JW Broadcasting (giugno 2019). Conferimento dei diplomi della 146ª classe della Scuola di Galaad

JW Broadcasting (giugno 2019). Conferimento dei diplomi della 146ª classe della Scuola di Galaad

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Benvenuti all’edizione di giugno 2019 di JW Broadcasting. Qualche mese fa 56 fratelli e sorelle sono arrivati da tutto il mondo per frequentare la Scuola biblica di Galaad. Hanno avuto la speciale opportunità di dedicare 20 settimane a uno studio approfondito delle Sacre Scritture. L’obiettivo di questa scuola è aiutare tutti gli studenti a rafforzare la propria fede così che possano a loro volta rafforzare i fratelli nei luoghi in cui andranno a servire. Il conferimento dei diplomi della 146ª classe della Scuola biblica di Galaad si è tenuto il 9 marzo di quest’anno presso il Watchtower Educational Center a Patterson. Ascoltiamo adesso gli edificanti discorsi che sono stati pronunciati nella prima parte del programma di questo conferimento.

Siamo felici che siate qui per il Conferimento dei diplomi della 146ª classe della Scuola di Galaad. Diamo il benvenuto a tutti coloro che sono collegati dalle varie strutture delle filiali di Stati Uniti, Canada e Puerto Rico, e da diversi uffici di traduzione decentrati. Diamo un benvenuto speciale agli studenti che stanno per diplomarsi a questa meravigliosa scuola. E benvenuti anche a voi cari familiari e amici che siete qui in questo giorno molto speciale. Sembrate emozionati, ed è giusto che lo siate. Siamo davvero molto, molto felici per tutti voi. Durante questi mesi di corso, vi è stato chiesto di individuare i princìpi che emergono da molti episodi biblici, vero? Pensando a questo metodo, il tema dei miei commenti introduttivi è: “Capite l’obiettivo e ricordate lo scopo”. Cercheremo di comprendere meglio cosa significa esaminando Luca 5:1-11. Qui leggiamo di alcuni discepoli di Gesù che scelsero di lasciare tutto per seguire il loro Maestro. Cos’era successo prima? Alcuni discepoli erano pescatori che per un po’ di tempo avevano seguito Gesù ma che poi erano tornati alla loro attività di pesca. Gesù cercò di toccare il loro cuore per motivarli a seguirlo senza riserve. Cosa fece? Fece qualcosa di straordinario che in quel momento aveva un obiettivo ma che aveva anche uno scopo più ampio. Leggiamo allora Luca 5:1-11, e iniziamo cercando l’obiettivo più immediato di quello che fece Gesù: “In un’occasione Gesù si trovava presso il lago di Gennezaret, mentre la folla gli si accalcava intorno per ascoltare la parola di Dio. E vide due barche ormeggiate alla riva del lago, mentre i pescatori erano scesi e stavano lavando le reti. Salì su una delle barche, che era di Simone, e chiese a questi di allontanarsi un po’ da terra. Quindi si sedette, e dalla barca si mise a insegnare alle folle. Finito di parlare, disse a Simone: ‘Va’ dove è profondo, e calate le reti’. Simone però rispose: ‘Maestro, ci siamo dati da fare tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma al tuo comando calerò le reti’. E quando lo fecero, presero una gran quantità di pesci, tanto che le reti iniziarono a rompersi. Allora fecero segno ai loro compagni sull’altra barca perché venissero ad aiutarli; quelli vennero ed entrambe le barche furono riempite, al punto che cominciarono ad affondare. Vedendo ciò, Simon Pietro si gettò ai piedi di Gesù e gli disse: ‘Allontanati da me, Signore, perché sono un peccatore’. Infatti, a motivo di quella pesca, sia lui che quelli con lui erano sopraffatti dallo stupore, e così anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Ma Gesù disse a Simone: ‘Smetti di aver timore. D’ora in poi prenderai uomini vivi’. E riportarono le barche a riva e, lasciata ogni cosa, lo seguirono”. Quindi, qual era l’obiettivo di quel miracolo? Aiutarli a capire che se avessero avuto fiducia in Gesù e l’avessero seguito, le loro necessità sarebbero state soddisfatte. Ovviamente prima dovevano credere in Gesù, non è vero? E dovevano ascoltarlo. Quello che avevano visto con i loro occhi era un miracolo vero. Era stata una pesca miracolosa, e da questo potevano capire che Gesù si sarebbe occupato anche delle loro necessità. Quello era l’obiettivo; e di sicuro era stato raggiunto. Infatti si sentirono spinti a lasciare tutto per seguire Gesù. Abbandonarono la loro attività di pesca. Furono disposti a lasciare ogni cosa per seguirlo. In un attimo la loro fede e la loro fiducia in Gesù erano aumentate. Questo insegnamento vale anche oggi. Tra poco raggiungerete le vostre destinazioni. Avete colto l’obiettivo della Scuola di Galaad? Avete capito qual era? Rafforzare la vostra fede e la vostra fiducia in Geova, e quindi rendere più forte la vostra amicizia con lui. Così, se vi terrete ben stretti a Geova, sarete pronti per qualsiasi incarico o responsabilità lui scelga di affidarvi. Attraverso suo Figlio, Geova si prenderà cura di voi. Vi aiuterà ad assolvere i vostri incarichi fedelmente; e voi contribuirete a dargli gloria. In tutto quello che farete ricordate quei discepoli, che furono abbastanza umili da capire l’obiettivo di quello che aveva fatto Gesù e lasciare tutto per seguirlo. Ma adesso soffermiamoci sulla seconda parte del nostro tema: lo scopo. Qual era lo scopo più ampio del miracolo di Gesù? In altre parole, quale significato più profondo aveva per i discepoli quel miracolo? Beh, torniamo al capitolo 5 di Luca. Cosa accadde dopo che i discepoli, ubbidendo a Gesù, erano andati dove l’acqua era profonda e avevano calato le reti? Presero così tanti pesci che la loro barca rischiò di affondare. Anche se il racconto non dice cosa fecero con quei pesci, i discepoli riuscirono ad arrivare a riva. Ovviamente un uomo che poteva camminare sull’acqua non li avrebbe lasciati affondare. Ora però arriviamo allo scopo più ampio di quel miracolo. Ricordate cosa disse Gesù ai suoi discepoli quando, a motivo di quella pesca sorprendente, furono sopraffatti dallo stupore? Disse loro: ‘Smettete di aver timore. D’ora in poi prenderete uomini vivi’. Capite? Con quel miracolo Gesù insegnò qualcosa di più profondo. Non solo che le loro necessità materiali sarebbero state soddisfatte, avevano capito quel punto, ma che sarebbero diventati grandi pescatori di uomini. Quel miracolo era un’anticipazione di un miracolo ancora più grande che si sarebbe verificato in futuro! Se quella pesca abbondante serviva a spiegare il successo che avrebbero avuto come pescatori di uomini, allora anche dopo anni avrebbero potuto ripensare a quella pesca e a quelle barche piene di pesce, e ricordare che c’era ancora molto lavoro da fare. Dovevano ‘prendere uomini vivi’, per così dire, e aiutarli a diventare discepoli di Cristo. Quello che avete imparato a Galaad vi servirà per continuare a dare il vostro sostegno a quest’opera di vitale importanza che non si ripeterà mai. Ecco lo scopo più ampio di questa scuola. Quindi, qualunque sia l’incarico che riceverete, qualunque sia il luogo a cui sarete assegnati, ricordate sempre l’obiettivo e lo scopo più ampio della preziosa formazione che avete ricevuto a questa scuola. Confidate nel fatto che Geova e suo Figlio saranno sempre al vostro fianco, e usate la formazione ricevuta a Galaad per promuovere l’importante opera svolta nella filiale e nel territorio in cui servirete. Bene, parleremo ancora un po’ di questo verso la fine del programma di oggi. Ma ora sarà molto incoraggiante ascoltare una serie di discorsi che rafforzerà la vostra fede, accrescerà la vostra fiducia, di voi studenti ma anche di tutti noi ovviamente, e metterà in risalto il meraviglioso proposito di Dio che tutti sosteniamo. Cominciamo ascoltando un membro del Corpo Direttivo, il fratello David Splane, che pronuncerà il discorso dal tema “Se lo cercate, lo trovate”.

Se lo cercate, lo trovate. Cercare cosa? Cercare il buono nei nostri fratelli. E quando lo trovate, non abbiate paura di riconoscerlo. Ovviamente sappiamo che dovremmo farlo, eppure tutti dobbiamo combattere la tendenza a vedere talvolta gli altri con occhio critico. A volte mettiamo in dubbio i loro motivi, forse perché siamo solo un po’ gelosi. Ad esempio, pensate a quel fratello della vostra congregazione che è un oratore eccezionale. Quando fa un discorso lui, la Sala è strapiena. E tutti sono entusiasti dei suoi discorsi, anche vostra moglie. Dei vostri discorsi lo è un po’ meno. “Mister Egocentrico, per me non è niente di speciale”. Oppure, pensate a quel fratello del vostro reparto, quello fastidioso perché è sempre super efficiente. Non è mai in ritardo, non manca mai un giorno, macina una quantità incredibile di lavoro ed è raro che gli scappi un errore. “Anche lui non è niente di speciale per me. Il Perfettino, vuole farci sembrare tutti dei lavativi”. Ecco che stiamo mettendo in dubbio i suoi motivi. Ma possiamo cercare il buono anche nel fratello Perfettino? Possiamo considerare buoni i suoi motivi? Forse i suoi genitori gli hanno insegnato a dare sempre il suo meglio a Geova. In altre parole, se poteva fare di più, ci si aspettava che facesse di più, così ha imparato a offrire solo il meglio che poteva dare. E riflettete su questo: lui non giudica ciò che voi offrite a Geova. Semplicemente lui vuole offrire a Geova tutto il suo meglio. Questo era il suo atteggiamento quando era pioniere, ed è rimasto lo stesso ora che serve alla Betel. Allora, come potete relazionarvi col fratello Perfettino? Gli direte: “Prenditela con più calma, sennò ci fai passare tutti per sfaticati”? Beh, se lo facesse darebbe a Geova meno di ciò che potrebbe, ma Geova si aspetta e merita solo il meglio. Quindi, cosa potete fare? Potete riconoscere il suo talento. “Fai davvero un sacco di lavoro, bravo! Vorrei riuscirci anch’io!” E Mister Egocentrico, l’oratore eccezionale? “Geova ti ha dato un dono meraviglioso. Lo stai usando bene”. Troppo difficile? Gli anziani a volte devono valutare i fratelli per assegnare loro delle responsabilità. E anche se non chiudiamo gli occhi sulle mancanze dei nostri fratelli, cerchiamo di mantenere un punto di vista positivo. A volte ci capita di dover parlare di un errore, di un aspetto negativo. Ma si sta parlando di un episodio isolato o di un modo di fare? È vero che se abbiamo l’abitudine di concentrarci sugli aspetti positivi, ogni tanto ci capiterà qualche delusione. Ma affrontare di tanto in tanto una delusione è meglio che sviluppare un atteggiamento cinico, sospettoso o ostile verso i fratelli. Vediamo un esempio biblico di come mettere in dubbio i motivi di un fratello avrebbe potuto portare al disastro. Andiamo in 1 Samuele capitolo 17. Il contesto del brano dice che Davide è stato mandato da suo padre, Iesse, a trovare 3 suoi fratelli maggiori che sono in guerra, infatti Israele sta combattendo contro i filistei. Quando Davide arriva al fronte sente Golia che sfida qualsiasi israelita sia disposto a un combattimento contro di lui. Nessuno si offre volontario, e Davide, che è un uomo di fede, si arrabbia. Dice: “Chi è questo filisteo incirconciso che osa farsi beffe delle schiere dell’Iddio vivente?” Il suo fratello più grande, Eliab, lo sente; e vediamo che succede al versetto 28. Quindi 1 Samuele 17, leggiamo il versetto 28: “Quando suo fratello maggiore Eliab lo sentì parlare con gli uomini si arrabbiò e gli disse: ‘Cosa sei venuto a fare? A chi hai affidato quelle poche pecore nel deserto? Conosco bene la tua arroganza e le tue cattive intenzioni: sei sceso solamente per vedere la battaglia!’” Quindi, cosa possiamo imparare sulla personalità di Eliab da questo versetto? Non molto. Chiaramente era una domanda trabocchetto. Lo abbiamo appena conosciuto, non sappiamo molto di lui e di certo non vogliamo emettere giudizi sulla base di un episodio isolato, vero? Quindi la domanda è: si è trattato di un singolo episodio o era un modo di fare tipico di Eliab? È successo una volta o si comportava sempre così? Quando valutiamo una situazione, chiediamoci: “C’è mai stata una circostanza in cui ero così arrabbiato con il mio fratello carnale al punto di dirgli qualcosa di molto brutto, qualcosa per cui poi mi sono dovuto scusare?” Se è successo, vuol dire che siamo cattive persone? Perciò la domanda è: è un episodio isolato o è un’abitudine? Sono ragionamenti che dovremmo tenere ben presenti quando sorgono problemi con i fratelli. Non giudicate gli altri sulla base di singoli episodi. È chiaro, Eliab in questo caso commise un errore. Attribuì a Davide dei motivi sbagliati e non fu certo delicato. Ma poteva andare peggio. Immaginate che Davide avesse ascoltato Eliab che gli diceva: “Datti una calmata, vuoi sembrare migliore di noi?” Cosa poteva succedere? Davide poteva rispondere: “Hai ragione, Eliab, sono stato un po’ arrogante. Non potrei mai sconfiggere quel fortissimo guerriero”. Se fosse andata così, Israele ne avrebbe pagato le conseguenze, almeno per un po’ di tempo. Quindi qual è la lezione? Non incoraggiate mai gli altri a dare a Geova meno del loro meglio, anche se il loro meglio è migliore del vostro. Vediamo ora un altro episodio isolato della vita di Eliab, e diciamo qualcosa di positivo su di lui. Cerchiamo il buono in Eliab. 1 Samuele capitolo 22; 1 Samuele 22, leggiamo il versetto 1. Dice: “Poi Davide se ne andò da lì e si rifugiò nella caverna di Adullam. [Davide qui stava fuggendo da Saul] Quando lo vennero a sapere, i suoi fratelli e l’intera casa di suo padre scesero da lui”. “I suoi fratelli”: quindi anche Eliab. Qual è il punto? Quando Davide aveva bisogno di lui, Eliab c’era. Si poteva contare su di lui. E successivamente un figlio di Davide sposò una figlia di Eliab. Ehi, aspetta un attimo, ho sentito bene? Davide fuggiva da Saul? Davanti a Golia non era fuggito, vero? Ma fugge da Saul. Lo spirito di Geova deve avergli indicato quando doveva rimanere e combattere e quando doveva fuggire e nascondersi. Ci si potrebbe fare un altro discorso. Tra l’altro, fa bene alla salute imparare a concentrarsi sul buono negli altri anche quando sorgono problemi. Vi sarà capitata una situazione del genere: state camminando verso l’uscita e siete a pochi passi dietro qualcuno. Lui apre la porta, passa e la porta vi si chiude in faccia. È un egoista o è solo preso dai suoi pensieri? Come scegliete di valutare questo episodio? All’oratore eccezionale piace stare al centro dell’attenzione o stavolta ha solo esagerato con l’entusiasmo? Il collega di reparto è troppo pignolo o è solo accurato? Scostante e orgoglioso o semplicemente timido? Ora, alcuni di voi in futuro riceveranno incarichi di grande responsabilità, che implicheranno l’avere a che fare con gli altri. Quando succederà, ricordatevi: chi vede solo gli errori negli altri rinuncia a tanta gioia, ma per chi cerca il buono negli altri “è sempre festa”. Ricordatevelo. E che Geova vi benedica riccamente. Vi vogliamo bene!

Ti ringraziamo molto per il tuo incoraggiante discorso, fratello Splane. Ora ascolteremo un membro del Comitato di Filiale degli Stati Uniti, il fratello Troy Snyder, che svilupperà il tema “Egli fa divenire”.

Come diplomati di Galaad vi viene chiesto di rafforzare e rendere stabili le preziose pecore di Geova. E ricevete questo incarico alla vigilia della grande tribolazione. Qual è una scrittura che potrebbe rafforzare e rendere stabili voi, così che possiate a vostra volta aiutare altri? Ecco un indizio: quale verità rivelò Geova per rendere forti gli israeliti poco prima di liberarli dall’Egitto? Apriamo la Bibbia in Esodo al capitolo 3 e vediamo quale verità rivelò Geova. Vi ricordate il racconto? Mosè stava chiedendo a Geova: “Cosa posso dire agli israeliti così che abbiano fiducia nella tua liberazione?” Sostanzialmente era questo che gli chiedeva. Notate cosa disse Geova per fortificarli al versetto 14: “Allora Dio disse a Mosè: ‘Io Diverrò Ciò Che Scelgo Di Divenire’. E aggiunse: ‘Devi dire questo agli israeliti: “Io Diverrò mi ha mandato da voi”’”. Ecco cosa ha reso forti gli israeliti. Capirono che Geova stava dicendo: “Diventerò qualsiasi cosa sarà necessaria per attuare la mia volontà”. Nell’Appendice A della Traduzione del Nuovo Mondo viene spiegato che il nome significa anche “Egli fa divenire” nel senso che fa divenire la sua creazione, cioè tutti noi, qualunque cosa sia necessaria per realizzare il suo proposito. Questa definizione si accorda bene con quello che è Geova, perché lui è il Creatore. Ci ha creato. Ha messo in piedi questo universo. È il Dio che fa divenire. Questa verità, questa verità così straordinaria, può rafforzarvi e rendervi stabili, perché vi ricorda qualcosa che Geova vuole darvi. Vediamo di cosa si tratta. Apriamo la Bibbia in Geremia 10. Qui troviamo un aspetto del nome di Geova che ci dice qualcosa sulla sua personalità e su quello che ci vuole dare. Vediamo qual è al versetto 6. Geremia 10:6 dice: “Nessuno è come te, o Geova. Tu sei grande, e il tuo nome è grande e potente”. Il nome di Geova è legato alla sua potenza. Ecco cosa ci rivela di Geova il suo nome. E Geova è disposto a usare la sua potenza per rafforzarci. Infatti, è stata la potenza di Geova a dividere il Mar Rosso. È stata la potenza di Geova a fermare il sole mentre Giosuè combatteva. È stata la potenza di Geova a mandare uccelli per dare cibo a Elia. Ed è stata quella stessa potenza a fare correre quel profeta ormai esausto più velocemente di un carro trainato da cavalli. Quanto è rassicurante sapere che Geova ci dice: “Ti voglio dare la mia forza!” Spesso infatti siamo sfiniti e potremmo sentire di non farcela più. Ma Geova ci sta dicendo: “Ti voglio bene davvero e ti darò la forza di cui hai bisogno per portare avanti la mia volontà”. Ecco perché Satana e i nemici di Dio hanno tentato di nascondere il nome di Geova! Non solo perché il nome lo identifica, volevano oscurare la potenza che c’è dietro questo nome, quello che significa per noi, e come ci rafforza. E sapete cos’altro fa il suo nome? Ci conforta. Può tranquillizzare il nostro cuore. Può placare le nostre paure. Notate in che modo questo è successo a uno dei servitori di Geova. Geremia capitolo 1. Ricordate? Geremia aveva ricevuto un incarico molto difficile: doveva rappresentare Geova. E come reagì? Disse: “Sono solo un ragazzo!” In pratica stava dicendo: “Geova, non ho esperienza. So che ho una buona base spirituale perché mi hai istruito tu, ma non sono sicuro di potercela fare, ho paura”. Che cosa gli disse Geova per renderlo forte? Che cosa lo fece diventare? Notate il versetto 18. Geremia 1:18 dice: “Oggi infatti ti ho reso una città fortificata, una colonna di ferro e mura di rame contro tutto il paese, verso i re di Giuda e i suoi principi, verso i suoi sacerdoti e il popolo del paese”. “Una città fortificata”. Geova dice: “Ti rafforzerò. Ti farò diventare come una colonna di ferro. Ti darò la forza che ti serve per assolvere il tuo incarico”. “Mura di rame”. Perché si parla di mura di rame? Forse per come Geova ha creato il rame. Cos’ha di particolare questo metallo? Ad alte temperature il rame non si piega, non si deforma, non perde la propria resistenza. In pratica è come se Geova stesse dicendo a Geremia: “Farò in modo che tu possa sopportare il calore della prova”. È questo che Geova sta facendo per voi. Renderà ognuno di voi capace di affrontare qualsiasi situazione. Mura di rame. Geremia fu reso forte, come le mura che circondavano una città. È come se Geova gli avesse dato tutto quello che gli serviva dal punto di vista mentale, emotivo, spirituale e fisico per assolvere il suo incarico. E questo lo rese forte. Ci pensate a quante volte Geremia deve aver attinto forza da queste parole mentre affrontava le difficoltà? Ad esempio, quando era perseguitato e fu messo ai ceppi. I ceppi erano una forma di tortura. Immaginate come potrebbe aver pregato: “Geova, fammi diventare ciò che ho bisogno di diventare per rimanerti fedele”. Forse Geova non gli fece sentire dolore? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che Geremia rimase fedele. Questa esperienza non ha piegato la sua volontà, non lo ha abbattuto e neppure ha infranto la sua integrità. O pensate a quella volta in cui doveva andare a dire ai sacerdoti e ai principi che il loro prezioso tempio sarebbe stato distrutto. E doveva rappresentare questa condanna scaraventando a terra e riducendo in pezzi una brocca di terracotta. Come avrà pregato Geremia? “Geova, aiutami a diventare ciò che serve per portare questo messaggio. Dammi la calma. Dammi il coraggio. Aiutami ad avere la forza per riuscirci”. E Geova lo aiutò. Geova fu con Geremia ogni singola volta. È così, è proprio il nome di Geova che garantisce che ce la farete. Che sarete in grado di portare avanti la sua volontà. E lo state già facendo. Quando vi siete presentati alla famiglia Betel abbiamo sentito come Geova vi ha fatto divenire. Ad esempio, una sorella tra voi ha raccontato che da ragazzina, insieme a sua sorella, per aver conosciuto Geova ha dovuto lasciare la propria casa. Cosa è successo, cara sorella? Geova ha fatto divenire te, e i fratelli e le sorelle attorno a te, ciò che era necessario per mantenerti vicina a lui. Uno di voi ha detto di aver lavorato in un cantiere teocratico per un progetto di ampliamento. Dovevi preparare mattoni sotto il sole con addosso tutto l’equipaggiamento da cantiere. E hai detto che comunque non hai perso la gioia. Perché? Perché Geova ti ha fatto divenire. Un caro fratello tra voi ha detto di aver pensato a un certo punto che il proprio servizio non avesse valore per Geova. Avevi perso la gioia. Ma cosa è successo dopo? Geova ha fatto in modo che qualcuno ti incoraggiasse, ti rafforzasse. Un altro fra voi ha raccontato di come Geova lo ha aiutato a fare cose che non avrebbe mai immaginato di poter fare. Geova ha proprio fatto diventare ognuno di voi quello che era necessario per realizzare la sua volontà. Allora, quando vi sentite scoraggiati, quando avete paura, quando non vi sentite all’altezza, pregate Geova. Chiedetegli di aiutarvi a diventare quello di cui c’è bisogno per fare la sua volontà. Chiedetegli di aiutarvi a fare quello che serve per dare gloria al suo nome. Riflettete: quand’è che Geova ha rivelato questa verità agli israeliti? È stato proprio quando stavano per affrontare delle prove. E quand’è che Geova ha rivelato questa verità a noi? È stato con la revisione della Traduzione del Nuovo Mondo. Questa revisione ci ha aiutato a capire meglio il potere del suo nome proprio ora, che stiamo per entrare nel nuovo mondo di Geova. Quindi, quali prove dovrete affrontare? Quali difficoltà incontrerete? Come sarà la grande tribolazione? Non ha importanza, perché voi adorate Geova. Questo è il suo nome, l’Iddio che fa divenire!

Abbiamo apprezzato moltissimo questo bel discorso, fratello Snyder. Adesso ascoltiamo il fratello Donald Gordon, assistente del Comitato Editoriale, che pronuncerà il discorso dal titolo “Vivete sincronizzati con Geova”.

Durante questi ultimi 5 mesi, cari studenti, avete fatto il download di tante bellissime informazioni riguardo a Geova. Ora che la scuola è finita, il download è stato completato: è tutto sincronizzato. O almeno così potrebbe sembrare al momento. Ovviamente, Geova non ci ha creati come dei semplici computer che non fanno altro che memorizzare informazioni. Ci ha creati “a sua immagine”. Quindi mentre riceviamo conoscenza da Geova, abbiamo la capacità di assimilarla e poi di riflettere l’immagine di Geova, ovvero di pensare come lui, di provare i suoi sentimenti. Cominciamo ad agire come lui. Geova ci ha dato la sua Parola e ci ha anche creati con la capacità di fare nostre le meravigliose sfaccettature della sua personalità, e in questo modo possiamo davvero essere sincronizzati con lui. Ma come può questo dare onore a Geova e fargli provare gioia? Tra le persone che sono sincronizzate, o in armonia, con Geova senza dubbio Gesù Cristo ne è il più grande esempio. In tutto quello che faceva, in tutto quello che diceva, in tutto quello che pensava era perfettamente in armonia con suo Padre. Gesù disse: “Io non posso fare una sola cosa di mia iniziativa”. Come, ad esempio, quando marito e moglie sposati da diversi anni riescono a capire quello che l’altro sta pensando con una semplice occhiata, senza una parola. Sono sincronizzati. O magari come 2 pattinatori sul ghiaccio che danzano all’unisono. Un esempio di come Geova e Gesù lavorano all’unisono, sincronizzati, è l’episodio in cui la donna che aveva una perdita di sangue venne sanata solo toccando la frangia del mantello di Gesù. Molti di noi amano questo racconto. Riviviamo quell’episodio riportato in Marco 5:29, 30. La donna si è fatta spazio tra la folla, gli tocca il mantello, e poi dal versetto 29 leggiamo: “In quell’istante la sua perdita di sangue si fermò, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quella dolorosa malattia. Immediatamente Gesù percepì che della potenza era uscita da lui; allora si voltò in mezzo alla folla e chiese: ‘Chi mi ha toccato le vesti?’” In quel momento, quando la donna sentì di essere stata guarita, Geova e Gesù stavano operando in completa armonia. Probabilmente fino ad allora Gesù era ignaro del fatto che Geova stava osservando quella donna e che desiderava guarirla. Geova avrebbe potuto guarire quella donna per conto suo, in un attimo, senza che Gesù lo venisse neanche a sapere. Ma no, decise di agire attraverso suo Figlio, sapendo che Gesù operava in armonia con lui. Quando Gesù sentì della potenza uscire da lui, naturalmente volle sapere chi era stato guarito: “Chi è la persona che mio Padre ha notato e che io non ho visto?” Questo perché agivano insieme, in armonia. Anche quando vide quella donna, e capì che era impura e che non avrebbe dovuto essere lì, Gesù era pienamente d’accordo con suo Padre. Era sincronizzato con il modo in cui Geova considerava quella donna ed era molto felice di aver avuto una parte nel guarirla; e così Gesù ci ha lasciato uno dei racconti più toccanti della sua vita. Cosa possiamo imparare? Quando svolgiamo un incarico, quando siamo in congregazione, o quando predichiamo, vogliamo essere sincronizzati con il modo in cui Geova considera le persone. Spesso vediamo gli altri attraverso i nostri occhi. Ma potremmo essere annebbiati dai nostri pensieri e punti di vista umani, forse compromessi da malintesi, incomprensioni o informazioni sbagliate; o forse dobbiamo essere disposti a perdonare un po’ di più. Vedete, se uno qualunque di questi sentimenti compromettesse il nostro giudizio o i nostri rapporti con gli altri anche minimamente, in quel caso non saremmo sincronizzati con Geova. Gesù e Geova erano concentrati sulla fede di quella donna: “La tua fede ti ha sanato. Va’ in pace”. Sforziamoci sempre, con tutto noi stessi, di vedere gli altri come li vede Geova. Questo dà onore a lui e gli permette di usarci in armonia con la sua volontà. Ci fu un’altra situazione in cui essere sincronizzato con suo Padre richiese più tempo ed energie. Quando Gesù scelse i 12 apostoli, ovviamente volle farlo in armonia con suo Padre, ma questo non avvenne in un batter d’occhio. Di certo Gesù conosceva intimamente Geova. E conosceva bene anche gli uomini che stava considerando. Ma comunque furono necessarie ore di preghiera per arrivare alla scelta dei 12 apostoli. E così sarà mentre svolgerete il vostro incarico e dovrete prendere delle decisioni. Non potete semplicemente confidare nella vostra conoscenza delle Scritture, per quanto possa essere profonda. Per prendere delle decisioni dobbiamo implorare Geova in preghiera, forse più e più volte, e meditare. Non trattenetevi dal supplicare Geova quando dovete prendere una decisione difficile. E certamente, confidate sempre nella sua Parola, in quello che vi insegna la sua Parola, pregate il nostro Padre, e poi meditate sulla sua volontà. Durante la scuola avete appreso che la conoscenza di Geova è una gemma dalle innumerevoli sfaccettature. Leggiamo un interessante versetto che ci fa apprezzare una di queste sfaccettature: Efesini 3:19. Efesini 3:19 dice: “E di conoscere l’amore del Cristo che oltrepassa la conoscenza”. Com’è possibile che conoscere qualcosa sia superiore alla conoscenza? Avete imparato che il verbo greco reso “conoscere” significa conoscere “in modo pratico, per esperienza”. Sappiamo che i racconti dei Vangeli ci insegnano molto sull’amore del Cristo. Possiamo imparare riguardo alla sua pazienza, alla sua umiltà, alla sua prontezza a perdonare. Ci dilettiamo nel leggere e studiare questi racconti. Ma conoscere davvero l’amore del Cristo è come una capacità che possiamo acquisire solo con la pratica. Ad esempio, una persona deve studiare per imparare a fare il medico. È un lungo processo di apprendimento che richiede anni di studio, ma quando finisce quel periodo inizia quello del tirocinio in ospedale, il che include visitare i pazienti. Ora dovrà usare quello che ha imparato dai libri. Dovrà metterlo in pratica nelle situazioni della vita reale. La conoscenza che deriva da questo tipo di esperienza oltrepassa la conoscenza acquisita dai libri. Quindi, abbiamo studiato riguardo al Cristo e abbiamo imparato molto. Cari studenti, in questi 5 mesi avete avuto la meravigliosa opportunità di studiare riguardo alla pazienza, all’amore, al perdono, all’umiltà, alla compassione di Gesù. Vi tenete stretta questa conoscenza. Siete sincronizzati. Beh, ci siete quasi. Ora c’è da fare il tirocinio: ora c’è da prendere questa conoscenza e metterla in pratica. Quando interagiamo con i fratelli in congregazione o con i fratelli con cui lavoriamo, quando usciamo nel ministero di campo, quando affrontiamo una situazione difficile, mettiamo in pratica quello che abbiamo imparato dal Cristo. Solo così potrà avere un profondo impatto. Avete letto e studiato i suoi pensieri, ma ora capite anche cosa provava mentre si spendeva per gli altri; capite cosa si prova ad agire con umiltà come fece Gesù; cosa si prova davvero a perdonare di cuore come fece Gesù. In tal modo, con l’esperienza, potete “conoscere l’amore del Cristo”, e questo oltrepassa la conoscenza. Non è soltanto quello che sapete di Dio, e che custodite nel cuore, ma adesso sono anche le vostre azioni, la vostra vita e ciò che siete ad essere sincronizzati con Geova. Proprio come disse il re Davide nel Salmo 139, cari studenti, avete trovato i preziosi pensieri di Geova nella sua Parola. Continuate a ricercarli, teneteli a mente, custoditeli e metteteli in pratica. Così facendo vivrete sincronizzati con Geova.

Grazie di cuore per il tuo emozionante discorso, fratello Gordon. Il prossimo discorso sarà pronunciato da un insegnante di Galaad, il fratello Mark Noumair. Il discorso che ha preparato si intitola “Offrite il vostro arco”.

All’età di 20 anni era già un leader di talento al comando di 1000 uomini. La sua tribù era famosa per le prodezze militari. Era conosciuto come un esperto arciere. Il suo arco non mancava mai il bersaglio. Era il primogenito, il principe ereditario: coraggioso, leale, amato dal popolo. Gionatan aveva tutte le carte in regola per essere il successivo re d’Israele, tranne per il fatto che non era lui l’uomo che Geova aveva scelto. Come reagì quando Davide ricevette speciale favore da Geova? Come reagì quando Davide si trasferì nella casa del re? Venne pervaso dall’invidia e dalla gelosia? Si sentì forse minacciato? Cercò di distruggere la reputazione di Davide? Dopo tutto Davide aveva 30 anni meno di Gionatan e proveniva da una famiglia piuttosto insignificante. Che cosa fece Gionatan? Ecco cosa fece. Fece qualcosa di straordinario. Scopriamolo in 1 Samuele 18:3, 4. Ragioniamo insieme su quello che fece Gionatan e sulla lezione preziosa che se ne può trarre. 1 Samuele 18:3, 4: “E Gionatan e Davide fecero un patto, perché Gionatan amava Davide come sé stesso”. Ora notate il versetto 4: “Gionatan poi si tolse il manto senza maniche che indossava e lo diede a Davide, insieme alle sue vesti militari, alla spada, all’arco e alla cintura”. Questo gesto aveva un profondo significato simbolico: indicava che Gionatan si sarebbe sottomesso alla volontà di Geova, che avrebbe sostenuto umilmente Davide. Ma riflettete: offrendo il suo arco a Davide, Gionatan stava rinunciando a una parte importante della propria identità. La Bibbia descrive Gionatan come un guerriero valoroso: ‘Più veloce di un’aquila, più forte di un leone’. Sconfiggeva i filistei in battaglia prima ancora che Davide nascesse. Ma era forse preoccupato di perdere il rispetto degli altri? Disse per caso: “Cosa penserà il popolo di me? Perderò di credibilità se sostengo questo ragazzino?” No. E non si sentì neppure scartato da Geova a motivo dello speciale favore che aveva ricevuto Davide. L’arco e il resto del suo equipaggiamento militare erano parte di Gionatan e rappresentavano il potente guerriero che era. Ma non era l’arco a renderlo un uomo di valore. Era l’amore: l’amore per Geova, l’amore per le decisioni di Geova. È di questo che stiamo parlando. E una volta che Gionatan diede il suo arco, non lo chiese mai indietro, neanche quando seppe che Davide sarebbe diventato re. Rispettò la disposizione divina e sostenne ripetutamente Davide. Rassicurò Davide: “Geova ha scelto te”. Gionatan non era una persona insicura. Non era preoccupato di apparire insignificante. Non aveva paura dell’ascesa di Davide; e neppure considerava Davide come un rivale da eliminare. In termini umani questo costò molto a Gionatan. Perse la prospettiva di diventare re; perse lo stretto rapporto che aveva con suo padre; forse perse l’ammirazione degli altri. Ma in termini spirituali ci guadagnò molto. Il suo affetto privo di egoismo per Davide è stato elogiato nella Parola di Dio, il che non sarebbe mai accaduto se lui si fosse opposto alla decisione di Geova. Non saremmo nemmeno qui a parlarne se lui avesse avuto un punto di vista carnale sulle disposizioni di Geova. Ecco quindi la lezione fondamentale: non misurate il vostro valore in base agli incarichi che avete. L’amore per Geova: è questo che determina il vostro valore. Una persona spirituale è uno strumento molto potente nelle mani di Dio, ed è questo ciò che siete. Allora come potete imitare Gionatan? Offrite il vostro arco sostenendo le decisioni organizzative di Geova anche quando questo significa rinunciare a qualcosa che amate o che vorreste continuare a fare. Per esempio, alcuni di voi sono stati incaricati di servire in un nuovo paese, ma forse non vi aspettavate di dovervi trasferire in un altro paese. Eravate contenti di stare dove stavate e felici di fare quello che facevate. Grazie. Grazie per il vostro sostegno alle decisioni prese per promuovere gli interessi del Regno a livello globale. Grazie. O forse siete stati addestrati a fare qualcosa che vi appassiona. Ma adesso qualcun altro viene incaricato di fare quel lavoro. Ci metterete il cuore, come Gionatan, nel sostenere e rassicurare la persona che prenderà il vostro posto? E che dire di voi sorelle? Immaginate che arrivi una nuova sorella e riceva il vostro amato incarico. Ogni giorno pensavate: “Amo il mio lavoro!” E adesso vi viene chiesto di addestrarla. Cosa farete? Offrirete il vostro arco? Oppure l’ufficio dei vostri sogni viene dato a un’altra sorella, quello con la finestra. Proprio quello! È da un po’ che lo state tenendo d’occhio. Avete una certa anzianità di servizio e magari lei è più giovane di voi, ma forse i fratelli responsabili hanno preso in considerazione altri fattori di cui non siete al corrente. Cosa farete? Cosa farete in situazioni come queste? Accetterete il fatto che sostenere le decisioni dell’organizzazione a volte richiede sacrifici da parte vostra? Fate in modo che il vostro amore per Geova sia più grande del vostro amore per un incarico. Questa è una lezione davvero molto importante, la lezione numero 1, su cui riflettere: offrite il vostro arco in questo modo. Avete già dimostrato di avere questo atteggiamento e con questo discorso vi incoraggiamo a continuare a farlo dovunque andrete. Pensate a questo per un momento: confrontate il buon esempio di Gionatan con quello di suo fratello Is-Boset. Quando Saul morì, 2 Samuele 2:8 dice che il suo generale Abner nominò re Is-Boset: nessuna lealtà alla decisione di Geova. Is-Boset era d’accordo: “Voglio essere re”. Is-Boset bramava quella posizione, il che portò a una guerra civile, il che portò a problemi. Is-Boset non offrì il suo arco e il suo equipaggiamento militare a Davide. 2 Samuele capitolo 2 dice piuttosto che fece guerra a Davide, causando un massacro in cui morirono 380 uomini in Israele. Is-Boset non sosteneva Davide, l’uomo scelto da Geova. Non era come suo fratello Gionatan. Ma supponiamo che Gionatan fosse stato ancora vivo quando Saul morì e che Abner fosse andato da Gionatan e gli avesse detto: “Gionatan, voglio che tu diventi re. Saresti un grande re”. Gionatan sarebbe stato d’accordo? Avrebbe forse detto a Davide: “Ridammi il mio arco”? Avrebbe ritrattato e detto: “Stavo fingendo di esserti leale. Quello che volevo davvero era diventare re”? No. No. Gionatan non l’avrebbe fatto. Perché? Perché non aveva dato a Davide soltanto il suo arco e il suo equipaggiamento militare, no, aveva dato il suo cuore: sosteneva di cuore la decisione di Geova. Questa è una bellissima qualità di Gionatan. Tra Gionatan, che vide l’opportunità di sostenere la causa di Geova, e Is-Boset, che non pensò neanche per un momento che era Geova a guidare Davide, la differenza è abissale. E i risultati parlano da soli: Gionatan venne amato e onorato, Is-Boset venne odiato e assassinato. Quando Gionatan morì, Davide era così abbattuto per la perdita del suo caro amico che fu spinto a fare qualcosa. Quello che fece è riportato in 2 Samuele 1:17, 18. Vorrei leggervi queste parole. 2 Samuele 1:17, 18: “Poi Davide intonò un canto funebre per Saul e suo figlio Gionatan, e comandò che la gente di Giuda imparasse questo canto intitolato ‘L’arco’”. “L’arco”. Davide aveva forse in mente l’arco che Gionatan gli diede all’inizio della loro amicizia? Gionatan sostenne la nazione senza pretendere un alto rango, o una certa posizione. Gionatan fu davvero leale. Una grande lezione che Davide non dimenticò mai, e non voleva che neanche i figli di Giuda se ne dimenticassero, infatti stabilì che tutti loro imparassero questo canto a memoria. Offrire il proprio arco: è un’immagine piena di forza. Lavorando dietro le quinte, silenziosamente dietro le quinte, sostenete lealmente le decisioni di Geova. Continuate a farlo costi quel che costi, nonostante le imperfezioni umane, nonostante le delusioni, nonostante quelle che percepiamo come ingiustizie, non preoccupatevi. Sono solo gli alti e bassi della vita. Rialzatevi; non fermatevi; siate forti; diventate un esempio di lealtà per i fratelli. Questo è quello per cui siete stati addestrati. Riceverete la cura e il favore di Geova proprio come accadde a Gionatan. Geova non liquidò Gionatan come uno che non era tagliato per fare il re. No. Piuttosto, notò il sostegno leale di Gionatan e volle che il suo meraviglioso esempio venisse custodito nella sua Parola ispirata. Ora andrete dove siete stati assegnati, e qual è il vostro arco? Tutti ne abbiamo uno. È il vostro tanto amato incarico? Quel privilegio che solo pochi altri hanno? Quella responsabilità per la quale molti vi consultano per ricevere istruzioni? Riflettete su questo: arriverà il momento in cui qualcuno riceverà un incarico di responsabilità e vi verrà chiesto di sostenerlo, di lavorare sotto la sua supervisione, di aiutarlo. E quando quel momento arriverà, chiedetevi: “Cosa farò?” E non soltanto voi fratelli, anche voi sorelle, voi mogli. Darete il vostro sostegno? Darete il vostro sostegno anche voi mogli? Sorelle single, sosterrete le decisioni? Questo è il punto. Chiedetevi: “Offrirò il mio arco come fece Gionatan? Lo offrirò prontamente? Lo offrirò altruisticamente a chiunque venga scelto per un incarico di responsabilità nell’organizzazione di Geova?” Siate certi che Geova a sua volta vi offrirà, offrirà a voi, qualcosa di più prezioso di quanto si possa immaginare: il suo favore e la sua approvazione. E cosa c’è meglio di questo? Il favore e l’approvazione di Geova adesso e la vita nel nuovo mondo. E quando entrerete nel nuovo mondo, andate a conoscere l’uomo la cui storia vi ha insegnato a offrire il vostro arco.

Grazie fratello Noumair. Grazie per questi pensieri incoraggianti. E in effetti questa mattina abbiamo ascoltato davvero dei bei discorsi.

Che programma incoraggiante! Nelle prossime settimane non perdetevi la seconda e la terza parte del conferimento. Le troverete nella sezione Ultimi video o in quella Video on Demand di JW Broadcasting. Per concludere l’edizione di questo mese andiamo nell’isola tropicale di Kosrae, in Micronesia. Situata nell’Oceano Pacifico, quest’isola è caratterizzata da fitte foreste, mangrovie e spiagge bellissime, ed è circondata da una splendida barriera corallina. Qui molti lavorano nei settori del turismo, della pesca e dell’agricoltura. Anche se la lingua ufficiale è l’inglese, sull’isola di Kosrae c’è un ufficio di traduzione decentrato. Un fratello e 4 sorelle si occupano di tradurre le pubblicazioni in kosraeano. Sull’isola c’è una congregazione in cui servono 2 missionari nel campo, 2 pionieri speciali e 2 pionieri regolari, per un totale di 15 proclamatori. Si impegnano molto per predicare ai più di 6.000 abitanti dell’isola e stanno ottenendo ottimi risultati. Nel 2018, infatti, ci sono stati 82 presenti alla Commemorazione e al congresso di zona si è raggiunto un massimo di 65 presenti. E sempre nel 2018 i proclamatori hanno condotto una sessantina di studi biblici. I fratelli e le sorelle di Kosrae ci mandano i loro affettuosi saluti. E anche noi sfruttiamo questa occasione per ricambiare il loro affetto. Questo è JW Broadcasting, dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova.

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