"Il Vangelo della Famiglia: Gioia per il mondo". Proposta catechetico-musicale. LA CULTURA DELLA SPERANZA.

"Il Vangelo della Famiglia: Gioia per il mondo". Proposta catechetico-musicale. LA CULTURA DELLA SPERANZA.

Chiara Pozzoli

La Cultura della Speranza

Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. (Lc 2,51)

Il fondamento della Speranza

In un mondo che cambia molto rapidamente e che sembra voler abbandonare tutte le certezze che aveva, la tentazione più forte è perdere fiducia nel futuro e nel fatto che le cose possano cambiare. La nostra speranza non è un' illusione perché si fonda sulla vittoria che Gesù ha già riportato sulle forze del male e della rassegnazione.

Guida all'ascolto dell'opera musicale

L'Alleluia di Händel (1685- 1759) si trova all'interno dell'oratorio Il Messia (1742), una delle più celebri composizioni del musicista barocco. Fu realizzato in soli 24 giorni per una attività a scopo benefico, su libretto di Charles Jennens. Eseguito per la prima volta a Dublino nel 1742, l'oratorio descrive gli elementi fondamentali della vita di Cristo, facendo costante riferimento alle Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento. L'oratorio infatti è un genere di arte sacra non destinato però alla liturgia.

La prima parte tratta dell'Avvento e del Natale; la seconda della Passione e della Resurrezione, culminante nel celebre Alleluia; la terza riguarda la glorificazione di Dio e il destino dell'uomo. Il testo dell'Alleluia è una collezione di citazioni tratte dall’Apocalisse di San Giovanni. Vediamo il loro significato.

La prima citazione «Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente» (Ap 19,6) esprime l'invito alla lode e all'esultanza che il popolo cristiano eleva a Dio per l'avvenuta sconfitta della “Grande prostituta”, di Babilonia di cui si parla ai capitoli 17 e 18. Entrambe sono simbolo delle potenze del male che hanno cercato in tutti i modi di neutralizzare l'instaurazione del regno di Dio tramite Gesù. L'Apocalisse infatti racconta, in termini simbolici, della grande lotta che si è svolta tra le potenze sataniche e Gesù. Due mentalità si sono scontrate. Da un lato, la logica della sottomissione al potere politico e alla forza degli eserciti o del denaro, impersonate da Babilonia, richiamo evidente a Roma potenza egemone di quei tempi. Dall'altro lato, Gesù e il Padre che intendono spezzare questa mentalità, dimostrando, a prezzo del sacrificio personale, che è possibile amare gratuitamente, riportando l'umanità sulla scia che il creatore aveva pensato per essa. Il momento decisivo è stato il sacrificio della croce, in cui Gesù, come agnello immolato, ha fatto vedere a tutti di cosa è capace un cuore amante. Per questo ora il popolo dei suoi discepoli fa festa e invita alla lode, maestosamente resa dall'Alleluia di Händel. È un popolo che celebra la festa della sua liberazione unendosi al coro angelico che in cielo esulta per il risultato conseguito dal sacrificio del figlio amato del Padre.

La seconda citazione «Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli» (Ap 11,15) è la proclamazione dell'avvento del regno da parte dell'angelo che chiude il settenario delle trombe. La settima tromba riprende, come il settimo sigillo, il tema del compimento di quella buona notizia che i profeti avevano preannunciato (Ap 10,7). L’evento non è descritto direttamente, ma se ne presentano gli effetti: il prosternarsi della corte celeste e l’apertura del tempio con la comparsa dell’arca dell’alleanza. Ciò che avviene nel cielo è quello che si è verificato anche nella terra nel momento della morte di Gesù (Mt 27,51; Mc 15,38; Lc 23,45).

La terza citazione infine «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,16 cfr anche Ap 17,4 in cui l'espressione è riferita all'agnello simbolo di Cristo) è un riferimento esplicito al cavaliere che compare nel capitolo 19 che è Gesù, il testimone verace e fedele che ha combattuto e vinto la battaglia decisiva contro tutti i suoi nemici.

La buona notizia

Il testo e la musica ci invitano ad avere fiducia e speranza nel fatto che, nonostante le apparenze, le battaglia più dura è alle nostre spalle ed è già stata vinta per noi dal nostro redentore, l'amato Gesù. Questo perché davanti alle tante difficoltà, lucidamente esposte nel capitolo secondo di AL, che avvolgono oggi la famiglia e l'amore umano può venire la tentazione dello sconforto e della rassegnazione.

La sfida è impegnativa ma nel segno del risorto tutto diventa nuovamente possibile, anche se la tempesta sembra farsi più violenta. Non a caso H. U. von Balthasar, un teologo che ha lungamente meditato sul valore dell'Apocalisse per i nostri tempi, ha messo in luce una sorta di legge teodrammatica che l'ultimo libro della Scrittura ci presenta: al sì radicale di Dio all'uomo in Cristo è corrisposto un altrettanto no sempre più deciso del nemico. Come a dire nel momento in cui arriva il medico, le malattie vengono riconosciute per quello che sono e si manifestano con tutta la loro virulenza. Paradossalmente l'Apocalisse ci invita a vedere le realtà del mondo in modo diverso da come le valutiamo abitualmente. Il venire allo scoperto del male, in una sorta di crescendo, è sintomo della sua sconfitta definitiva. È la belva feroce ferita che si agita perché sente incombente e ineluttabile la sua fine. Coloro che sull'esempio dell'Apocalisse hanno accolto questo sguardo che si fonda sul riconoscere la forza della morte amante di Gesù non temono più nulla: sono i martiri che non si sono piegati a nessuna persecuzione da quella di Diocleziano a quelle dei nostri tempi. I tanti giovani che oggi in varie parti del mondo, senza nessuna esitazione, hanno il coraggio di morire pur di non rinnegare la loro fede sono la prova tangibile che il male non vince, che l'amore è forte come la morte, anzi di più. Lo stesso si può dire dei tanti giovani che nonostante il clima culturale imperante decidono di sposarsi nel Signore promettendosi fedeltà e rispetto reciproco in modo indissolubile.



Fonte: www.laityfamilylife.va

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