Imitiamo l’umiltà del grande Pastore (Sal. 18:35)

Imitiamo l’umiltà del grande Pastore (Sal. 18:35)

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Clive Martin

Un bravo capofamiglia è un capofamiglia umile. Un bravo sorvegliante è un sorvegliante umile. Una cosa che può influire positivamente o negativamente sulla nostra umiltà è il modo in cui vediamo la nostra posizione. Approfondiamo questo argomento analizzando 2 esempi contrastanti, 2 uomini che hanno collaborato a stretto contatto, ma che si sono rivelati molto diversi. Il primo è il re Saul. Sappiamo che Saul inizialmente era un uomo molto umile, ma poi smise di esserlo. Cosa andò storto? Potrebbe essere che alla base dell’umiltà di Saul ci fosse qualche ragione sbagliata fin dall’inizio? Ricordate il giorno in cui incontrò per la prima volta Samuele e gli furono date delle attenzioni inaspettate? Che cosa disse Saul? “Ma io sono un beniaminita: vengo dalla più piccola delle tribù di Israele. E la mia famiglia è la più insignificante di tutte le famiglie”. Le sue parole dimostrano che considerava la sua posizione umile, una famiglia insignificante, una piccola tribù in confronto alle altre. Cosa sarebbe successo se tutto questo fosse cambiato? Beh le cose cambiarono e Saul si ritrovò a essere il componente più importante della famiglia più importante d’Israele. Come avrebbe gestito questa responsabilità? Saul evidentemente pensava che Israele avesse bisogno di un leader forte sul campo di battaglia e fuori e così sviluppò uno stile autoritario. Ottenne successi sul campo di battaglia e ottenne rispetto. E quando scoprì che il giovane musicista che suonava per lui, Davide, era anche un grande guerriero, tutto andava bene. Fino a quel giorno, vi ricordate? Il giorno in cui sentì le donne cantare delle lodi a Davide. Prendiamo insieme 1 Samuele al capitolo 18 e vediamo quale fu la reazione di Saul. 1 Samuele 18:8: “Sentendo questo canto, Saul ne fu irritato e si arrabbiò moltissimo. ‘A Davide hanno attribuito decine di migliaia, mentre a me hanno attribuito migliaia’, disse. ‘Resta solo da dargli il regno!’” Saul teneva alla sua posizione, vedeva Davide come un rivale, una minaccia per la sua autorità. Ma Davide era davvero una minaccia per Saul? Niente affatto. Davide era totalmente leale al suo re. Anche fuori dal campo di battaglia, Davide era disposto a servire umilmente Saul e a suonare musica rilassante per lui. Ma Saul non riuscì a scrollarsi di dosso questi pensieri negativi e pieni di rabbia, che crebbero dentro di lui fino al giorno in cui scagliò violentemente una lancia contro Davide. Saul pensava di proteggere una posizione che era sua di diritto. Ma secondo voi, come si sentiva Davide? Tempo dopo, Davide disse a Saul le parole riportate in 1 Samuele 24:14: ‘Chi stai inseguendo? Un cane morto? Una semplice pulce?’ Questo ci fa capire che Davide si sentiva molto piccolo e insignificante. E con la sua stessa famiglia, come si comportava Saul? Prendiamo insieme il capitolo 20 di 1 Samuele, questa volta. Questa è l’occasione in cui il figlio di Saul, Gionatan, difese con rispetto Davide. A Saul questo non piacque, e infatti leggiamo cosa accadde in 1 Samuele 20:30, 31: “Allora Saul si infuriò con Gionatan e gli disse: ‘Figlio di una donna ribelle! Credi che non sappia che ti stai mettendo dalla parte del figlio di Iesse, facendo vergogna a te stesso e a tua madre? Finché il figlio di Iesse sarà vivo su questa terra, tu e il tuo regno non sarete al sicuro’”. Ancora una volta, Saul evidentemente pensava soltanto di difendere la sua posizione e quella di suo figlio Gionatan. Ma come pensate che si sentì Gionatan? Il racconto dice che lasciò la stanza furibondo e umiliato. Mettiamo il caso che la moglie di Saul fosse stata lì, come si sarebbe potuta sentire? Quello di Saul è un caso estremo, ma la lezione è chiara. Come mariti e come sorveglianti, non vorremmo mai concentrarci così tanto sulla nostra posizione da far sentire piccoli o non apprezzati quelli di cui dovremmo prenderci cura. Ora consideriamo un altro esempio. Davide imparò dal suo punto di riferimento come trattare quelli di cui doveva prendersi cura. Meno male che quel punto di riferimento non era Saul, ma Geova. E in un’occasione Davide compose un canto speciale. È riportato 2 volte nella Bibbia, in 2 Samuele 22 e nel Salmo 18. La soprascritta dice che Davide scrisse il salmo nel giorno in cui Geova lo liberò dalla mano di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul. A differenza di Saul, che faceva sentire Davide piccolo e insignificante, come lo trattava il suo vero sorvegliante? Notate in Salmo 18:35 cosa disse di Geova: “La tua destra mi sostiene, e la tua umiltà mi fa grande”. Sì, Geova umilmente si prendeva cura di Davide e lo rafforzava per aiutarlo a dare il meglio. E Davide voleva trattare quelli di cui doveva prendersi cura esattamente allo stesso modo. C’erano alcuni tra gli uomini di Davide che erano valorosi guerrieri. Le loro imprese erano all’altezza di quelle del loro re. E lui come li trattava? Benaia, per esempio, uccise un leone, uccise un gigante, imprese molto simili a quelle di Davide. Davide forse si ingelosì? No, diede ulteriori responsabilità a Benaia. In effetti affidò a Benaia la propria vita, perché lo mise a capo della sua guardia del corpo. Quindi diede incoraggiamento e sostegno ai suoi uomini perché potessero dare il meglio. E come trattava la sua famiglia? Ricorderete che ad esempio, quando Davide sposò Abigail, aveva già dimostrato di essere umile essendo disposto ad ascoltare i suoi saggi consigli. E come trattò suo figlio Salomone? Davide lo istruì, lo sostenne, lo incoraggiò, anche se a Salomone era stato dato il privilegio di costruire il tempio, un privilegio che Davide aveva pensato sarebbe stato suo. La sua umiltà fece grandi quelli di cui doveva prendersi cura. Fu proprio Davide a dire: “Geova è il mio Pastore”. Quindi sapeva come doveva trattare le persone di cui doveva prendersi cura. Ora prendiamo insieme il 78º Salmo e leggiamo quello che dice riguardo a Davide. Salmo 78, proprio verso la fine di questo lungo salmo. Quali qualità vedeva Geova in Davide? Versetti da 70 a 72: “Scelse il suo servitore Davide, lo prese dagli ovili, lo portò via dal pascere le pecore che allattavano. Lo fece pastore su Giacobbe, suo popolo, e su Israele, sua eredità. E lui si prese cura di loro con cuore integro e li guidò con mani capaci”. Davide riuscì a essere un bravo capofamiglia e un bravo sorvegliante per il popolo di Geova? Sì, perché sapeva bene cosa significava essere un pastore. Sappiamo che ci riuscì perché il profeta Ezechiele molto tempo dopo, parlando della venuta del Messia, disse: “Susciterò su di loro un solo pastore, il mio servitore Davide”. Ecco quanto Geova lo apprezzava. Quindi come capifamiglia, come sorveglianti, possiamo imparare molto da questi esempi contrastanti. A differenza di Saul, non vogliamo mai concentrarci così tanto sulla nostra posizione e sul rispetto che pensiamo esserci dovuto, da far sentire gli altri intorno a noi piccoli e poco apprezzati. Ma come Davide vogliamo rafforzare, addestrare, incoraggiare e sostenere quelli di cui dobbiamo prenderci cura perché possano dare il loro meglio. Siamo umili pastori e in quanto tali il nostro obiettivo non è controllare le persone. Il nostro obiettivo è aiutarle a crescere così che possano dare a Geova il loro meglio. Se lo faremo, renderemo gli altri felici e anche noi saremo felici, perché staremo imitando l’umile Pastore e Sorvegliante delle nostre anime, Geova.

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