JW Broadcasting (aprile 2023)

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Benvenuti al programma di JW Broadcasting! Questo mese tratteremo qualcosa di cui è facile parlare ma che è difficile da mettere in pratica, prendere decisioni sagge. Vedremo quali scelte sagge hanno fatto Greg e Joren Harris nel crescere i loro figli. Avremo modo di conoscere anche Enrique Torres, un uomo che ha fatto grandi cambiamenti nella sua vita, e scopriremo cosa l’ha aiutato a perseverare. Il nuovo episodio della serie Il ferro affila il ferro ci mostrerà come essere adattabili nel ministero. Questo è il programma di JW Broadcasting di aprile 2023! 

Geoffrey Jackson. Prendiamo decisioni sagge

Il tema del programma di questo mese è “Prendiamo decisioni sagge”. Questa considerazione si basa su Giobbe 34:11. Leggiamo insieme questo versetto: “Egli ricompenserà l’uomo in base alle azioni che compie, e farà ricadere su di lui gli effetti della sua condotta”. Come si capisce bene da questo versetto, le nostre azioni sono molto importanti. E in genere le nostre azioni sono il risultato delle decisioni che prendiamo. Alcune decisioni vengono prese dopo averci riflettuto a lungo, mentre altre senza pensarci troppo. Ma a prescindere da quanto riflettiamo prima di prendere una decisione, dobbiamo riconoscere questa verità fondamentale. Una decisione saggia dà risultati positivi, una decisione sbagliata invece può portare a conseguenze anche molto gravi. Ovviamente, tutti vogliamo prendere buone decisioni. Ma quando una decisione si rivela saggia? Quando quella decisione rallegra il cuore del nostro Padre celeste, Geova. La maggior parte di noi ha già fatto delle scelte sagge. Tra queste ci sono le grandi decisioni della vita, come dedicare la propria vita a Geova e battezzarsi. Oppure la decisione di non farsi coinvolgere in questioni religiose o politiche come fa il mondo. Sicuramente prima di prendere queste importanti decisioni abbiamo passato molto tempo a pregare per capire cosa richiedeva Geova da noi. E grazie alla sua benedizione abbiamo visto come la nostra vita è migliorata. Per il momento, comunque, non ci concentreremo sulle grandi decisioni della vita. Parleremo piuttosto di quelle che alcuni potrebbero considerare decisioni di minore importanza. In realtà, come vedremo, alcune di queste possono avere un impatto notevole sulla vita. Innanzitutto vedremo un esempio tratto dalla Bibbia, un servitore di Geova che però durante la sua vita prese alcune decisioni sbagliate. Cercheremo di comprendere cosa portò quest’uomo a prendere queste decisioni sbagliate. Poi vedremo insieme che cosa dobbiamo fare noi per riuscire a prendere buone decisioni. E infine capiremo cosa dobbiamo fare se ci rendiamo conto di aver preso una decisione che si è rivelata poco saggia. Quindi, per iniziare parliamo di un fedele servitore di Geova che però prese alcune decisioni poco sagge. L’esempio che esamineremo è quello del re Giosafat. Che reputazione si fece agli occhi di Geova questo re? Troviamo la risposta nel libro di 2 Cronache al capitolo 17. Leggiamo i versetti 3 e 4: “Geova rimase con Giòsafat, perché lui camminò nelle vie percorse prima di lui dal suo antenato Davide e non ricercò i Bàal. Ricercò infatti l’Iddio di suo padre e seguì i suoi comandamenti, non le pratiche d’Israele”. Che belle parole di lode, non trovate? È evidente che Giosafat era un re fedele, prese la saggia decisione di servire Geova. Ma nonostante questo, prese anche alcune decisioni davvero poco sagge. Andiamo a vedere quello che successe in una circostanza, in 2 Cronache 18:1: “Giòsafat aveva ricchezze e gloria in abbondanza, ma strinse un’alleanza matrimoniale con Àcab”. In pratica, fece sposare suo figlio con Atalia, la figlia di Acab. Ecco, quella fu una pessima decisione. Perché? Perché Acab aveva costruito un tempio per Baal e aveva radunato perfino 850 falsi profeti. E poi era anche il marito della malvagia regina Izebel. Chi avrebbe mai messo il proprio figlio in una famiglia del genere? A cosa stava pensando Giosafat? Perché strinse quell’alleanza matrimoniale? Forse voleva riunire le 12 tribù, o forse aveva qualche interesse politico o commerciale per cui gli serviva avere Acab come alleato. Anche se non siamo sicuri dei suoi motivi, sappiamo per certo che ci furono delle conseguenze. A causa della sua stretta alleanza con il re Acab, Giosafat si sentì obbligato a unirsi a lui e a combattere al suo fianco nella guerra contro i siri. E così, come se non bastasse, questo lo portò ad un’altra decisione poco saggia. Mentre si stavano preparando per la battaglia, Giosafat chiese di consultare uno dei profeti di Geova. Acab espresse il suo grande odio per il profeta e, dopo aver sentito quello che aveva da dire, lo fece gettare in prigione. A questo punto era arrivato il momento per Giosafat di fare una scelta. Sapete cosa decise di fare? Anche se all’inizio non era d’accordo con Acab, alla fine decise di unirsi a lui in battaglia. Giosafat non tenne conto dell’avvertimento di Geova. Ma c’è dell’altro. Questo a sua volta lo spinse a prendere ancora un’altra decisione sbagliata, e questa volta fece una scelta davvero insensata. Cosa accadde? Il profeta di Geova aveva predetto che gli israeliti avrebbero perso il loro pastore, o re, in battaglia. Quindi Acab disse che lui si sarebbe travestito e che non sarebbe entrato in battaglia con gli abiti del re. Ma disse anche che Giosafat avrebbe dovuto indossare le vesti reali. Fermiamoci, e pensiamoci per un momento. In sostanza Acab stava dicendo: “Tu vai pure a combattere con un bersaglio disegnato sulla schiena e io invece mi travesto e passo inosservato”. Ma vi rendete conto? La decisione di Giosafat di accettare tutto questo non fu solo poco saggia, ma fu proprio insensata. Gli costò quasi la vita. Ma perché fece una cosa del genere? Il libro Perspicacia dice che forse Giosafat agì in quel modo perché non voleva “rimangiarsi la promessa che aveva fatto di accompagnare Acab”. Probabilmente perché avrebbe fatto brutta figura se si fosse tirato indietro a quel punto. Anche se Giosafat sopravvisse a quella battaglia, Geova mandò da lui un altro profeta che gli disse le parole riportate in 2 Cronache 19:2: “Si dovrebbe aiutare il malvagio? Si dovrebbero amare quelli che odiano Geova? Per questo motivo Geova è indignato contro di te”. Durante la sua vita Giosafat fece diverse cose buone e Geova ovviamente tenne conto di questo, ma sappiamo anche che prese alcune decisioni del tutto sbagliate. Quali lezioni traiamo dalle decisioni sbagliate di Giosafat? Lezione n. 1: solo perché abbiamo fatto tante cose buone nel nostro servizio a Geova non significa che prenderemo sempre sagge decisioni. Lezione n. 2: se diventiamo amici di persone che odiano Geova potremmo sentirci spinti a prendere altre decisioni poco sagge. Lezione n. 3: forse stiamo chiedendo a Geova di darci la sua guida, ma poi dobbiamo ubbidirgli se vogliamo prendere sagge decisioni. Lezione n. 4: se ci rendiamo conto di aver preso una decisione poco saggia, non andiamo dritti per la nostra strada. Fermiamoci e poi cambiamo direzione. Queste lezioni si possono riassumere con le parole di Proverbi 22:3. Lì si dice: “L’accorto vede il pericolo e si nasconde, ma [dice anche che] l’inesperto va avanti e ne paga le conseguenze”. È così, dobbiamo cercare di prevedere le conseguenze delle decisioni sbagliate e poi fare qualcosa per evitarle. Ricordate quali furono alcune conseguenze delle decisioni poco sagge di Giosafat? Per poco non perse la vita, il suo primo figlio fu un apostata finché morì. E in seguito sua nuora, Atalia, fece mettere a morte tutti gli eredi al trono tranne uno e si insediò come regina di Giuda. Ma forse starete pensando: “Nonostante tutto, per Geova, Giosafat fu un buon re”. Sì, è vero. Ed è confortante per noi sapere che se in passato abbiamo preso decisioni poco sagge è ancora possibile che Geova ci consideri suoi fedeli servitori. Ma significa questo che allora le nostre decisioni non sono poi così importanti? Nel 1980 La Torre di Guardia faceva questo esempio molto interessante. Immaginate due capitani che sono al comando della propria nave. Durante una tempesta il primo capitano riesce a governare la nave e con destrezza porta in salvo l’equipaggio fino a riva. Mentre il secondo capitano prende decisioni sbagliate e per questo motivo alla fine fa naufragio perdendo tutto l’equipaggio. È lui l’unico a salvarsi. Anche se entrambi i capitani tornano a casa sani e salvi, uno ha salvato nave ed equipaggio, e quel capitano sarà molto più felice e degno d’onore, non trovate? È ovvio a quale dei due capitani possiamo paragonare Giosafat. Ma diversamente da lui, di sicuro noi preferiremmo essere come il primo capitano, quello che non ha perso la nave durante la tempesta. Allora cosa dobbiamo fare per riuscire ad essere come quel capitano? Nell’aprile del 2011, un articolo della Torre di Guardia conteneva un riquadro intitolato così: “Consigli per prendere buone decisioni”. E lì venivano elencati 6 aspetti che dovremmo sempre ricordare: (1) Non siate presuntuosi. (2) Documentatevi e fate ricerche. (3) Pregate per avere sapienza. (4) Decidete. (5) Attuate quanto avete deciso. E poi: (6) Rivedete la decisione e fate eventuali cambiamenti. Perché quest’ultimo aspetto è importante? Beh, perché di tanto in tanto è importante riesaminare le decisioni che abbiamo preso. E magari nel farlo ci rendiamo conto che una nostra decisione non è stata proprio la più saggia. Ma allora possiamo ancora essere come il primo capitano? Certo che sì! Come? Avendo il coraggio di fare i cambiamenti necessari. Dobbiamo riconoscere che non tutte le nostre decisioni vanno come avevamo sperato. Ecclesiaste 9:11 ci ricorda che “il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti [noi]”. Cosa dovremmo fare se ci troviamo in questa situazione? La stessa Torre di Guardia del 2011 rispondeva a questa domanda per noi. Spiegava che Geova si aspetta che ci atteniamo a decisioni come la dedicazione o l’impegno che ci siamo assunti con il matrimonio. Però aggiungeva anche: “Ad ogni modo, la maggior parte delle decisioni non sono così importanti. La persona saggia di tanto in tanto rivede le decisioni che ha preso. Non permette che l’orgoglio o la testardaggine le impediscano di modificare le proprie decisioni o persino di tornare sui suoi passi. La sua principale preoccupazione è assicurarsi di continuare a onorare Dio col proprio modo di vivere”. Torniamo un attimo all’esempio che abbiamo fatto dei 2 capitani. Su una nave a volte devi rivedere una decisione che si rivela poco saggia. Questo è proprio quello che successe durante un uragano nel 1889. La Calliope, una grande nave britannica, era ormeggiata nel porto di Apia, nelle isole Samoa occidentali, quando si scatenò una violenta tempesta. All’inizio il capitano decise di rimanere al sicuro nel porto come i capitani delle altre navi. Ma le onde si gonfiarono così tanto da diventare presto un vero pericolo. Il capitano si accorse di aver preso la decisione sbagliata. Cosa fece a quel punto? Con coraggio, cambiò la sua decisione e si diresse verso il mare aperto. Fu difficile, ma alla fine riuscì a salvare se stesso, la sua nave e i 250 marinai che erano a bordo. Questo gesto così coraggioso lo fece entrare negli annali della marina. Se vogliamo essere come quel capitano, ogni tanto dovremo pregare e poi riesaminare le decisioni che abbiamo preso. Potrebbe trattarsi di decisioni riguardo al lavoro, ai divertimenti, all’istruzione o al luogo in cui viviamo. Forse quando avevamo preso quelle decisioni ci erano sembrate la cosa più saggia per noi, ma continuano a sembrarci così anche ora? Se capite che sta arrivando un uragano o che le conseguenze delle vostre decisioni potrebbero portarvi a fare naufragio perché non sono state fino in fondo in armonia con la volontà di Geova, cosa dovreste fare? Fate come quel saggio capitano. Non preoccupatevi di fare brutta figura, non abbiate paura. Chiedete a Geova di aiutarvi e poi agite con coraggio. Fate i cambiamenti necessari perché Geova continui a essere felice di voi. Facendo così, prenderete sagge decisioni, decisioni che daranno buoni risultati, decisioni che Geova benedirà. 

Una cosa che può aiutarci a prendere decisioni sagge è tenere a mente il quadro generale. Non pensiamo solo al presente, pensiamo a cosa potrebbe accadere in futuro. In altre parole, non viviamo solo per il presente ma per vivere per sempre. Questo è proprio l’argomento della canzone di questo mese. 

Vivi per vivere per sempre

♪ Questo mondo dice che ♪ ♪ se segui il tuo cuore avrai ♪ ♪ solo il meglio e non soffrirai. ♪ ♪ Ma Dio dice: “Non lasciare che ♪ ♪ questo mondo ti modelli. ♪ ♪ Io ti darò l’eternità”. ♪ ♪ Geova è lì con te, ♪ ♪ e vuole starti accanto. ♪ ♪ Pregalo perché lui ti sosterrà. ♪ ♪ Non vivere soltanto il presente, no! ♪ ♪ Vivi in modo che tu ♪ ♪ viva per sempre. ♪ ♪ Questo mondo dice che ♪ ♪ se lo segui otterrai fama e celebrità. ♪ ♪ Ma Dio ti dice: “Ascoltami, ♪ ♪ se tu non corri dietro al vento io ti darò l’eternità”. ♪ ♪ Geova è lì con te, ♪ ♪ e vuole starti accanto. ♪ ♪ Pregalo perché lui ti sosterrà. ♪ ♪ Non vivere soltanto il presente, no! ♪ ♪ Vivi in modo che tu ♪ ♪ viva per sempre. ♪ ♪ Geova è lì con te, ♪ ♪ e vuole starti accanto. ♪ ♪ Pregalo perché lui ti sosterrà. ♪ ♪ Non vivere soltanto il presente, no! ♪ ♪ Vivi in modo che tu ♪ ♪ viva per sempre. ♪ 

Indipendentemente da quanto tempo serviamo Geova o dalle difficoltà che stiamo affrontando, possiamo tenere stretta la speranza di vivere per sempre. Meditare su questa speranza può aiutarci a prendere decisione sagge in qualunque fase della nostra vita. Prima abbiamo detto che a volte è necessario riconsiderare una decisione che abbiamo già preso. Ora vedremo una famiglia che decide di trasferirsi in una congregazione di lingua straniera. Si rivelerà una decisione saggia nel loro caso? Vediamo insieme cosa succede. 

La lingua del cuore

Ehi, Nicolas. Allora, sei pronto? La comunità haitiana nella nostra zona stava crescendo e con il tempo era stata aperta una nuova congregazione di lingua creola di Haiti. Abbiamo provato a predicare con loro qualche volta e abbiamo visto che c’era molto bisogno. “Devi provare”. Allora che dite? Ci proviamo? Ho pregato tanto per avere più studi biblici. Credo proprio che questa sia la risposta di Geova. - Ottimo! - Dai, proviamoci! Perfetto, allora appena arriviamo a casa ne parliamo in preghiera. Eravamo entusiasti di imparare una nuova lingua. Usavamo ogni secondo libero per migliorarci. Era bellissimo, ma c’erano anche delle difficoltà. Nicolas, Nicolas! Potresti leggere tu il prossimo paragrafo, per favore? Ehm, sì. Dove siamo arrivati? Direi che lo studio è andato molto bene oggi, vero Nicolas? Sì, benissimo! Anche se ancora una volta, mi sono completamente perso. Non ci rendevamo conto che Nicolas non stava provando la nostra stessa gioia. Per aiutarlo, oltre all’adorazione in famiglia, abbiamo iniziato a svolgere altre attività spirituali nella nostra lingua. Ad esempio assistevamo a un’adunanza al mese nella nostra precedente congregazione. Sai, sono un po’ preoccupato per Nicolas. Sta avendo difficoltà ad adattarsi alla nostra nuova congregazione. Uhm, capisco. Beh, quando noi c’eravamo trasferiti in una congregazione di lingua straniera era tutto entusiasmante. Ma dopo un po’ ci siamo resi conto che i nostri figli avevano perso la gioia, perché anche se sentivano ancora parlare di argomenti spirituali non imparavano molto, dato che quella non era la loro lingua. È per questo che siete tornati qui? Esatto. Ma vedi, ogni famiglia è diversa. E ognuno di noi deve decidere cosa è meglio per la propria. È vero. Grazie mille. Ho trovato l’articolo perfetto per aiutarci a decidere cosa fare. Citava l’esempio di Daniele. Doveva parlare diverse lingue ogni giorno, ma continuava a studiare in ebraico, la sua lingua. L’articolo menzionava Salmo 119:11: “Custodisco le tue parole nel mio cuore”. Per fare in modo che Nicolas custodisse nel suo cuore la Parola di Dio abbiamo capito che aveva bisogno di imparare di più su Geova nella sua lingua del cuore. In effetti quando seguo l’adunanza nella mia lingua è diverso. Non devo pensare troppo, capisco subito. Alina, penso che sia chiaro cos’è meglio per noi. Sì, hai ragione. Ma… e i vostri studi? Non ti preoccupare, Nicolas. Troveremo una soluzione. La lingua che ci tocca di più è la lingua che usiamo nella vita di tutti i giorni. Quindi è meglio che adesso continui ad avvicinarti a Geova nella lingua che arriva al tuo cuore. Era la decisione migliore per permettere a Nicolas di crescere spiritualmente. Ma ci mancava il campo di lingua creola. Così, qualche anno dopo... Ehi, Nicolas. Allora, sei pronto? Un po’ nervoso, però sì. Direi di sì. Abbiamo deciso che era il momento giusto per tornare nella congregazione di lingua creola. Siamo felici che la nostra decisione abbia aiutato Nicolas a costruire una base solida per la sua fede e per il suo futuro. 

Quanto è stato incoraggiante ricordare che quando prendiamo una decisione abbiamo sempre la possibilità di correggere la rotta! Avete mai preso una decisione che all’inizio sembrava saggia, ma che poi nel tempo non vi è più sembrata così saggia quando le circostanze sono cambiate? Forse vi siete detti: “Se lascio questo incarico, significa che ho fallito”. Ma ricordate che la cosa più importante è assicurarci di continuare a onorare Geova nella nostra vita. Abbiate il coraggio di fare dei cambiamenti, se le vostre circostanze lo richiedono. Greg e Joren Harris hanno insegnato ai loro figli ad amare Geova. Quali decisioni hanno preso nel corso della loro vita? 

Aiutare i propri figli ad amare Geova

Quando una persona fa un sacrificio rinuncia a qualcosa per qualcos’altro che considera di maggior valore. Che prezzo si può dare all’amore che un figlio prova per Geova? Che prezzo si può dare al servire Geova tutti insieme come famiglia? Quando ho scoperto che avremmo avuto un bambino, beh, è stata una doccia fredda. Quando ero un bambino la mia famiglia non era nella verità. Mi sono capitate delle cose che mi hanno lasciato il segno e mi hanno reso molto insicuro. Avevo bisogno di costanti rassicurazioni sul fatto che sarebbe andato tutto bene, che potevo gestire qualsiasi situazione difficile. Mio padre mi voleva davvero tanto bene. La sera, da piccolo, prendevo un filo di mia madre per il lavoro a maglia e lo legavo alla maniglia della porta di mio padre. E con il filo arrivavo alla mia camera e lo legavo al mio alluce, così quando lui apriva la porta al mattino mi svegliavo e potevo stare con lui. Quell’amore che provavo per mio padre volevo che i miei figli lo provassero per Geova. Volevo che ci fosse una corda che legasse il loro cuore direttamente a Geova, in modo che fosse lui a motivarli e a svegliarli spiritualmente ogni giorno. Mi piaceva tantissimo insegnare ai bambini, lo facevo in ogni momento disponibile. E ovviamente la sera, come famiglia, di solito sul nostro letto, leggevamo la Bibbia insieme. Era il collante che ci teneva legati a Geova e che ci teneva legati gli uni agli altri. In Giudici 7, Gedeone disse: “Guardate me e fate […] quello che faccio io”. Quindi sapevo che se volevamo che i nostri figli vivessero la verità dovevamo viverla con loro, non poteva essere qualcosa che insegnavamo e basta. Dovevamo vivere la nostra vita nel servizio a Geova insieme a loro. Gesù disse chiaramente che ‘non possiamo essere schiavi di due padroni’. Provai a farlo, ma credetemi, non funziona per niente. E come ogni padre volevo provvedere il necessario alla mia famiglia. Per lavoro costruivo case, ma mi prendeva così tanto tempo che mi era costato il servizio di pioniere. Quindi decisi che dovevo cambiare lavoro. E così iniziai a fare lavori di ristrutturazione. Cercammo una sistemazione che poteva permetterci di svolgere il servizio a tempo pieno, e Geova ci diede proprio quello di cui avevamo bisogno. Ogni anno andavamo a predicare nei territori non assegnati con i nostri figli e quelli sono tra i ricordi più belli che abbiamo. Avevamo dei risultati incredibili nel ministero. Così come famiglia decidemmo di provare a imparare lo spagnolo. C’erano tante persone nel nostro territorio e nei territori vicini che parlavano spagnolo e purtroppo nella zona non c’erano congregazioni o gruppi che potessero aiutarle. Quando andavamo a predicare all’estero, stavamo spesso dai parenti delle persone che studiavano con noi o dai nostri fratelli e sorelle che vivevano in quei paesi, in ambienti davvero molto umili. Ed eravamo contenti dell’ospitalità che ci offrivano perché volevamo immergerci in quella cultura. Quello ci aprì gli occhi su una realtà che neanche sapevamo esistesse. La nostra famiglia è riuscita a crescere e a prosperare spiritualmente anche grazie a uno sforzo consapevole da parte mia e di Joren, che è sempre stata pronta a colmare le mie lacune. Greg mi ha sempre reso facile amarlo, prendermi cura dei nostri figli e concentrarmi sulle cose spirituali. Quando preghiamo Geova e riflettiamo su come la nostra famiglia sia riuscita a servirlo, non possiamo che ringraziarlo. Possiamo solo cercare di esprimere a parole quanto siamo grati per il dono che abbiamo ricevuto con Kaarsten e sua moglie Andrea e con Kjersti e suo marito Dhimo. Non meritiamo nessuna di queste benedizioni da Geova, eppure lui ha benedetto i nostri sforzi e questo ci offre una meravigliosa opportunità per riflettere su tutte le cose che ha fatto per noi. E cos’altro possiamo fare per ripagare Geova se non perseverare, continuare a servirlo finché non saremo tutti insieme nel nuovo mondo? 

Grazie mille, fratello e sorella Harris, per averci raccontato la vostra bellissima storia. Avete aiutato i vostri figli a mettere Geova al primo posto nella loro vita e avete dato loro l’opportunità di stringere un’amicizia con lui. Quello che ci succede nell’infanzia ha un grande impatto sugli adulti che diventeremo, sia nel bene che nel male. Se non ci piace il tipo di persona che siamo, possiamo cambiare, come vedremo nel prossimo video della serie Dove sono oggi.

Dove sono oggi | Enrique Torres. Da leone ruggente a mite agnello

Sì, chi è? Ehi, ciao. Come stai? Ok, vieni su. Il mio nome è Enrique Torres Junior. Vivo a Staten Island, nello stato di New York, e ho il piacere di servire nella congregazione di Mid-Island. I primi 40 anni della mia vita sono stati pieni di guai, ho vissuto una vita orrenda. Un giudice una volta disse che avevo una propensione alla criminalità. Senza dubbio, ero davvero una persona pericolosa. Da ragazzo passavo il tempo insieme a gente poco raccomandabile che mi portò a commettere crimini di ogni tipo e a vivere una vita immorale. Quando ero in prigione, il direttore del carcere sviluppò una specie di programma per riformare le persone che potevano avere un’influenza negativa sugli altri e decise di metterle in isolamento. E tra di loro c’ero anch’io. Le guardie ci picchiavano brutalmente. Era davvero troppo per me, le botte e le urla. Ricordo di aver pensato: “Se continua così, non rimarrò vivo a lungo”. Riuscii a parlare con mio padre e lui, e lui mi disse: “Non dimenticarti mai di Geova e ricordati del suo nome”. Era tutto quello che sapevo di Dio. Sapevo che solo Dio avrebbe potuto aiutarmi in quella situazione e così mi trovai a parlare con Geova in preghiera. Promisi a me stesso che avrei fatto di tutto per conoscerlo davvero, per conoscere molto più del suo nome, che era l’unica cosa che sapevo. Riuscii ad avere delle pubblicazioni e anche la Bibbia. Imparai di più su Geova e fu allora che lui diventò reale per me. Avevo circa 40 anni a quel tempo. Nei successivi 40 anni della mia vita, grazie a Geova e alla sua organizzazione, la mia personalità è stata completamente trasformata. Ho ricevuto moltissime benedizioni, soprattutto per quanto riguarda il ministero e le mie capacità come insegnante, e questo mi ha aiutato ad avvicinarmi ancora di più a Geova. Ho avuto il privilegio di essere servitore di ministero per molti anni e anche di servire come sorvegliante del gruppo di servizio per molti anni. Una delle difficoltà più grandi che purtroppo devo affrontare è la mia lotta contro il cancro. E ho dovuto subire 4 diversi interventi e fare anche alcuni cicli di chemioterapia. Se non avessi potuto confidare nell’aiuto di Geova per superare queste prove, sono assolutamente certo, non avrei mai potuto farcela. Non vorrei mai che qualcuno cadesse nella trappola in cui sono caduto io. Un errore porta a un errore sempre più grande. Prima esci con una gang, poi i furti, poi le rapine. Va sempre peggio, non c’è niente che abbia vero valore in tutto questo, niente. Le uniche cose che ti rimangono sono solo un sacco di dolore, ferite emotive e tantissimi rimorsi di coscienza. Quando studiamo la Parola di Dio, la Bibbia, possiamo vedere quello che Geova ha in mente di fare nel futuro. E poi che è un Dio buono, misericordioso e amorevole, che non vuole che sia distrutto nessuno, ma che vuole che tutti vivano per sempre. Genitori, non perdete mai le speranze con i vostri figli. Geova non le ha mai perse con me. Mi ha salvato dalle tenebre spirituali in cui ero e mi ha portato fino alla luce, mi ha fatto conoscere la verità e la sua meravigliosa organizzazione. È tutto merito suo. Ed è proprio quello che dico quando parlo a qualcuno della mia vita. Dico: “Non è merito mio, è solo grazie a Geova che sono cambiato e Geova può fare lo stesso anche per te, se glielo permetti”. 

Quando era giovane, Enrique non ha scelto bene i suoi amici e questo lo ha portato a prendere altre decisioni sbagliate. Ma a un certo punto ha deciso di iniziare a conoscere Geova. Questo ci ricorda che possiamo continuare a fare cambiamenti nella nostra vita. Cari genitori, ricordate che i piccoli semi di verità che avete piantato nel cuore dei vostri figli possono spingerli a prendere buone decisioni anche da adulti. Ci sono decisioni che possono sembrare poco importanti, eppure possono avere un effetto profondo sui fratelli e le sorelle. Nel prossimo video, il fratello Robert Luccioni ci spiegherà in che modo le nostre reazioni possono promuovere la pace oppure distruggerla.

Robert Luccioni. Siate come Gedeone (Efes. 4:1, 2)

La scrittura di oggi parla delle qualità che servono per comportarsi “in modo degno” ovvero in un modo che rende felice Geova. Come avrete notato, la scrittura di oggi, Efesini 4:1, è solo una parte di una frase più lunga. Leggiamo l’intera frase, che troviamo dal versetto 1 al versetto 3. Efesini 4:1-3 dice: “Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà e mitezza, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi sinceramente di mantenere l’unità dello spirito nel vincolo della pace”. Quindi qui l’apostolo Paolo collega il comportarsi “in modo degno” all’unità, e avrete notato le qualità che servono. Dice che servono ‘umiltà, mitezza e pazienza’. Non è la prima volta che l’apostolo Paolo collega queste tre qualità all’unità. Forse ricordiamo quello che dice Colossesi al capitolo 3, il versetto 12. Dice che dobbiamo ‘rivestirci di umiltà, mitezza e pazienza’. Perché? Perché così possiamo ‘continuare a sopportarci gli uni gli altri’. Quindi, perché queste qualità sono essenziali per la pace e l’unità? Cosa dice la Bibbia quando ne parla? Forse ci viene in mente Filippesi 2:3, 4. Dice: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma, con umiltà, considerate gli altri superiori a voi”. Questo promuove la pace e l’unità. O Proverbi 15:1: “La risposta mite allontana il furore”. Oppure Proverbi 25:15: “Con la pazienza si convince un comandante”. Quindi umiltà, mitezza e pazienza. Queste qualità sono essenziali per gestire situazioni tese e stressanti con gli altri. Sono proprio queste le qualità che promuovono unità e pace. Molti episodi nella Bibbia dimostrano questo fatto. Ne vedremo soltanto uno, quello degli efraimiti e di Gedeone. Diamo un’occhiata ai capitoli 6 e 7 di Giudici. Qui si parla dell’episodio in cui Gedeone entrò in guerra contro i madianiti. Seguendo le istruzioni di Geova, Gedeone vinse contro Madian, con un esercito che da 32.000 uomini era stato ridotto a soli 300 uomini. Se adesso prendete l’Appendice B della vostra Bibbia, alla cartina B6, vi sarà più facile visualizzare la strategia che Gedeone ha utilizzato seguendo le istruzioni di Geova. I madianiti si erano radunati vicino al colle di More, lo potete vedere sulla cartina. Giudici 6:34 dice che “lo spirito di Geova venne su Gedeone”, quindi qui le azioni di Gedeone erano guidate dallo spirito di Geova. E cosa fece? Per prima cosa chiese aiuto alle tribù di Manasse, Aser, Zabulon e Neftali. Questo aveva senso perché, come vedete, queste tribù erano vicine al luogo in cui si sarebbe combattuta la battaglia. Poi Giudici 7:22 spiega che il primo attacco di Gedeone gettò in confusione i madianiti, e così i madianiti fuggirono a sud, verso Abel-Meola. Il versetto 23 del capitolo 7 dice che Gedeone chiamò a raccolta Neftali, Aser e Manasse per inseguirli e spingerli ancora più a sud. Ed è chiara la logica che c’è dietro. I versetti 24 e 25 descrivono l’eccellente strategia messa in atto. Per bloccare i madianiti e colpirli dal fronte opposto, Gedeone chiese a Efraim di impadronirsi dell’accesso alle acque fino a Bet-Bara e gli efraimiti lo fecero. Il piano ebbe successo, i due principi di Madian vennero uccisi. Una vittoria schiacciante, una delle più grandi e coraggiose battaglie narrate nella Bibbia. E infatti è interessante notare che non leggiamo più da nessuna parte che i madianiti abbiano provato ad attaccare di nuovo il popolo di Geova. Riuscite a immaginare la gioia di aver partecipato a quella vittoria così emozionante? Ma non tutti erano così entusiasti. Leggiamo Giudici 8:1. Dice: “Allora gli uomini di Efraim gli dissero [a Gedeone]: ‘Perché ci hai fatto questo? Per quale motivo non ci hai chiamato quando sei andato a combattere contro Madian?’ E lo attaccarono con asprezza”. Qual era il problema degli efraimiti? Forse avrebbero voluto essere consultati prima, o che la situazione fosse gestita in modo diverso. “Perché non ci hai coinvolto? Perché non ci hai chiesto aiuto? Non ci hai detto nulla. E poi, all’improvviso, abbiamo dovuto togliervi dai guai”. Gli efraimiti mostrarono forse umiltà, mitezza e pazienza? Tutto il contrario. E questo stava danneggiando l’unità. E come reagì Gedeone? Ricordate, Gedeone aveva lo spirito di Geova, aveva attuato un’eccellente strategia e aveva ottenuto una straordinaria vittoria. Come rispose? Leggiamo i versetti 2 e 3. Qui dice: “Ma lui rispose: ‘Cosa ho fatto io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non è forse migliore della vendemmia di Abiezer? È nella vostra mano che Dio ha dato Oreb e Zeeb, i principi di Madian. Cosa ho fatto io in confronto a voi?’ A queste parole si calmarono”. Quindi Gedeone mostrò umiltà, mitezza e pazienza. Il risultato? Tutti si calmarono e Gedeone poté continuare l’opera che Geova gli aveva affidato. In un’altra occasione gli efraimiti fecero lo stesso scherzetto, lo troviamo in Giudici capitolo 12. Questa volta accusarono Iefte di non averli chiamati a combattere, stessa storia. Cosa fece Iefte? Lui rispose: “Sì che vi ho chiamato, ma non siete venuti, Quindi ho fatto da solo”. Così iniziarono a combattere perdendo completamente di vista l’opera che Geova gli aveva affidato. Cosa impariamo? Impariamo che a volte possono accadere delle cose che mettono a rischio la nostra pace. A volte i fratelli in congregazione, alla Betel, oppure in un cantiere potrebbero reagire come gli efraimiti. A volte siamo noi a reagire come gli efraimiti. “Perché non hai chiesto la mia opinione? Dovevo essere coinvolto anch’io. Perché mi hai chiamato all’ultimo, anche se questo andava fatto due settimane fa? Ora devo tirarti fuori io dai guai”. Può succedere, siamo imperfetti. Come reagiremo di fronte a una situazione simile? L’unità è più importante dello stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Gedeone capì questa semplice verità. E l’unità è importantissima anche oggi. Un interessante articolo della Torre di Guardia del 15 dicembre 2014 era intitolato “Affrontiamo uniti la fine di questo vecchio mondo” e diceva: “Si avvicina uno dei periodi più bui della storia umana. […] In quel tempo il popolo di Dio dovrà essere più unito che mai”. Poi aggiunge: “Durante i tempi difficili che attendono questo sistema, dovremo essere davvero uniti”. Quindi, pensate forse che sia una coincidenza che proprio in questo periodo della storia umana Geova stia rendendo sempre più unita la sua organizzazione? È forse una coincidenza che sentiamo più e più volte parlare dell’importanza della pace e dell’unità? No! Mentre questo mondo diventa sempre più diviso, frammentato, aggressivo, noi invece dobbiamo essere più uniti. E questo significa che ognuno di noi deve coltivare queste belle qualità: l’umiltà, la mitezza e la pazienza. E se ci accorgiamo che non c’è unità dobbiamo innanzitutto esaminare noi stessi. Vedete, di solito viene fuori che il problema in realtà siamo noi, sono io. Magari non siamo stati consultati quando avremmo dovuto esserlo o forse la nostra idea su come una cosa andava fatta non era condivisa anche dagli altri. Ma nel quadro generale, fa davvero la differenza? Spesso quando ripensiamo a una certa situazione a mente fredda, ci rendiamo conto che forse, sì, la nostra idea non era male, ma il tempismo era sbagliato. O dopotutto la nostra idea non era un granché. Forse c’era più di un modo per fare la stessa cosa, o forse era lo spirito di Geova che stava guidando le cose verso un’altra direzione. Quindi ripetiamolo, cosa ci aiuterà a non danneggiare l’unità? L’umiltà, la mitezza e la pazienza, proprio quello che abbiamo visto in Efesini capitolo 4. Dobbiamo essere certi che se qualcosa per Geova è importante, farà in modo che succeda. E se non lo è, vogliamo davvero danneggiare l’unità solo per impuntarci su qualcosa che per Geova non è poi così importante? Fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di moderni “Gedeoni” che ci aiutino a sostenere il Corpo Direttivo. Gedeone ci ha lasciato l’esempio. Dopo aver capito qual era la volontà di Geova, fu disposto a sacrificare qualunque cosa per Geova e la sua organizzazione. Abbiamo bisogno che siate come Gedeone, non abbiamo bisogno di altri efraimiti. Quindi, in armonia con la scrittura di oggi, continuiamo a comportarci in modo degno in questi ultimi giorni, coltivando qualità come umiltà, mitezza e pazienza. Se lo faremo, contribuiremo all’unità e saremo preziosi come Gedeone agli occhi di Geova e dell’organizzazione per i giorni difficili che verranno. Quando siamo umili e contribuiamo alla pace della congregazione, rendiamo molto felice Geova. 

Noi Testimoni di Geova amiamo molto il privilegio di portare la buona notizia agli altri. Ma cosa può aiutarci a essere più adattabili nel ministero? Guardiamo insieme il nuovo episodio della serie Il ferro affila il ferro.

“Il ferro affila il ferro” | Essere adattabili

Ciao, mi chiamo Michalis. Benvenuti a “Il ferro affila il ferro”. Spesso quello che mi rende un po’ agitato è quando preparo un’introduzione e mi faccio un’idea di come andrà la conversazione, ma il padrone di casa dice qualcosa che non mi aspettavo e devo adattarmi. A voi è mai successo? Questo potrebbe significare che quello che abbiamo preparato non sarà efficace. Quindi ora parleremo di 4 suggerimenti che hanno aiutato me e spero aiuteranno anche voi a essere più adattabili nel ministero. I 4 suggerimenti sono: (1) conoscere bene il proprio territorio, (2) usare appieno il Kit dell’insegnante, (3) pensare in anticipo alle obiezioni o alle domande comuni, e (4) essere flessibili e adattarsi alle esigenze del padrone di casa. Perché ricordate, siamo lì per conversare, non per fare un sermone o per cercare di vendere qualcosa. Vediamo una situazione in cui mettere in pratica questi suggerimenti potrebbe essere utile. Allora, che introduzione userai? Pensavo di iniziare parlando dei problemi economici. Mmh... ottima idea! È un argomento molto adatto. Grazie mille. Vorrei leggere Isaia 65:21-23 e poi offrire il volantino sul Regno di Dio. Perfetto. Allora, che ne dici, preparo la Scrittura? Benissimo. Buongiorno. Molte persone nella nostra zona stanno affrontando problemi economici. Pensa che arriverà mai il momento in cui non dovremo più preoccuparci di questi problemi? Ehm, veramente non è proprio un bel momento. Ho appena ricevuto una brutta notizia. Mi dispiace molto. Magari torniamo un’altra volta. Va bene, grazie. Ok. La sorella ha messo in pratica i nostri primi 2 suggerimenti molto bene. Ma le nostre sorelle di solito sono molto brave nel ministero, quindi questo non ci sorprende. Avete notato? Primo, conosceva molto bene il suo territorio e aveva preparato una presentazione apposta per le persone che vivono lì. Secondo, ha tratto i versetti e l’argomento dal volantino Cos’è il Regno di Dio? che, come sapete, fa parte del nostro Kit dell’insegnante. Comunque, quando la padrona di casa ha fatto capire che c’era qualcos’altro che la preoccupava, la sorella ha deciso di tornare un’altra volta. Potrebbe essere una buona decisione in questo tipo di situazioni, ma vediamo cosa sarebbe potuto succedere se la sorella avesse fatto solo un’altra domanda e si fosse adattata alla risposta della padrona di casa. Ehm, veramente non è proprio un bel momento. Ho appena ricevuto una brutta notizia. Mi dispiace molto. C’è qualcosa che possiamo fare per lei? No… mmh… è che ho appena saputo che mia sorella ha un tumore. Oh, dev’essere difficilissimo, sia per sua sorella che per lei! È vero, quando qualcuno che amiamo soffre ci sentiamo impotenti. Infatti, è così che mi sento. Se ha solo un momento, vorrei mostrarle qualcosa che a me dà grande conforto. Una promessa riguardo a un futuro in cui i nostri cari non soffriranno più. Ok, va bene. Guardi cosa dice la Bibbia nel libro di Rivelazione o Apocalisse 21:3, 4: “Allora sentii una voce possente che veniva dal trono dire [...]” Ben fatto! Avete visto come è riuscita a dare vero conforto alla padrona di casa mostrandosi semplicemente adattabile? È bastato soltanto fare una domanda: “C’è qualcosa che possiamo fare per lei?” Ha mostrato empatia e gentilezza e la padrona di casa lo ha apprezzato. A quel punto la sorella ha messo in pratica il terzo suggerimento. Ovviamente conosceva alcune delle preoccupazioni delle persone di quel territorio perché è riuscita a passare facilmente all’argomento delle sofferenze, il che le ha permesso di concentrarsi su quello che preoccupava davvero la persona in quel momento e quindi di mettere in pratica il quarto suggerimento. Si è adattata alle esigenze della persona con cui stava parlando e poi non ha fatto fatica a trovare le informazioni da usare. Era già tutto lì, proprio nel Kit dell’insegnante. Certo, non tutte le situazioni saranno come questa e ci vogliono tempo ed esperienza per sentirsi a proprio agio nel passare da un argomento all’altro. Ma mettiamo in pratica i nostri 4 suggerimenti: conoscere bene il proprio territorio, usare appieno il Kit dell’insegnante, pensare in anticipo alle obiezioni o alle domande comuni e poi adattarsi alle esigenze della persona con cui parliamo. Se lo facciamo, vedremo in poco tempo che anche noi possiamo avere conversazioni significative e mostrare proprio le verità bibliche di cui la persona ha bisogno in quel momento. Ovviamente questi sono solo alcuni metodi che hanno funzionato per me e spero che funzionino anche per voi. Ricordate, parte della bellezza del nostro ministero è che continuiamo ad affilarci l’un l’altro. 

Davvero ottimi suggerimenti! In questo video la sorella ha potuto iniziare una conversazione con un semplice “buongiorno”. Nella vita di tutti i giorni ovviamente il modo in cui vi presentate alle persone può essere diverso da quello che abbiamo visto in questo esempio. Speriamo che vi sia piaciuto l’argomento di questo mese, “Prendiamo decisioni sagge”. Ma prima di concludere vorremmo presentarvi alcuni fratelli e sorelle che vivono in un luogo che è stato il palcoscenico di molti episodi biblici, la Grecia. La Grecia è una terra prevalentemente montuosa, caratterizzata da paesaggi estremamente diversi. È situata nella parte meridionale della penisola balcanica e comprende oltre 2.000 isole. La Grecia vanta una tra le più estese coste d’Europa, lungo le quali si possono ammirare spiagge mozzafiato e meravigliose insenature. Questo paese è famoso per la cucina mediterranea e per specialità tipiche come il moussaka, un piatto a base di melanzane, e i dolmadakia, involtini di foglie di vite con un ripieno a base di riso ed erbe aromatiche. Molti non sanno che fa parte dell’alimentazione greca anche il mastice di Chios, una resina prodotta da una pianta solo nella piccola isola di Chios. Nell’antichità le persone masticavano questo mastice per rinfrescare l’alito, quasi un antenato della gomma da masticare, mentre oggi è usato di solito per aromatizzare un po’ di tutto, dal pane al gelato. La predicazione della buona notizia in Grecia risale ai tempi dell’apostolo Paolo, quando nel I secolo arrivò in Macedonia. Paolo sbarcò nel porto della città di Neapoli, che oggi si chiama Kavála. L’opera di predicazione a Kavála va ancora a gonfie vele. Qui ci sono 4 congregazioni che svolgono l’opera pubblica in tutta la città, dal porto alle aree di sosta. La parte più antica della città si sviluppa su una collina e per raggiungere le abitazioni i fratelli e le sorelle devono andare su e giù per lunghe scalinate. La filiale della Grecia soprintende alle attività di oltre 30.000 proclamatori, tra cui ci sono i 2.900 proclamatori che vivono nella vicina isola di Cipro. Il territorio è composto da circa 11 milioni di persone e spesso questi fratelli e sorelle predicano nelle stesse città in cui predicò l’apostolo Paolo nel I secolo, come Tessalonica, l’odierna Salonicco, Berea, oggi Véroia, e la capitale, Atene. Concludiamo la nostra visita in Grecia ritornando in Macedonia, alla Sala delle Assemblee di Salonicco. I nostri fratelli e le nostre sorelle che si trovano qui vi salutano con tanto affetto. Dalla sede mondiale dei Testimoni di Geova, questo è JW Broadcasting.

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