Il giorno di Geova “non tarderà!” (Abac. 2:3)

Il giorno di Geova “non tarderà!” (Abac. 2:3)

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Joel Dellinger

Vi siete mai chiesti: “Fino a quando?” Se state affrontando qualche situazione difficile in questo momento, forse la vecchiaia, una grave malattia o un altro problema, è comprensibile farsi una domanda del genere. O magari state cercando di dare assistenza e di incoraggiare un familiare o qualcuno nella vostra congregazione che sta attraversando un momento molto difficile e forse vi fate la stessa domanda: “Fino a quando? Fino a quando dovremo sopportare tutto questo?” Se ci siamo mai fatti questa domanda siamo in buona compagnia. Per citare un esempio, in Salmo 13:1, 2 il re Davide fece la domanda “Fino a quando?” quattro volte di seguito. Disse: “Fino a quando, o Geova, mi dimenticherai? Per sempre? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando vivrò nell’angoscia, con il cuore in pena giorno dopo giorno? Fino a quando il mio nemico avrà la meglio su di me?” Davide era un essere umano, una persona reale con problemi reali e sentimenti reali. Anche Abacuc era un essere umano come noi, afflitto da domande come queste, e chiese la stessa cosa: “Fino a quando?” Il modo in cui Geova rispose ad Abacuc può rafforzare la nostra determinazione ad aspettare Geova ancora un po’, ad aspettare con pazienza. Prendiamo insieme la Bibbia al capitolo 1 di Abacuc e leggiamo i versetti 2 e 3. Notate il susseguirsi di queste sei domande piene di sentimento. Abacuc 1:2, 3: “Fino a quando, o Geova, dovrò implorare il tuo aiuto senza che tu oda? Fino a quando, di fronte alla violenza, dovrò invocarti senza che tu intervenga? Perché mi fai essere spettatore della malvagità? E perché tolleri i soprusi? Perché ho davanti a me distruzione e violenza? E perché abbondano liti e contrasti?” Era sbagliato farsi quelle domande? Non lo era. Come noi, Abacuc viveva in un periodo molto difficile. La violenza, l’oppressione e l’ingiustizia dilagavano. Abacuc era profondamente angosciato dalle circostanze che stava vivendo, che vedeva intorno a sé. Per questo voleva sapere quanto tempo ci sarebbe voluto prima che Geova adempisse la sua promessa di portare il giudizio contro quel malvagio sistema di cose. E il modo in cui Geova rispose alle domande del suo fedele profeta può davvero rafforzare la fiducia che abbiamo nel nostro Dio, Geova. Notate nel capitolo 2 al versetto 3, nonostante non fosse obbligato a farlo, che cosa gli rispose Geova. Abacuc 2:3: “La visione infatti attende ancora che venga il suo tempo fissato e si affretta verso il suo adempimento, e non mentirà. Anche se dovesse tardare, non smettere di attenderla, perché si avvererà immancabilmente. [E notate] non tarderà!” Che bella rassicurazione da parte di Geova, non è vero? Riflettiamo su queste parole. Notate innanzitutto che Geova assicurò ad Abacuc che il suo giudizio stava arrivando. Il proposito di Geova non era cambiato. E poi Geova aggiunse che c’era “un tempo fissato” o stabilito per quel giudizio. In effetti Geova stava dicendo ad Abacuc: “Abacuc, il giorno del giudizio è segnato sul mio calendario”. Geova aggiunse dell’altro. Disse che il giudizio ‘si affrettava verso il suo adempimento’, la sua conclusione, ‘non avrebbe mentito’. Riflettendo e meditando su quelle rassicuranti parole, Abacuc non avrebbe avuto motivo di essere impaziente o di cedere alla disperazione. Infatti, invece di rimproverare Abacuc per quelle domande molto schiette e piene d’angoscia, Geova incoraggiò Abacuc: ‘Non smettere di attendere. Aspetta con pazienza. Non tarderà!’ Una cosa è ricevere incoraggiamento, ma sarete d’accordo con me, tutt’altra cosa è riuscire ad accettarlo, lasciare che quell’incoraggiamento tocchi il nostro cuore. Il profeta Abacuc prese a cuore la risposta di Geova? Lasciò che lo incoraggiasse? Se date un’occhiata al versetto 1 del capitolo 2, noterete che parlare con Geova fu molto d’aiuto al profeta Abacuc. Era deciso a continuare ad aspettare Geova con fiducia e pazienza. Successivamente, al versetto 16 del capitolo 3, Abacuc ribadì questo concetto quando disse che avrebbe aspettato “con pazienza” il giorno di Geova. Cosa possiamo imparare da tutto questo? Anche noi oggi aspettiamo un giorno di giudizio stabilito da Geova Dio. Gesù quasi 2.000 anni fa disse che il Padre sapeva già quando sarebbe arrivata la fine. Infatti, in Matteo 24:36 viene detto che Geova conosceva già il “giorno” e “l’ora”. Quindi questo significa che il giorno che noi attendiamo con ansia è già segnato sul calendario di Geova. È lì da molto tempo, sarà puntuale, arriverà al momento giusto, in un momento che Geova sa essere il migliore. E non è questo che ci aspettiamo dal nostro migliore Amico, Geova, l’Iddio dell’amore, l’Iddio dei tempi e delle stagioni, “il Re d’eternità”? Meditare sul fatto che il giorno e l’ora sono già stabiliti ci aiuta a rinnovare la nostra determinazione ad aspettare con pazienza Geova. Ma che dire se quel giorno sembra tardare? È interessante notare che in Abacuc 2:3 fu Geova Dio stesso a parlare di ritardo. Geova disse: “Anche se dovesse tardare, non smettere di attenderla”. Ma come poteva la fine essere sia puntuale che in ritardo? Beh, consideriamo la situazione al tempo di Abacuc. Circa 100 anni prima il profeta Isaia aveva detto che Geova si sarebbe servito di Babilonia per portare un giorno di giudizio. Se noi fossimo stati nei panni di Abacuc, come ci saremmo sentiti? Dal nostro punto di vista, dovendo sopportare quel malvagio sistema di cose, probabilmente ci sarebbe sembrato che il giorno di Geova stesse tardando. E se Abacuc si sentiva così, le parole di Geova lo avranno senz’altro confortato. Come abbiamo detto, Geova non lo rimproverò per aver chiesto “Fino a quando?” ben due volte e “Perché?” ben quattro volte. No, Geova tenne conto del dolore che provava il suo amico e poi lo rassicurò. E cosa accadde 20 anni dopo? Le parole di Geova si adempirono. Gerusalemme fu distrutta nel 607 a.E.V. Il giorno di giudizio aveva tardato? Niente affatto. Era sembrato che quel giorno tardasse soltanto dal punto di vista di Abacuc. Ovviamente noi oggi possiamo riflettere su questi avvenimenti storici e vedere il quadro generale, quello che Abacuc non poteva vedere ai suoi giorni. E cosa sappiamo noi oggi di quel giorno di giudizio nel 607? Come un pezzo di un bel puzzle pieno di particolari, la distruzione di Gerusalemme arrivò proprio al momento giusto, al momento perfetto, perché quella era una data cruciale per l’adempimento di altre profezie bibliche, profezie che hanno a che fare con i nostri giorni, gli ultimi giorni. Abacuc potrebbe aver pensato che quel giorno stesse tardando, ma Geova aveva tutto sotto controllo. Qual è il pensiero incoraggiante che vogliamo ricordare? Tutto ciò che è legato al proposito divino è sempre stato e sempre sarà sotto il perfetto controllo del nostro Dio, Geova. Per riassumere, possiamo concludere questa adorazione mattutina dicendo che la storia di Abacuc ci insegna alcune cose molto importanti. Primo, Geova non è indifferente alle sofferenze e alle preoccupazioni dei suoi leali servitori. State affrontando qualche tipo di sofferenza o state assistendo qualcun altro che soffre? Non trattenetevi dal continuare ad aprire il vostro cuore a Geova e incoraggiate anche gli altri a farlo, ripetutamente se necessario. Come Abacuc, aspettiamo con pazienza le risposte rassicuranti che Geova ci darà. Inoltre, dobbiamo ricordare anche questo riguardo alla salvezza che Geova ha promesso. Quando salverà il suo popolo non sarà una soluzione temporanea, non sarà come un cerotto su una ferita. Con il suo intervento Geova risolverà completamente tutti i problemi che potremmo affrontare oggi. Una volta eliminati, non torneranno mai più. È molto rassicurante sapere che oggi siamo un giorno più vicini al giorno fissato sul calendario di Geova! Il giudizio che Geova eseguirà per mezzo del suo Regno non tarderà.

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