"Il Vangelo della Famiglia: Gioia per il mondo". Proposta catechetico-musicale. LE FAMIGLIE ALLA LUCE DELLA PAROLA DI DIO.

"Il Vangelo della Famiglia: Gioia per il mondo". Proposta catechetico-musicale. LE FAMIGLIE ALLA LUCE DELLA PAROLA DI DIO.

Chiara Pozzoli

Le famiglie alla luce della Parola di Dio

I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua (Lc 2,41)

La Pasqua memoria e annuncio di ogni liberazione

La pasqua cristiana è ripresa e inveramento della pasqua ebraica, raccontata nel libro dell'Esodo. Il passaggio del mare diventa modello di ogni forma di liberazione non violenta e della possibilità di trovare soluzioni innovative in ogni situazione di crisi personali o comunitarie.

Guida all'ascolto dell'opera musicale

Secondo Maria Chiara Mazzi, il Nabucco di Giuseppe Verdi (1813- 1901) «è legato al filone biblico che aveva tra i precedenti anche il Mosè di Rossini. Verdi iniziò a lavorare dalla scena finale (la morte di Abigaille), mentre lo spirito collettivo e la forza drammatica del coro simbolo di un popolo in catene (ragione per la quale l’opera ottenne il suo successo) furono conquiste progressive. Il dramma non svolge tanto una vicenda ma piuttosto ne fotografa quattro momenti, senza ancora seguire l’evoluzione psicologica dei singoli. Protagonista di Nabucco è proprio il coro, mentre i personaggi vengono delineati attraverso la fusione di vecchio e nuovo stile: Ismaele e Fenena (gli amorosi) e Abigaille (l’antagonista) sono trattati in maniera tradizionale, per vocalità e carattere, mentre nuove sono le monumentali figure di Nabucco e Zaccaria (i capi), imponenti nella loro solitudine e prototipi di quelle tragiche creature tipiche delle future opere verdiane. Verdi non dimentica qui le convenzioni teatrali ma le piega alle proprie esigenze modificando il peso di ogni elemento ed eliminando ciò che non è strettamente necessario o funzionale allo svolgimento del dramma. Questo accade in particolare nei finali, innervati di forza nuova e di accresciuta monumentalità» (M.C. Mazzi, Il racconto della musica, Bologna 2010, 165)

Dopo una breve introduzione orchestrale, in cui attraverso l'alternanza degli archi e i ricami in pianissimo di flauto e clarinetto sembrano evocati i paesi lontani di cui si vuole parlare, comincia il testo che presenta alcune difficoltà lessicali a causa dell'uso di termini aulici e ormai desueti, anche se tipici della poesia dell'Ottocento. In particolare, notiamo “clivi” per “colline”, “olezzano” per “profumano”, “membranza” per “ricordo”, “favella” per “parlare”, “fatidici vati” per “profezie”, “concento” per “suono armonioso”, nonché i nomi propri, dove Sionne indica la fortezza di Gerusalemme, situata sul monte Sion, mentre Solima deriva dall'antica denominazione della città santa (Ierusalaim).

La buona notizia

  «Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre,» (Salmo 137,1-2). Si ispira a questi versetti biblici il coro famosissimo dell'atto terzo del Nabucco di Verdi, nel momento in cui gli ebrei, esuli in Babilonia, cantano la nostalgia per la patria perduta. Più precisamente il salmista invita a non dimenticare la patria perduta «se ti dimentico Gerusalemme anche la mia mano destra ti dimentichi, mi si attacchi la lingua al palato se non mi ricordo di te!» (vv.5-6). La tentazione è infatti quella di rassegnarsi alla situazione presente, uniformandosi alla cultura del vincitore e abbandonando per sempre la propria patria, che per l'ebreo è un dono di Dio, per cui abbandonando l'una si rischia di abbandonare anche l'altro. Tenere vivo il ricordo della terra è allora fonte di speranza in un nuovo intervento liberatore di Dio e diventa un atto di fede. Per questo è così importante la memoria, che tanta parte ha nell'ebraismo come nel cristianesimo: l'arpa dei profeti biblici, nuovamente ispirata dal Signore che non abbandona il suo popolo, deve poter dare la forza di sopportare la situazione dolorosa in cui si trova il popolo, infondendo virtù al patire, nell'attesa dell'imminente riscatto.

L'esodo dall'Egitto diventa così speranza di liberazione e di via d'uscita da tutte quelle situazioni che sembrano senza soluzione.


Fonte: www.laityfamilylife.va

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