Imitate la modestia di Gesù

Imitate la modestia di Gesù

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Stephen Lett

Il tema del mio discorso introduttivo che rivolgo a voi, cari studenti di Galaad, ma che vale per tutti, è questo: “Imitate la modestia di Gesù”. Ma prima chiediamoci: cos’è la modestia? Spesso nelle nostre pubblicazioni viene definita in questo modo: ‘Consapevolezza che una persona ha dei propri limiti’. E Gesù, ovviamente, ci ha dato un ottimo esempio, perché dimostrò di essere sempre consapevole dei propri limiti. Senza dubbio Gesù sapeva molto bene cosa pensava Geova di questa qualità. Per esempio, conosceva le parole di Michea 6:8 che erano state scritte circa 700 anni prima che venisse sulla terra. Di sicuro se le ricordava. Ma nel versetto viene fatta una domanda, cioè: “Che cosa richiede da te Geova?” E parte della risposta è: “Di camminare con modestia insieme al tuo Dio”. Il punto di vista di Geova qui è molto chiaro, vero? Non è solo una qualità che gli piacerebbe vedere in noi, la richiede. Che cosa richiede da te Geova? Gesù sapeva che non era facoltativo, ma che dobbiamo camminare con modestia insieme al nostro Dio. Dato che Gesù è il nostro modello perfetto, vediamo 4 modi in cui possiamo imitare la sua modestia. Siamo sicuri che sarà utile a voi, cari studenti, ma anche a tutti noi. Il primo è questo: Gesù era perfettamente consapevole che la sua autorità non era assoluta, ma aveva dei limiti. Ricorderete il racconto in Matteo capitolo 20, in cui Giacomo e Giovanni, tramite la loro madre, cercarono di ottenere posizioni privilegiate nel Regno. Notate quello che è riportato al versetto 21. Le chiesero di dire a Gesù: “Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo Regno”. Richiesta particolare, ma ricordate anche la risposta che diede Gesù? “Quanto a sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo; quei posti appartengono a coloro per i quali sono stati preparati dal Padre mio”. È interessante, perché Gesù aveva concesso molti doni. Diede vino in abbondanza a una coppia che festeggiava il proprio matrimonio. Ridiede la salute a tantissime persone, forse migliaia, diede anche da mangiare a migliaia di persone e, inoltre, ridiede la vita al figlio di una vedova. Ma Gesù sapeva bene che concedere la seconda e la terza posizione più importante nel Regno andava oltre i limiti della sua autorità, e questo lui lo riconobbe apertamente. Ecco il primo insegnamento per noi. Molte cose rientrano nei limiti della nostra autorità. In questi casi siamo liberi di prendere l’iniziativa e farle. Ma ci sono tante altre cose che oltrepassano questi limiti. Facciamo qualche esempio. Voi mogli sapete che nella famiglia ci sono decisioni da prendere che spettano al marito e che vanno oltre la vostra autorità. Voi anziani sapete che all’interno della congregazione ci sono decisioni che vanno prese come corpo degli anziani, non da voi singolarmente. E anche noi che serviamo alla Betel sappiamo che ci sono molte cose che richiedono l’autorizzazione del nostro sorvegliante di reparto. E voi fratelli di questa classe, se servirete in un Comitato di Filiale, dovrete conoscere molto bene quali sono i limiti della vostra autorità. Ci sono decisioni che potete prendere voi e altre che vanno prese come Comitato di Filiale e altre ancora sono da sottoporre al Corpo Direttivo. In contesti come quelli descritti dobbiamo imparare a riconoscere cosa rientra nei limiti della nostra autorità e anche cosa li oltrepassa. E se abbiamo qualche dubbio è meglio chiedere; è sicuramente la cosa migliore. Non pensiamo che è meglio chiedere scusa che chiedere permesso. Che ne pensate? Non sarebbe di certo un bel modo di fare. Gesù riconosceva che la sua autorità aveva dei limiti anche in un altro modo. Prendete insieme a me Giovanni capitolo 12. Qui Gesù dice una cosa interessante. La troviamo in Giovanni 12:49. Gesù disse: “Io infatti non ho parlato di mia iniziativa, [e notate cosa aggiunge] ma è il Padre, che mi ha mandato, ad avermi ordinato cosa devo dire e di cosa devo parlare”. Da queste parole capiamo che anche quello che Gesù poteva dire aveva dei limiti. Non aveva l’autorità di andare oltre quello che il padre gli aveva insegnato. Sarebbe andato oltre il limite della sua autorità se avesse insegnato le sue proprie idee. È una cosa che non avrebbe mai fatto. E se la sua autorità aveva dei limiti, non vale ancora di più per noi? Neanche noi abbiamo l’autorità di insegnare le nostre idee, ma dobbiamo sempre assicurarci che quello che diciamo si basi su quello che insegna la Bibbia e su quello che ci ha indicato lo schiavo fedele. Ma ora vediamo un secondo modo in cui possiamo imitare la modestia di Gesù: lui non ha mai dimenticato che era molto meno importante in paragone alla persona più importante di tutte, suo Padre. Che differenza rispetto a Satana il Diavolo! Si può dire che nel cuore di Satana non c’è nemmeno una briciola di modestia. Nel suo cuore simbolico, ovviamente. Quindi Satana non sa neanche cos’è la modestia. E invece Gesù rifiutò titoli che appartenevano a Geova. “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono tranne uno solo, Dio”. Diede sempre il merito e la gloria a Geova. “Il Figlio non può fare una sola cosa di sua iniziativa, ma fa solo ciò che vede fare dal Padre”. Non si vantò mai e mise sempre la volontà di Geova al di sopra della propria. In un’occasione disse: “Padre mio, se non è possibile che questo calice si allontani senza che io lo beva, si compia la tua volontà”. E pensiamo anche a questo: non cercò mai di attirare l’attenzione su di sé usando dei termini complicati; e non lo fece neppure con il suo modo di vestire. Se in generale il suo aspetto fosse stato un po’ particolare, Giuda, per indicare chi era, avrebbe avuto bisogno di baciarlo? Avrebbe potuto dire: “L’uomo che cercate è l’unico a indossare un mantello viola sgargiante”, o, “è l’unico del gruppo ad avere i baffi con le punte all’insù”. Non sarebbe servito dargli un bacio. Provate a osservare le immagini che troviamo nelle nostre pubblicazioni. Se guardassimo solo l’aspetto, non riusciremmo a distinguere Gesù dai Dodici. Era modesto, quindi non cercava di spiccare sugli altri. Ci ha dato davvero un bell’esempio! Quando qualcuno, come chi studia con noi, cerca di tessere le nostre lodi, dovremmo con modestia spostare l’attenzione da noi verso chi la merita. Per qualunque cosa dobbiamo sempre dare il merito a Geova. È vero, noi ci siamo impegnati per raggiungere un risultato, ma il merito va a Geova. 1 Corinti 4:7 dice: “Cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se lo hai ricevuto, perché ti vanti come se non lo avessi ricevuto?” Quindi, in armonia con le parole di questo versetto, cercheremo in tutti i modi di non vantarci. E ricordiamo Proverbi 27:2, che dice: “Ti lodi qualcun altro, e non la tua bocca”. Per noi, quello che piace a Geova è più importante dei nostri gusti personali. Cerchiamo di non attirare l’attenzione su di noi usando parole complicate e neanche vestendoci o acconciandoci in modo immodesto. Ma vediamo un terzo modo in cui possiamo imitare la modestia di Gesù: lui riconosceva che c’erano alcune cose che non aveva il diritto di sapere, perlomeno non in quel momento. Prendete insieme a me Matteo 24:36. Sono parole che sicuramente conosciamo bene. Qui Gesù disse: “Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, né gli angeli dei cieli [e, notate] né il Figlio, ma solo il Padre”. Pensateci: se Gesù accettava il fatto che anche nel suo caso c’erano dei limiti alle informazioni che poteva conoscere, anche noi dovremmo accettare che alcune informazioni sono riservate. Quindi non dovremmo mai cercare di ottenere informazioni confidenziali che non abbiamo il diritto di conoscere. E di certo non dovremmo rivelare informazioni confidenziali. E poi questo ci protegge. Ad esempio, voi mogli degli anziani, come vi sentireste se qualcuno vi chiedesse se sapete qualcosa su una questione confidenziale? Se la sapete anche se non dovreste sarebbe imbarazzante, no? A quel punto o dite una bugia o dovete ammettere che vostro marito non ha mantenuto il riserbo. Ma se non ne sapete nulla, com’è giusto che sia, allora in tutta coscienza potete rispondere a quella domanda dicendo: “No, non so proprio di cosa stai parlando. Mi dispiace”. E voi anziani non cercherete di ottenere informazioni confidenziali nella congregazione o alla Betel che non avete il diritto di conoscere. Come Gesù, tutti noi dovremmo essere disposti ad aspettare che certe informazioni ci vengano rivelate al momento opportuno. Anzi, in alcuni casi dovremmo accettare il fatto che ci sono alcune informazioni che personalmente non conosceremo mai. Ora parliamo di un altro modo, il quarto, in cui possiamo imitare la modestia di Gesù. Ed è questo: Gesù fu sempre consapevole di dover fare completo affidamento su Geova. Anche se era perfetto, non fece affidamento sulle proprie forze. Aprite la Bibbia in Ebrei, capitolo 5. È molto bello quello che viene detto a proposito di Gesù, il perfetto Figlio di Dio. Ebrei 5:7: “Durante la sua vita terrena Cristo, con forti grida e lacrime, [e notate cosa aggiunge ora. Dice che Gesù] offrì suppliche e richieste a colui che poteva salvarlo dalla morte, e fu ascoltato per il suo timore di Dio”. È interessante, vero? Dice: “Durante la sua vita terrena”, non solo una volta o due: durante la sua vita. Il versetto usa il plurale: “Offrì suppliche e richieste”, plurale. E cosa possiamo dire dell’intensità delle suppliche e delle richieste che rivolse a Geova? “Con forti grida e lacrime” chiese aiuto a Geova. E sappiamo che Geova ascoltò le sue preghiere. Inoltre il versetto parlava di “forti grida”. Questa espressione ci dice molto dell’intensità. “Forti grida”, così forte da essere udito anche da lontano e, se ci aggiungiamo anche le lacrime, capiamo i profondi sentimenti di Gesù e capiamo quanto Gesù facesse affidamento su Geova. È qualcosa su cui riflettere. Inoltre, quando nel momento del bisogno Geova mandò degli angeli ad aiutare Gesù, lui non disse: “No, grazie, non mi serve il tuo aiuto”. E, con superbia: “Ce la faccio da solo, sono a posto così!” No, sapeva di aver bisogno di aiuto. Accettò volentieri quell’aiuto. Lo apprezzò e ne fu grato. Ci avete mai pensato? Anche se poteva contare su Geova, non si aspettò di fare più di quello che era realisticamente possibile. Fu modesto. Aveva l’aiuto di Geova, eppure riconosceva di non potere fare tutto. Ad esempio, sapeva che in 3 anni e mezzo non sarebbe riuscito a predicare a tutti, ma solo ad alcuni. E quindi saggiamente cosa fece? Addestrò altri e affidò loro l’incarico di predicare. E disse addirittura, come è riportato in Giovanni 14:12, che avrebbero fatto “opere più grandi” di quelle che avrebbe fatto lui. Avrebbero predicato a più persone, in più luoghi e per più tempo rispetto a lui. Riflettiamoci: se il perfetto Figlio di Dio non osò affidarsi alle proprie forze, l’idea di confidare in noi stessi dovrebbe spaventarci a morte. Quindi in nessun caso dovremmo essere così orgogliosi da trattenerci dal fare a Geova suppliche e richieste con forti grida e lacrime. Dovremmo piuttosto accettare con modestia l’aiuto che Geova ci dà attraverso i fratelli e le sorelle. E dovremmo essere realisti riguardo a quello che è nelle nostre possibilità fare. Se imiteremo la modestia di Gesù nei 4 modi che abbiamo visto insieme, la modestia ci proteggerà, perché ci impedirà di cadere vittima delle trappole del Diavolo.


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