Il tempo che rimane

Il tempo che rimane

di Jacopo Brogi


Un sistema culturale ed economico fondato sull’apparenza e sul denaro, sul divertimento e sul successo che consiste nell’arrivare a quella ricchezza tanto sbandierata, ma nei fatti accentrata e concentrata in alto, può dare la felicità?

Non può essere certo un semplice articolo a dare risposte, tantissimo è stato e viene scritto: filosofi, scienziati, romanzieri, economisti, grandi manager e leader politici. Molti di loro ci hanno provato e ci proveranno. In varia misura ci è stata promessa felicità e benessere, felicità e ricchezza. Per tutti. Chi contesta o mette in dubbio che è il capitalismo, ieri industrializzato oggi finanziarizzato e consumistico, a creare gravi problemi alla Persona e alla società è un piantagrane, se non uno sfigato che ha fallito gli obiettivi della vita, di apparenza e di sostanza.

Eppure, visti i dati aggregati di diseguaglianze, disoccupazione giovanile, povertà relative e assolute in continua crescita, qualcosa non torna.

Se le esigue forze di quelle giovani generazioni organizzate di oggi lottano per la giustizia climatica e contro il patriarcato, mentre sono in larghissima parte sfruttate nel mondo del lavoro intermittente e precario, qualcosa non va. Anche perché la giustizia, ed i diritti di inclusione e mobilità sociale, poco c’entrano con l’ambiente o con padri oppressivi, in una società dove divorzia almeno una coppia su due.

In realtà, individualismo e darwinismo sociale sono ormai nel DNA di molti di noi, valori ingegnerizzati che rendono invisibili disuguaglianze fattuali enormi, anche quando ci riguardano direttamente. La cura di quel “male oscuro” appaltata a psicologi, psichiatri, coach motivazionali e guru di varia estrazione e natura accolla al singolo il costo umano degli effetti socioculturali ed economici largamente accettati e subiti dalla maggioranza.

E quindi cosa ne è della felicità? Se soldi, apparenza e successo spesso portano ossessioni e depravazioni, si vedano le star milionarie di Hollywood tanto sbandierate come apice del sistema dello spettacolo con cui si governano pulsioni e aspirazioni delle masse di mezzo mondo, per poi magari esaurire l’esistenza in una clinica svizzera o addirittura in galera, qualcosa non torna.

Neanche si può prendere esclusivamente la strada opposta: una vita di rinunce e di isolamento, facendosi bastare l’arrangiarsi per resistere. Rinunciare al successo per sopravvivere nell’insuccesso, sarebbe un conformarsi all’altra faccia dello stesso sistema capitalistico globalizzato.

Ci manca da troppo tempo una dimensione spirituale della vita, che non significa religiosa. Soltanto la materia, abbondante o scarsa che sia, dà insuccesso o sensazione di fallimento. Che nessun specialista o cura miracolosa potrà mai sanare.

Una dimensione umana fatta di relazioni, di incontri reali e non virtuali, di conoscenza e di profondità; di problemi ma anche di soluzioni; tutto ciò che il sistema attuale nega, perché prima del denaro, ci fa mancare il tempo.

Anche se lo spirito del tempo ci impone che il tempo è denaro.

Eppure proprio in questi giorni di festa, religiosa ma ormai anche laicizzata, è il tempo di trovare e di ritrovarsi, il tempo di rilassarsi e di impegnarsi. Impegnarsi nella dimensione umana e spirituale, nelle relazioni sincere e collaborative, dove iniziano i primi passi per la felicità, ciò che denaro, apparenza, scarsità e rinuncia non potrà mai né comprare né avvicinare.

Se la vita materiale ci impone la razionalità, è nostro dovere trovare spazio per la rivoluzione dei sentimenti. Quella felicità incontrollabile che ci rende esseri umani.

 

Seguici su Telegram https://t.me/ideeazione

Il nostro sito è attualmente sotto manutenzione a seguito di un attacco hacker, torneremo presto su www.ideeazione.com


Report Page