Il destino che verrà.
Marco ChisottiSEI SOLO CON LA TUA ESPERIENZA
"Non Dio non l’anima, non l’inferno
e non il paradiso, ma l’uomo di fronte
a se stesso con le sue proprie forze,
responsabile di ogni suo atto, artefice
delle sue vite a venire e della fine assoluta
di ogni divenire: il Nirvana."
(Buddha Sàkyamuni)
“Sei assolutamente solo nel mondo che ti sei costruito e che continui a produrre: è la tua vita. Un passo ancora e non c’è più nient’altro che l’istante presente. Passi tutta la tua vita con i tuoi pensieri, che emergono senza sosta dalla profondità della tua mente. Non penserai nient’altro che ciò che pensi. Non sentirai nient’altro che ciò che senti. Non sperimenterai nient’altro che ciò che è la tua esistenza. È questo, questi pensieri, queste sensazioni, questa esistenza, questa solitudine assoluta che devi conquistare, fino al nucleo del silenzio e della beatitudine, che è il cuore del mondo.
Nessun pensiero, nessuna percezione “rappresenta” alcunché. Siamo questo pensiero, questa percezione. C’è un solo mondo: questo pensiero, questa percezione, di ricordi, ecc. Non c’è altro mondo che se stessi. Dal momento in cui prendiamo contatto con un’entità qualunque, essa diventa noi. Era noi da sempre. Siamo sempre in noi stessi. Il mondo è sempre in noi stessi sotto forma di idee, di sensazioni, di emozioni. Non esiste un esterno raggiungibile. Non esiste dunque nemmeno un interno. Non si può mai uscire da se stessi, sottrarsi e scappare dal sogno dell’esistenza.
Inventi la tua vita facendola, non avendo altro che la tua vita come modello. Tutto ciò che sai lo conosci solo rivestito delle tue interpretazioni, illuminato dalle tue idee consce o inconsce, sotto la prospettiva della tua esperienza personale. La tua vita è un autosviluppo. Non puoi accusare nessuno del tuo destino perché sei tu che scegli ciò che accade. A ogni istante, avresti potuto pensare, parlare, agire in maniera differente, obbedire ad altri padroni, ad altre ragioni. Hai fatto ciò che volevi fare senza altri riferimenti se non l’evidenza del tuo volere."
(da:"Il fuoco liberatore")
Noi ci identifichiamo con la storia che ci raccontiamo, l'autobiografia, che ha radici antiche. L’Ipnosi, il lavoro con gli stati mentali può aiutarci a rileggere la nostra storia passata, emozioni, sentimenti, vissuti. La coscienza attinge da parti differenti del nostro Sè, e non solo.
Un lavoro attraverso i nostri Sè personali, corporeo, emotivo, autobiografico, familiare, spirituale, finalizzato alla guarigione e alla crescita personale.
Nella ricerca in ambito psicoterapeutico permette di lavorare con le memorie del corpo e permette di sciogliere nodi e risolvere problemi psicosomatici, al contrario un semplice lavoro cognitivo troppo spesso non permette di superare l’impasse. Nel passato troviamo risposte del nostro Sé autobiografico, la storia che ci raccontiamo. Ma solo un lavoro sulla storia del nostro passato non permette di affrancarsi dal problema. Le memorie del Sè corporeo vanno smosse attraverso un’ipnosi regressiva che fa emergere le emozioni radicate nell’esperienza passata.
A completare l’esperienza terapeutica o di crescita personale è fondamentale lavorare con la drammatizzazione o costellazione del momento storico passato, lavorare con i personaggi nell’ecologia del Sistema di riferimento.
L’equilibrio, o riallineamento, a seguire semplicemente lo sviluppo della propria vita, come nelle parole di Pierre Lévy, o a lenire la piaga di un trauma, si ottiene attraverso il lavoro col nostro inconscio, a livello spirituale, centrando il proprio Sè con la meditazione, o autoipnosi, sul lavoro che si può seguire con gli stati mentali.
Non credo al destino in se, vedo nel destino una parola che racchiude uno sconosciuto futuro in cerca d'autore. Nel modello del mondo che abbiamo adottato ci siamo adattati all'inverosimile causa effetto, come unico meccanismo esplicativo. La vita dunque naviga per noi acque agitate alla continua ricerca di un porto d'equilibri, un mondo non è tale fina a che non vien costruito con le nostre convinzioni e le nostre credenze, un mondo è un mondo di fede.
"SI PUÒ PENSARE IN TANTI MODI
"Il fatto è che ci sono frangenti in cui si può pensare in tanti modi diversi.
Nel traffico (ad esempio), con tutti i veicoli che mi si piazzano davanti e mi intralciano, non è da escludere che a bordo dei Suv ci sia qualcuno che in passato ha avuto uno spaventoso incidente e ora ha un tale terrore di guidare che il suo analista gli ha ordinato di farsi un Suv mastodontico per sentirsi più sicuro alla guida; o al volante dell’Hummer che mi ha appena tagliato la strada ci sia un padre che cerca di portare di corsa in ospedale il figlioletto ferito o malato che gli siede accanto, e la sua fretta è maggiore e più legittima della mia: anzi, sono io a intralciarlo.
Oppure posso scegliere di prendere mio malgrado in considerazione l’eventualità che tutti gli altri in fila alla cassa del supermercato siano annoiati e frustrati almeno quanto me, e che qualcuno magari abbia una vita nel complesso più difficile, tediosa e sofferta della mia.
Vi prego ancora una volta di non pensare che voglia darvi dei consigli morali, o che vi stia dicendo che «dovreste» pensarla così, o che qualcuno si aspetti che lo facciate automaticamente, perché è difficile, richiede forza di volontà e impegno mentale e, se siete come me, certi giorni non ci riuscirete proprio, o semplicemente non ne avrete nessuna voglia.
Ma quasi tutti gli altri giorni, se siete abbastanza consapevoli da offrirvi una scelta, potrete scegliere di guardate in modo diverso quella signora grassa con l’occhio smorto e il trucco pesante in fila alla cassa che ha appena sgridato il figlio: forse non è sempre così; forse è stata sveglia tre notti di seguito a stringere la mano al marito che sta morendo di cancro alle ossa.
O forse è quella stessa impiegata assunta alla Motorizzazione col minimo salario che soltanto ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un problema burocratico da incubo facendole una piccola gentilezza di ordine amministrativo.
Non è molto verosimile, d’accordo, ma non è nemmeno da escludere: dipende solo da cosa volete prendere in considerazione"
David Foster Wallace (scrittore americano) da: "Questa è l'acqua"
"Le tecnologie intellettuali non occupano un settore qualsiasi della mutazione antropologica contemporanea, esse ne sono potenzialmente la zona critica, il luogo politico." Pierre Lévy
Il destino che verrà e dunque più l'espressione di un bisogno di guardare all'incognita del futuro, con la tranquilla illusione che già ci aspetta un destino a cui non ci si può opporre. Torno spesso a pensare, in una mia semplice frase, il senso e la visione della vita: "Si nasce, si cresce, si vive, si muore." ora se possiamo pensare a come si cresce e come si vive, non siamo altrettanto facile a dire da dove arriviamo e dove finiremo. Il nostro bisogno di conoscere il passato, prima della nascita, ed il futuro, quando si parla della vita dopo la vita, ci porta a ricamare su mondi che ci attendono e mondo da cui proveniamo.
Mi diverte sentire le storie che ci raccontiamo per comprendere da dove proveniamo e dove siamo diretti, mi viene in mente un’antica storia di uomini che vivono su alte palafitte, la storia che si raccontano del motivo per cui si muore, è perché le persone se ne devono andare, ad un certo punto, perché finche si vive si producono così tanti escrementi, che la merda salirebbe fino a coprire le palafitte stesse, andandocene, al contrario, lasciamo il posto agli altri, e salviamo la vita all’umanità. È una visione molto infantile, se vogliamo, del motivo per cui ce ne andiamo da questa vita, ma è un modo come un altro per capire che siamo solo di passaggio in questo mondo, che il luogo e il tempo ci sotterreranno per poi continuare, con la voce di chi seguirà, a dare un senso alle vite.