Il modo di pensare di Geova è più importante della nostra cultura

Il modo di pensare di Geova è più importante della nostra cultura

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Sono cresciuto in Canada, avevo il mio concetto di che cos’era l’ospitalità. L’ospitalità per me era invitare i fratelli a casa, conoscerli e mangiare qualcosa insieme. Ero io a decidere che cosa fare per gli altri. Non avevo assolutamente idea di quanto la mia cultura influenzasse il mio modo di vedere l’ospitalità. La cultura ha un effetto profondo su di noi. Nella nostra cultura non viene data molta fiducia ai più giovani, non gli vengono affidate responsabilità. Ho visto l’effetto di questa mentalità nella congregazione, specialmente quando si tratta di dare ai più giovani ulteriori privilegi di servizio oppure di affidargli nuovi incarichi. Se ne parlava tra anziani, ma non come di una possibilità concreta. Si credeva fosse meglio aspettare un po’ di tempo per permettere ai ragazzi di diventare più maturi e farsi un po’ di esperienza. La pensavo anch’io così. Adesso però quando mi guardo indietro, mi rendo conto che mi stavo davvero sbagliando, perché questo non è il modo di pensare di Geova. Poi al congresso speciale in Ucraina il mio concetto di che cos’era l’ospitalità è cambiato del tutto. Siamo scesi dall’aereo e siamo rimasti impressionati da quanti fratelli erano lì per noi. Sorridevano, ci abbracciavano, abbiamo percepito tutto il loro amore. Più passavano i giorni, più ci era chiaro che cercavano di capire di cosa avevamo bisogno. Non si limitavano a darci da mangiare o a passare un po’ di tempo con noi. Facevano moltissime cose per noi, per soddisfare ogni nostra necessità. Secondo me a volte si preoccupavano più dei nostri bisogni che dei loro. Per loro l’importante era essere lì, le loro necessità venivano dopo. Questo ci ha colpito molto, sia me che mia moglie. Ricordo una sera in particolare, eravamo tornati in hotel. Per un attimo abbiamo pensato davvero a quello che abbiamo visto quel giorno e ci siamo chiesti se anche noi eravamo mai arrivati a fare così tanti sacrifici per gli altri. Nel posto da cui vengo abbiamo la tendenza a fare quello che ci viene più comodo. Mi sono reso conto che, senza volerlo, avevo sempre messo dei limiti all’ospitalità, perché facevo quello che veniva più facile a me. Sono cresciuto così, pensavo fosse normale fare così. Mentre dall’esperienza in Ucraina ho imparato che con la vera ospitalità possiamo superare questi limiti e sentire i fratelli più vicini. A quel punto avevamo capito che era quella l’ospitalità che Geova ama, chiedersi quali sono i bisogni degli altri e poi soddisfarli Col tempo il mio modo di pensare è cambiato, perché ho capito come la vede Geova. I video realizzati dalla nostra organizzazione mi hanno aiutato a cambiare il mio punto di vista. Mi sono reso conto di quanto anche fratelli giovani e anziani giovani possano dare. In passato ci concentravamo sull’esperienza di un fratello. Lo facevo anch’io. Ma il punto di vista di Geova è più importante. Geova non si concentra solo sull’esperienza dei fratelli, ma anche sulle loro qualità spirituali. È questo quello che ho capito. Una volta a casa, dopo i bellissimi momenti trascorsi al congresso speciale in Ucraina, abbiamo trattato il tema dell’ospitalità durante l’adorazione in famiglia. Ci siamo resi conto che volevamo essere più ospitali e quindi dovevamo fare qualche cambiamento. Dovevamo stabilire degli obiettivi specifici per riuscire a eliminare completamente il vecchio concetto di ospitalità e andare oltre quello che ci era comodo fare. Non è facile, ci vuole costante impegno per riuscire a liberarsi dei limiti dovuti alla cultura da cui veniamo. Quindi dovevamo proprio fare dei cambiamenti per riuscire ad avere il punto di vista di Geova sull’ospitalità e mantenerlo nel tempo. L’influenza della cultura non svanisce da un giorno all’altro, ci vuole tanto impegno. Dobbiamo continuare a lavorare su noi stessi perché, senza rendercene conto, la cultura da cui proveniamo potrebbe influenzarci. Ho capito che non dobbiamo assolutamente permetterlo. Ora sono molto felice di servire con i fratelli più giovani, di conversare con loro, di vedere anch’io il loro potenziale, proprio come lo vede Geova. Siamo sicuri che Geova è contento di tutto questo. Anzi, più che contento. È fiero di vedere quello che fanno questi giovani fratelli.

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