Impariamo ad accontentarci di quello che abbiamo (Ebr. 13:5)

Impariamo ad accontentarci di quello che abbiamo (Ebr. 13:5)

David Schafer

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Ebrei 13:5

Il vostro modo di vivere sia libero dall’amore del denaro, e accontentatevi di quello che avete. Egli infatti ha detto: “Non ti lascerò né ti abbandonerò mai”.

Riapriamo la Bibbia in Ebrei 13:5, 6, e vediamo il contesto del versetto di oggi. Qui, in Ebrei capitolo 13, dice: “Il vostro modo di vivere sia libero dall’amore del denaro, e accontentatevi di quello che avete. Egli infatti ha detto [ecco la promessa]: ‘Non ti lascerò né ti abbandonerò mai’. Così possiamo dire con coraggio: ‘Geova è il mio aiuto; non avrò paura. Che mi può fare l’uomo?’” Beh, di sicuro queste sono parole molto incoraggianti; specie oggi che viviamo in un periodo di incertezza economica. Pensiamo alle migliaia di persone che hanno perso la propria casa in seguito alle inondazioni, come è successo negli Stati Uniti, in Texas e in Louisiana, ma anche in Sierra Leone, dove ci sono state grosse frane, o ai nostri fratelli in Colombia. E pensiamo ai milioni di persone che ancora vivono in estrema povertà e sono disperate, come in Venezuela. Quindi questa è una promessa importante per i servitori di Geova. Analizziamola più da vicino, e vediamo come sta aiutando i nostri fratelli. Quando è stata fatta? Perché era necessaria? E chi ha scritto queste parole? Tutto sembra indicare che fu l’apostolo Paolo. Capiamo da dove e quando la scrisse qui nel capitolo 13, nei versetti 23 e 24: “Sappiate che nostro fratello Timoteo è stato liberato [“liberato”: quindi Paolo era in prigione]. Se arriva presto, verrò a vedervi insieme a lui”. Quindi Paolo pensava che anche lui sarebbe stato liberato a breve. E poi il versetto 24, la parte finale, dice: “Quelli dell’Italia vi mandano i loro saluti”. Quindi per queste e altre ragioni possiamo concludere che Paolo scrisse la lettera agli ebrei nel 61, subito prima di essere liberato dalla sua prima detenzione a Roma. Ma quante volte era stato in prigione Paolo fino a quel momento? Come ricorderete era stato in prigione con Sila, a Filippi, nel 50, cioè durante il suo secondo viaggio missionario. Quindi verso il 56 passò 2 anni in prigione a Cesarea, e poi si appellò per andare a presentare il suo caso a Roma. Così prese una nave, fece naufragio, e arrivò a Malta; e poi prese un’altra nave e arrivò a Roma, dove passò altri 2 anni agli arresti domiciliari, che terminarono proprio nel 61 E.V. E in seguito fu arrestato un’altra volta prima di essere giustiziato. Ma perché parlare di questo? Perché Paolo sapeva cosa significa accontentarsi. Sapeva cosa significa seguire la guida di Geova, anche se a volte può voler dire dover “vivere con poco”. Sapeva cosa si mangia in prigione. Conosceva il cibo della prigione di Filippi, quello della prigione di Cesarea, quello della prigione di Roma. E anche quando scrisse ai filippesi Paolo si trovava agli arresti domiciliari. E ai filippesi scrisse le parole che troviamo al capitolo 4, versetti 11 e 12. Disse: “Ho imparato [...] a essere autosufficiente indipendentemente dalle circostanze. So vivere con poco e so vivere nell’abbondanza. In ogni cosa e in ogni situazione ho imparato il segreto dell’essere sazio e dell’avere fame, dell’avere abbondanza e dell’essere nel bisogno”. Quindi esiste un segreto, e Paolo lo conosceva. Sapersi accontentare può voler dire 2 cose. Ad esempio, se stiamo bene economicamente, dobbiamo imparare ad avere il giusto atteggiamento. Alcuni pensano: “Che problema c’è? Se me lo posso permettere allora perché non dovrei comprarlo?” Ma per chi ha imparato questo segreto, la domanda non è tanto: “Questa cosa me la posso permettere o no?”, ma piuttosto: “Questa cosa mi aiuterà a servire meglio Geova?” Paolo sapeva “vivere nell’abbondanza” ma sapeva “vivere [anche] con poco”, sapeva accontentarsi. E questo significa riuscire a tenere sotto controllo le normali preoccupazioni. Una persona che si accontenta non si fa prendere dal panico di fronte a una perdita economica. Ma tornando a Ebrei 13, perché gli ebrei avevano bisogno di quel consiglio? Abbiamo detto che ci troviamo nel 61. E cos’era successo circa 15 o 20 anni prima, cioè dal 41 al 54? “Una grande carestia”, quella di cui si parla in Atti 11:28, 29. Una carestia così grave che i cristiani da altre parti del mondo dovettero inviare soccorsi ai fratelli della Giudea, una carestia che durò per molti anni. È possibile che i ricordi di questa carestia avessero segnato i fratelli ebrei della Giudea a cui Paolo scrisse la sua lettera e che i soldi fossero una preoccupazione per loro? La loro situazione ci insegna qualcosa: che anche se siamo molto poveri non dovremmo mai sviluppare amore per il denaro, e non dovremmo preoccuparci troppo per i soldi. Dovremmo piuttosto concentrarci sull’essere ricchi agli occhi di Geova. Ma vediamo alcuni esempi. Vi vengono in mente persone che hanno dimostrato di sapersi accontentare di quello che hanno, o che hanno imparato il segreto di saper vivere con poco e che mantengono un atteggiamento spirituale nonostante i problemi? Beh pensiamo alla situazione che stanno vivendo i fratelli del Venezuela. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che a breve nel Venezuela l’inflazione supererà il 2000%. Questo significa che se una cosa fino ad oggi la pagavi 3 dollari, tra poco la pagherai 63 dollari. Ovviamente anche la sicurezza è diventata un problema. Le persone agiscono in preda alla disperazione. Gruppi armati saccheggiano qualsiasi edificio in cui pensano di trovare qualcosa di valore. Una cosa particolare è successa riguardo al congresso di quest’anno dal tema: “Non ti arrendere!”, che in spagnolo è: “¡No se rinda!”, e la coincidenza vuole che “¡No se rinda!” fosse proprio lo slogan scelto dal partito politico dell’opposizione, purtroppo. Così in una delle città dove si sarebbe tenuto il congresso, l’amministrazione ha cancellato il contratto di locazione della struttura, perché vedendo il tema “¡No se rinda!” l’aveva associato al partito politico dell’opposizione. E in tutta questa situazione c’era una sorella che dava lezioni private ai figli del governatore dello Stato e, parlando con la moglie del governatore ha spiegato la nostra posizione neutrale, e il malinteso è stato chiarito. E così il congresso si è potuto tenere come previsto. La sorella ha mantenuto una mente lucida nonostante il panico generale e l’incertezza economica; ha messo le cose spirituali al primo posto, e grazie a questo i fratelli si sono potuti arricchire spiritualmente. Dai rapporti dei sorveglianti di circoscrizione emerge che i fratelli sono generosi e condividono quel poco che hanno. Nonostante il caos, i fratelli stanno dimostrando una grande forza. E la filiale scrive: “In senso spirituale non siamo mai stati così ricchi. I presenti alle adunanze, la partecipazione al ministero, il numero dei pionieri regolari sono aumentati. Molti che studiavano la Bibbia in passato hanno chiesto di riprendere lo studio. Diversi sono venuti per la prima volta alle adunanze e alle assemblee. I fratelli si mostrano grati per tutto quello che l’organizzazione fa per rafforzare la nostra fede, e sono felici di essere nella verità”. Sono contenti di quello che hanno. Tornando al consiglio che Paolo diede agli ebrei, perché possiamo dire che fu dato proprio al momento giusto? Ricordate quando scrisse agli ebrei? Nel 61. E cosa accadde 5 anni dopo, nel 66? L’esercito romano di Cestio Gallo circondò Gerusalemme. Gesù aveva detto ai suoi discepoli che questo era un segnale, e aveva dato loro delle istruzioni da seguire. A quel punto la loro vita non dipendeva da quanto fosse sicuro il loro lavoro, non dipendeva da quanti soldi o da quanti beni possedessero, ma dipendeva dalla loro ubbidienza. Quelli che si erano mantenuti spiritualmente forti, che con le loro scelte erano diventati ricchi agli occhi di Geova, sapevano cosa fare, e ubbidirono. È vero, noi non sappiamo cosa ci riserva il futuro, e Abacuc 3:17 dice che i campi potrebbero non ‘produrre cibo’ nemmeno per noi prima della fine. Ma noi possiamo vedere come Geova continua a mantenere la promessa fatta a ognuno di noi: “Non ti lascerò né ti abbandonerò mai”. E se abbiamo fiducia in questo, sapremo davvero ‘accontentarci di quello che abbiamo’.

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