"Il Vangelo della Famiglia: Gioia per il Mondo". Proposta catechetico-musicale. LA CULTURA DELLA VITA.

"Il Vangelo della Famiglia: Gioia per il Mondo". Proposta catechetico-musicale. LA CULTURA DELLA VITA.

Chiara Pozzoli

La Cultura della Vita

E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,52)

Elogio della Tenerezza

I bambini frutti dell'amore dell'uomo e della donna rimandano alla fecondità della vita di coppia. Tra la madre e il bambino si genera un'intimità particolare che segna indelebilmente tutta la vita.

Guida all'ascolto dell'opera musicale

Mille cherubini in coro, è una ninna nanna composta da Schubert (1797-1828) rielaborando alcuni temi scritti per la celebre overture della sua Rosamunde (1824). Il testo evoca tutta l'intimità famigliare che si viene a creare tra madre e figlio nel momento della sera, ma diventa anche potente metafora della fiducia che il discepolo ripone in Dio: «Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia» (Salmo 131,2).

La buona notizia

 Alcune riflessioni di papa Francesco sull'importanza della tenerezza:

Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta anche un’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di relazioni frenetiche e superficiali: la tenerezza. Ricorriamo al dolce e intenso Salmo 131. Come si riscontra anche in altri testi (cfr Es 4,22; Is 49,15; Sal 27,10), l’unione tra il fedele e il suo Signore si esprime con tratti dell’amore paterno e materno. Qui appare la delicata e tenera intimità che esiste tra la madre e il suo bambino, un neonato che dorme in braccio a sua madre dopo essere stato allattato. Si tratta – come indica la parola ebraica gamul – di un bambino già svezzato, che si afferra coscientemente alla madre che lo porta al suo petto. Un’intimità consapevole e non meramente biologica. Perciò il salmista canta: «Io resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre » (Sal 131,2). Parallelamente, possiamo rifarci ad un’altra scena, là dove il profeta Osea pone in bocca a Dio come padre queste parole commoventi: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato [...] (gli) insegnavo a camminare tenendolo per mano [...]. Io lo traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare » (11,1.3-4). (AL 28) (cf. anche: AL 165-166)



Fonte: www.laityfamilylife.va

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