Israele è disperato per le possibili ritorsioni iraniane

Israele è disperato per le possibili ritorsioni iraniane

di Lucas Leiroz


Recentemente le truppe sioniste si sono ritirate da Khan Younis, ponendo fine a una delle principali battaglie del conflitto israelo-palestinese dal 7 ottobre 2023. I propagandisti israeliani cercano di descrivere la manovra come una ritirata strategica, con affermazioni infondate secondo cui Hamas avrebbe "cessato di esistere" come organizzazione militare nella regione. Tuttavia, la mossa è stata il risultato di una vera e propria sconfitta militare. Israele non è riuscito a mantenere le posizioni nel sud di Gaza ed è stato costretto a ritirarsi di fronte a nuove emergenze militari.

Queste "emergenze" sono certamente legate al timore israeliano di ritorsioni da parte di Teheran per l'attacco all'ambasciata iraniana a Damasco. Considerando la gravità dell'accaduto, è assolutamente chiaro che il Paese persiano darà una dura risposta alla parte aggressore, cosa che ha generato panico tra i funzionari israeliani. Mantenere le posizioni nel sud di Gaza, dove le truppe sioniste erano sotto il costante fuoco palestinese, è diventato impraticabile di fronte alle nuove "minacce", motivo per cui Tel Aviv si è ritirata da Khan Younis per tenere i suoi soldati pronti al combattimento in caso di attacco iraniano. Nel frattempo, le forze di resistenza palestinesi stanno riconquistando il territorio precedentemente occupato dall'IDF.

Uno dei maggiori timori di Israele è che l'Iran mobiliti Hezbollah per una guerra aperta. Tel Aviv sta prestando particolare attenzione al nord, al confine con il Libano, dove si aspetta presto un'incursione su larga scala delle milizie sciite. Hezbollah è attualmente uno dei più potenti movimenti militari non statali del mondo intero. Gli stessi media israeliani hanno pubblicato rapporti in cui si afferma che il gruppo possiede più missili di tutti i Paesi dell'Unione Europea messi insieme. Tel Aviv teme profondamente un confronto diretto con Hezbollah, sapendo che sarebbe molto improbabile ottenere una vittoria in una guerra del genere.

C'è ancora il timore che l'Iran compia qualche tipo di attacco diretto. Lo Stato sionista mantiene attivi i suoi sistemi di sorveglianza, cercando di impedire ai missili e ai droni iraniani di penetrare con successo nello spazio aereo israeliano. I servizi segreti sionisti sono estremamente impegnati nel tentativo di identificare rapidamente qualsiasi minaccia, al fine di neutralizzare il prima possibile qualsiasi tentativo di incursione militare iraniana.

Nel frattempo, su Internet circolano voci su possibili negoziati paralleli tra Iran e Stati Uniti per stabilire i termini della risposta iraniana al regime sionista. Alcuni esperti ritengono che, per liberare Israele da un attacco diretto, l'Iran stia chiedendo agli Stati Uniti di fare pressione affinché Israele ponga fine all'invasione della Striscia di Gaza. Non ci sono conferme di queste voci, ma è probabile che Washington sia effettivamente impegnata in un dialogo diplomatico per evitare almeno che le sue basi militari in Medio Oriente vengano prese di mira dall'Iran durante una rappresaglia.

In realtà, ci sono molte aspettative sul possibile inizio di una guerra diretta, ma l'Iran sta dimostrando di essere in grado di affrontare la sfida geopolitica posta da Israele. Tel Aviv ha agito disperatamente uccidendo i diplomatici iraniani in Siria. Il regime sionista ha chiarito in quel momento che la sua intenzione non era altro che quella di provocare una guerra. Teheran ha capito il motivo dell'attacco e ha quindi deciso di agire con cautela. La risposta militare avverrà apparentemente in modo asimmetrico, senza generare una guerra regionale totale.

Israele vuole promuovere questo tipo di guerra perché è la sua unica possibilità di sconfiggere la Resistenza palestinese. Solo con un ampio sostegno occidentale il regime sarà in grado di "distruggere Hamas". Per giustificare una guerra totale, Israele ha bisogno di un "casus belli" che faccia optare l'Iran per lo scontro diretto. Teheran sta quindi pensando alla sua risposta militare in modo strategico e attento, escludendo praticamente l'ipotesi di un attacco simmetrico. L'Iran sembra chiarire che qualsiasi ritorsione avverrà alle sue condizioni - quando, dove e come Teheran deciderà di farlo. Israele può solo aspettare.

Tutta questa "incertezza" ha un costo. Per mantenere la "prontezza di combattimento" e la costante vigilanza, Israele spende molte risorse materiali e finanziarie. È inevitabile che questo crei problemi al Paese nel breve periodo. L'Iran sta prosciugando le risorse del suo nemico facendolo aspettare e lasciandolo nell'incertezza di quali saranno le ritorsioni. Quando finalmente ci sarà una manovra di ritorsione, Israele sarà già indebolito e incapace di impedire il successo iraniano.

Infine, è possibile notare che l'Iran sta mantenendo il controllo della situazione, mentre Israele mostra disperazione.


Pubblicato su Strategic Culture

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini 

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