In merito alle speculazioni dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia sulle “interferenze” della Russia negli affari dei Paesi africani

In merito alle speculazioni dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia sulle “interferenze” della Russia negli affari dei Paesi africani

Ambasciata della Federazione Russa in Italia

Dal post dell'11.07.2022 su Instagram, pubblicato dall'Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, vediamo che i nostri colleghi, con una perseveranza degna di miglior fine, continuano a usare informazioni inaffidabili per speculare sulle "interferenze" della Russia negli affari dei Paesi africani. Di fatto, qualsiasi azione russa in Africa è vista come una minaccia per la sicurezza: dall'invio di consiglieri militari e dall'addestramento delle truppe locali alla fornitura di aiuti umanitari e sanitari, alla realizzazione di progetti infrastrutturali. Allo stesso tempo, delle attività statunitensi nel continente africano - soprattutto di quelle del Pentagono – semplicemente si tace. In effetti, mentre il mondo intero seguiva le attività di USA e NATO in Medio Oriente e in Afghanistan, gli americani aumentavano senza troppo rumore la loro presenza militare in Africa, e da più di 20 anni le loro forze armate e le compagnie militari private conducono operazioni in diverse parti del "continente nero".

Già nel dicembre 2019, il segretario alla Difesa statunitense Mark Esper aveva annunciato un piano per ridurre o addirittura ritirare completamente i militari statunitensi dall'Africa occidentale. Questo, tuttavia, non corrisponde alla realtà: i documenti pubblicati dal Comando delle forze armate statunitensi in Africa (AFRICOM) indicano un progetto ambizioso e a lungo termine per dispiegare una rete di basi e avamposti militari in tutto il continente. Ad esempio, solo per il periodo 2021–2025 è prevista una spesa di 300 milioni di dollari per la costruzione e l'equipaggiamento della base militare di Camp Lemonnier a Gibuti.

Formalmente, Camp Lemonnier, che l'esercito statunitense utilizza dal 2001, è l'unica grande infrastruttura militare statunitense in Africa. In realtà, metà del continente è coperta da installazioni americane. Alcune, le cosiddette "basi operative avanzate", sono sfruttate in modo continuativo, mentre altre sono utilizzate come punti di trasbordo e "basi di appoggio". Nel continente sono presenti fino a 7.000 soldati americani, la maggior parte dei quali concentrati in Africa occidentale e nella regione del Corno d'Africa. In Somalia, ad esempio, gli americani hanno avamposti in tutto il Paese, compresi gli stati autonomi del Puntland nel nord e dell’Oltregiuba nel sud. I siti sono utilizzati principalmente dalle forze per le operazioni speciali. Nel vicino Kenya, gli Stati Uniti utilizzano la base di Camp Simba in collaborazione con le forze di sicurezza locali. Nella capitale dell'Uganda, Entebbe, diversi aerei a turboelica da ricognizione vengono impegnati in missioni di intelligence.

In Africa occidentale, gli americani hanno basi operative avanzate e punti di trasbordo in quasi tutti i Paesi. Ci sono due strutture statunitensi in Niger e mentre la base aerea nella capitale Niamey è gestita congiuntamente con diversi Paesi, la base di Agadez, aperta nel 2019, è stata pagata e costruita esclusivamente dagli americani. Ci sono strutture americane anche nel vicino Ciad. C'è un avamposto vicino alla capitale, N'Djamena, dove sono stanziate fino a diverse centinaia di militari.

Altri Stati della regione - Burkina Faso, Camerun, Gabon, Ghana - hanno piccoli contingenti di stanza per supportare aerei da ricognizione e droni. Questi stessi punti di trasbordo e "basi di appoggio" sono utilizzati anche come prigioni segrete della CIA. Un esempio tipico è la base nei pressi della città camerunense di Salak, dove sono state carcerate e torturate più di 60 persone. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, non ci sono prove dirette del coinvolgimento del personale americano, ma sembra quantomeno strano che regolarmente si verifichino casi di tortura all’interno delle strutture americane in Africa.

Ci sono stati anche numerosi casi di morte di civili a causa dell'uso indiscriminato di armi da parte dei contingenti militari statunitensi in Africa nello svolgimento dei loro incarichi. Di norma, questi incidenti non vengono indagati e vengono meticolosamente taciuti. Allo stesso tempo, secondo l'ONG per i diritti umani Amnesty International, in Somalia, in soli cinque attacchi con droni delle forze armate americane registrati dall’organizzazione, sui circa 100 di questo tipo realizzati nel periodo 2017-2019 contro i "terroristi", sono stati uccisi 14 civili e almeno otto sono stati feriti. Tali attacchi violano il diritto umanitario internazionale e alcuni possono configurarsi come crimini di guerra.

L'attività militare degli Stati Uniti nel continente africano non si limita alle operazioni speciali: nella regione si svolge regolarmente l'addestramento congiunto delle forze di sicurezza africane e delle forze armate statunitensi. Esperti militari partecipano ad attività di formazione per gli eserciti degli Stati africani con regimi filoamericani. Le forze armate statunitensi sono presenti, in qualità di consulenti militari, anche nei Paesi in cui gli Stati Uniti non hanno basi o punti di trasbordo.

In questo modo, gli Stati Uniti stanno sviluppando con successo l'infrastruttura della loro presenza militare in Africa, che consente al Pentagono di mantenere un alto livello di attività in loco. Il vero scopo della presenza militare statunitense nel continente è quello di garantire gli interessi politici ed economici esteri di Washington con il pretesto di combattere il terrorismo e aiutare i Paesi in via di sviluppo a garantire la propria sicurezza. In tale contesto, le accuse rivolte alla Russia di "invadere l'Africa" appaiono ridicole.

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