli altri a fare lo stesso. C’è la luce alla fine del tunnel, e ringrazio tanto Geova per questo. Elijah, sei molto prezioso agli occhi di Geova! L’intero programma di questo mese ci ha fatto capire che ognuno di noi ha un ruolo importante nella famiglia di Geova. Come parte di questa famiglia, vi piacerebbe vedere il video d’invito al congresso di zona di quest’anno? Il tema è “Siate pazienti”. Quando è stata l’ultima volta che hai perso la pazienza? In macchina? Al lavoro? A casa? Questa vita frenetica mette a dura prova la nostra pazienza. Ma per essere felici dobbiamo essere pazienti, anche se a volte è difficile. Ma cosa significa essere pazienti? Significa non fare niente mentre aspettiamo che qualcosa cambi? Come può la pazienza migliorare la nostra vita? Il congresso dei Testimoni di Geova del 2023 “Siate pazienti” spiegherà che cos’è la vera pazienza, perché ne abbiamo bisogno e come può migliorare i nostri rapporti con gli altri. Dio vuole che siamo felici. E dato che è il nostro Creatore, sa quanto è importante che siamo pazienti. Per maggiori informazioni, visita il sito jw.org. Iniziate già a pensare alle persone a cui mostrare questo video per invitarle al congresso. Forse la curiosità le spingerà ad assistere. Vi piacerebbe scoprire qualcosa di più? Al congresso vedremo anche un videoracconto in 2 parti ambientato ai nostri giorni. Ora non vi diremo tutta la storia, ma ve ne daremo giusto un assaggio. Se papà e mamma fossero ancora in vita sarebbero veramente orgogliosi di te. Sai cosa penso, Amani? Tu puoi avere molto di più. Sto parlando di qualcosa che può dare sicurezza a te e alla tua famiglia, un vero contratto di lavoro offerto dal governo. <i>Siete su radio 82.10.</i> <i>Andiamo avanti con le notizie,</i> <i>ecco gli ultimi aggiornamenti.</i> <i>Le milizie ribelli avanzano verso la capitale,</i> <i>gli episodi di violenza</i> <i>sono sempre più numerosi.</i> Come sapete, la filiale ci ha chiesto di incontrarci per valutare insieme cosa fare in caso di disordini civili nella nostra zona. Girano sempre tante voci nel periodo delle elezioni. Dobbiamo proteggere la congregazione. È la nostra priorità. Non c’è niente di cui preoccuparsi. È una cosa circoscritta. Vedrai che tra un po’ non se ne parlerà più. La filiale ci ha inviato delle istruzioni. Ma quei fratelli vivono così lontano da qui! Continuo a chiedermi se non siano eccessivamente prudenti. Ricorda, Amani: “La vostra forza starà nel mantenere la calma e avere fiducia”. Ti vuoi svegliare o no? Svegliati! Vuoi continuare a mettere la tua vita nelle mani di questa gente? Geova onnipotente, ti prego aiutami. Il Corpo Direttivo ha deciso che anche quest’anno una nuova canzone concluderà il congresso. Sono felice di annunciare che è possibile scaricare già da ora la canzone e il testo su jw.org. Il Corpo Direttivo desidera che impariamo la canzone prima del congresso. In questo modo potremo cantare tutti insieme con gioia. Alcuni potrebbero aver bisogno di aiuto per scaricare la canzone. Offritevi di dare una mano. Potreste anche esercitarvi a cantare insieme a loro, così da prepararvi al congresso. Come potete vedere, ci aspettano molte cose nei prossimi mesi, un’ulteriore dimostrazione di quanto Geova ami il suo popolo. Ma ora è arrivato il momento dei saluti di questo mese. Viaggiamo fino al cuore del Mediterraneo, dove si trova Malta. Questo arcipelago è composto da 5 piccole isole, 3 delle quali sono abitate: Malta, la più estesa, Gozo e la piccola Comino, la cui area misura all’incirca solo 3 km². Queste isole sono conosciute per le loro coste rocciose e per le ripide scogliere calcaree. La posizione di Malta, con l’Italia a nord e l’Africa a sud, ha influito sulla lingua dei suoi abitanti. Il maltese è un mix tra un dialetto arabo parlato in Nordafrica e il dialetto siciliano. Suona come l’arabo ma si scrive in caratteri latini. Il maltese e l’inglese sono le 2 lingue ufficiali della nazione. I suoi porti e le tante spiagge potrebbero ricordarci la sola e unica menzione che si fa di quest’isola nella Bibbia. È proprio lungo queste coste che nel 58 E.V. l’apostolo Paolo fece naufragio nel suo viaggio verso Roma. La Bibbia dice che gli abitanti del posto mostrarono a Paolo e ai suoi compagni “straordinaria bontà” e ancora oggi molte persone ascoltano volentieri la buona notizia. La predicazione nell’arcipelago è iniziata negli anni ’70 del ’900. Ci sono 11 congregazioni a Malta, con più di 800 proclamatori. Molte persone che vivono nelle isole vengono da diverse parti dell’Africa, dell’Europa orientale e delle Filippine, così l’opera di predicazione viene svolta in 8 lingue diverse. I fratelli hanno buoni risultati anche con l’opera pubblica. Nel porto della Valletta una congregazione tagalog predica ai tanti filippini che lavorano sulle navi. Sull’isola di Gozo ci sono 2 congregazioni, una di lingua maltese e l’altra inglese, con un totale di 112 proclamatori e 34 pionieri. La famiglia Betel di Malta, insieme ai fratelli e le sorelle di Gozo, vi mandano i loro affettuosi saluti. Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting.

Report Page